Arthur Schopenhauer (1788 – 1860)

La liberazione dalla volonta' (9^ parte)

Riflessioni sulle idee di Schopenhauer.

di Claudio Simeoni

 

Cod. ISBN 9788891185778

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

La filosofia della Religione Pagana.

Scrive il Bignami di filosofia (ed.1984):

1) la strada per la salvezza dal dolore dato dalla volontà di vivere è costituita dall'annientamento della volontà stessa.

2) Esso non si ottiene attraverso il suicidio, che, "ben lungi dall'essere una negazione della volontà, è invece un fenomeno di forte affermazione della volontà", bensì attraverso l'arte, la moralità e l'ascesi.

Il problema che Schophenhauer si pone è quello di rimuovere la volontà, pensando alla sua coscienza come creata, e non quello di espandere la volontà per espandere la sua coscienza.

Dal momento che Schopenhauer pensa che il dolore esistenziale è provocato dall’espansione della sua conoscenza mediante l’agire della volontà, non trova altra soluzione che fermare l’espansione della sua conoscenza mediante il blocco della sua volontà.

La volontà descritta da Schopenhauer è il volere ristretto nell'ambito della ragione e non è la volontà d’esistenza. Egli riesce capisce che i soggetti nel mondo agiscono mediante la volontà, ma non diventa volontà: non la comprende. Schopenhauer continua a piegare la sua concezione della volontà in funzione di un volere sociale espresso dal Comando Sociale. Questo volere gli procura dolore e noia dal quale intende liberarsi. Non riuscendo a diventare volontà d’esistenza né essendo in grado di appropriarsi degli strumenti propri di volontà con cui affrontare la quotidianità, deve necessariamente dare una svolta al proprio volere costringendolo ad incanalarsi entro ambiti innocui. Distruggere la volontà d’esistenza, che costringerebbe Schopenhauer a vivere affrontando tutte le sfide emotive che la quotidianità gli presenta, incanalandola in un volere controllato dalla ragione. Schopenhauer vuole bene e pacificamente. La volontà è un torrente in piena dentro il quale l'Essere Umano affronta l'esistente e, quel torrente in piena, non è ordinato ma Caos, per la ragione, vi regna sovrano. Questo caos per Schopenhauer è dolore; questo caos deve essere ordinato non espandendo la volontà ma restringendola e all'interno della ragione.

Il problema del suicidio che Schopenhauer affronta è fondamentale. Un Essere Umano che vive attraverso il Potere di Avere, si prosciuga lentamente. Distrugge la sua struttura emotiva e recide i legami empatici fra lui e il mondo in cui è nato. Il Potere di Avere lo fagocita, lo fa proprio. Lo colloca in una casella di controllo sociale in cui il compito assegnatogli è quello di agire in funzione dell’espansione del Comando Sociale. L’individuo sacrifica sé stesso come un novello Isacco immolato a maggior gloria del dio padrone. Il suicidio per l’Essere Umano rappresenta l'ultima risorsa per conservare sé stesso dell'Essere Umano. Col suicidio sottrae la sua Coscienza di Sé dal diventare strumento del Comando Sociale e raccoglie le sue ultime energie per mantenere compatta la propria consapevolezza all'atto della morte del corpo fisico.

Ha ragione Schopenhauer: il suicidio è l'ultimo atto di sfida dell'Essere Umano nei confronti del Comando Sociale; è l'ultimo tentativo che ha a disposizione per continuare ad esistere oltre la morte del corpo fisico. Il suicidio è un attimo di lucidità e di disperazione finalizzato all’autoconservazione della coscienza. Il suicidio nasce dalla consapevolezza dell’individuo di percorrere un sentiero di autodistruzione e con l’ultimo atto di volontà d’esistenza l’individuo ferma il percorso autodistruttivo con un suicidio.

La salvezza dal dolore (e del rattrappimento dell'Essere Umano all'interno del dolore) è costituita dallo sviluppo del Potere di Essere, dalla fondazione (qualora non le si è coltivate) delle relazioni fra l'Essere Umano e le Coscienze di Sé del circostante. L'insoddisfazione per la vita che si conduce, la noia, è l'allarme lanciato dalla struttura psico-emotiva profonda dell’individuo alla coscienza. La percezione profonda dice all'individuo che è necessario cambiare strada facendo delle scelte diverse. Usando la volontà d’esistenza per agire in modo diverso. Quando all’individuo, per questioni oggettive o per questioni soggettive non può fare scelte diverse mediante la sua volontà d’esistenza, non gli resta che l’ultima scelta: il suicidio.

Il suicidio, al di là dei problemi irrisolti che lascia ai vivi, è un atto d’amore per la vita che l’oggettività, in cui la persona vive, ha negato con tutta la sua violenza.

 

Teoria della Filosofia Aperta - Volume uno

 

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Nel 1995 (mese più, mese meno) mi sono posto questa domanda: se io dovessi confrontarmi con i filosofi e il pensiero degli ultimi secoli, quali obiezioni e quali argomenti porterei? Parlare dei filosofi degli ultimi secoli, significa prendere una mole di materiale immenso. Allora ho pensato: "Potrei prendere la sintesi delle loro principali idee, per come hanno argomentato e argomentare su come io mi porrei davanti a quelle idee." Presi il Bignami di filosofia per licei classici, il terzo volume, e mi passai filosofo per filosofo e idea per idea. Non è certo un lavoro accademico né ha pretese di confutazione filosofica, però mi ha permesso di sciacquare molte idee generate dalla percezione alterata nel fiume del pensiero umano.

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Marghera, 03 luglio 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.