Il concetto di LIBERTA' è sempre attribuito al singolo individuo. Quando è attribuito ad una società o ad un'organizzazione, è sempre e solo dispotismo!

Eventi che identificano l'ideologia da cui nasce il terrorismo in Italia
"Diritti Umani e Religioni: il ruolo della libertà religiosa"

Umberto Eco (1932-2016)
Vittorio Possenti (1938- ....)
Gianni Vattimo (1936- ....)
Giuseppe Goisis (1944-2023)
Antonio Manganelli (1950-2013)

Riflessioni ed osservazioni di Claudio Simeoni

Indice interventi Convegno di Studio dal titolo "Diritti Umani e Religioni:
il ruolo della libertà religiosa" tenuto a Venezia dal 4 al 6 dicembre 2008

 

La libertà religiosa e i diritti dei cittadini
Le "minoranze" e il diritto al genocidio delle religioni contro le minoranze

Ci sono dei fatti di cronaca, apparentemente diversi, che inducono a delle riflessioni compiute.

Ad esempio, un fatto è la polemica fra Gianni Vattimo e Umberto Eco. Una polemica che dice, in sostanza: l'intellettuale, è parte della società in cui vive o è un soggetto esterno e al di sopra della società in cui vive? Gli intellettuali sono responsabili in una società la cui ideologia è finalizzata alla strage e al genocidio, o sono, in quanto intellettuali, esenti da "colpe" e, pertanto, vanno accolti in quanto intellettuali e non in quanto partecipi del genocidio perpetrato da o in quella società?

Un altro fatto di cronaca che fa riflettere è l'annuncio dato dal capo della Polizia italiana,

Polizia: Manganelli, nasce ufficio centrale tutela minoranze
Tra categorie protette anche omosessuali, l'annuncio a Padova

(ANSA) - PADOVA, 15 GIU - Nasce un servizio di polizia per la difesa delle minoranze a rischio discriminazione. Lo ha annunciato a Padova il capo della polizia, Manganelli.
L'ufficio, ha spiegato l'alto funzionario, sara' un osservatorio sulle minoranze come quella degli omosessuali, la minoranza ebraica e quante sono a rischio di discriminazione. Manganelli ha ringraziato inoltre la Questura di Padova per la rapida individuazione e denuncia dell'autore dell'aggressione ai danni di una coppia di gay avvenuta qualche giorno fa nel centro della citta' veneta.(ANSA).

Tratto da:

www.ansa.it/veneto/ 2010/06/15/

E infine una piccola conferenza tenuta a Venezia dal professor Giuseppe Goisis dell'Università Ca' Foscari presso la libreria Mondadori di Venezia sul "Martello delle Streghe" di Heinrich Institor (Kramer) e Jakob Sprenger, in cui sosteneva che le citazioni dei vangeli e della bibbia usati da Heinrich Institor (Kramer) e Jakob Sprenger, erano usati in maniera inappropriata e pretestuosa. In sostanza, sosteneva che le citazioni bibliche non istigavano ai fini per i quali Heinrich Institor (Kramer) e Jakob Sprenger avevano scritto quel libro e lo usavano.

Si tratta di tre episodi apparentemente slegati l'uno dall'altro, ma che, nell'esperienza personale, portano a riflettere sul senso della libertà religiosa e sulla relazione che c'è fra l'uomo e la società nella quale viviamo.

Il professor Giuseppe Goisis avrebbe dovuto partecipare al convegno di studi sulla libertà religiosa tenuto in Campo S. Margherita a Venezia nel dicembre del 2008 e organizzato dal CIRDU dell'Università Ca' Foscari. Il direttore del CIRDU è il professor Vittorio Possenti. Quel Vittorio Possenti che nel 2001 nel libro Religione e vita civile – Il cristianesimo nel postmoderno, istigava all'odio sociale scrivendo:

"Tuttavia intendere la laicità come semplice neutralità e aconfessionalità, risulta una forma privativa e perciò non piena di Stato laico. Nel suo concetto compiuto è Stato laico quello che non si mostra agnostico rispetto ai propri compiti, che in ultima istanza si riassumono nella difesa e promozione dei diritti dell'uomo: e per questo scopo supremo sembra opportuno che esso domandi la collaborazione e la vivificazione delle tradizioni religiose e filosofiche. Ciò accadrà meglio quanto più sarà possibile trovare sedi istituzionali di collaborazione e di dialogo, in cui le varie famiglie spirituali vengano regolarmente consultate in occasione di problemi e progetti di legge di largo interesse."

In sostanza, dice Possenti, lo Stato si deve piegare e sottomettere alle religioni e alle filosofie proiettando e imponendo la morale e l'etica delle religioni (quella dominante in particolare) e delle sue filosofie ai sui cittadini e non essere ciò che i cittadini vogliono che lo Stato sia in base ai propri desideri e ai propri bisogni. In Possenti c'è quell'atto di terrorismo sociale che inverte la relazione Stato-cittadini come voluta ed imposta dalla Costituzione. Un'inversione che fa dello Stato l'agente operativo della religione e della morale cristiana contro i desideri dei cittadini. In passato, questa forma d'uso di Stato ha avuto vari nomi, dallo Stato Clericale, allo Stato Fascista, allo Stato Monarchico, allo Stato Nazista, allo Stato a "democrazia" totalitaria. L'uno o l'altro nome dipende dalla forma della rappresentazione, ma si tratta sempre dello stesso terrorismo e della stessa violenza generata dalla stessa ideologia religiosa: quella cristiana. Sia i campi di sterminio nazisti che il massacro del Ruanda, come i gulag sovietici, hanno il loro sostrato ideologico nella bibbia e nei vangeli.

Al contrario di quanto asserito strumentalmente dal professor Possenti, in uno Stato "laico" o "democratico" è compito dello Stato garantire al singolo individuo la libertà da ogni forma morale e ogni forma etica che un'organizzazione, religiosa in questo contesto, voglia imporre alla sua persona. In uno Stato compiuto, la legge determina le relazioni oggettive e non l'obbligo del soggetto di sottoporsi a obblighi morali diversi dalle proprie predilezioni. Né uno Stato laico può consentire ad una religione di manipolare i ragazzi per imporre loro una fede con cui condizionare la loro ragione e il loro essere cittadini.

Ciò che il professor Vittorio Possenti esprime è un'adesione all'odio per i cittadini della chiesa cattolica che si contrappone ai diritti dei cittadini nella società come enunciati dalla Costituzione della Repubblica.

Un odio che è ben espresso dal professor Goisis nella relazione che avrebbe dovuto tenere al Convegno del dicembre 2008, ma alla quale non partecipò. In compenso, la sua "relazione" fu inserita negli atti ufficiali del Convengo del 2008. Una relazione che fu scritta per fini strumentali (e probabilmente confezionata allo scopo). Nella relazione che avrebbe dovuto essere scritta per il dicembre del 2008 sono citati dei "recentissimi convegni" del maggio 2009. La sua relazione appare strumentale e propagandistica più finalizzata ad esaltare l'attività di terrore del Dalai Lama contro i cittadini tibetani che, nell'immaginario di Goisis, non solo spariscono dall'orizzonte delle sue riflessioni, ma sono ridotti a mero oggetto di possesso. Anziché parlare del diritto alla libertà religiosa dei tibetani, Goisis preferisce parlare dei diritti del Dalai Lama nel possesso dei tibetani ridotti ad oggetto.

La relazione di Goisis è contenuta negli atti del convegno (atti che riportano le relazioni non proprio come esposte dai convenuti, io sono ancora in possesso delle registrazioni anche se l'audio è pessimo) curato da Vittorio Possenti in un libro dal titolo "Diritti Umani e Libertà religiosa" la cui premessa, di Vittorio Possenti, dice:

"Persuade a farlo il fatto secondo cui le grandi religioni mondiali hanno riacquistato influenza nella sfera pubblica, l'obbiettivo rilievo del tema, i seri rischi che da tempo si addensano sulla libertà religiosa."

E' in questa dimensione dell'odio per l'uomo e in funzione della soppressione del diritto dell'uomo di disporre di sé stesso, della propria vita, della propria morale e del proprio corpo, che il professor Giuseppe Goisis afferma:

""Sì, Hitler non nascose la sua malvagia intenzione di sterminare un particolare gruppo di persone; i comunisti, invece, furono ipocriti riguardo ai loro obiettivi, suggerendo che stavano liberando, che stavano aiutando. Ma in realtà erano solo parole" (Giuseppe Goisis lo ha tratto da "Il mio Tibet – conversazioni con il Dalai lama" di T. Laird, Mondadori Milano 2008 pp.315 – 316). Così si esprimeva il Dalai Lama , figura piena di ascendente in tutto il mondo, riflettendo sulla dura repressione esercitata, circa i diritti umani, dalla Repubblica della Cina Popolare, nei confronti del Tibet".

Vediamo come Giuseppe Goisis confonde i cittadini Tibetani con il potere lamaista e confonde il diritto dei lamaisti e del Dalai Lama (diritto acquisito in virtù delle sue reincarnazioni che Giuseppe Goisis non contesta) di trafficare in schiavi e di ridurre i cittadini tibetani schiavi e servi della gleba dei templi tibetani. Conferma, con le sue affermazioni, il diritto del Dalai Lama di sequestrare i bambini tibetani per costringerli a servire nei templi. Il Dalai lama esercitava la schiavitù in Tibet ed esercitare la schiavitù, Giuseppe Goisis la chiama: libertà religiosa e diritti umani!

Goisis confonde il diritto del Dalai Lama di trafficare in schiavi con il diritto dei tibetani di non essere costretti a servire nei templi dei lamaisti: qual è il soggetto al quale deve essere garantita la libertà?

In questo caso, e lo vedremo nel proseguo, qual è l'azione dei poliziotti di Manganelli? E' quella di manganellare i cittadini tibetani affinché accettino di essere schiavi al tempio e difendere, così, il diritto alla libertà religiosa del Dalai lama, o è quello di impedire al Dalai Lama di usare i cittadini tibetani affinché servano i lamaisti al tempio (inverti i termini: Dalai Lama con Ratzinger o Angelo Scola, cittadini tibetani con cittadini italiani, e vedi che il meccanismo non cambia)?

Proviamo a leggere alcune farneticazioni offensive e ingiuriose di Giuseppe Goisis contro la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo:

"Il nodo giuridico-politico della "questione tibetana" mi pare costituito dal problema della sovranità; una parte consistente dell'opinione pubblica internazionale, se non è frenata dal paradigma della Realpolitik, simpatizza apertamente per la causa della libertà del Tibet, anche se le informazioni filtrano con un qualche impaccio nella rete dei giornali e dei media; al cuore, il problema di una concezione alternativa dello Stato, concezione divenuta attualissima nel contesto delle odierne relazioni internazionali, che esigono, mi sembra, un nuovo stile di cooperazione, e reclamano anche significativi passi di decentramento dei poteri.

A voler considerare la questione realisticamente, e non cinicamente, occorre augurarsi un'autentica autonomia del Tibet, non una poco plausibile indipendenza, che potrebbe scatenare oltretutto un notevole scialo di violenza e, per reazione, un'implacabile repressione. Ma ognuno comprende che la pacificazione del Tibet nell'autodeterminazione e nella pace coinvolge il complesso problema della sua modernizzazione; non è facile passare "dai re che discendono dal cielo ai commissari che salgono dalle pianure", come felicemente riassume Fosco Maraini.

In un breve scambio di battute che ho avuto con il Dalai Lama presso la biblioteca Marciana, ho ricevuto conferma che le speranze non sono certo spente e che, in particolare, la linea rivendicativa prudentemente adottata va appunto nella direzione del conseguimento di una savia autonomia amministrativa, abbandonando ogni prospettiva di totale separatismo di fronte alla Repubblica popolare cinese. E ciò anche perché, per ragioni etico-religiose profonde, il cammino delineato è quello della non violenza, in maniera risoluta e perseverante, come testimoniano anche dalle parole e dagli scritti del Dalai Lama, e di altri leader del Buddhismo tibetano."

Come si legge, nelle farneticazioni di Goisis il cittadino, le persone del Tibet, spariscono: è una questione fra padroni!

I diritti religiosi dei tibetani, nell'immaginario di Goisis, diventano i diritti religiosi del Dalai Lama che, con questo, è legittimato ad esercitare la violenza dello schiavismo e della negazione dei diritti dei tibetani.

Per Giusepe Goisis i tibetani devono avere un padrone diverso dalla Repubblica Popolare Cinese dimenticando che, mentre la Repubblica Popolare Cinese che piaccia o non piaccia, garantisce uguali diritti a tutti, il Dalai Lama e i monaci lamaisti si sentono i padroni dei cittadini tibetani.

Goisis dovrebbe dire per quale motivo un'eventuale autonomia amministrativa del Tibet dovrebbe avere il Dalai Lama come padrone. Ancora una volta siamo di fronte alla riaffermazione del nazismo: le persone sono ignorate mentre alcuni "pretesi padroni" si contendono il dominio delle società civili. Da un lato il padrone Dalai Lama e dall'altro la Repubblica Popolare Cinese (che non ha un sistema di leggi, ma che i tifosi del Dalai Lama identificano con un padrone) che si contendono i cittadini ridotti a bestie obbedienti

Quella non violenza, di cui parla Goisis, l'abbiamo potuta ammirare nelle orde criminali dei monaci che sono usciti dai templi per devastare la città di Lhasa sfruttando la propaganda nell'imminenza dell'evento olimpico. Quella non violenza, di cui parla Goisis, mi sembra che vada di pari passo alla non violenza di cui si riempiono la bocca Pannella e Bonino: non violenza imposta al torturato perché non chieda giustizia nei confronti del torturatore. Goisis evita di parlare della libertà religiosa dei tibetani identificando la loro libertà religiosa con la libertà del Dalai Lama di spacciare la sua reincarnazione come legittimazione per essere il padrone dei tibetani. Un po' come per il pazzo di Nazareth che, millantando di essere il figlio del Dio padrone, pretende che le persone rinuncino ad essere dei cittadini che scelgono per costringerli in ginocchio davanti a lui: questa violenza Giuseppe Goisis la chiama "libertà religiosa".

In Italia noi, a garanzia della libertà religiosa, non abbiamo una legge penale come quella Cinese che protegge i cittadini dalle prevaricazioni delle istituzioni e della chiesa cattolica. In Cina l'articolo 251 del codice penale prevede:

"i funzionari statali che violino la libertà religiosa dei cittadini o le consuetudini delle minoranze nazionali sono punibili con la reclusione sino ad un massimo di due anni nei casi gravi e con la detenzione breve negli altri casi."

Questo fa comprendere come nella conferenza che riguardava il Martello delle Streghe Goisis ha giustificato l'odio della bibbia e del Gesù, accusando gli autori del trattato di un uso strumentale e improprio delle citazioni ad opera di Heinrich Institor (Kramer) e Jakob Sprenger. Non è la bibbia che ordina di "ammazzare chi adora altri DEI" o di "non lasciar vivere la strega", ma Innocenzo terzo e gli estensori del "Martello delle Streghe" si sono sbagliati: e questo sarebbe un docente universitario? Stesso meccanismo mentale per il Dalai Lama: giustificare il mandante dell'odio e impedire che il mandante dei delitti, contro la libertà religiosa dei tibetani, venga perseguito a norma di legge.

A questo punto, la polemica fra Vattimo ed Eco si fa più chiara: l'intellettuale, il professore universitario, che giustifica la schiavitù è corresponsabile della violenza messa in atto per ottenere la schiavitù delle persone?

Il latinista ebreo è corresponsabile del bombardamenti degli ebrei sulle scuole Palestinesi volti ad impedire l'istruzione e la costruzione di latinisti Palestinesi?

La questione va vista dal punto di vista estetico, o da quello della realtà quotidiana?

Giuseppe Goisis, quando difende il diritto del Dalai Lama di imporre lo schiavismo al popolo tibetano in virtù del fatto che lui è la reincarnazione di..., va inteso in maniera estetica o va inteso come responsabile, al di là del suo ruolo specifico, dell'attività con cui il Dalai Lama impone lo schiavismo?

Se i cinesi avessero nei confronti dei tibetani lo stesso atteggiamento che hanno gli ebrei nei confronti dei palestinesi, rinchiudendoli in un territorio trasformato in un lager e giocando al tiro a segno, alla distruzione sistematica, al macello, indubbiamente ci sarebbero delle ragioni per chiedere l'indipendenza. Solo che lo stesso professor Giuseppe Goisis nel suo odio per il popolo cinese e per la libertà religiosa in Cina (ci si dimentica che in Cina se uno vuole una bibbia, va in ogni libreria e se la compra) afferma:

"Il primo luglio del 2006 è stata completata una straordinaria ferrovia, che giunge fino a Lhasa, congiungendo Pechino con la capitale della Regione Autonoma cinese del Tibet in solo 48 ore (la prima idea l'aveva avuta il Presidente Mao, quando aveva fatto varare la costruzione del "Treno dei Cieli"). I vagoni sono sigillati e presurizzati, come le cabine degli aerei, ma soprattutto si intuisce l'importanza strategica del collegamento fra India e Cina, collegamento che dovrebbe intersecarsi con altri progetti, che mirano a condurre l'elettricità, l'acqua potabile e le linee telefoniche, congiungendo i maggiori centri della regione.

Il Tibet, anche con la nuova strada asfaltata, diventerà sempre più, una grande meta turistica, ma, soprattutto, si trasformerà "da barriera a ponte"; ma se le autorità cinesi pensavano di cancellare la religione svellendo l'economia pastorale, o elevando la qualità della vita con il miglioramento dei collegamenti, ebbene si sono sbagliate. La televisione e la maggior ricchezza di una parte del popolo tibetano sembrano convivere con la dimensione mitica e mistica caratteristica delle tradizioni locali; anzi, da Pechino a Shangai, non solo le pratiche religiose, ma anche i vaticini, la medicina e la farmacopea tibetane circolano "alla grande", configurandosi ormai come una vera e propria moda."

In sostanza, dopo l'odio per la Cina espresso da Giuseppe Goisis in favore del Dalai Lama, Goisis sta ammettendo, a denti stretti, che le condizioni di vita delle popolazioni tibetane sono migliorate. La ricchezza è maggiore, le comunicazioni migliori, la mistica e la religione continuano ad essere praticate da chi vuole e le pratiche tradizionali vengono tranquillamente diffuse senza essere imposte mediante la miseria e la violenza come faceva il Dalai Lama. Sono una scelta delle persone e non sono imposte da una gerarchia.

La libertà di religione, come implicitamente dice Giuseppe Goisis, è perfettamente rispettata ed è garantita la libertà dei tibetani di non mettersi in ginocchio davanti al loro padrone Dalai Lama!

A questo punto, appare evidente. Il professor Goisis non è interessato alla libertà religiosa degli uomini, ma è interessato alla distruzione della Cina in funzione della dittatura del Dalai Lama.

I Tibetani non sono chiusi in un lager, non sono bombardati, non sono discriminati nei confronti degli altri cinesi: godono degli stessi diritti. Non come i Palestinesi che vengono massacrati sistematicamente dagli ebrei con la collaborazione degli intellettuali dei quali, Umberto Eco vuole, nonostante che le loro mani grondino di sangue, il "rispetto".

Il disprezzo nei confronti di questi intellettuali non è perché sono ebrei, ma perché, in quanto ebrei, si sentono legittimati a mettere in atto il genocidio nei confronti dei palestinesi: il disprezzo è perché sono dei criminali che giustificano i loro crimini con l'ideologia religiosa ebrea. Tendenzialmente, chiunque si sente "popolo eletto" o "razza ariana", quando le condizioni glielo consentono, può praticare il genocidio per riaffermare la propria "superiorità". Ciò che non è per i cinesi nei confronti dei tibetani.

E a questo punto, come interviene la decisione di Manganelli di istituire un servizio di polizia in difesa delle minoranze?

Non sarebbe più opportuno che Manganelli non usasse la polizia per aggredire e intimidire le minoranze? O i diritti Costituzionali dei cittadini?

Chi può aggredire le minoranze se non le Istituzioni quando vengono meno ai loro doveri istigando alla discriminazione?

Ogni tanto c'è qualche matto che pensa di picchiare gli omosessuali perché sono omosessuali, o fa qualche scritta ingiuriosa. Altri problemi sociali non Istituzionali di discriminazione, non ce ne sono. I problemi di discriminazione, specialmente religiosa, sono spesso messi in atto da organi Istituzionali. Discriminazione istituzionalizzata per compiacere la chiesa cattolica (che odia omosessuali, ebrei, chi adora altri DEI, chi fa sesso come gli spare, chi gestisce il proprio corpo, ecc.).

Dov'era la polizia di Stato quando Gentilini (di cui si è vantato) ha distrutto due campi nomadi? O dov'era la Polizia di Stato quando i vigili urbani aggredivano i musulmani per impedire loro di pregare?

Molto probabilmente la polizia ha aiutato Gentilini a distruggere i campi nomadi (magari per rispondere a dei provvedimenti amministrativi di comodo che violavano la Costituzione) e ha aiutato i vigili urbani dei vari comuni ad aggredire i musulmani che volavano pregare, magari invocando la sicurezza e la necessità di controlli.

E' la stessa operazione fatta dal professor Giuseppe Goisis che esprime odio per i tibetani e il loro benessere invocando lo schiavismo come era praticato dalla società del Dalai Lama prima che tentasse le insurrezioni contro il governo cinese per favorire gli USA nella guerra fredda.

E' la stessa questione fra Umberto Eco e Gianni Vattimo: quale contiguità ci può essere con un intellettuale che appoggia la distruzione dei campi rom e la trasformazione di individui in accattoni? Noi siamo cittadini di un pianeta in cui compartecipiamo alle tensioni sociali, oppure ci identifichiamo in una sorta di padrone, di Dio padrone, di razza padrona, e pretendiamo impunità mentre costringiamo altre persone a sottomettersi al nostro volere? Persone che priviamo dei diritti per costringerle ad una morale, ad una religione, ad una economia, imposta? Qual è il limite della violenza che può esercitare un "imprenditore" (qualunque sia l'oggetto del suo intrapprendere) affinchè i suoi dipendenti siano collaboratori e non schiavi?

Vale la pena ricordare, a questo punto, come l'ambiente accademico, quello cattolico integralista che piace ad Umberto Eco, agisce qualora qualcuno si presenti e pretenda di mettere in discussione quei "postulati di verità" che, espressi dal Dio padrone, nessuno deve mettere in discussione. Il professor Vittorio Possenti chiede l'intervento della polizia e mette in giro voci allarmanti solo perché lui ha paura che qualcuno ricordi ai docenti, che espongono le loro relazioni confrontandosi col pubblico, che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo è scritta per salvaguardare l'uomo dalla violenza delle religioni monoteiste e non per garantire il diritto delle religioni monoteiste di violentare le persone in nome della libertà di religione.

E' l'uomo, il singolo cittadino, il soggetto a cui si riferisce la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. E' il cittadino che ha il diritto che sia preservata la sua libertà religiosa sia nei confronti di uno Stato, sia nei confronti delle religioni. Vittorio Possenti intende, invece, far passare il principio che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo intende preservare i diritti di Ratzinger o del Dalai Lama di imporre la loro religione agli Esseri Umani, con qualunque forma di violenza, in nome della loro libertà religiosa. Vittorio Possenti, per libertà religiosa, intende il diritto del Dio dei cristiani di macellare l'umanità col diluvio universale senza incorrere in una condanna. Le conseguenze di questo modo di pensare sono le pretese di Hitler di macellare gli ebrei senza incorrere in una condanna. Le conseguenze del pensiero di Possenti sono i deliri dell'onnipotenza della razza padrona che tanti disatri hanno prodotto nella storia dell'umanità. Secondo il pensiero di Possenti, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo garantisce il diritto di Hitler di macellare i deicidi ebrei. Sono gli sviluppi perversi dell'ideologia religiosa di Vittorio Possenti.

In effetti, in tutto il Convegno di Studio dal titolo "Diritti Umani e Religioni: il ruolo della libertà religiosa" tenuto a Venezia dal 4 al 6 dicembre 2008 e organizzato dal CIRDU (Centro Interdipartimentale di Ricerca sui Diritti Umani) dell'Università Ca' Foscari di Venezia, i relatori hanno spesso offeso l'uomo e i suoi diritti. Tutto il convegno era centrato sul diritto delle religioni, quella cattolica in particolare, di dominare l'uomo e il loro diritto di non essere perseguita dalle leggi per le violenze messe in atto per attuale tale dominio.

Nel convegno i relatori hanno incitato alla guerra di religione, in particolare contro l'Islam. Le relazioni della professoressa Ida Zilio Grandi e della professoressa Barbara de Poli erano dei veri e propri incitamenti all'odio. Capisco citare i versetti del Corano che incitano a massacrare i Pagani (ci hanno tenuto molto, specialmente la professoressa Barbara De Poli a sottolinearlo, mentre ci lanciava sguardi di sottintesi del tipo: "ci siamo capiti?"), ma quando si ignora che i cristiani hanno nella bibbia ordini del loro Dio ancora più criminali contro i Pagani (che hanno portato al macello di milioni e milioni di Pagani e di uomini che cercavano la libertà), diventa puro e semplice incitamento all'odio: una guerra religiosa in cui le religioni si contendono il possesso del gregge. Sottile è il confine fra lo studioso e l'incitamento all'odio mascherato da ricerca culturale.

Peccato che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo protegge l'uomo dal tentativo delle religioni di impossessarsi e di imporsi sull'individuo; non parla del diritto delle religioni di stuprare l'uomo. L'unica voce dissonante dall'odio religioso cristiano al Convegno eravamo noi in sala, come Pagani, a difendere i diritti dell'uomo contro l'odio dei relatori. L'odio per i diritti sociali del professor Vittorio Possenti, del professor Pier Cesare Bori (quello che ha scelto i golpisti contro scelte diverse fatte dal suo ambiente), il professor Mazzeschi, il professor Giovanni Barberini (quello che proclama che i cecoslovacchi inculcavano l'ateismo, ma la chiesa cattolica non inculca inculca la sua fede anche stuprando i bambini salvo violentarli sistematicamente per imporre la fede cristiana), ecc.

A riprova degli intenti criminali e funzionali all'odio religioso del Convegno di Studio dal titolo "Diritti Umani e Religioni: il ruolo della libertà religiosa" tenuto a Venezia dal 4 al 6 dicembre 2008, bastano alcune considerazioni, alcune riflessioni, sulla discrepanza fra le relazioni tenute al convegno con gli atti del convegno pubblicati a cura del professor Possenti.

Innanzi tutto non posso non notare che la relazione, firmata dal prof. Renzo Cavalieri, è molto diversa dalla relazione che fece durante il convegno. E' sparita, ad esempio, la questione dei "riti". In sostanza è sparito il riferimento secondo cui lo scontro sociale e religioso della Cina con la chiesa cattolica ebbe inizio nel 1700 con le pretese dei cattolici di imporre la loro religione ai cinesi. Lo scontro fra chiesa cattolica e Cina iniziò qualche secolo prima dell'arrivo di Mao Tse Tung e della nascita della Repubblica Popolare Cinese. Tutta la relazione è improntata sulle rivendicazioni della chiesa cattolica e del Dalai Lama più che sui diritti dell'uomo anche se mantiene uno spazio significativo alle leggi cinesi attuali. Nella relazione sugli atti Cavalieri si lamenta perché i cinesi non hanno ancora privato i loro cittadini dei loro diritti religiosi per imporre loro i diritti della chiesa cattolica o del Dalai Lama. Cosa che non ha fatto nella relazione verbale al convegno.

Inoltre, dagli atti del convegno, spariscono due relazioni, quella del professor Massimo Raveri e quella del professor Antonio Rigopoulos. Una relazione sulla libertà religiosa in Giappone e una relazione sulla libertà religiosa in India con le contrapposizioni fra religioni locali e pretese di dominio della chiesa cattolica. Due relazioni che si scostavano dall'odio religioso manifestato dal professor Vittorio Possenti in difesa della chiesa cattolica.

Confrontando la questione non appare strano che per paura di non poter gestire il suo progetto eversivo il professor Vittorio Possenti abbia fatto intervenire la polizia: per condizionare ed eventualmente reprimere la presenza di possibili voci dissonanti al convegno. La polizia non ha fatto nulla di strano, ma il professor Vittorio Possenti si è preoccupato di alzare una barriera di terrore fra i relatori e il pubblico.

La mia domanda è: Manganelli ha intenzione di continuare a prestarsi a queste operazioni di terrore sociale? Perché anche se non ha fatto nulla, la Polizia di Stato si è prestata, con la sua presenza (discreta e in borghese) ad un'azione di intimidazione in funzione dell'odio religioso della chiesa cattolica.

Ha intenzione di continuare a costruire odio per quei cittadini che esprimono delle istanze, che lui qualifica come minoranze, o vuole decidersi a costringere la polizia ad essere più rispettosa di chi non è cattolico? Di chi non è di razza? Di chi è povero e indigente?

Vattimo dice che chi partecipa al genocidio di un popolo va allontanato dall'ambito culturale; Eco dice che chi partecipa al genocidio di un popolo non deve essere allontanato dall'ambito accademico. Professori indegni come Vittorio Possenti sostengono le proprie "ragioni" con l'uso della polizia e con la censura (Ravasi e Rigopoulos non appaiono negli atti ufficiali); Manganelli apre un "ufficio per dialogare con le minoranze" anziché rispettare le leggi e la Costituzione. La minoranza come possibile organizzazzione criminale con cui dialogare!

Il succo di tutto è salvaguardare il diritto della chiesa cattolica di stuprare bambini censurando e aggredendo chiunque dissente.

Questa è la posta in gioco pratica, reale e quotidiana.

Umberto Eco, Vittorio Possenti, Manganelli, alla fin fine, sono come i bambini che giocano a far del male alle persone e, quando li scopri, come i bambini che hanno messo la mani nella marmellata, nascondo le mani: "Io, d'accordo col genocidio messo in pratica dagli ebrei? ma che dici mai! Io voglio libertà per i latinisti!"; "Io sono per la libertà religiosa e se tu non rispetti la mia religione e non ti metti in ginocchio davanti ad essa, chiamo la polizia e i docenti, se hanno qualche cosa da dire, rischiano l'incarico!"; "Io poliziotto voglio fare un ufficio per dialogare con le minoranze!"; perché, rispettare le leggi ti fa tanto schifo?

Marghera, 17 giugno 2010

 

Indice interventi Convegno di Studio dal titolo "Diritti Umani e Religioni:
il ruolo della libertà religiosa" tenuto a Venezia dal 4 al 6 dicembre 2008

 

 

La libertà religiosa

I cristiani truffano le persone fingendo di equivocare. La libertà religiosa riguarda il singolo individuo, il singolo cittadino, che deve essere libero dall'imposizione religiosa. Non esiste, se non come atto criminale, la libertà di una religione di imporsi sui cittadini al di là del diritto dei singoli di manifestare le loro idee. Ogni costrizione fisica, economica, emotiva, psichica, per imporre una religione, e' un atto illegale e criminale. Crimini che la chiesa cattolica commette nei confronti dei bambini per imporre la sua fede.

 

Sito di Claudio Simeoni

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

 

 

Ultima formattazione 06 aprile 2023

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