Nel vangelo di Giovanni Gesù parla di sé stesso ai Giudei

Esoterismo segreto

di Claudio Simeoni

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Gesù parla di sé stesso ai Giudei

Sono figlio del dio creatore

 

Nelle risposte che Gesù dà ai Giudei, noi possiamo dedurre l'esatta collocazione di Gesù nella relazione fra dio padre e gli uomini. Questo aspetto è importante nel vangelo di Giovanni perché permette di collocare l'artefice, il Gesù che opera, in relazione all'oggetto su cui opera, gli uomini, e al potere dell'operare che gli deriva dal dio creatore dell'universo del quale egli non prende i principi morali, ma caratteristiche fisiche come la linea del sangue. Gesù è figlio del dio creatore non perché rinnova i principi dottrinali, ma perché è della discendenza di dio. Della stessa razza.

Giovanni apre questo capitolo premettendo che Gesù si considerava pari del padre, il dio creatore, a cui faceva riferimento. Non è espressa un'uguaglianza delle opere messe in essere, ma è espressa la capacità di operare e l'operatività è in atto in virtù di una figliolanza che è la discendenza di sangue.

Scrive il vangelo di Giovanni

1) Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera sempre ed io pure opero". Per questo i Giudei cercavano più che mai di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma chiamava Dio suo padre, facendosi uguale a Dio.

Giovanni 5, 17 – 18

Giovanni mette in rilievo l'aspetto per il quale egli ritiene che i Giudei ritenessero queste affermazioni una bestemmia. Giovanni dice che i Giudei vogliono ucciderlo perché egli chiama il dio padrone dei Giudei suo padre e si ritiene uguale a lui. Cosa avrebbe comportato per gli ascoltatori se non avessero considerato tali affermazioni una bestemmia? Avrebbe comportato che avrebbero dovuto mettersi in ginocchio e riconoscerlo come il loro padrone. Questo è inaccettabile dal punto di vista della cultura giudaica, ma è irrilevante rispetto a quanto la storia ha manifestato. Nel corso della storia molti “matti” o molti “invasati” (oggi li consideriamo o truffatori o schizofrenici) si ritenevano uguali al dio padrone o suo inviato e chiedevano alle persone di mettersi in ginocchio davanti a loro.

Essere profeti inviati dal dio del quale si manifesta la sua parola è una tradizione ebraica. Celso racconta come fosse normale a Gerusalemme trovare profeti ad ogni angolo di strada che dicevano di essere inviati del dio per annunciare questa o quella catastrofe.

Ciò che ci interessa nella formazione del pensiero cristiano è il concetto di "operare". Su questo aspetto deve essere concentrata l'attenzione. Il dio padrone opera e anch'io, dice Gesù, opero. Non dice opero uguale al dio padrone, ma metto in essere delle azioni come le mette in essere il dio padrone di cui io sono suo figlio. Inoltre è da fare attenzione rispetto ad un passo che seguirà. Egli non dice io sono figlio di dio in quanto tutti gli uomini sono figli di dio, ma dice io opero uguale a mio padre. Gesù opera una netta separazione fra sé, in quanto figlio di dio, e gli altri uomini che si devono sottomettere a lui in quanto solo lui è figlio di dio e che, ovviamente, per Giovanni gli altri uomini non sono figli del dio padrone.

Scrive il vangelo di Giovanni

2) Gesù allora disse loro: "In verità, in verità vi assicuro: il Figlio non può far nulla da sé, se non ciò che ha veduto fare dal Padre; perché tutte le cose che fa lui, le fa allo stesso modo anche il Figlio. Il Padre, infatti, ama il Figlio e gli manifesta tutto quello che fa; e gli mostrerà opere maggiori di queste, affinché voi ne restiate meravigliati. Come, infatti, il Padre risuscita i morti e li fa vivere, così pure il Figlio fa vivere quelli che vuole. Inoltre il Padre non giudica nessuno; ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha la vita eterna, non va in giudizio ma passa da morte a vita.

Giovanni 5, 19 – 24

Giovanni rileva il motivo per il quale i Giudei volevano uccidere Gesù evitando di parlare di cosa lui sta offrendo agli uomini per distruggere l'umanità.

"Io opero!"

Quali sono le opere di cui ci parla Giovanni? Sono quelle che lui definisce eventi prodigiosi o miracoli fatti dal Gesù che descrive. Queste opere non sono fatte da Gesù in quanto egli è in grado di farle, ma sono fatte da Gesù in quanto figlio del dio padrone e per concessione del dio padrone di cui è figlio.

Giovanni nel suo vangelo ci elenca le opere:

1) Guarigione di un bambino;

2) Guarigione di un paralitico;

3) Moltiplicazione dei pani;

4) Cammina sulle acque;

5) Guarigione del cieco nato;

6) Risurrezione di Lazzaro;

Queste sono le opere che compie Gesù, elencate da Giovanni, e degne di essere descritte con una certa estensione. Giovanni non è in grado di gestire propagandisticamente i miracoli a palate come descritti in Marco e Matteo; troppo diversa è la situazione che sta affrontando e troppo diversi sono i fini che si propone. Non esistono altre opere, descritte da Giovanni, che siano utili ad identificare le "opere che rendono testimonianza".

Pensate, dice Giovanni, egli fa opere tanto meritorie e questi vogliono ucciderlo perché pensano che lui dica una bestemmia asserendo di essere il figlio del dio padrone. Non vedono le sue opere e non riconoscono nelle sue opere l'operare del dio padrone che necessariamente, come lui afferma, deve essere suo padre.

Qual è la descrizione dell'operare del dio suo padre che ne davano i Giudei? Ha creato dal nulla il mondo. Ha ordinato i cieli e ha creato ogni Essere. Quanto esiste è opera sua. Ogni trasformazione, nel bene e nel male, è opera sua. Il diluvio universale è opera sua. La distruzione di Sodoma e Gomorra è opera sua. L'operare del dio suo padre è infinitamente vasto. Gesù non afferma di operare come dio suo padre, ma di operare e, in quell'operare, si differenzia dagli altri Esseri Umani che non vogliono intendere come lui sia figlio del dio padrone dell'universo, padrone egli stesso.

Ebbene, se noi ci leggiamo le metamorfosi di Apuleio scritte nello stesso periodo del vangelo di Giovanni, abbiamo descritti più o meno gli stessi prodigi. Se noi leggiamo l'attività di Apollonio di Tiana, più o meno della stessa epoca, leggiamo prodigi infinitamente più vasti. Se ci leggiamo lo stesso Giovanni nell'episodio della Guarigione di un paralitico apprendiamo come le guarigioni, in quelle situazioni, erano frequenti. Bastava immergersi nell'acqua quando questa si agitava. Il primo che arrivava guariva. Anche se Giovanni, o chi per esso, afferma che un angelo agitava l'acqua, appare evidente che Giovanni non se la sente di isolare l'episodio da un contesto che lo renda plausibile e accettabile da parte del lettore.

Quanto viene descritto nella miracolistica e nelle opere più in generale ha il significato di portare il lettore a dire: che idioti questi Giudei, non vedono nelle sue opere l'opera del loro dio padrone. Se è vero che per la sua attività di trasformazione Esculapio, che ha aiutato nella guarigione migliaia di persone, è stato riconosciuto come un dio (applicava praticamente il fattore di crescita presente nella saliva della Vipera di Esculapio per favorire il rimarginarsi delle ferite), è altrettanto vero che Empedocle fece un numero ben maggiore di guarigioni di quante ne abbia fatte Gesù. Fece resuscitare un donna morta da trenta giorni e fermò i venti, eppure non affermò mai di essere figlio del dio padrone.

Non si può mettere l'accento su quanto Giovanni riteneva che avessero fatto i Giudei davanti a quelle affermazioni, ma sulle opere che secondo Giovanni testimoniano che Gesù era il figlio del dio padrone. In gioco non c'è il riconoscimento che Gesù fosse o non fosse il figlio del dio padrone, ma se, in quanto figlio del dio padrone, avesse il diritto di impossessarsi degli uomini e avesse questa sorta di diritto ereditario di essere il padrone delle persone.

Gli atti che compie Gesù erano atti di racconti consuetudinari. Ad esempio, Augusto affermò di essere stato miracolato da Giove Tonante, al quale eresse un tempio, perché in Spagna un fulmine colpì un portatore della sua lettiga (o qualche cosa di simile) lasciandolo illeso. Non credo che il portatore della lettiga ritenesse saggia l'azione di Giove, tuttavia Augusto decise che quello era un segno divino.

Qui non stiamo parlando di un mago, di un Augure, o di un profeta qualunque, stiamo parlando di un individuo che Giovanni afferma essere il figlio del dio assoluto dell'universo e che millanta di operare come opera il dio assoluto dell'universo. Non siamo solo davanti all'affermazione di Giovanni secondo cui Gesù è il figlio del dio padrone, ma siamo davanti ad un Giovanni che dice agli ebrei: avete ragione, il vostro dio esiste e la prova della sua esistenza è Gesù che è suo figlio. Ci si deve chiedere: attorno alla pozza dove aveva guarito il paralitico, quanti storpi o bisognosi di intervento c'erano? Non poteva agire con tutti anziché con uno solo? Ancora, come figlio del dio padrone, anch'egli padrone, non avrebbe potuto benissimo togliere la malattia che storpia dall'umanità? Perché sente il bisogno di ricattare il suo beneficato intimandogli di non peccare più?

Evidentemente Giovanni deve nascondere la miseria di quanto descrive. Deve nascondere la miseria delle opere compiute e deve giustificare le opere non compiute: gli uomini hanno deformazioni perché loro o i loro genitori hanno peccato. Quante porcherie e quante umiliazioni arrecherà questo all'umanità fino ai giorni nostri? Recentemente quest'affermazione è stata fatto dal capo dell'Opus Dei, la potente organizzazione ecclesiastica direttamente legata a Wojtyla. Questo tipo di affermazioni ha costruito la dannazione di milioni di persone per secoli. La vigliaccheria di Giovanni, con la quale nasconde la miseria della sua descrizione, ha trasformato in un incubo la vita di centinaia di milioni di persone.

Se le opere di Gesù sono inesistenti e ingiustificabili: perché Giovanni le premette? Perché premettendole occulta la miseria della sua retorica e dei giri di parola che sono le sole cose che Giovanni può presentare. Milioni di malati desiderano guarire. Milioni di persone sperano di vincere il premio del miracolo. Questa speranza predispone le persone al ricatto con cui la proposta dell'adesione alla fede può significare la guarigione dalle malattie fisiche.

Abbiamo detto che nella prima frase l'operare è uguale nel padre e nel figlio, non i risultati e i fini dell'operare. Nella seconda parte questo viene smentito. Perché? Perché nella prima parte si voleva, con una affermazione, meravigliare costruendo l'accettazione psicologica da parte del lettore, nel pensare l'uguaglianza nell'operare senza superare quella soglia di adesione psicologica oltre la quale il lettore avrebbe mandato Giovanni a quel paese. Nella seconda parte l'affermazione può essere fatta con tutta tranquillità in quanto Giovanni presume che a quel punto il lettore è coinvolto e rinchiuso in una gabbia emotiva che lo costringe a pensare Gesù come il dio padre.

La retorica vuota ha un solo scopo: costruire l'Inganno! L'Inganno si manifesta attraverso l'imposizione di una verità alla quale l'interlocutore deve arrendersi perché privo di strumenti per contestarla.

Ecco allora l'uso dell'ossessivo: "In verità, in verità vi assicuro o vi dico!"

Questa ossessione usata da Giovanni dice: "Io sto mentendo, ma voi dovete credermi come se quanto dico è una verità! Potete provare che io sto mentendo? Siete voi, come me, figli del dio padrone?"

L'affermazione ossessiva ha lo scopo di rendere l'affermazione al di sopra di ogni giudizio, al di sopra di ogni oggettività, al di sopra di ogni Essere Umano. La preposizione è articolata allo scopo di impedire all'interlocutore di dire: "Tu non sei figlio del dio padrone, ma pretendi semplicemente che noi ci mettiamo in ginocchio!".

Teniamo presente che quanto sta scrivendo Giovanni è un'operazione politica il cui scopo è sottomettere quelli che stanno abbandonando il cristianesimo e che affermano: "Gesù ha mentito affermando di essere il figlio del dio padrone: non è arrivata la fine del mondo; non è venuto in potenza sulle nuvole e dunque: ci ha mentito!"

Nella seconda affermazione il Gesù di Giovanni afferma che il figlio non è una persona autonoma, ma è dipendente dal padre. Il figlio vive ad imitazione del padre. Senza l'imitazione del padre il figlio è un povero mentecatto, non è in grado di imparare da nessuno, non è in grado di risolvere le contraddizioni, non è in grado di costruire la propria indipendenza. La dipendenza che descrive Gesù è la dipendenza del padre dal figlio. La sua necessità di mostrargli anche opere maggiori affinché egli possa operare. Il figlio, Gesù, costringe il padre ad operare nei suoi confronti!

Perché il padre mostra al figlio anche opere maggiori? A quale scopo? Allo scopo di migliorare le condizioni di vita dell'umanità? No! "Affinché voi restiate meravigliati!". Tutta l'azione di trasferimento di potere dal padre al figlio non ha lo scopo di provvedere all'umanità, non ha lo scopo di sviluppare, costruire, migliorare, ma ha il solo scopo di costruire meraviglia fra i presenti affinché si sottomettano a Gesù rinunciando a sé stessi. Voi sarete meravigliati. Quando sarete meravigliati riconoscerete il mio potere. Quando riconoscerete il mio potere vi sottometterete. Questo è lo scopo per il quale il padre mostra le opere al figlio.

Scrive il vangelo di Giovanni

3) "In verità, in verità vi dico: viene l'ora, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e chi l'ascolta vivrà. Perché, come il Padre ha in sé la vita, così pure ha dato al Figlio di aver la vita in sé stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non vi meravigliate di questo, perché viene l'ora in cui tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce, e quelli che hanno operato il bene ne usciranno per la resurrezione della vita; quelli, invece, che fecero il male, per la resurrezione della condanna.

Giovanni 5, 25 – 29

Quali sono le opere maggiori che il padre dimostra al figlio? Il resuscitare i morti! Per Giovanni non esiste una vita dopo la morte del corpo fisico. Quelle sono cose da gnostici, i nemici che accolgono i cristiani che se ne vanno. Per Giovanni esiste soltanto la vita fisica. Nella vita fisica c'è esistenza. Se non c'è esistenza della vita fisica c'è la morte come fine di tutto. Come il padre resuscita, anche il figlio resuscita i morti.

Quanti morti ha resuscitato Gesù? Soltanto Giovanni ci racconta la resurrezione di Lazzaro. Tre evangelisti, ben più antichi di lui, non ne parlano. Un evento così prodigioso è da loro taciuto. Un tale Quadrato scriveva all'imperatore Adriano delle lettere in cui si affermava che individui resuscitati da Gesù erano ancora in vita in Palestina e invitava l'imperatore ad aderire al cristianesimo. Quadrato mentiva! Esattamente come il racconto di Lazzaro ha per Giovanni solo finalità politiche che, mancando di una concezione di vita oltre la morte del corpo fisico, vende la speranza di ritornare nel corpo fisico.

I morti udranno la voce del dio padrone. Non voi che ascoltate, ma i morti! Se sono morti e ascoltano, chi ascolta sono i morti? Se i morti non sono morti, come noi intendiamo i morti, perché ascoltano, che differenza c'è con i vivi che ascoltano? L'esoterismo di Gesù nel vangelo di Giovanni consiste nel parlare ai vivi raccontando le storie di morti in modo da attivare i legami affettivi, parentali o di amicizia, che i vivi hanno nel ricordo dei morti.

Viene l'ora in cui tutti coloro che stanno nei sepolcri udranno la voce e quelli, sono quelli, che hanno operato bene ne usciranno per la resurrezione della vita: Gesù afferma “Vi tengo per le palle!”. Il fatto che nessuno è uscito dal sepolcro, significa che nessuno ha operato bene. Per contro, Gesù è uscito dal sepolcro e dunque significa che ha operato bene.

Che Zeus fulmini tutti coloro che tentano di portare nella carne coloro che hanno costruito il dio che è cresciuto durante la vita fisica dentro di loro.

Una volta impostata in questo modo la frase di Gesù che vorrebbe dimostrare il suo essere figlio del dio padrone invitando gli astanti ad accettare questo come un fatto di verità, subentra la minaccia.

"Il padre non giudica nessuno!"

Scrive il vangelo di Giovanni

4) "Io non posso fare nulla da me stesso. Giudico secondo quello che ascolto, e il mio giudizio è giusto, perché non cerco il volere mio, ma il volere di colui che mi ha mandato. Se io rendo testimonianza a me stesso la mia testimonianza non vale. Vi è un altro che testifica per me, e so che vale la testimonianza che mi rende. Voi avete mandato ad interrogare Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Non è che io abbisogni della testimonianza di un uomo; se vi dico questo, è per il vostro bene. Egli era la lampada che arde e illumina, ma voi avete voluto per poco godere della sua luce. Or, io ho una testimonianza maggiore di quella di Giovanni: quelle opere che il Padre mi ha dato da compiere e che io faccio, esse attestano per me che il Padre mi ha mandato. E il Padre stesso che mi ha mandato rende testimonianza a mio favore. Voi non avete mai udito la sua voce, non avete mai visto il suo volto e la sua parola non dimora in voi, perché voi non credete in colui che vi ha mandato. Voi scrutate le scritture perché credete di avere per esse la vita eterna: sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Eppure non volete venire a me, per avere la vita.

Giovanni 5, 30 – 40

Dopo aver costruito l'uguaglianza nell'operare prima e giungere ad una uguaglianza nelle opere poi, sia in essere che nel divenire, è giunto per Gesù il momento di prendere il posto del padre. Il padre si sottrae. Il padre rinuncia al proprio ruolo delegando lui. Gesù non è posto davanti all'universo, ma davanti a delle persone con cui sta parlando e alle quali ha promesso di far loro vedere delle opere al solo fine di meravigliarle. Qui non siamo davanti ad un Saturno che meraviglia insegnando l'agricoltura, migliorando le condizioni di vita delle persone e costruendo il benessere. Qui siamo alla meraviglia fine a sé stessa il cui fine è la sottomissione. Se poi gli astanti non si sottomettono, il ruolo che Gesù si è conferito è quello di giudicare al posto del loro dio. Se non si sottomettono saranno condannati. Tutti gli astanti devono onorarlo; tutti gli astanti devono sottomettersi. Per questo motivo il padre ha delegato lui ad emettere giudizi. Non è solo il padre che ha delegato Gesù ad emettere giudizi, ma Gesù ha delegato Giovanni ad emettere giudizi e, ne consegue, la chiesa cristiana è delegata ad emettere giudizi come fosse il dio padrone. Il padre non giudica più, ora giudica la chiesa cristiana cattolica in base ai propri fini di sottomettere; in base ai propri fini di essere onorata. Chi non onora la chiesa cattolica non onora il padre che l'ha istituita attraverso suo figlio. Per conseguenza, ogni giudizio è demandato alla chiesa cattolica affinché sottometta e stupri gli Esseri Umani come storicamente ha fatto!

Il ricatto di Gesù nei confronti degli astanti è terribile e infame allo stesso tempo: io giudico affinché voi mi onoriate! Il giudizio non è scevro dalla condanna. La condanna segue il giudizio che è preceduto a sua volta dalla minaccia.

Si può dire che Gesù minaccia e ricatta gli astanti affinché terrorizzati lo onorino! Gesù di Nazareth può essere definito senza mezzi termini: l'Infamia umana!

Soltanto obbedendo a me, dice Giovanni, onorate colui di cui parlo che è figlio del dio padrone. Soltanto onorando la chiesa cristiana voi onorate il dio padrone di cui la chiesa cristiana è tenutaria. Solo chi ascolta quanto la chiesa cristiana impone, con il terrore e la violenza, può avere la vita eterna. Chi si sottomette come bestiame a me passa da morte a vita, dice Gesù, dice Giovanni, dice la chiesa cristiana in ogni epoca. Per sottolineare questo principio la chiesa cristiana mette in essere stragi e genocidi: i delitti contro l'umanità non cadono mai in prescrizione!

Si è detto che le opere sono solo uno specchietto per gli sciocchi dietro il quale mascherare la vera operazione politica messa in essere da Giovanni. Dapprima costruisce una continuità fra padre e figlio; dopo costruisce l'unità fra padre e figlio; dopo fa sparire il padre per esaltare l'azione terrorista del figlio; infine sovrappone egli stesso e la chiesa cattolica che ne seguirà all'azione del figlio quale ente giudicante.

Cosa prova che quanto descrive Giovanni è il figlio del dio padrone? Una retorica vuota e il terrore con cui minaccia quanti ascoltano. "Io" dice Giovanni: "Vi posso far male non poco, vi posso torturare per l'eternità negandovi la vita eterna!" Per chi semina terrore come le chiese cristiane, la cattolica in particolare, c'è un sorriso di compiacimento nell'esercizio di questo potere e nel rinnovare questa minaccia. Questo però è una vigliaccata, perché il compiacimento può essere fatto soltanto nei confronti di chi non si può difendere, nei confronti di chi è disperato. Gli altri, a questa minaccia, rispondono col disprezzo. Contro costoro la chiesa cattolica si armerà di ferri roventi per rinnovare la minaccia del suo pazzo profeta. Per questo motivo il suo profeta va indicato come: l'Infamia Umana!

Anche al terzo punto l'annuncio della menzogna e dell'inganno attraverso il quale viene imposta sottomissione viene introdotto con la declamazione: "Io dico la verità! Credete e sottomettetevi alla verità che dico perché io dico proprio la verità!" Questa ossessione nell'ostentare il termine "verità" è manifestazione dell'inganno col quale si maschera la sostanza del discorso. Qual è la sostanza del discorso? Questa è l'ora in cui i morti udranno la voce del figlio del dio padrone! E' menzogna. Dopo circa duemila anni non ci sono dubbi anche se qualcuno, di tanto in tanto, rinnova il terrore. A cosa serve questa menzogna? A terrorizzare gli astanti! O, se preferiamo, serve a Giovanni per rinnovare la minaccia della fine dei tempi e della necessità della sottomissione per non morire.

Anche in questo paragrafo assistiamo al gioco del travaso del possessore. Secondo Giovanni, nessuno mette in discussione che colui che chiama padre abbia in sé la vita; secondo lui, non è forse il creatore del mondo e pertanto padrone dello stesso? Ne consegue che Giovanni stesso, che scrive le sue gesta e le sue parole, ha il potere di giudicare in suo nome e, per continuità, la chiesa cristiana si arroga il diritto di giudicare. Secondo questo travaso di diritti la chiesa cristiana ha in sé la vita. Per questo motivo si può arrogare il diritto di distruggere la vita stessa. Il dio padrone di cui parla Giovanni non è forse lo stesso che sterminò i primogeniti egiziani per riavere il proprio bestiame? Non è quello che ha distrutto la vita? Per questo motivo le chiese cristiane distruggono la vita; perché esse sole devono essere la vita e non deve esistere nulla fuori di esse.

Non vi meravigliate di questo! Questo è quanto duemila anni di storia dimostrano! Ciò che dimostrano duemila anni di storia è che gli astanti, di cui scrive Giovanni, avrebbero dovuto sputare in faccia a chi sparava queste menzogne perché con queste menzogne si preparava la distruzione dell'umanità e dei suoi tentativi di dare l'assalto al cielo della conoscenza e della consapevolezza.

Che cos'è il "Figlio dell'Uomo"? E' una dicitura delle religioni misteriche e sta a significare quanto l'uomo partorisce alla morte del corpo fisico. Il risultato della sua vita. Per Giovanni questo non esiste. Il figlio dell'uomo per lui è il padrone degli uomini in quanto figlio del dio padrone. Giovanni non ignora che i cristiani se ne stanno andando dalle comunità perché hanno capito che il figlio dell'uomo è quanto sarebbe cresciuto dentro di loro se loro non si fossero sottomessi e non la promessa della risurrezione che viene propagandata da qualche pazzo. Col termine "figlio dell'uomo" Giovanni vuole risolvere i processi di ricerca del Sapere e della Conoscenza degli gnostici. "Tu vuoi lavorare affinché nasca il figlio dell'uomo, lo sviluppo del tuo corpo luminoso! Il figlio dell'uomo è il figlio del dio padrone al quale devi sottometterti e io ne sono il portavoce!"

Non c'è nessuna vita oltre la morte del corpo fisico per il seguace del pazzo di Nazareth; c'è solo l'attesa per la resurrezione nella carne. Questa è l'unica concezione del cristianesimo. L'attesa della risurrezione della carne è espressione della disperazione alla quale è portato il cristiano attraverso lo sviluppo della propria sottomissione.

Interessa che chi fece il bene risusciti alla vita? Chi decide fra il bene e il male? Il padrone o il suo figlio pazzo! Non esiste aspettativa di giudizio oggettivo, ma solo espressione di soggettività del dio padrone o del pazzo che si spaccia suo figlio. Nello stesso modo le chiese cristiane non vogliono rispondere a delle leggi oggettive, ma piuttosto alla loro soggettività come espressione del loro bisogno di sottomettere. Chi verranno condannati? Chi non si è sottomesso! Chi non ha distrutto sé stesso! Questa è la logica di Giovanni! La sottomissione al fine di distruggere il divenire umano è il suo intento!

Nel quarto paragrafo Giovanni si giustifica attraverso la descrizione della giustificazione del suo pazzo profeta. "Non pensate che io faccio queste cose da me stesso!". "Quello che io faccio è giusto perché non lo faccio per piacer mio, ma per far piacere a dio mio padre e vostro padrone!". Io costruisco le basi per distruggere il divenire umano e per costruire l'oscurantismo. Non lo sto facendo perché mi diverto, dice Giovanni, ma perché questo è il volere del dio padrone! Io faccio il volere del dio padrone dice Gesù. Se non mi credete almeno credete alle testimonianze che vi porto. Io vi dico che sono il figlio del dio padrone, ma so che voi pensate che vi dica una stupidaggine. C'è un altro che testimonia che io sono il figlio del dio padrone, e io sono sicuro della sua testimonianza. Come? Non eri certo di essere ciò che eri in quanto eri? La testimonianza di un altro ti dà la certezza di quanto dici di essere? Esculapio ed Empedocle trassero il Potere di Essere da sé stessi, le loro capacità o le leggende che parlano di loro testimoniavano; raggiunsero un tale grado di perfezione da essere riconosciuti come eccezionali: dèi. "Non lo faccio per me!" dice Gesù: "Lo faccio per il vostro bene!". Faccio in modo che voi crediate; che voi vi sottomettiate perché il sottomettervi è il vostro bene.

Cosa testimonia per lui di essere il figlio del dio padrone e, dunque, padrone egli stesso? Giovanni; quel Giovanni Battista al cui battesimo si attesta l'esistenza di un dio padrone più che la figliolanza del dio padrone. Le opere, nella loro miseria descritta da Giovanni, che nell'epoca in cui sono state descritte erano più storie inverificabili e comunque inferiori a quanto si raccontava per ben altri guaritori. Infine, gli rende testimonianza il dio padrone che lo ha mandato e di cui gli astanti non hanno mai visto il suo volto e né la sua parola dimora negli astanti. Ma perché non hanno mai visto il volto, né la parola dimora negli astanti? Perché non si sono sottomessi al figlio del dio padrone accettando il figlio del dio padrone, né si sono abbandonati al figlio del dio padrone? In altre parole non hanno accettato di diventare gregge del figlio del dio padrone, padrone egli stesso.

Alla fine di questo paragrafo si rinnova la minaccia. "E' inutile che voi scrutiate le sacre scritture per avere la vita eterna. Sono proprio le scritture che mi rendono testimonianza!" L'unico modo per avere la vita eterna è quello di mettervi in ginocchio davanti a me. Solo sottomettendovi davanti a me avrete la vita eterna. Soltanto distruggendo la vostra vita mettendovi in ginocchio davanti alle chiese cristiane potrete avere la vita eterna.

Il desiderio di possedere gli Esseri Umani in Giovanni è così grande da essere privo di qualsiasi pudore morale. Il bisogno di distruggere la vita è enorme. E' enorme il disprezzo per gli Esseri Umani.

Dopo averli minacciati il Gesù di Giovanni riversa sugli Esseri Umani il suo odio e il suo disprezzo.

Dice la volpe, dopo aver tentato in tutti i modi di prendere l'uva: "Tanto quell'uva è acerba!". Lo stesso comportamento è tenuto dal Gesù di Giovanni: "Tanto io non ricevo la gloria degli uomini!" "Io vi conosco; siete acerbi!" "In voi non c'è l'amore di dio!".

E' il disprezzo dell'impotente. E' il disprezzo che Giovanni riversa sugli Esseri Umani che scoperta la menzogna cristiana della resurrezione e della fine dei tempi se ne stanno andando cercando altre strade. "Io vi conosco e so che in voi non c'è l'amore di dio!" Questo significa che in voi non c'è abbastanza sottomissione; non c'è abbastanza autodistruzione.

Scrive il vangelo di Giovanni

5) "Io non ricevo la gloria degli uomini. D'altra parte, io vi conosco e so che in voi non c'è l'amore di Dio. Io sono venuto in nome del Padre mio e non mi riceverete; se un altro verrà in proprio nome, lo riceverete. Come potete avere la fede voi che ricevete la gloria gli uni dagli altri e non ricercate la gloria che viene solo da Dio? Non pensate che sia io ad accusarvi davanti al Padre: vi accuserà quel Mosè stesso in cui sperate. Se infatti credeste a Mosé, credereste pure in me, poiché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come crederete alle mie parole?".

Giovanni 5, 41 – 47

Giovanni afferma che nessuno crede in lui quando descrive le gesta del figlio del dio padrone. Se qualcuno agisse traendo da sé la forza del proprio agire o delle proprie affermazioni sarebbe creduto. Che c'è da meravigliarsi? Se io faccio un'affermazione sulle cose, sono io che mi assumo la responsabilità. Sono io che agisco in base ai miei impulsi, al mio pensiero, alla mia intuizione. Io sono responsabile davanti agli astanti per me stesso. Se una persona si nasconde dietro all'autorità è lecito chiedersi qual è il suo vero scopo. Non brilla di luce propria, ma della luce dell'autorità. Quante infamie possono essere commesse nascondendosi dietro ad un'autorità? Chi le commette rigetta la colpa: egli ha obbedito a degli ordini, a delle direttive. Egli non è responsabile delle sue scelte, è l'autorità che lo ha mandato. Faceva solo il suo lavoro.

Quanta infamia c'è nel nascondere il progetto di distruzione dell'umanità perché lo ha ordinato un impotente e inventato dio padrone al cui ordine si chiede sottomissione? Le azioni degli uomini possono essere riconosciute dagli uomini. E' la certezza nelle proprie azioni che deve scaturire da sé stessi. Ed è questa certezza del giudizio che Giovanni vuole strappare agli uomini. La certezza da cui tu attingi per sviluppare l'azione che ti rende gloria devi distruggerla sostituendola con la fede; con la sottomissione. Solo la sottomissione decide la tua gloria in quanto il padrone ti glorifica perché ti sei sottomesso: ti sei distrutto!

Gesù non ha il coraggio del proprio giudizio. Lui ha detto che giudica, non che accusa! Quello lo fa Mosè. Accusare e giudicare è la stessa cosa. Chi accusa ha già emesso un giudizio. Egli accusa perché ha giudicato. L'accusa altro non è che il risultato di un giudizio. Quando un Pubblico Ministero accusa un imputato chiedendo il giudizio di condanna o di assoluzione egli ha già emesso un giudizio personale e chiede conferma di questo al tribunale. Che il figlio del dio padrone che deve giudicare abbia bisogno di un accusatore è semplicemente ridicolo. Il bisogno c'è in Giovanni e nel suo desiderio di rendere disperati gli Esseri Umani. Ecco, accusa anche i Giudei. Li accusa e li condanna. Ecco, anche il figlio del dio padrone dice che Mosè stesso li condanna. Quale intimidazione! Un'intimidazione che non è rivolta tanto ai Giudei, di cui Giovanni sta parlando, ma a popolazioni diverse dei Giudei. Anche quello che voi considerate nel vostro popolo un uomo giusto potrebbe condannarvi se voi non vi sottomettete.

L'ultima frase del capitolo è un non senso! Dal momento che voi non credete nel dio padrone o negli scritti che parlano del dio padrone e del padrone suo figlio fatti da Mosè, come potete credere in me? Dal momento che non crediamo in te cosa ti importa in cosa crediamo? Anche in questo caso il soggetto non sono i Giudei, ma popolazioni diverse che devono essere stupite dal fatto che i Giudei, pur avendo avuto un Mosè che parlava di lui, non credono in lui.

L'inganno spaziale è una specialità di Giovanni. Io parlo degli idioti di Gerusalemme, ma mi faccio intendere da chi voglio sottomettere ad Efeso o ad Antiochia o a Roma. Dovete credere alle mie parole per credere a tutto il resto. Dovete sottomettervi alla parola di Gesù figlio del dio padrone e padrone egli stesso perché solo in questo modo potete sottomettervi a me e la chiesa cristiana può continuare a sottomettere e distruggere il divenire dei vostri figli!

Marghera 30 agosto 1999

 

(Revisione 01 dicembre 2014)

 

 

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Il vangelo di Giovanni

Sesto volume della

Teoria della Filosofia Aperta

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Il vangelo di Giovanni e la Teoria della Filosofia Aperta

Il vangelo di Giovanni è la costruzione di una condizione militare con cui i cristiani hanno messo a punto la distruzione delle culture antiche e proseguono anche oggi distruggendo le culture moderne.