La formazione della verità - seconda parte
Mao Zedong (1893 - 1976)

di Claudio Simeoni

Teoria della Filosofia Aperta - Sesto volume

La formazione della verità in "Teoria della prassi"

 

Come è avvenuto il processo di comprensione del presente che io analizzo?

La conoscenza del presente di Mao Tse Tung è venuto formandosi a poco a poco. Gli "stadi di conoscenza più bassi" e gli "stadi di conoscenza più alti" non sono interpretati gerarchicamente, ma sono interpretati nella loro complessità dove la conoscenza passa dal conoscere il più semplice fino a raggiungere stadi più complessi. Dall'asilo infantile all'università e oltre. Per Mao la complessità è l'organizzazione sociale che sta affrontando nel suo presente.

Quello che sto analizzando ora, per la lotta di classe, dice Mao Tse Tung, è lo stadio più alto della conoscenza umana. La lotta di classe, per Mao, è la contraddizione per eccellenza. La soluzione di questa contraddizione, per come si presenta nello specifico, porta allo sviluppo del sistema sociale. In Mao Tse Tung questa contraddizione è l'elemento centrale attorno al quale si forma la sua pratica e il suo pensiero.

Lo sviluppo è avvenuto dal superficiale al profondo, dall'unilaterale al multilaterale.

Scrive Mao Tse Tung:

I marxisti ritengono che l'attività produttiva della società umana si sviluppi passo a passo, dagli stadi più bassi ai più alti, e che di conseguenza anche la conoscenza umana, sia nel campo della natura che della società, si sviluppi passo a passo, dagli stadi più bassi ai più alti, cioè dal superficiale al profondo, dall'unilaterale al multilaterale. Per un periodo storico molto lungo, gli uomini non poterono comprendere che unilateralmente la storia della società e questo era dovuto, da una parte, al fatto che i pregiudizi delle classi sfruttatrici deformavano costantemente la storia della società, dall'altra, al fatto che la produzione su scala ridotta limitava l'orizzonte degli uomini. Solo quando, con la comparsa di forze produttive gigantesche - la grande industria - apparve il proletariato moderno, gli uomini poterono pervenire a una completa comprensione storica dello sviluppo della società e trasformare le loro conoscenze della società in una scienza, e questa scienza è il marxismo.

I marxisti ritengono che soltanto la pratica sociale degli uomini sia il criterio della verità della conoscenza del mondo esterno. In realtà, gli uomini ricevono la conferma della verità della loro conoscenza solo dopo che nel corso del processo della pratica sociale (nel processo della produzione materiale, della lotta di classe e della sperimentazione scientifica) hanno raggiunto i risultati previsti. Se l'uomo vuole riuscire nel lavoro, cioè arrivare ai risultati previsti, deve conformare le sue idee alle leggi del mondo oggettivo esterno; in caso contrario, nella pratica, fallirà. Se fallisce, ne trarrà insegnamento, correggerà le sue idee e le conformerà alle leggi del mondo esterno, trasformando così la sconfitta in vittoria; è questo il significato delle massime: "La sconfitta è madre del successo" e "Sbagliando s'impara". La teoria dialettico-materialistica della conoscenza pone la pratica al primo posto; essa ritiene che la conoscenza umana non possa in nessun modo essere separata dalla pratica e respinge tutte le erronee teorie che negano l'importanza della pratica e scindono la conoscenza dalla pratica. Lenin dice: "La pratica è superiore alla conoscenza (teorica), perché possiede non solo il pregio dell'universalità, ma anche quello dell'immediata realtà'". La filosofia marxista - il materialismo dialettico - ha due caratteristiche molto evidenti. La prima è la sua natura di classe: essa afferma apertamente che il materialismo dialettico è al servizio del proletariato. L'altra è la sua natura pratica: essa sottolinea che la teoria dipende dalla pratica, che la teoria si basa sulla pratica e, a sua volta, serve la pratica. La verità di una conoscenza o di una teoria non è determinata da un giudizio soggettivo ma dai risultati oggettivi della pratica sociale. Il criterio della verità può essere soltanto la pratica sociale. Il punto di vista della pratica è il punto di vista primo e fondamentale della teoria dialettico-materialistica della conoscenza.

La conoscenza dell'uomo si sviluppa passo a passo.

La conoscenza come trasformazione dell'uomo che alimenta il suo progredire nella sua vita. Si sviluppa, dice Mao Tse Tung, dal "basso" verso all'"alto" dove il presente, dal quale partiamo, è inteso come "alto" rispetto ad un precedente presente nel quale l'uomo formava la sua conoscenza.

L'uomo stesso, come essere della natura si sviluppa passo a passo, generazione dopo generazione, per le scelte specifiche di ogni generazione.

Detto questo, Mao Tse Tung si concentra sulla propria condizione sociale formata da "forze produttive gigantesche" come mai prima si erano presentate nella storia. E' nel presente delle "forze produttive gigantesche" che Mao Tse Tung elabora il suo pensiero metafisico partendo dall'uomo nella situazione economica e nella società in cui vive. La storia è un susseguirsi di eventi e di condizioni che hanno portato all'oggi. L'oggi, nel suo dispiegarsi, comprende tutto il divenuto della storia e l'azione nel presente costruisce le premesse su cui svilupparsi la storia futura.

La pratica della verità è la funzionalità dei principi nella quotidianità. Questo è il criterio fra ciò che funziona e ciò che non funzione che, nell'analisi dell'uomo, distingue la verità dalla non verità.

La pratica sociale elimina l'illusione della credenza. Della fede.

Conformare le proprie idee in base all'analisi dei mutamenti e delle trasformazioni che le proprie idee inducono nell'attività quotidiana. Se devi raggiungere i risultati di coltivare la terra, ti devi adeguare alla terra che intendi lavorare. Se intendi agire su una società, ti devi adeguare ai principi che regolano i mutamenti in quella società.

Conoscere l'oggettività per agire in essa. Conoscere la relazione fra noi e il mondo per conoscere l'azione del mondo nei nostri confronti e l'azione che possiamo intraprendere per raggiungere un obbiettivo nel mondo in cui viviamo in perenne trasformazione.

Imparare dal fallimento.

E' un principio contrario ed avverso al cristianesimo. Paolo di Tarso affermava che nessuno, che credeva in lui, sarebbe morto perché sarebbe stato assunto in cielo con la venuta con grande potenza sulle nubi del suo dio padrone. Ma ciò non avvenne e quando la fine stava giungendo, anziché imparare dal proprio errore, continuò ad evocare la venuta del suo dio padrone sperando nella liberazione da un corpo che, ormai vecchio e malato, stava morendo. Il cristianesimo rinnova la speranza per impedire all'uomo di imparare dai propri errori.

Per Mao Tse Tung l'errore è l'oggetto dal quale si impara. Mentre il padre cristiano presenta a suo figlio egli stesso come immagine del dio padrone e identifica il dio padrone con sé stesso in quanto padre, per Mao Tse Tung un padre dovrebbe presentare al proprio figlio i propri errori, i motivi dei propri fallimenti. Perché il successo è presente nella sua vita e nella possibilità di istruire il figlio, ma l'esperienza del figlio può nascere solo dagli errori del genitore.

La pratica genera le idee sul mondo e le idee sul mondo vengono trasferite nella pratica per essere verificate. Non esiste una conoscenza "teorica" o "astratta" che non derivi dalla relazione pratica fra l'uomo e il mondo in cui egli vive. Senza le relazioni pratiche l'uomo non sarebbe uscito dal brodo primordiale e le specie della Natura non si sarebbero diversificate.

Non esistono in Mao Tse Tung idee aprioristiche o idee innate. Esistono idee proprie della società in cui vive e nella quale ha costruito i suoi adattamenti, ma se l'uomo vuole agire in quella società deve studiarla e allineare le sue idee in funzione dell'obbiettivo che vuole raggiungere partendo dalla conoscenza delle idee della società in cui vuole operare.

Il fallimento dell'uomo nella sua azione comporta la formazione di un errore che ritorna all'uomo sotto forma di esperienza. Esperienze dalle quali dobbiamo apprendere in quanto non è necessario ripetere tutti gli errori del passato per imparare dagli errori, ma è necessario sperimentare per verificare se quello è un errore oppure un'idea funzionale all'obbiettivo prefissato.

In Mao Tse Tung il proletariato è sinonimo di umanità. Non esiste in Mao Tse Tung l'idea dell'uomo che non sia un proletariato se non come nemico che si appropria del proletariato tentando di possedere l'uomo. Lo stesso significato di proletariato in Mao Tse Tung è tradotto, socialmente, nella Costituzione della Repubblica Italiana in cui la parola "proletariato" è sostituita dalla parola "cittadini" che ne fissa il ruolo sociale del proletariato in Mao Tse Tung all'interno dell'articolo quattro comma secondo. Se il proletariato in Mao Tse Tung è colui che opera trasformando merci in prodotti atti a soddisfare i bisogni umani, nella Costituzione della Repubblica Italiana il cittadino è colui che "..ha il dovere di svolgere secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra la progresso materiale o spirituale della società".

Sta di fatto che il principio Costituzionale andava precisato con delle leggi che chiunque si è guardato bene da non fare lasciando in vigore le concettualità socialmente presenti prima dell'entrata in vigore della Costituzione con tutti i disastri sociali che ciò ha comportato. Esattamente come per il termine "lavoro" che da diritto e dovere nella Costituzione è stato trasformato dalla politica attuale in "privilegio" come nell'ideologia cristiana.

Nota: Le citazioni di Mao Tse Tung sono tratte dal "Trattato sulla pratica - Sul rapporto fra la conoscenza e la pratica, fra il sapere e il fare", 1937, in Opere Scelte Vol. 1 Casa Editrice in Lingue Estere Pechino 1969 da pag. 313 a pag. 327.

 

 

La Teoria della Filosofia Aperta: sesto volume

 

 

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Claudio Simeoni

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Ultima modifica ottobre 2025

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