Mao Zedong (1893 - 1976)

Sul rapporto fra la conoscenza e la pratica - quinta parte

di Claudio Simeoni

Cod. ISBN 9788827811764

La Teoria della Filosofia Aperta: sesto volume

 

Filosofia Aperta - seconda parte (del volume)

 

Il rapporto fra pratica e conoscenza. L'azione e il sapere
in "Sulla Pratica"

 

La visione della percezione generale della realtà caratterizza l'intero discorso sulla formazione della conoscenza in Mao. La conoscenza in questo trattato di Mao è una conoscenza finalizzata ad ottenere un risultato. E' una conoscenza pratica per un fine pratico il cui raggiungimento non modifica solo la realtà del vissuto, ma gli stessi protagonisti che agiscono per raggiungere quegli obbiettivi.

Ciò che Mao non coglie è lo stridere fra i processi della formazione della conoscenza con cui l'uomo abita il mondo e i conseguenti processi di modificazione della conoscenza all'insorgere di problemi per la cui soluzione è necessario modificare il mondo. L'uomo estraniato dal mondo, alla soluzione dei problemi antepone una propria illusione. Anteporre la soluzione immaginata al problema che si presenta è proprio del comportamento di Socrate, Platone o di Gesù. Non è l'azione, l'impegno sociale, il lavoro dell'uomo che costruisce la conoscenza di Socrate o di Gesù, ma agiscono attraverso quella che Mao chiama "saccenza". Cioè un presumere una conoscenza che precede l'esperienza. Come se la conoscenza, in generale dell'uomo, non fosse il prodotto di trasformazioni soggettive messe in atto dalla specie fin da quattro miliardi di anni or sono.

Scrive Mao nel trattato sulla Conoscenza e la pratica fra il sapere e l'azione:

E' questo il processo della conoscenza che ogni uomo segue nella realtà, sebbene alcuni, deformando di proposito i fatti, sostengano il contrario. I più ridicoli a questo mondo sono i "saccenti" i quali hanno solo un'infarinatura di cognizioni casuali e frammentarie ma si considerano "superiori a tutti", il che testimonia la loro incapacità di valutare serenamente se stessi. Il sapere è scienza, e questa non ammette la minima disonestà o presunzione; esige invece proprio il contrario: onestà e modestia. Per acquisire delle conoscenze, bisogna partecipare alla pratica che trasforma la realtà. Per conoscere il gusto di una pera, bisogna trasformarla mangiandola. Per conoscere la struttura e le proprietà dell'atomo, bisogna modificare lo stato dell'atomo, facendo esperimenti fisici e chimici.

E' il vivere, le azioni e le scelte che facciamo vivendo, che ci permette di modificare noi stessi fagocitando la conoscenza e trasformare il conoscere nel metodo con cui noi affrontiamo il mondo e la vita.

Al contrario di Mao, Socrate va dai suoi concittadini (nell'Apologia a Socrate di Platone) che affrontano per come possono i problemi della loro esistenza, dicendo loro quanto sono ignoranti e quanto sono stupidi. Ma Socrate non si fa carico di quei problemi. Non elabora delle soluzione, non elenca l'insieme dei problemi da affrontare per migliorare la situazione del proprio vissuto. Deride i suoi concittadini perché non si sottomettono alla sua sapienza, alla sua presunta conoscenza. Lo stesso vale per Gesù che non affronta i problemi della vita, ma deride coloro che si preoccupano di che cosa mangeranno e di che cosa vestiranno affermando che a tutto questo provvede il dio padrone suo padre.

Quella di Socrate e di Gesù è pura disonestà intellettuale e sociale. E' solo arrogante presunzione.

A Mao sfugge la patologia di separazione che compie l'individuo arrogante fra sé e il mondo in cui vive. Questa separazione tende a porre l'individuo arrogante al di sopra degli uomini e a negare i problemi degli uomini perché, altrimenti, dovrebbe lavorare per risolverli.

La teoria delle idee di Platone nasce da questa condizione psicologica di arrogante disprezzo per gli uomini. Dal momento che né Platone, né Socrate, affrontano i problemi dell'esistenza degli uomini, ma aderendo all'ideologia della tirannia e dell'aristocrazia usano gli uomini per risolvere i propri problemi esistenziali, ne consegue che loro non si trasformano nell'affrontare i problemi, non modificano loro stessi, non trasformano la realtà nella quale vivono ma la conservano in un eterno presente in cui loro sono i dominatori.

Il problema che deve risolvere nel 1937 Mao Zedong è la guerra col Giappone. Il 7 luglio 1937 il Giappone inizia ad invadere la Cina e questo trattato sulla pratica è datato luglio 1937.

Per questo motivo tutto il discorso sulla conoscenza è centrato sulla "guerra" rivoluzionaria, ma lo stesso discorso ha un respiro talmente ampio che, modificando i riferimenti alle necessità contingenti, può essere esteso a modello di tutta la vita umana.

Scrive Mao:

Per conoscere la teoria e i metodi della rivoluzione, bisogna prendere parte alla rivoluzione. Tutte le vere conoscenze provengono dall'esperienza diretta. Tuttavia l'uomo non può sperimentare direttamente ogni cosa, e la maggior parte del sapere ci deriva, di fatto, da esperienze indirette come, per esempio, le conoscenze tramandateci dai tempi antichi o pervenuteci da altri paesi. Queste conoscenze sono il prodotto dell'esperienza diretta dei nostri antenati e degli stranieri. Se le conoscenze acquisite dai nostri antenati e gli stranieri nel corso della loro esperienza diretta corrispondevano, o corrispondono, alla condizione di quell"'astrazione scientifica" di cui parlava Lenin, se cioè erano, o sono, il riflesso scientifico di cose oggettivamente esistenti, allora sono attendibili; in caso contrario non lo sono. Perciò le conoscenze di un uomo si compongono soltanto di due parti: la prima proviene dall'esperienza diretta, la seconda dall'esperienza indiretta. Per di più, ciò che per me è esperienza indiretta per altri è esperienza diretta. Ne consegue che, considerate nel loro insieme, le conoscenze di qualsiasi genere sono inseparabili dall'esperienza diretta. La fonte di tutte le conoscenze risiede nelle percezioni che gli organi dei sensi dell'uomo ricevono dal mondo oggettivo esterno; chi nega questa percezione, chi nega l'esperienza diretta e la partecipazione personale alla pratica che modifica la realtà, non è un materialista. Ecco perché i "saccenti" sono così ridicoli. I cinesi hanno un vecchio detto: "Se non si entra nella tana della tigre come si possono catturare i tigrotti?". Questo detto è vero sia per la pratica degli uomini che per la teoria della conoscenza.

Ciò che afferma Mao vale per ogni altra condizione dell'esistenza umana. Va applicato anche a tutte quelle condizioni "esoteriche" che vengono spacciate per vere.

Se vuoi sapere come si usa una zappa e qual è la condizione per trarre il maggior profitto col minimo sforzo nell'usare la zappa, devi usare la zappa. Devi cogliere l'adattamento soggettivo del tuo braccio all'attrezzo che usi e all'oggettività, la terra, per la quale usi quell'attrezzo in funzione delle finalità che ti sei posto.

Lo stesso discorso deve essere fatto anche per concetti esoterici o religiosi. Se vuoi sapere il significato del concetto di "karma", devi usare quel concetto nella tua vita, nella tua quotidianità. Quando l'anteporre quel concetto alle azioni che metti in atto nel quotidiano non funziona, il concetto è in sé sbagliato ed è sbagliato anteporlo alle azioni, Quest'ultime per diventare efficaci nella propria vita vanno liberate da quel concetto che, posto aprioristicamente, condiziona le tue stesse azioni.

L'esperienza ti dice se quel concetto è reale o è irreale e nocivo. Questo vale anche per il concetto di dio dei cristiani e della sua provvidenza; oppure per la teoria delle idee di Platone. Qual è la loro funzione quando quei concetti li poni in modo aprioristico alle scelte che fai?

Non si tratta solo "per conoscere la teoria e i modi della rivoluzione…", ma si tratta "per conoscere il metodo e il modo con cui affrontiamo la nostra quotidianità…".

La conoscenza nasce dall'esperienza e l'esperienza per produrre la conoscenza, che altro non è che una modificazione soggettiva del nostro modo di essere nel mondo, implica che noi, nel formare la nostra esperienza, coinvolgiamo in essa le nostre emozioni in una situazione di stress emotivo paragonato alle condizioni di stress prodotte da una guerra. E' allora che noi fagocitiamo nuovi modi di pensare e guardare il mondo che chiamiamo conoscenza.

L'esperienza deve costruire la conoscenza basandosi su dati reali.

Non c'è esperienza del dio padrone dei cristiani. C'è una patologia di dominio che i cristiani giustificano con l'esistenza del dio creatore dell'universo. Noi non possiamo aver esperienza del dio padrone dell'universo, ma abbiamo esperienza della patologia di dominio dell'uomo sull'uomo che i cristiani, affermando l'esistenza del dio padrone dell'universo, affermano e tendono a legittimare.

Il dominio dell'uomo sull'uomo è vissuto dalla nostra esperienza. Non è vissuto dalla nostra esperienza il dio padrone e creatore dell'universo che rientra nella pura illazione.

La nostra esperienza ci dice questo. "Quando i cristiani affermano l'esistenza di un dio creatore, lo fanno solo per giustificare il dominio dell'uomo sull'uomo!".

Dunque, noi abbiamo esperienza del dominio dell'uomo sull'uomo legittimato dal dio creatore affermato dai cristiani, ma non abbiamo esperienza che il mondo sia stato creato da una volontà esterna al mondo.

L'oggetto di esperienza che forma la nostra conoscenza è il dominio dell'uomo sull'uomo e per affrontare il dominio dell'uomo sull'uomo, messo in atto ai cristiani, è necessario affrontare l'arroganza o, come dice Mao, la "saccenza" di chi, ponendosi al di fuori della vita, dell'uomo e della percezione, afferma l'esistenza di un oggetto al di fuori dell'uomo per costringere l'uomo a sottomettersi.

Se da un punto di vista esperienziale noi possiamo affermare che il dio creatore dei cristiani è solo una mera giustificazione di un atto delittuoso contro gli uomini, dal punto di vista della procedura logica e razionale il nemico non è solo il cristiano che afferma l'esistenza di un ente esterno, ma lo stesso ente esterno affermato che assume i connotati del criminale che pretende la sottomissione dell'uomo.

E' vero che personaggi come Socrate, Platone o Gesù sono dei "saccenti ridicoli", ma quando hanno armi a disposizione spargono il terrore per imporre la loro sacenza come una verità a cui impongono all'uomo di sottomettersi.

L'esperienza storica dimostra come le mani di saccenti come Socrate, Platone e Gesù grondano sangue di milioni di persone macellate per imporre la sottomissione e l'obbedienza a regole morali e comportamentali inumane.

I cinesi hanno un detto, dice Mao Zedong: " se non si entra nella tana della tigre non si possono catturare i tigrotti". Quando i cristiani affermano l'esistenza del loro dio padrone è il dio padrone il nemico dell'uomo e se non si affronta il dio padrone non si può nemmeno catturare i singoli cristiani che, affermando il loro dio padrone, mettono in atto il dominio dell'uomo sull'uomo.

Marx ed Engels leggono una realtà di una condizione sociale in cui gli uomini sono divisi in classe, trasformano tale lettura in una teoria dell'uguaglianza sociale e contribuiscono ad estendere il concetto di uguaglianza fra gli uomini che, nella situazione in cui vivono Marx ed Engels, diventa una pulsione rivoluzionaria come spinta all'eliminazione dei sistemi giuridici che fissavano la divisioni fra le classi, fra i sessi, fra le razze, ecc.

Scrive Mao Zedong:

Non ci può essere conoscenza disgiunta dalla pratica. Al fine di chiarire il movimento dialettica-materialistico della conoscenza che nasce dalla pratica volta a modificare la realtà, per chiarire cioè il movimento del graduale approfondimento della conoscenza, daremo qualche altro esempio concreto. Nel periodo iniziale della sua pratica - quello della distruzione delle macchine e della lotta spontanea - il proletariato era appena nella fase percettiva della sua conoscenza della società capitalistica e conosceva soltanto gli aspetti singoli e i nessi esterni dei vari fenomeni del capitalismo. A quell'epoca il proletariato era ancora una "classe in sé". Ma una volta raggiunto il secondo periodo della sua pratica - quello della lotta economica e politica cosciente e organizzata - grazie alla sua attività pratica, all'esperienza acquisita nel corso di una lotta prolungata - esperienza che Marx ed Engels generalizzarono scientificamente creando così la teoria marxista che servì a educarlo - il proletariato riuscì a comprendere l'essenza della società capitalistica, i rapporti di sfruttamento fra le diverse classi sociali, i propri compiti storici, e divenne allora una "classe per sé". La stessa strada ha seguito il popolo cinese per la conoscenza dell'imperialismo. La prima fase è stata quella della conoscenza percettiva, superficiale, come dimostrano le lotte indiscriminate contro gli stranieri - il Movimento del Taiping, il Movimento dello Yi Ho Tuan, ecc. E' stato soltanto in un secondo momento che il popolo cinese ha raggiunto la fase della conoscenza razionale, ha visto le contraddizioni interne ed esterne dell'imperialismo e ha compreso la verità essenziale che l'imperialismo si era alleato con la classe dei compradores e con la classe feudale per opprimere e sfruttare le masse popolari della Cina. Questa conoscenza ha avuto inizio, più o meno, al tempo del Movimento del 4 maggio 1919.

Il principio di uguaglianza fra gli uomini sotto la medesima legge che vale per tutti gli uomini fu un principio fondamentale sia della rivoluzione francese sia di chi fece del "marxismo" un'ideologia di riferimento.

Se dal punto di vista sociale, il principio di uguaglianza sociale implicava il concetto di democrazia, dal punto di vista religioso scalzava un principio fondamentale con cui il cristianesimo alimentava la schiavitù dell'uomo e, quando la schiavitù fu considerata economicamente svantaggiosa, il cristianesimo ricorse a tutta una serie di forme di controllo classista e di emarginazione sociale che, anche quando non sono considerate schiavitù in termini giuridici, di fatto lo sono nelle relazioni umane.

"Schiavi, obbedite in ogni cosa ai vostri padroni secondo la carne, non solo quando vi vedono, come per piacere agli uomini, ma con sincerità di cuore, per timore del signore. Tutto quello che fate, fatelo di cuore, come per il signore e non per gli uomini, sapendo che riceverete in ricompensa l'eredità dalle mani stesse di dio. E' a cristo signore che voi servite. Chiunque, invece, commette ingiustizia, commetterà secondo l'ingiustizia commessa: non vi sarà accettazione di persone."

Paolo di Tarso, lettera ai Colossesi 3, 22-25

"Servi siate sottomessi con ogni rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli che sono buoni o ragionevoli, ma anche a quelli di carattere intrattabile. Poiché piace a dio che si sopportino afflizioni per riguardo verso di lui, quando si soffre ingiustamente. Infatti che gloria vi è nel sopportare di essere battuti, quando si ha mancato? Ma se voi, pur avendo agito rettamente, sopportate sofferenze, questo è gradito davanti a dio. Anzi è appunto a questo che voi siete stati chiamati, perché Cristo pure ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio affinché ne seguiate le orme."

I Pietro 2, 18-21

Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli. Io vi assicuro che egli si metterà un grembiule, li farà sedere a tavola e comincerà a servirli. E se il padrone tornerà a mezzanotte oppure alle tre del mattino e troverà i suoi servi ancora svegli, beati loro!

Vangelo di Luca 12, 37 - 38

Nel periodo iniziale della sua pratica, le persone che lavoravano in fabbrica, ebbero coscienza di essere coloro che producono beni e che il tempo che impiegavano era quanto il "capitalista" sottraeva loro.

Non era più il feudatario che dava le "sue" terre da coltivare, ma era l'uomo, l'operaio, che concedeva il suo tempo di vita e con quel tempo di vita favoriva la nascita della ricchezza. Volendo una parte di quella ricchezza che costruiva, costruiva anche la coscienza di sé stesso nel mondo.

A mano a mano che i produttori di ricchezza divennero coscienti di produrre ricchezza, i fruitori della ricchezza disarticolarono e diversificarono i modi di accumulo di capitale in modo che fosse sempre più complesso per il produttore di prodotti individuare i canali attraverso i quali il capitale di tempo-lavoro veniva accumulato. Fra le altre cose costruirono una massa di miserabili da cui attingere manodopera quando gli operai diventavano "troppo pretenziosi".

Non ci fu l'insorgere di una coscienza proletaria, ci fu l'insorgere di una insofferenza fra la consapevolezza di quello che si faceva e l'organizzazione sociale che emarginava il produttore di ricchezza. Ci fu l'insorgenza di un'intolleranza fra l'educazione cristiana, che imponeva sottomissione ed obbedienza, e la responsabilità che le mansioni svolte come operaio, imponevano.

Non si trattava più della proprietà della terra per volere di dio con cui controllare le persone come nel regime feudale, ma fu la necessità di disporre della contrattazione del proprio tempo di vita che veniva sottratto alla persona per essere trasformato in "tempo di lavoro".

Per poter gestire il tempo di vita trasformato in tempo di lavoro delle perone nella fabbrica era necessaria una diversa organizzazione sociale che riconoscesse il "lavoratore della fabbrica" allo stesso livello del borghese fino allo stesso livello del dio dei cristiani: gli uomini sotto la medesima legge che regola il comportamento del dio dei cristiani.

Questo processo di trasformazione dell'uguaglianza sociale, in tutti i paesi del mondo, attraversa varie fasi e si esprime in diversi livelli sempre frenati e controllati dalle condizioni di disuguaglianza che lo hanno preceduto. Le condizioni di diseguaglianza imposte dal cristianesimo condizionano i processi di uguaglianza democratica che nei vari paesi assumono aspetti e percorsi diversi. A volte i regimi concedono ai cittadini diritti di uguaglianza, altre volte sono necessari sommovimenti violenti e, altre volte ancora, come in Italia, si creano condizioni per le quali sono i cittadini a dettare le regole alle Istituzioni.

Ciò che sfugge a Mao Zedong è che non c'è una verità da comprendere, ma una libertà che ha nelle azioni dell'uomo nel mondo la formazione della sua consapevolezza.

Nel definire la formazione dell'esperienza del bambino, Mao Zedong ricorre all'esempio della guerra. Certamente, a Mao Zedong interessa la guerra che sta combattendo, ma nell'affrontare le questione della guerra altro non fa che definire i metodi con cui il bambino affronta la sua vita, costruisce la sua esperienza e forgia le sue armi psico-emotive nel mondo e nella vita.

Scrive Mao Zedong:

Passiamo ora alla guerra. Se chi dirige la guerra non ha esperienza militare, nella fase iniziale non potrà comprendere le leggi profonde che regolano la condotta di una data guerra (per esempio, la nostra Guerra rivoluzionaria agraria degli ultimi dieci anni). Nella fase iniziale potrà acquisire soltanto l'esperienza che deriva dalla partecipazione personale a un gran numero di battaglie, molte delle quali, del resto, si concluderanno con la sua sconfitta. Tuttavia questa esperienza (l'esperienza delle vittorie e, in particolare, delle sconfitte) lo metterà in grado di comprendere gli elementi di ordine interno presenti nella guerra nel suo complesso, vale a dire le leggi di quella data guerra, di comprenderne la strategia e la tattica e di conseguenza gli darà la possibilità di dirigerla con sicurezza. Se, a questo punto, la direzione della guerra dovesse passare a un uomo privo di esperienza, questi, a sua volta, potrà comprendere le leggi reali della guerra soltanto dopo aver subito una serie di sconfitte (cioè dopo avere acquisito esperienza).

Il bambino non ha un'esperienza di vita e ai suoi genitori cristiani non interessa che al bambino siano forniti gli strumenti con cui affrontare la sua vita. Per il genitore cristiano il bambino deve obbedire, sottomettersi, credere in idee aprioristiche della provvidenza e della volontà del suo dio padrone senza curarsi se la crescita del bambino sarà adeguata ad affrontare la sua vita e la sua esistenza.

Il genitore cristiano pretende che il bambino obbedisca, che taccia, che stia fermo e che si comporti in modo da non disturbare.

Al contrario, il bambino è attraversato da forze potenti che lo spingono a rispondere alle sollecitazioni del mondo e al mondo oppone il suo desiderio di conoscenza che è desiderio di crescita.

Il bambino parte alla guerra della sua vita. Senza esperienza, senza un bagaglio fornito dai genitori e inizia la sua fase di accumulo di esperienza nella quale veicola la sua volontà, la sua intelligenza e le sue capacità analitiche.

Spesso i genitori si compiacciono dell'intelligenza del loro bambino quand'è molto piccolo, ma poi, a mano a mano che cresce e la sua intelligenza si fa più complessa, aumentano le sollecitazioni per "domarne lo spirito", ingabbiare il movimento, renderlo sottomesso a doveri che gli vengono imposti.

In queste condizioni il bambino combatte la sua guerra e costruisce la sua esperienza.

Se non soccombe, il bambino si adatta.

Tutte le sue battaglie saranno delle sconfitte perché alla pulsione che lo spinge ad agire, risponderà mediante una mediazione che, tentando di salvare parte della sua pulsione, finirà per smussarne gli slanci.

Il bambino parteciperà ad un gran numero di battaglie nel suo quotidiano e in questa situazione forgerà la sua esperienza che, modificandolo, si trasforma nella sua conoscenza.

Questa sua azione lo metterà in grado di comprendere le relazioni che esistono fra necessità di soddisfare il suo bisogno e regole sociali nelle quali gli è consentito di soddisfare il suo bisogno.

Comprenderà le regole della strategia e della tattica sul come agire per raggiungere i suoi obbiettivi. Imparerà a piangere per attirare l'attenzione e costringere il genitore a soddisfare i suoi bisogni o imparerà a sparire quando la situazione non gli sarà favorevole.

L'esperienza insegna al bambino ad esporsi e a sottrarsi.

Se gli adulti usassero la loro esperienza per continuare a forgiare la loro conoscenza, non ci sarebbero limiti per lo sviluppo dei bambini e della loro conoscenza, ma dal momento che scopo del genitore cristiano è addomesticare il figlio affinché aderisca a quello e solo a quel modello, a mano a mano che il bambino cresce, di sconfitta in sconfitta, verrà addomesticato e il bambino sveglio e intelligente dei primi anni di vita si trasformerà in un bambino timoroso e insicuro pronto a mettere in atto o a subire atti di bullismo e di violenza.

Mao Zedong si preoccupa che la guerra sia condotta da uomini di esperienza esattamente come i genitori nei confronti dei figli dovrebbero essere individui di esperienza che alimentano la coscienza del figlio. Invece, sono adulti paurosi e timorosi che vogliono costringere il figlio a propria immagine e somiglianza e anziché andare alla ricerca di nuova esperienza con cui far nascere nuova conoscenza, obbligano il figlio in ginocchio a pregare un dio padrone affinché il figlio sia nella loro stessa condizione di schiavitù psicologica.

Marghera 30 marzo 2017

NOTA: Le citazioni del "Sulla Pratica" sono tratte da Mao Tse Tung "Opere scelte" Vol 1 Casa Editrice in lingue estere - Pechino 1969

 

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Marghera, 30 marzo 2017

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.