Vangelo di Matteo 10, 28

Le istruzioni di Gesù agli apostoli

Claudio Simeoni

Vai agli ordini di Gesù agli apostoli

Vangelo di Matteo 10, 28

 

Afferma Gesù nel vangelo di Matteo 10, 28:

"Non temete coloro che uccidono il corpo,
ma non possono uccidere l'anima;
temete piuttosto colui che può mandare
anima e corpo all'inferno." Matteo 10, 28

Siamo alla prima parte del discorso che sta alla base dei comportamenti dei kamikaze musulmani. Perché si suicidano? Perché non temono di perdere il corpo in quanto la loro anima sarà assunta nel loro paradiso.

La distinzione anima e corpo, inventata da Platone, ha rappresentato la separazione dell'uomo dalla vita. Macellare gli uomini non avrebbe comportato la macellazione delle loro anime e, se l'uomo macellato era considerato un peccatore, torturarlo e macellarlo altro non era che la volontà con cui dio anticipava i tormenti infernali.

Il progetto di Gesù era quello di impossessarsi degli uomini e distruggere il loro futuro. I corpi degli uomini manifestavano quella che Platone chiamava anima? Dunque poteva torturare e distruggere gli uomini che non si sottomettevano millantando i terrori della loro anima. Solo che non esiste un'anima distinta da un corpo né mai un corpo (che altrimenti si chiama cadavere) esiste senza tutte quelle qualità che Platone e i cristiani attribuiscono all'anima. E' il corpo che manifesta quanto i cristiani definiscono come anima e torturare e distruggere il corpo significa torturare e distruggere l'anima degli uomini. Gesù è un criminale che manifesta le stesse caratteristiche del pensiero con cui il nazismo macellò zingari ed ebre. Gli Esseri Umani non devono essere distrutti in uno scontro a fuoco, militare, che vede opposte fazioni, ma devono essere annientati nella psiche, sottomessi a volontà esterne, diventare schiavi e supplici perché travolti dalla paura e dal terrore.

Non fazione contro fazione, ma massa contro i singoli individui che vengono macellati, sottomessi e annientati affinché siano esempio del terrore che può avvinchiare chiunque non si metta in ginocchio davanti a lui "figlio del dio padrone".

A Gesù interessa spargere terrore: il terrore di finire anima e corpo all'inferno in alternativa a morire per la sua gloria!

Si tratta, da parte di Gesù, di pretendere che le persone si sacrifichino per lui e questa pretesa nella dottrina cristiana si trasformerà nella strage degli eretici e delle Streghe giustificata con "l'esigenza di salvare la loro anima".

L'elenco dei terrori e dei tormenti a cui le persone sono sottoposte ad opera di Gesù sono presto diffuse dagli apostoli, i terroristi, che aggredendo persone fragili ed indifese le costringeranno alla paura e all'angoscia.

Con l'arrivo del cristianesimo a Roma, cristiani ed ebrei per fare propaganda diffusero una serie di libercoli che vanno sotto il nome di "libri sibillini ebraici o cristiani". Si tratta di decine di apocalissi che spargono terrore sulla fine del mondo, i tormenti delle pene infernali e paventano la gloria dei sottomessi con tutta l'anima e tutto il corpo.

Spargere terrore dell'onnipotenza di Hitler e della soluzione finale nei tormenti dei campi di sterminio. Questo è l'obiettivo delle apocalissi ebree e cristiane.

Una di queste apocalissi, oltre a quella classica della bibbi (Apocalisse di Giovanni) è l'apocalisse di Paolo molto nota e diffusa nel medioevo. Questa apocalisse che semina il terrore della distruzione dell'anima, come voluto da Gesù, fu trascritta da Dante Alighieri che la trasformò nella sua Divina Commedia.

Millantare di poter distruggere l'anima prospettando terrori eterni da imporre all'infanzia indifesa per costringerla al terrore e all'angoscia è uno dei delitti contro l'umanità da imputare a Gesù come vigliacco e assassino e, per estensione, ad ogni cristiano che ha rinnovato sottomissione, angoscia e terrore in ogni suo figlio per la gloria del suo dio padrone.

Per capire la violenza con cui Gesù e i cristiani farneticavano attorno al "destino" degli uomini dopo la morte, prelevo da un sito che l'ha messa in rete un'ampia citazione dell'Apocalisse di Paolo:

Visione dell'inferno
(Dall'apocalisse di Paolo)

[31] Quand'ebbe finito di parlare con me, mi condusse fuori della città attraverso gli alberi, lungi dai luoghi della terra dei buoni, e mi pose sulla sponda del fiume di latte e miele; dopo mi condusse sull'oceano che regge le fondamenta del cielo.

Poi l'angelo prese a dirmi: "Comprendi tu che te ne vai di qui?". Risposi: "Sì, signore!". Egli proseguì: "Vieni, seguimi e ti mostrerò le anime degli empi e dei peccatori, e così vedrai il luogo ]oro assegnato".

Partii con l'angelo il quale mi condusse lungo la via del tramonto; vidi l'inizio del cielo le cui fondamenta sono in un grande fiume d'acqua. Domandai: "Che cos'è questo fiume d'acqua?". Mi rispose: "Questo è l'oceano che avvolge tutta la terra". Giunto al di là dell'oceano, guardai: in quel luogo non c'era luce, ma solo tenebre, tristezza e malinconia, ed io sospirai.

Vidi un fiume di fuoco ardente, nel quale si trovava una moltitudine di uomini e donne, alcuni immersi fino alle ginocchia, altri fino all'ombelico, altri fino alle labbra e altri ancora fino ai capelli.

Interrogai l'angelo dicendo: "Signore, chi sono costoro nel fiume di fuoco?". Mi rispose: "Sono quelli né caldi né freddi, quelli che non sono stati annoverati nel numero dei giusti, ma neppure nel numero dei peccatori. Costoro trascorsero il tempo della loro vita sulla terra dedicando qualche giorno alla preghiera e gli altri giorni ai peccati e alle fornicazioni fino alla morte".

Domandai: "Chi sono, signore, costoro immersi fino alle ginocchia?". Egli mi rispose: "Sono coloro che, usciti di chiesa, si perdono in discorsi frivoli. Quelli immersi fino all'ombelico sono coloro che dopo aver preso il corpo e il sangue di Cristo se ne andavano a fornicare, e non desistettero dai loro peccati fino alla morte. Quelli immersi fino alle labbra sono coloro che praticano la maldicenza, allorché sono raccolti in chiesa. Sono poi immersi fino alle sopracciglia quelli che si fanno cenni l'un l'altro e tramano malignità contro il prossimo".

[32] Nella parte settentrionale, vidi un luogo ove erano diversi e svariati tormenti, pieno di uomini e donne, nel quale scorreva un fiume di fuoco. Guardai e vidi fosse molto profonde nelle quali si trovavano insieme molte anime: la profondità di quel luogo era di circa tre mila cubiti; le sentii gemere e piangere mentre dicevano: "Abbi pietà di noi, Signore!". Ma nessuno aveva di loro pietà.

Interrogai l'angelo, dicendo: "Chi sono costoro, signore?".

L'angelo mi rispose: "Sono quelli che non sperarono di potere avere aiuto dal Signore". Domandai ancora: "Signore, se si seguita a gettare queste anime così l'una sull'altra, penso che di qui a trenta o quaranta generazioni, anche se verranno spinte nelle più alte profondità, le fosse non le potranno più contenere". Mi rispose: "L'abisso non ha alcuna misura; dietro di questo ne viene un altro e un altro ancora. Come quando un uomo robusto scaglia un sasso dentro un pozzo molto profondo, sicché solo dopo molte ore raggiunge il suolo, così è l'abisso Per quante anime vi si gettino, a stento dopo cinquecento anni raggiungono il fondo".

[33] A queste parole io piansi e gemetti sul genere umano. L'angelo mi rispose dicendo: "Perché piangi? Sei, forse, tu più misericordioso di Dio? Dio è buono, sa che ci sono i tormenti, e perciò sopporta con pazienza il genere umano, lasciando che ognuno, nel tempo in cui abita sulla terra, si regoli secondo la propria volontà".

[34] Guardai ancora nel fiume di fuoco e vidi un uomo preso per la gola dagli angeli custodi del Tartaro, che avevano in mano un tridente con il quale perforavano le viscere di quel vecchio.

Interrogai l'angelo, dicendogli: "Chi è questo vecchio, signore, al quale sono inflitti simili tormenti?". L'angelo mi rispose: "Questo che tu vedi fu un sacerdote che non adempì bene il suo ministero: mangiava, beveva, fornicava, e offriva il sacrificio al Signore sul suo santo altare".

[35] Non lungi, vidi un altro vecchio portato correndo da quattro veloci angeli cattivi; poi lo immersero nel fiume di fuoco fino alle ginocchia e presero a percuoterlo e a tempestargli il volto di ferite senza permettergli neppure di esclamare: "Abbi pietà di me!".

Interrogai l'angelo il quale mi rispose: "Questo che tu vedi fu vescovo, ma non adempì bene il suo ministero episcopale: ebbe sì un gran nome, ma per tutta la sua vita non entrò mai nella santità di colui che gli aveva dato quel nome; non giudicò con giustizia, non ebbe pietà delle vedove e degli orfani: ora è ricompensato in proporzione della sua iniquità e delle sue azioni".

[36] Vidi un altro uomo immerso nel fiume di fuoco fino alle ginocchia; aveva le mani tese e sanguinanti, gemeva e piangeva, gridando: "Abbi pietà di me! Io, infatti, soffro più di tutti gli altri che sono in questo tormento".

Domandai: "Chi è costui, signore?". Mi rispose: "Questo che vedi fu diacono; mangiava le offerte, fornicava e non si comportava rettamente al cospetto di Dio: perciò ne sconta la pena senza tregua".

Osservai e vidi che al suo fianco c'era un altro uomo, che essi avevano portato in fretta e gettato nel fiume di fuoco ove rimase immerso fino alle ginocchia; venne poi l'angelo preposto ai tormenti, con un coltello grande, affilato e rosso di fiamma e prese a tagliare le labbra e la lingua di quell'uomo.

Io sospirai e piansi, e domandai: "Chi è costui, signore?". Mi rispose: "Questo che tu vedi fu lettore; leggeva al popolo, ma egli non osservava i precetti di Dio: ora sconta la sua pena".

[37] Vidi, nello stesso luogo, un'altra quantità di fosse: nel mezzo c'era un fiume pieno di una moltitudine di uomini e donne divorati dai vermi. Io piansi, sospirai, e interrogai l'angelo: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono coloro che estorsero usura su usura, ebbero fiducia nelle loro ricchezze e non sperarono in Dio, che era il loro aiuto".

Poi osservai e vidi un altro luogo molto angusto: c'era come un muro e tutt'intorno del fuoco; vidi che dentro c'erano uomini e donne che si mangiavano la lingua.

Domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono coloro che in chiesa motteggiano la parola di Dio, non la valutano, bensì giudicano pressappoco un nonnulla Dio e i suoi angeli: perciò ora ne scontano in tal modo la pena dovuta".

[38] Guardai e vidi in fondo al baratro un'altra fossa che pareva di sangue. Domandai: "Signore, che è mai questo luogo?" Mi rispose: "In questa fossa convergono tutti i tormenti".

Vidi uomini e donne immersi fino alle labbra, e domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono i fattucchieri, che diedero incantesimi a uomini e donne, e non cessarono fino a quando non li colse la morte".

Vidi ancora, in una fossa di fuoco, altri uomini e donne dal volto molto nero. Sospirai, piansi e domandai: "Signore, chi sono costoro?". Mi rispose: "Sono i fornicatori e gli adulteri: avevano la propria moglie e commisero adulterio. Così è pure delle donne: avevano il proprio marito e commisero adulterio. Perciò ne scontano le pene, senza fine".

[39] Vidi là delle fanciulle vestite di nero, e quattro terribili angeli aventi tra le mani catene infuocate che gettavano attorno al loro collo e le conducevano così tra le tenebre.

Nuovamente in lacrime, interrogai l'angelo: "Queste chi sono, signore?". Mi rispose: "Sono le vergini che macchiarono la loro verginità all'insaputa dei loro genitori. Perciò scontano senza tregua le loro pene".

Là, in un luogo di ghiaccio e neve, osservai ancora uomini e donne nudi, con le mani e i piedi tagliati, che venivano divorati dai vermi. A quella vista piansi, e domandai: "Chi sono questi, signore?". Mi rispose: "Sono quelli che fecero del male agli orfani, alle vedove e ai poveri, e non avevano fiducia nel Signore. Perciò scontano senza posa le loro pene".

Osservai e vidi altri sospesi su di un corso d'acqua: le loro lingue erano straordinariamente secche, davanti a loro vi erano molti frutti, ma a loro non era permesso di prenderne. Io domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono quelli che rompono il digiuno. Perciò ne scontano senza posa le pene".

Vidi altri uomini e donne sospesi per le sopracciglia e per i capelli trascinati dal fiume di fuoco. Domandai: "Chi sono questi, signore?". Mi rispose: "Sono quelli che non si offrivano ai propri mariti o alle proprie mogli, ma ad adulteri. Perciò scontano le loro pene senza fine".

Vidi altri uomini e donne ricoperti di polvere: il loro aspetto era come il sangue; erano immersi in una fossa di pece e zolfo, e scorrevano giù lungo il fiume di fuoco. Domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono coloro che praticarono l'empietà di Sodoma e di Gomorra, maschi con maschi. Perciò ne scontano senza posa le pene".

[40] Osservai e vidi uomini e donne in una fossa; indossavano abiti chiari e i loro occhi erano ciechi. Io domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono i pagani che fecero elemosine, ma non conobbero il Signore Dio: perciò scontano senza posa le loro pene".

Osservai e vidi altri uomini e donne sopra un obelisco di fuoco, mentre delle bestie li dilaniavano tanto che non riuscivano neppure a dire: "Abbi pietà di noi, Signore!". Vidi l'angelo preposto ai tormenti, che addossava contro di loro pena su pena, esclamando: "Riconoscete il Figlio di Dio! Vi è stato, infatti, annunziato, ma quando vi si leggevano le Scritture divine non prestavate attenzione. E' dunque giusto il giudizio divino. Le vostre azioni cattive si impadronirono di voi e vi condussero tra queste pene".

Io sospirai, piansi e domandai: "Chi sono questi uomini e queste donne che vengono strangolati nel fuoco e scontano le pene?". Mi rispose: "Sono le donne che macchiarono la creatura di Dio, allorché dal loro seno estrassero i bimbi; e gli uomini che giacquero con esse. I loro bimbi invocano il Signore Dio e gli angeli preposti alle pene, dicendo: "Vendicaci dei nostri genitori poiché macchiarono la creatura di Dio; pur avendo il nome di Dio non ne osservarono i comandamenti, ci gettarono in cibo ai cani, ci fecero calpestare dai porci e ne gettarono altri nel fiume".

Questi bimbi furono affidati agli angeli del Tartaro, sovrapposti alle pene, affinché li conducessero nel vasto luogo della misericordia, mentre i loro padri e le loro madri sono sottoposti in perpetuo alla pena dello strangolamento".

Dopo vidi uomini e donne indossanti panni pieni di pece e di zolfo infuocato: draghi si avvinghiavano al loro collo, alle spalle e ai piedi, e angeli li tenevano fermi con corna infuocate, li percuotevano e chiudevano loro le narici, dicendo: "Perché non avete compreso il tempo nel quale dovevate fare penitenza e servire Dio?".

Domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono quelli che apparentemente rinunziavano al mondo, indossando il nostro abito, ma gli ostacoli del mondo li resero miseri: non mostrarono carità, non ebbero pietà delle vedove e degli orfani, non accolsero lo straniero e il pellegrino, non fecero offerta alcuna, né ebbero pietà del prossimo; neppure per un solo giorno la loro preghiera s'alzò pura verso Dio. Furono trattenuti da molti ostacoli del mondo e furono incapaci di comportarsi rettamente al cospetto di Dio".

Gli angeli andavano con loro intorno al luogo delle pene, e quanti si trovavano nei tormenti li vedevano ed esclamavano: "Quando eravamo nel mondo noi trascurammo Dio, e anche voi avete agito allo stesso modo; quando eravamo nel mondo sapevamo di essere peccatori, mentre di voi si diceva: "Questi sono giusti e servi di Dio!". Ora sappiamo che quando vi si chiamava con il nome del Signore, era solo di nome! Perciò anch'essi scontano le loro pene".

Sospirai e piansi, dicendo: "Guai agli uomini! Guai ai peccatori! Perché mai sono nati?". L'angelo mi rispose: "Perché piangi? Sei, forse, tu più misericordioso del Signore Dio, sia benedetto nei secoli! Chi ha stabilito il giudizio e lasciò alla volontà di ognuno la scelta del bene e del male e il compimento di ciò che ognuno preferisce?". Piansi ancora moltissimo, ma egli mi disse: "Piangi, mentre non hai ancora visto i maggiori supplizi? Seguimi, e ne vedrai di sette volte più grandi".

[41] Mi trasportò nella parte settentrionale, mi pose su di un pozzo e io vidi che era sigillato con sette sigilli. L'angelo che era con me rivolse la parola all'angelo di quel luogo, dicendo: "Apri la porta del pozzo, affinché Paolo, amatissimo da Dio, possa guardare; gli è stato, infatti, concesso di vedere tutte le pene dell'inferno". L'angelo mi avvertì: "Sta' lontano, per potere reggere al fetore di quel luogo".

Appena il pozzo fu aperto, ne venne fuori un fetore così orribile e pessimo da superare tutte le pene. Guardai nel pozzo e vidi una massa incandescente da ogni lato. L'apertura del pozzo era tanto angusta e stretta da accogliere un sol uomo.

L'angelo riprese a parlarmi, dicendo: "Chiunque viene gettato in questo pozzo dell'abisso, ed esso è sigillato dietro di lui, non sarà più ricordato al cospetto del Padre, del Figlio e dello Spirito santo e degli angeli santi". Domandai: "Chi sono, signore, coloro che vengono gettati in questo pozzo?". Mi rispose: "Tutti coloro che non confessano che Cristo è venuto nella carne e che lo generò Maria vergine, e chiunque non confessa che il pane e il calice della benedizione sono il corpo e il sangue di Cristo".

[42] Guardai da Settentrione a Occidente, e vidi là il verme che non dorme; in quel luogo v'era anche lo stridore di denti; i vermi avevano la grossezza di un cubito ed erano dotati di due teste; quivi c'erano uomini e donne al gelo che stridevano i denti.

Interrogai dicendo: "Signore, chi sono quelli che si trovano in questo luogo?". Mi rispose: "Sono quelli che asseriscono che Cristo non risuscitò dai morti e che questa carne non risorge". Domandai ancora: "In questo luogo, signore, non c'e né fuoco né calore?". Mi rispose: "In questo luogo non c'è altro che gelo e neve". Aggiunse: "Anche se su di loro sorgesse il sole non si scalderebbero a causa dello straordinario gelo di questo luogo, e della neve".

All'udire tali cose, stesi le mie mani, piansi e sospirai, dicendo: "Sarebbe stato meglio che non fossimo mai nati, noi tutti che siamo peccatori!".

[43] Giorno di riposo dalle pene. Ma allorché quelli che erano in quel luogo mi videro piangere, con l'angelo, gridarono e piansero anch'essi, dicendo: "Signore, abbi di noi pietà!".

Dopo vidi il cielo aperto, l'arcangelo Michele discendere dal cielo, con lui c'era pure tutto l'esercito degli angeli, e andare da coloro che erano tra i tormenti.

Al vederlo, piansero ancora, gridarono e dissero: "Abbi pietà di noi, arcangelo Michele, abbi pietà di noi e dell'umano genere, giacché la terra si regge per le tue preghiere. Ora abbiamo visto il giudizio e abbiamo riconosciuto il Figlio di Dio; prima di entrare in questo luogo ci era stato impossibile pregare per questo. Avevamo udito che ci sarebbe stato un giudizio, prima dell'uscita da questo mondo, ma gli ostacoli e la vita del mondo non ci consentirono di pentirci".

Michele rispose dicendo: "Udite Michele che parla! Io sono colui che sta sempre al cospetto di Dio. Viva il Signore al cospetto del quale io sto! Né un giorno né una notte desisto dal pregare incessantemente per il genere umano. Io prego sì per quanti si trovano sulla terra, ma essi non desistono dal compiere iniquità e fornicazioni, e mentre sono sulla terra non mi portano nulla di buono; ed anche voi avete sprecato il tempo in cose vane delle quali avreste dovuto pentirvi. Io però ho sempre pregato e anche ora supplico affinché Dio mandi sulla terra rugiada e pioggia, e supplico fino a quando la terra produrrà i suoi frutti. Affermo che se uno fa un po' di bene io combatterò per lui, proteggendolo fino a quando sfuggirà la condanna alle pene. Or dunque dove sono le vostre preghiere? Dove sono le vostre penitenze? Avete perduto tempo vergognosamente. Ora piangete e anch'io piangerò con voi, con gli angeli che sono con me, e con il dilettissimo Paolo, se mai Dio misericordioso abbia misericordia di voi e vi dia refrigerio".

All'udire queste parole, essi esclamarono tra molte lacrime dicendo tutti con un'unica voce: "Abbi pietà di noi, Figlio di Dio!". Io, Paolo, sospirai e dissi: "Signore Dio, abbi pietà della tua creatura, abbi pietà dei figli degli uomini, abbi pietà della tua immagine!".

NOTA: non so da dove ho prelevato questo brano dell'Apocalisse di Paolo. Sicuramente dall'web. Comunque, il testo completo dell'Apocalisse di Paolo lo trovate qui:

http://www.classicitaliani.it/dante1/apopaolo.htm

E tutto questo per spargere terrore ed impedire agli Esseri Umani di affrontare con passione e determinazione la loro vita.

Per Gesù le persone devono mettersi in ginocchio davanti al suo delirio di onnipotenza e sventola il terrore e la sua capacità di macellare gli Esseri Umani per impedire loro di diventare protagonisti della loro vita. Gesù uccide il futuro dell'uomo per dominare il suo presente.

Abbiate paura di me, dice Gesù, che vi macello l'anima in una dannazione eterna, non i miei sgherri che torturandovi ed uccidendovi si limitano a distruggere il vostro corpo.

Così abbiamo visto milioni di corpi torturati e nessuna anima all'inferno!

Nella seconda apocalisse di Giacomo, trovata a Nag Hammadi (tratto da "Le apocalissi gnostiche" a cura di Luigi Moraldi ed. Adelphi), si legge la disperazione che spinge le persone a sottomettersi a Gesù:

Salvami dalla carne peccaminosa,
poiché mi sono diretto verso di te con tutta la mia forza.
Salvami da un nemico umiliante!
Non darmi in potere di un giudice severo!
Salvami dal peccato
e perdonami tutte le colpe dei miei giorni!
Poiché io sono vivo in te,
in me vive la tua grazia.
Ho rinunciato ad ogni cosa,
ma ho confessato apertamente a te.
salvami dalla grande tribulazione.
ora è giunto il tempo e l'ora!
O Santo Spirito, mandami la salvezza.

Gesù vuole che sparga terrore e i suoi sgherri eseguono.

A pag. 542 de "Il peccato e la paura" di Jean Delumeau, ed Il Mulino si legge un effetto che ha avuto nella storia il dogma di terrore imposto da Gesù:

"L'altro componente dello stato d'animo, in cui lo spirito è lacerato tra odio ed amore, è "il senso di un debito insolvibile". Dato che si è ricevuto da Dio tutto e dato che si è peccatori, si rimane in debito infinito nei riguardi di quel puntiglioso creditore. Forse quest'idea del prezzo da pagare si radicava per tramiti sotterranei nel vergeld del diritto germanico? Forse, ma in ogni caso la convinzione che un ordine dovesse essere ripristinato con l'espiazione ha avuto largo campo nella più alta spiritualità cattolica. Caterina di Bar era convinta che le Benedettine del SS. Sacramento erano destinate a "riparare" le ingiurie patite da Gesù nell'Eucarestia e anche il Bernieres parlava di "riparare l'ingiuria fatta a Dio". Questo dramma della riparazione si espresse com'è chiarissimo negli schemi monarchici del tempo: infatti il sovrano supremo era irritato dai misfatti dei sudditi ribelli e ingrati e minacciava di colpirli con la sua ira."

Il diritto di distruggere i corpi, perché tanto non è possibile distruggere l'anima, fu un diritto della monarchia assoluta cristiana attraverso la quale vennero macellati popoli interi.

Gesù, come Platone, non concepiva l'anima quale manifestazione soggettiva del corpo, ma le separava per poter macellare le persone a proprio piacere. Entrambi sono dei criminali assassini. Per contro minacciava pene e sofferenze ai corpi. Anche nell'apocalisse di Paolo, le pene non sono inflitte alle anime, ma ai corpi.

Questo ha consentito ai cristiani di macellare milioni di persone: uccidevano solo i loro corpi liberando le anime!

E' uno degli aspetti più rilevanti dell'attività di terrorismo di Gesù al fine di distruggere le società civili e il diritto dei popoli all'autodeterminazione senza dover essere costretti a piegare il proprio futuro al terrore e all'angoscia che gli apostoli di questo pazzo vanno spargendo.

 

Marghera 25.05.2007

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Liberare l'uomo dall'odio

Le istruzioni di Gesù agli apostoli

C'è qualche cosa di assolutamente malvagio in Gesù. La volontà di distruggere il divenire dell'uomo sottomettendolo ai propri deliri assolutistici. Io sono il tuo padrone, dice Gesù, in quanto figlio del dio padrone e tu uomo devi distruggere il tuo futuro perché io sono la realizzazione del tuo assoluto in questo presente. Per Gesù l'uomo è bestiame senza futuro e lui, negando il futuro dell'uomo, pretende di ergersi a salvatore dell'uomo che ha macellato per i propri deliri assolutistici.