Da dove si inizia per diventare uno Stregone

Considerazioni sulla qualità del mondo percepito dallo Stregone

di Claudio Simeoni

Riflessioni sul mondo della Stregoneria

 

Da dove si inizia per diventare uno Stregone?

Per capire che cos'è uno Stregone dobbiamo prima di tutto capire che cosa non è uno Stregone. Perché? Perché è più facile capire che cosa non è uno Stregone che non che cosa sia uno Stregone. Abbiamo dei parametri e delle categorie culturali che ci permettono di capire che cosa non sia uno Stregone mentre non abbiamo delle categorie culturali, sufficientemente accettate per capire che cosa sia uno Stregone.

Che cosa non è uno Stregone? E' un soggetto che non attende la provvidenza divina, la realizzazione di aspettative realizzate da un soggetto diverso da sé. Le aspettative di uno Stregone sono all'interno della vita della sua persona in relazione al mondo in cui vive. Lo Stregone realizza sé stesso nelle relazioni con il mondo e quelle relazioni sono caratterizzate dalla tensione dello Stregone verso un futuro possibile. Lo Stregone è colui che spinge al cambiamento del presente vissuto, ma per spingere al cambiamento è necessario che lo Stregone viva e abiti quel cambiamento; è necessario che quel cambiamento sia il cambiamento di sé stesso in un mondo che lui stesso spinge al cambiamento.

Lo Stregone è modificazione del presente in antitesi al fedele cristiano che fissa in presente in funzione della creazione di Dio. Mentre il cristiano ritine che la sua vita sia realizzazione della parola immutabile del suo Dio, lo Stregone, per quanto è possibile si fa FATO spingendo alla modificazione di un presente che vive, abita e lo coinvolge.

Le relazioni con il mondo di un futuro Stregone iniziano con le relazioni all'interno della società in cui vive. Le relazioni con gli altri uomini sono le relazioni più immediate. Degli altri uomini non ascoltiamo solo il linguaggio, ma attraverso la pratica riconosciamo i segnali corporei, osserviamo la mimica facciale, controlliamo se le loro parole coincidono con le azioni.

In altre parole, noi interagiamo con gli uomini e con loro costruiamo delle relazioni che non sono relazioni del tipo razionale, ma sono relazioni emotive che vengono, in parte, razionalizzate dalla nostra coscienza di parole, posture, odori, mimica facciale, sguardi, ecc.

Noi impariamo a leggere le emozioni perché ci immergiamo nella vita sociale. Partecipiamo, agiamo, progettiamo, desideriamo, facciamo dei progetti mediante i quali coinvolgiamo altre persone o ci facciamo coinvolgere in progetti di altre persone.

E qui intervengono le nostre scelte personali: oggettivo la mia soggettività o soggettivo l'oggettività? Cioè, proietto i miei bisogni sul mondo chiedendo al mondo di soddisfarli, oppure faccio miei i problemi del mondo, i suoi desideri che diventano anche i miei problemi e i miei desideri? Ovviamente, fra i due estremi esistono delle mediazioni. Tuttavia la mediazione avviene per le questioni della vita pratica, non c'è mediazione nella percezione dell'individuo. O fa propri i bisogni del mondo o chiede al mondo di far propri i suoi bisogni.

Gli uomini con cui noi viviamo hanno progetti, desideri, passioni. Noi viviamo tutto questo con le persone che maggiormente ci stanno vicino, ma a mano a mano che noi ci immergiamo nella vita sociale allarghiamo la nostra percezione e i nostri interessi. Non viviamo con-passione solo gli interessi di chi ci sta vicino, ma viviamo con passione cerchie sempre più vaste di individui fino a soggettivare, qualora lo si è scelto, bisogni che coinvolgono quantità sempre maggiore di persone.

In questo modo eleviamo la nostra percezione dalla nostra quotidianità. Le azioni continuano a riguardare la nostra quotidianità, ma la nostra percezione abita prospettive emotive che riguardano "vastità umane" sempre più grandi e sempre più complesse. Quella che per gioco è definita la "teoria del caos, secondo cui una farfalla batte le ali a Napoli e a Milano piove" nelle emozioni dello Stregone è il fremere emotivo per avvenimenti lontani nello spazio ma che avranno ripercussioni nel tempo modificando il vissuto degli uomini nella società in cui vive.

La Conoscenza della Stregoneria è una conoscenza emotiva.

Le emozioni non sono circoscritte alla specie umana. Noi dovremmo diventare abili nel percepire le emozioni fra gli uomini. Più diventiamo abili e maggiormente veniamo ingannati perché gli uomini si addestrano a recitare le loro emozioni, ad esporre bisogni che non hanno, a chiedere aiuto quando non avrebbero bisogno di quell'aiuto, ma solo per veder qualcuno soccorrere le loro necessità.

Gli uomini ingannano con le emozioni, Basti pensare alle rappresentazioni cinematografiche di attori la cui specializzazione consiste nell'afferrare le emozioni degli spettatori recitando situazioni in cui lo spettatore diventa con-partecipe.

Gli uomini ingannano altri uomini giocando proprio sulle loro emozioni e sui bisogni emotivi propri degli uomini.

E' proprio della via alla conoscenza di uno Stregone non ritrarsi davanti all'inganno, Subire l'inganno. L'inganno, quando coinvolge le proprie emozioni, è molto doloroso e quel dolore porta l'individuo a ritrarsi dal mondo. La sfida consiste nell'accumulare esperienza, inganno dopo inganno. Io mi fido delle persone nei confronti delle quali c'è una linea di simpatia o di co-progetto esistenziale. So che queste persone non sono uguali a me e che non cercano le stesse cose, tuttavia io mi fido di loro. Mi fido al di là di ogni possibile inganno perché, se sono sufficientemente disciplinato, l'inganno non è in grado di scalfire quello che sto facendo, i miei intenti o i miei obbiettivi.

Il mio vivere nel mondo non viene fermato dall'inganno. Quando si viene ingannati, qualche cosa muore. Muoiono delle relazioni. Muore la felicità o gli intenti della relazione, ma continua a persistere l'emozione della relazione che percorre un proprio cammino di vita passando da una condizione di tranquillità o felicità ad una condizione dolorosa per superarla nella costruzione di nuove e diverse relazioni.

L'esperienza sociale affina la percezione emotiva della realtà vissuta. Sta all'autodisciplina, all'intelligenza, alla passione, ai desideri del soggetto che intende sviluppare la propria percezione emotiva scegliere il tipo di relazioni che potrebbe essere più rispondente alle proprie passioni e ai propri desideri. Ed è l'intelligenza, l'autodisciplina e la passione che guidano le emozioni dell'individuo nella sua esplorazione del mondo mediante la costruzione di relazioni in cui sono coinvolte le sue emozioni.

Tanto più diventa vasto il mondo umano che viene compreso (il termine compreso non va inteso nel significato di capire, ma nel significato di comprendere che è avvolgere e messo dentro di sé) nelle emozioni di chi va alla ricerca della conoscenza e tanto maggiore sarà il suo sforzo per soggettivare la realtà emotiva oggettiva, farla propria e viverla mediante le proprie passioni e la propria intelligenza.

Questo genera la trasformazione, il cambiamento della persona. Una trasformazione che non è gratuita, ma molto dolorosa perché la trasformazione equivale ad una morte dove muore una percezione del mondo per rinascere in una nuova percezione del mondo.

Quando dico che muore una percezione del mondo significa che muore una descrizione del mondo. Muore tutto l'individuo perché l'individuo si rappresenta nel mondo in base alla propria capacità di percepire il mondo. Quella rappresentazione muore e, con essa, muore l'individuo. Un individuo che rinasce con una nuova e diversa percezione del mondo nella quale dovrà organizzare la propria esistenza.

Percepire le emozioni del circuito familiare o parentale è una qualità della percezione. Percepire le emozioni della propria città o della propria nazione significa che l'individuo che si limitava a percepire le emozioni della propria famiglia o del proprio circuito parentale è morto ed è nato un altro individuo che percepisce un raggio umano ben più vasto di emozioni pur continuando a percepire le emozioni del suo circuito parentale. E' avvenuta una vera e propria ristrutturazione dell'individuo e l'individuo sta iniziando a mettere ordine nella nuova percezione mediante la sua intelligenza, i suoi bisogni, i suoi desideri e le sue passioni.

L'individuo che cerca la conoscenza si immerge nei problemi sociali, li fa propri, diventano i suoi bisogni da soddisfare. L'individuo che cerca la conoscenza progetta all'interno della società. Se non ha mezzi per incidere sulla società si attrezza di mezzi culturali, ideologici, esprime pareri, esprime necessità d'azione, esprime progetti di cambiamento e progetti per impedire che aumentino i problemi sociali. Chi cerca la conoscenza diventa un tutt'uno con la società in cui vive.

Apriamo qui una sorta di inciso. Parliamo della sconfitta di chi percorre un sentiero di conoscenza mediante la propria percezione.

I meccanismi psico-fisici attraverso i quali si esprime la percezione di un individuo sono presenti in tutti gli individui. Il meccanismo della percezione viene attivato dall'individuo mediante il vivere nella società in cui è nato. Ad ogni scelta che un individuo fa, ad ogni azione che viene riempita di emozione, l'apparato percettivo dell'individuo si modifica e si specializza. Noi siamo aperti a milioni di fenomeni che dal mondo giungono a noi, ma noi, essenzialmente la nostra ragione che intende dominare la nostra percezione, li imprigiona. Impedisce loro di giungere alla coscienza e di modificare, col loro arrivo, la coscienza dell'individuo. La ragione, e più in generale la percezione dell'individuo, relega i fenomeni in una sorta di "rumore di fondo" di una fenomenologia che viene separata dalla coscienza e dalla consapevolezza dell'individuo.

Alla coscienza dell'individuo arriva solo la percezione di quei fenomeni che sono assonanti agli interessi dell'individuo e che, pertanto, possono giungere alla coscienza senza che la loro intrusione costringa l'individuo a modificare e ristrutturare la coscienza stessa.

L'apparato con cui noi percepiamo il mondo non è fatto da uno specifico organo o da una specifica area cerebrale. Noi percepiamo il mondo con tutto il nostro corpo e il nostro corpo si adatta e si struttura in modo da percepire il mondo in quel modo e solo in quel mondo. Ogni volta che noi modifichiamo il nostro modo di percepire il mondo, sia perché allarghiamo la banda dei fenomeni che giungono alla nostra coscienza, sia perché modifichiamo la qualità dei fenomeni percepiti (afferrando aspetti che prima venivano ignorati), sia che modifichiamo radicalmente i fenomeni percepiti mediante un cambio di interessi soggettivi, noi distruggiamo una parte del nostro corpo che percepisce e lo ricostruiamo in una nuova e diversa organizzazione.

Le possibilità che ha un soggetto di percepire il mondo sono innumerevoli e, oserei dire anche se mi sembra assurdo, che dobbiamo considerarle "infinite". E innumerevoli sono le strutturazioni e ristrutturazioni che l'individuo mette in atto attraverso il proprio corpo morendo e rinascendo in continuazione.

Questa formidabile capacità di percezione del mondo è una condizione che attende alla crescita dell'individuo. In sostanza, l'individuo cresce quando alimenta e modifica continuamente la sua capacità di percepire il mondo in cui vive agendo nel mondo e investendo, nelle sue azioni, il suo intero apparato emotivo. Morendo e rinascendo in una continua ristrutturazione, la capacità di percezione dell'individuo rimane sempre legata alla realtà in cui vive anche se la percezione dell'individuo, a volte, rischia di non essere perfettamente funzionale alla sua attività quotidiana perché tende a perdersi in un'infinita miriade di particolari e in un infinito numero di condizioni. Solo la forte autodisciplina dell'individuo o un'attività continua e sistematica è in grado di impedire alla percezione di estraniarsi dalla realtà percorrendo sentieri che non sono economicamente vantaggiosi per l'individuo.

Qui subentra il discorso della malattia mentale. L'individuo modifica la propria percezione perseguendo bisogni e necessità alla soddisfazione delle quali la sua percezione si adatta e si adegua. Nel farlo modifica il corpo e lo adatta a perseguire la soddisfazione di quei bisogni e di quelle necessità. La malattia mentale subentra quando l'individuo non persegue i propri bisogni e le proprie necessità costringendo la propria percezione ad adattarsi per quei fini o quando, adattata la propria percezione per la soddisfazione dei bisogni e delle necessità, cessa di produrre altri bisogni e altre necessità costringendo la propria percezione a modificarsi per consentirgli di perseguire i nuovi bisogni e le nuove necessità. In sostanza, come il corpo, anche la percezione ha bisogno di crescere e cresce solo se l'individuo usa la propria percezione del mondo come uno strumento da modificare continuamente all'occorrenza mediante l'uso.

Quando l'individuo non modifica la propria percezione, la percezione si appropria dell'individuo. Fissa l'individuo in quella percezione che si trasferisce nella ragione come verità e quella verità si appropria dell'individuo costringendolo ad organizzare sé stesso affinché fagociti quella verità e in quella verità fissi e termini la propria crescita nel mondo.

Quando la percezione viene trasformata in una verità, la percezione dell'individuo cessa di trasformarsi, di crescere e l'organizzazione fisica dell'individuo si struttura in modo da fissare quella verità in tutti gli anfratti del suo corpo. In questa situazione subentra la "negazione dell'evidenza" nei confronti di ogni fenomeno che, non collimando con la verità soggettivata dall'individuo, non combacia o non riafferma la verità interiorizzata. Un esempio di questo è la fede. La credenza in oggetti immaginati e ritenuti come reali perché giustificano e rafforzano la verità soggettivata che ha imprigionato l'individuo in quella dimensione esistenziale. Quando una verità afferma che un oggetto è buono, il soggetto affermerà che quell'oggetto è buono anche se distrugge la sua vita e attribuirà la sofferenza della distruzione ad un oggetto diverso da quello che gli sta distruggendo la vita.

E' la malattia mentale intesa come "fissazione di una realtà immaginata" che sostituisce la realtà fattiva del vivere quotidiano. L'individuo costruisce un proprio mondo mentale alienandosi dalla realtà quotidiana. Qualche volta l'alienazione è totale e, in quel caso, subentra la psichiatria che riconosce la sofferenza. Altre volte, come nella fede, l'alienazione è solo parziale e riguarda specifici ambiti dell'umana esistenza. Questo tipo di alienazione non impedisce all'individuo, date specifiche condizioni sociali, di vivere e seguire le normali regole del "vivere civile" anche se, spesso, le "normali regole del vivere civile" vengono violentate e stuprate in nome degli oggetti propri del mondo virtuale che ha imprigionato l'individuo. Questo tipo di condizione psichica non viene riconosciuta dalla psichiatria e quando viene riconosciuta viene classificata come un disturbo minore o una condizione caratteriale. Come, ad esempio, l'identificazione dell'individuo maschile nei ruoli imposti dal modello della "sacra famiglia" cristiana. Apparentemente sembra che l'individuo abbia solo un'idea di famiglia. Un'idea che agli occhi dell'operatore culturale appare un'idea come un'altra. Poi succede che la compagna non accetti di essere la sottomessa da lui immaginata come la donna obbediente della "Sacra Famiglia" e usa il coltello per ridurla all'obbedienza. L'informazione, poi, parla di femminicidio o di maschilismo per non individuare le cause nella malattia psichiatrica imposta dalla verità che era stata "fissata" nel soggetto per sostituirla alla realtà fattiva del vivere quotidiano. Il corpo di quell'individuo si è adattato alla realtà immaginata e la decisione della donna di scegliere una via diversa ha distrutto il suo mondo immaginato. Uccidere era rimasto l'unico ponte fra la realtà che immaginava e la realtà che era e che gli provocava dolore.

La cessazione della modifica della percezione della realtà di un individuo porta sempre e necessariamente alla malattia mentale. Non sta a noi dire a quale malattia mentale anche perché il tipo di stravolgimento della psiche che subentra alla cessazione della modificazione della percezione dipende sempre dal soggetto e dalla qualità del suo vissuto. Anche se non è possibile, almeno per me, individuare una patologia psichiatrica derivata dalla cessazione della modificazione della percezione, non è possibile l'esistenza di una malattia psichiatrica senza la fissazione di una percezione che si trasforma come verità nell'individuo.

Ho tentato di costruire una dualità fra che cos'è Stregoneria e che cosa non è Stregoneria. E' Stregoneria l'attività dell'individuo nella vita reale. Un'attività mediante la quale l'individuo modifica continuamente la propria percezione per farla funzionare come strumento delle proprie necessità nel risolvere i problemi che la vita reale gli pone. Non può esserci Stregoneria là dove una verità, qualunque sia la sua natura, si è impossessata dell'individuo e ha fissato in essa l'attività dell'individuo.

Possiamo ancora dire che mentre in Stregoneria la percezione soggettiva è uno strumento dell'individuo e come strumento deve essere modificato a seconda delle esigenze dell'individuo, nella verità che si impossessa dell'individuo la percezione è fissata in quella verità e l'individuo, una volta che adatta il proprio corpo a quella verità, difende quella verità perché la modificazione di quella verità gli provoca dolore. Diciamo che la percezione fissata diventa la padrona dell'individuo che richiede all'individuo di adattarsi ad essa e non più uno strumento dell'individuo per vivere nel mondo. Per questo motivo l'individuo costringe la propria coscienza a ridurre la quantità dei fenomeni da considerare nella formazione delle proprie idee sul mondo. I fenomeni percepiti che possono giungere alla coscienza vengono ridotti sia in quantità che in qualità, affinché non mettano in discussione quella verità e, contemporaneamente, la coscienza viene costretta a negare ogni fenomeno che, giungendo ad essa, potrebbe mettere in discussione la sua organizzazione.

Come può uno spettatore esterno distinguere un individuo che modifica continuamente la propria percezione per farla funzionare per sé stesso da un individuo che ha interiorizzato una verità fissando in quella verità la propria percezione?

Non lo può fare!

Perché non lo può fare? Perché in questo tipo di attività non esistono spettatori esterni!

Quando un uomo guarda un altro uomo, vede ciò che quell'uomo gli presenta in quel momento. Non vedi le sue attività che lo hanno portato a quel momento. La rappresentazione di un uomo che dilata la propria percezione è uguale alla rappresentazione dell'uomo che ha imprigionato la propria percezione in una verità che ha soggettivato. Agli occhi dello spettatore appare una visione statica e lo spettatore non è in grado di distinguere la qualità del divenuto soggettivo delle diverse rappresentazioni.

Esternamente si possono osservare le azioni, le scelte, del singolo individuo e lo spettatore può valutare se quelle azioni e quelle scelte sono più o meno coerenti col proprio divenuto. Con ciò che egli è.

Questo vale anche per il flusso emotivo che esce dalle persone. Chi pratica Stregoneria modificandosi giorno dopo giorno emette emozioni e tensioni che entrano in empatia o in egodistonicità con le persone che gli stanno attorno. In sostanza, le nostre emozioni, coinvolte nelle nostre scelte e nelle nostre azioni, al di là di come noi razionalmente le giustifichiamo e le descriviamo, hanno la capacità di comunicare e a seconda degli effetti che provocano in chi osserva le nostre azioni e le nostre scelte hanno la capacità di predisporre lo spettatore a emettere un giudizio positivo o negativo rispetto alle medesime azioni e alle medesime scelte.

Normalmente chi pratica Stregoneria modificandosi giorno dopo giorno diventa fastidioso rispetto a chi, non modificandosi e imprigionato nella sua verità, vede quella verità messa in discussione o in pericolo.

Chi modifica continuamente la propria percezione finisce per spostare la propria attenzione da ciò che è a ciò che sta diventando. Dal modello di essere al momento in cui cessa di essere un modello per avviarsi ad un altro modello. In sostanza, esiste uno spazio fra ciò che sono oggi e ciò che sarò domani. Ciò che sono oggi è un modello di verità, ciò che sono domani è un altro modello di verità. Fra i due modelli di verità che una ragione può in vari modi descrivere, c'è il momento della trasformazione che non è un modello, e pertanto non è descrivibile, ma è la realtà vissuta che porta dal modello ieri al modello domani.

Questa realtà è una realtà indescrivibile perché fatta di un infinito numero di trasformazioni, di un infinito numero di soggetti che concorrono alla trasformazione. Pensate solo alle innumerevoli cellule del corpo umano che si trasformano adattandosi da un modello che chiamiamo ieri ad un modello che chiamiamo oggi o domani.

Con la modifica continua della percezione, avviene che l'attenzione dell'uso della percezione si sposta dal modello di ciò che è, per quanto questo venga continuamente modificato, alla modificazione del modello. Anziché mettere a fuoco il mondo come percepito e descriverlo, si mettono a fuoco i meccanismi della trasformazione nel loro processo di trasformazione che, proprio perché sono in perenne movimento e modificazione, non possono essere descritti come oggetti, ma possono solo essere indicati per le modificazioni che subisce il modello di verità vissuto nel momento presente.

Lo spostamento dell'attenzione da un modello alle modificazioni che hanno condotto a quel modello o alle modificazioni che da quel modello scaturiscono è uno dei segreti della Stregoneria. O a quell'universo si accede e, allora, ne possiamo parlare se non altro per sensazione e progetti, o non vi si accede e quell'universo appare come un oscuro alla ragione che ne nega l'esistenza.

Questo è il momento in cui l'individuo diventa uno Stregone. Uno Stregone che non può più raccontare che cos'è la stregoneria tracciando un modello di verità come se fosse una condizione di essere perché l'individuo vive in una condizione di non-essere che nega continuamente ogni modello di verità percepita del mondo in cui vive.

Poi, gli esoteristi un po' scemi parlano del mondo come illusione, come se loro vivessero su un altro pianeta. Poi si dovrebbe parlare anche di altre cose, per esempio dei diversi tempi e modi di trasformazione. Di modi diversi di percezione del mondo, ecc. Tutto questo, però l'ho cancellato da questo discorso.

Cosa avviene nel corpo dell'individuo per adattarsi a questo modo di vivere e di percepire? La non-realtà del mondo, fatta di continue modificazioni che necessitano di continue trasformazioni della percezione soggettiva, appartiene alla sfera emotiva della persona. La struttura emotiva è stata plasmata dalla continua modificazione della qualità della percezione che l'individuo ha messo in atto. Questa attività agisce sulla struttura emotiva, la plasma, per rendere possibili nuove percezioni di fenomeni che descrivono anche realtà sempre diverse. Questo plasmare delle emozioni diventa un "oggetto in sé" dentro all'individuo. Non solo parte dell'individuo, ma con proprie peculiarità che permettono all'individuo di abitare i mutamenti e le trasformazioni rinunciando a fissare la propria attenzione su "modelli di verità" in cui fissare l'oggettività in cui vive.

Ci sarebbe da fare anche il discorso sull'autodisciplina che consente all'individuo di separare il proprio vivere le trasformazioni dalla descrizione della quotidianità nella quale, descritta o non descritta come una verità estemporanea, l'individuo è costretto a vivere e costruire le relazioni con altri uomini e con la natura.

Ma questo discorso lo farò in un'altra parte.

 

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Marghera, 02 novembre 2020

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Stregoneria e l'ambiente cristiano

I cristiani stuprano le altre religioni pretendendo di dire loro in che cosa credere e che cosa fare. In questa violenza si muove lo Stregone che deve imparare a rinoscere il principio che porta alla sottomissione dal principio che porta alla liberta'.