Giovanni Gentile (1875 - 1944)

In cosa consiste la dottrina del fascismo

di Claudio Simeoni

 

Indice Teoria della Filosofia Aperta

 

La dottrina del fascismo in Giovanni Gentile

 

Che cos'è l'ideale fascista?

Che cos'è il fascismo? Quali sono le idee del fascismo? Dal punto di vista dell'ideologia filosofica il fascismo italiano è il prodotto dell'ideologia di Giovanni Gentile. Benito Mussolini è il pagliaccio, la faccia che appare. Giovanni Gentile è colui che elabora l'ideologia fascista del superuomo che in nome di uno Stato padrone ha il diritto di stuprare uomini e popoli in nome della volontà di uno Stato di espandersi e dominare

Per una breve analisi della filosofia che regge l'ideologia fascista mi sono servito, prelevandole da un sito web della parte redatta da Giovanni Gentile de "La dottrina del fascismo". Tredici punti di ideologia filosofica che illustrano il fascismo scritti da Giovanni Gentile e pubblicati sull'Enciclopedia Italiana nel 1932.

Ho iniziato a riflettere partendo dalla seconda dei tredici paragrafi perché il primo paragrafo è una premessa sostanziata da un lungo delirio immaginifico che, a mio avviso, non vale nemmeno la pena di essere preso in considerazione.

 

Il fascismo come Dio e il sacrificio dell'uomo

In "La dottrina del fascismo" di Giovanni Gentile pubblicata nel 1932 pubblicata nell'Enciclopedia Italiana, Giovanni Gentile, definendo l'ideologia del fascismo, scrive:

"Modo spiritualistico. Il mondo per il fascismo non è questo mondo materiale che appare alla superficie, in cui l'uomo è un individuo separato da tutti gli altri e per sé stante, ed è governato da una legge naturale, che istintivamente lo trae a vivere una vita di piacere egoistico e momentaneo. L'uomo del fascismo è individuo che è nazione e patria, legge morale che stringe insieme individui e generazioni in una tradizione e in una missione, che sopprime l'istinto della vita chiusa nel breve giro del piacere per instaurare nel dovere una vita superiore libera da limiti di tempo e di spazio: una vita in cui l'individuo, attraverso l'abnegazione di sé, il sacrifizio dei suoi interessi particolari, la stessa morte, realizza quell'esistenza tutta spirituale in cui è il suo valore di uomo."

Tratto da: Giovanni Gentile, La dottrina del fascismo, secondo paragrafo, 1932, Enciclopedia Italiana.

Gentile riprende i vangeli di Giovanni là dove Gesù dice:

" Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù".

Vangelo di Giovanni 18, 36

Il mondo del fascismo non è il mondo in cui l'uomo vive. Un mondo, dice Gentile, governato da una sorte di legge naturale che induce l'uomo a vivere nel piacere è, secondo Gentile, momentaneo ed estraneo al fascismo. Ma l'uomo ricerca sempre il piacere e la felicità. A differenza di ciò che vuole il fascismo, l'uomo cerca la felicità e il benessere e anche quando vive in grande sofferenza. In quella sofferenza l'uomo cerca una qualche forma di beneficio, una minore sofferenza possibile. Gentile, dunque, nega la ricerca del piacere dal parte dell'uomo perché il regno del fascismo non è di questo mondo, però, Gentile, si guarda bene dal dire "di quale mondo". Negando la ricerca del piacere, Gentile nega il diritto alla vita dell'uomo perché, secondo il fascismo, l'uomo ha doveri di abnegazione nei confronti del fascismo. La vita dell'uomo è in funzione del fascismo, non in funzione di sé stesso.

L'uomo sotto il fascismo è l'uomo che nega sé stesso. Egli deve negare la propria individualità, la propria necessità della ricerca del piacere in quanto individuo, ed essere contemporaneamente, nazione e patria. Gentile, naturalmente, non dice "quale nazione" o quali sono i contenuti per cui un determinato soggetto viene chiamata "patria". Affinché io possa chiamare la mia nazione "patria" è necessario che quella "patria" mi riconosca come soggetto individuale e, infatti, oggi in questa democrazia retta dalla Costituzione della Repubblica io posso chiamare l'Italia "patria" perché la Costituzione impone degli obblighi allo Stato Italiano nei miei confronti.

Ma Gentile non parla degli obblighi dello Stato, della "Patria", nei confronti dei cittadini. Al contrario, prosegue affermando che l'individuo deve sacrificare la propria vita, deve sacrificare i propri interessi personali fino alla morte in funzione di interessi superiori, quelli del fascismo, realizzando quella "spiritualità" che, secondo Gentile, è il suo valore di uomo.

L'idea di Gentile è che l'uomo venga sacrificato, come un Gesù, sulla croce del dolore e della abnegazione a maggior gloria del fascismo.

Nei confronti dell'uomo, il fascismo si sostituisce a Dio e come Dio detta i valori morali che non sono convenienti all'uomo, ma che convengono al fascismo per assicurarsi la sottomissione dell'uomo

 

Il fascismo come negazione dell'individualità dell'uomo

Nel discorso dell'ideologia fascista fatto da Giovanni Gentile c'è un aspetto fondamentale che sfugge anche alle persone più attente. Nel terzo e nel quarto paragrafo che riporto dalla "La dottrina del fascismo" di Giovanni Gentile pubblicata nel 1932 nell'Enciclopedia Italiana, l'uomo non si chiede che cosa vuole praticando il fascismo, ma è il fascismo che dice che cosa vuole dall'uomo. In sostanza, è Dio, il fascismo, che impone un comportamento all'uomo ed è indifferente ai bisogni e alle necessità dell'uomo.

L'uomo è il soggetto che scompare dall'orizzonte ideologico fascista per rientrare solo come soggetto di obbedienza ad una morale o a dei comportamenti che il fascismo impone sull'uomo.

Nonostante le parole usate da Giovanni Gentile sulla "concezione spiritualista" del fascismo e al di là di definizioni vuote perché prive di riferimento e di contenuti come " Antipositivistica, ma positiva: non scettica, né agnostica, né pessimistica, né passivamente ottimistica, come sono in generale le dottrine (tutte negative) che pongono il centro della vita fuori dell'uomo, che con la sua libera volontà può e deve crearsi il suo mondo" il fascismo è assolutamente materialista nel significato più "cattivo" del termine perché deve piegare l'uomo, il suo corpo, a sé stesso e ai doveri che a quel corpo impone. La volontà dell'uomo non è intesa come "volontà d'esistenza" con la quale l'uomo manifesta sé stesso nella vita, ma come "volontà di obbedienza ai doveri socialmente imposti dal fascismo"

Scrive Giovanni Gentile:

3. Dunque concezione spiritualistica, sorta anche essa dalla generale reazione del secolo contro il fiacco e materialistico positivismo dell'Ottocento. Antipositivistica, ma positiva: non scettica, né agnostica, né pessimistica, né passivamente ottimistica, come sono in generale le dottrine (tutte negative) che pongono il centro della vita fuori dell'uomo, che con la sua libera volontà può e deve crearsi il suo mondo. Il fascismo vuole l'uomo attivo e impegnato nell'azione con tutte le sue energie. Lo vuole virilmente consapevole delle difficoltà che ci sono, e pronto ad affrontarle. Concepisce la vita come lotta pensando che spetti all'uomo conquistarsi quella che sia veramente degna di lui, creando prima di tutto in sé stesso lo strumento (fisico, morale, intellettuale) per edificarla. Così per l'individuo singolo, così per la nazione, così per l'umanità. Quindi l'alto valore della cultura in tutte le sue forme - arte, religione, scienza - e l'importanza grandissima dell'educazione. Quindi anche il valore essenziale del lavoro, con cui l'uomo vince la natura e crea il mondo umano (economico, politico, morale, intellettuale).

4. Questa concezione positiva della vita è evidentemente una concezione etica. E investe tutta la realtà, nonché l'attività umana che la signoreggia. Nessuna azione sottratta al giudizio morale; niente al mondo che si possa spogliare del valore che a tutto compete in ordine ai fini morali. La vita perciò quale la concepisce il fascista è seria, austera, religiosa: tutta librata in un mondo sorretto dalle forze morali e responsabili dello spirito. Il fascista disdegna la vita «comoda».

Tratto da: Giovanni Gentile, La dottrina del fascismo, terzo e quarto paragrafo, 1932, Enciclopedia Italiana.

Per il fascismo l'uomo è solo una materia obbediente che " Il fascismo vuole l'uomo attivo e impegnato nell'azione con tutte le sue energie.". Non dicendo per quale "finalità" l'uomo deve essere così, si deduce che questo deve essere in funzione dei desideri del fascismo. Il fascismo vuole che l'uomo sia "Lo vuole virilmente consapevole delle difficoltà che ci sono, e pronto ad affrontarle. Concepisce la vita come lotta pensando che spetti all'uomo conquistarsi quella che sia veramente degna di lui, creando prima di tutto in sé stesso lo strumento (fisico, morale, intellettuale) per edificarla. Così per l'individuo singolo, così per la nazione, così per l'umanità.". Ma quali e perché ci sono delle difficoltà? Cosa intende Gentile per "difficoltà dell'uomo". L'uomo diventa uno strumento. L'uomo agisce per trasformare sé stesso in uno strumento. Non nell'artefice della propria vita, ma uno strumento che "altre mani", forse lo Stato fascista, devono impugnare.

La volontà dell'uomo, di cui parla Giovanni Gentile, è la volontà con cui l'uomo impone a sé stesso di obbedire, di essere strumento efficiente per chi intende usarlo. In questo Gentile riprende la concezione cattolica secondo la quale l'uomo è lo strumento della volontà di Dio. Come nel cattolicesimo l'uomo e la donna non vivono per sé, ma vivono in funzione di Dio, così nel fascismo l'uomo e la donna non vivono per sé, ma vivono in funzione del fascismo.

Non possiamo parlare di quali sono gli obbiettivi dell'uomo che si fa "fascista" perché il fascismo non ne ammette, ma possiamo parlare degli obbiettivi del fascismo che si serve di uomini che usano la loro volontà per obbedire, servire, sottomettersi e annientare (combattere) chi si sottrae alla sottomissione e all'obbedienza che il fascismo pretende.

Per il fascista, la natura è nemica, deve essere sconfitta per creare il mondo umano. La natura non è un terreno di contraddizione fra l'uomo e il mondo, è un terreno di conquista, un terreno da distruggere per costruire il mondo umano. Anche in questo passo, Giovanni Gentile, riprende il concetto della bibbia, il concetto fondamentale dell'ebraismo, espresso nella Genesi:

E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».

Genesi 1, 26

L'uomo fascista è lo strumento con cui il fascismo combatte la natura che è pensata come un nemico da vincere per poter costruire il mondo umano.

La concezione ideologia fascista è una condizione di guerra messa in atto mediante uomini ridotti a strumenti di cui il fascismo si serve. Questo vivere in funzione della guerra vien chiamato da Giovanni Gentile "Questa concezione positiva della vita è evidentemente una concezione etica" dove la qualità dell'etica imposta al singolo uomo consiste nel costringere il suo corpo e la sua psiche a diventare uno strumento d'uso del fascismo.

Per Giovanni Gentile l'uomo fascista deve vivere in una prigione sociale. Una prigione in cui tutte le sue azioni sono sottoposte a giudizio perché il fascista deve adeguarsi alla morale imposta rinunciando alla propria personalità di uomo o alle possibili differenze sociali prodotte dal proprio divenuto. La prigione in cui vive il fascista è "Nessuna azione sottratta al giudizio morale; niente al mondo che si possa spogliare del valore che a tutto compete in ordine ai fini morali. La vita perciò quale la concepisce il fascista è seria, austera, religiosa: tutta librata in un mondo sorretto dalle forze morali e responsabili dello spirito. Il fascista disdegna la vita «comoda»." Dove per "forze dello spirito" Giovanni Gentile intende la morale del dovere e di sottomissione del fascista alla gerarchia che comprende il rifiuto della "vita comoda", il rifiuto del benessere sociale, inteso come nemico dell'austerità, che porta all'obbedienza. Da questo punto di vista, la vita del fascista è religiosa nel senso più deleterio del termine in quanto la sua religiosità consiste nel far violenza a sé stesso per obbedire alle forze morali e responsabili del controllo del suo spirito.

Il fascismo, secondo Giovanni Gentile, si impone come una religione che sottomette l'uomo. Il fascismo non è una necessità dell'uomo per modificare il proprio ambiente sociale per un qualche fine. Il fascista è un uomo religioso che si sottomette alla volontà del fascismo e usa la propria volontà per costringersi all'obbedienza anche contro le necessità della propria vita che devono sottomettersi alla morale imposta.

Questo porta il fascista ad essere un uomo psicologicamente malato che fa violenza a sé stesso per compiacere il fascismo e la sua gerarchia. In questa malattia nasce l'odio per il diverso, colui che non violenta sé stesso per sottomettersi ad una morale imposta, ma usa la sua volontà d'esistenza per procurarsi benessere e sicurezza evitando di essere sottomesso ad una gerarchia che lo vuole trasformare in oggetto d'uso. La violenza che il fascista fa a sé stesso per obbedire, la riversa poi nella società ed è inevitabile che faccia violenza alla società per affermare la propria superiorità. Nell'idea fascista, il fascista non costruisce; il fascista combatte per conquistare e sottomettere.

Giovanni Gentile non ci presenta il movimento fascista come un movimento politico, ma come un movimento religioso in cui il fascista ha fede nel "Dio fascismo" che, vedremo, si trasformerà in "Dio-Stato" quando il fascismo avrà il potere. Tuttavia, ciò che lega l'uomo fascista al fascismo non è un'analisi razionale sulla necessità di un movimento politico, ma è un atto di fede, deferenza, obbedienza e sottomissione: appunto, come con il Dio dei cristiani.

 

Il fascismo è una religione

Giovanni Gentile è assolutamente chiaro sul fatto che il fascismo è una concezione religiosa e che costruisce le relazioni fra sé e gli uomini mediante la fede che sottomette gli uomini al fascismo e, come abbiamo assistito, anche il leghismo di Salvini (che sventola il crocifisso) o Trump (che sventola la bibbia) sono concezioni religiose in cui è imprigionata la vita sociale.

Perché ci sia una ripetizione della religione cristiana traslata in politica-sociale è necessario affermare l'esistenza di una "legge superiore", con cui l'uomo istaura un rapporto (in questo caso il fascismo) attraverso una "volontà obbiettiva" che trascende l'individuo particolare (individuo in quanto soggetto e individualità) elevandolo a "membro consapevole di una società spirituale" (cioè il fascismo).

Scrive Giovanni Gentile:

5. Il fascismo è una concezione religiosa, in cui l'uomo è veduto nel suo immanente rapporto con una legge superiore, con una Volontà obiettiva che trascende l'individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale. Chi nella politica religiosa del regime fascista si è fermato a considerazioni di mera opportunità, non ha inteso che il fascismo, oltre a essere un sistema di governo, è anche, e prima di tutto, un sistema di pensiero.

6. Il fascismo è una concezione storica, nella quale l'uomo non è quello che è se non in funzione del processo spirituale a cui concorre, nel gruppo familiare e sociale, nella nazione e nella storia, a cui tutte le nazioni collaborano. Donde il gran valore della tradizione nelle memorie, nella lingua, nei costumi, nelle norme del vivere sociale. Fuori della storia l'uomo è nulla. Perciò il fascismo è contro tutte le astrazioni individualistiche, a base materialistica, tipo sec. XVIII; ed è contro tutte le utopie e le innovazioni giacobine. Esso non crede possibile la «felicità» sulla terra come fu nel desiderio della letteratura economicistica del '700, e quindi respinge tutte le concezioni teleologiche per cui a un certo periodo della storia ci sarebbe una sistemazione definitiva del genere umano. Questo significa mettersi fuori della storia e della vita che è continuo fluire e divenire. Il fascismo politicamente vuol essere una dottrina realistica; praticamente, aspira a risolvere solo i problemi che si pongono storicamente da sé e che da sé trovano o suggeriscono la propria soluzione. Per agire tra gli uomini, come nella natura, bisogna entrare nel processo della realtà e impadronirsi delle forze in atto.

Tratto da: Giovanni Gentile, La dottrina del fascismo, quinto e sesto paragrafo, 1932, Enciclopedia Italiana.

Qual è il sistema di pensiero del fascismo? Gentile dice che sbagliano coloro che si sono avvicinati al fascismo per "mera opportunità" perché il fascismo è un sistema di pensiero in cui l'uomo non è quello che è se non in funzione del "processo spirituale a cui concorre". E questo "processo spirituale" è determinato dal fascismo che si sostituisce a Dio nell'attività di possesso dell'uomo. Nel fascismo l'uomo non vive in funzione di sé stesso, ma vive in funzione del fascismo esattamente come nel cristianesimo vive in funzione di Dio. Il fascismo è un cristianesimo che si sviluppa sull'educazione coercitiva cristiana. Non presenta progetti di costruzione di un futuro possibile, ma, come dice Gentile "Il fascismo politicamente vuol essere una dottrina realistica; praticamente, aspira a risolvere solo i problemi che si pongono storicamente da sé e che da sé trovano o suggeriscono la propria soluzione.". Questo significa riconoscere al fascismo l'incapacità di individuare le cause dei problemi ed agire sulla forma con cui i problemi si presentano storicamente. Da qui l'idea razzista della pulizia etnica degli slavi in quanto gli slavi erano un problema che si presentava "da sé suggerendo la propria soluzione", appunto, nel genocidio.

Ma da che cosa cerca legittimazione il fascismo? Da dove il fascismo vuole prendere legittimazione? Lo dice Giovanni Gentile quando scrive: "Donde il gran valore della tradizione nelle memorie, nella lingua, nei costumi, nelle norme del vivere sociale.". Si è dimenticato solo di dire: quando inizia quello che il fascismo chiama "tradizione"? Mio nonno uscì dall'ipotetico brodo primordiale centinaia e centinaia di milioni di anni fa. Che cos'è la tradizione? Che cos'è la memoria? Che cos'è la lingua se non il mezzo con cui gli uomini comunicano e in perenne modificazione secondo le necessità degli uomini? Che cosa sono i "costumi" se non gli adattamenti soggettivi degli uomini al loro tempo? Che cosa sono le "norme del vivere sociale" se non ciò che viene imposto ai cittadini contro i loro desideri e i loro progetti esistenziali? Il fascismo, in altre parole, non trae legittimazione da nulla, trae legittimazione dalla propria sete di dominare e possedere l'uomo, come il cristianesimo, e per farlo ritaglia fatti storici al di fuori della storia ai quali afferma di riferirsi (Giulio Cesare o Cesare Augusto) e chiama questo "memoria". Caratteristica del fascismo è la promozione di una lingua povera, una lingua misera, in modo che la comunicazione sia stentata e, possibilmente, fraintesa. Più la lingua è povera, più è limitata la conoscenza delle lingue e più il fascismo ha possibilità di dominare l'uomo. Nel fascismo la lingua non deve modificarsi in funzione delle esigenze dell'uomo, ma sono le esigenze dell'uomo che devono sottostare alle regole della lingua imposta dal fascismo.

E quali sono le "norme del vivere sociale" promosse dal fascismo se non la sottomissione dell'uomo al fascismo? Una sottomissione religiosa che si riassume nello slogan tipico del fascismo "Obbedire, credere e combattere". In nome del fascismo stesso. L'uomo, nella società fascista, è la pecora del gregge voluta ed educata dal cristianesimo che rinuncia a sé stessa in nome dell'ideologia fascista che attraverso la sua obbedienza intende conquistare il mondo. E' l'obbedienza dell'uomo sottomesso che alimenta l'ideologia fascista in funzione della sottomissione dell'uomo che la gerarchia fascista, ad imitazione di Gesù che definiva gli uomini pecore, definisce "popolo bue" (popolo di castrati o di eunuchi per il signore).

Date queste considerazioni, diciamo che sbagliano gli antifascisti a combattere il fascismo con la logica e la ragione. Il fascismo è una religione. O meglio, è cristianesimo in cui viene sostituito Dio con il regime fascista. E come ogni religione di dominio e di sottomissione, ha alla sua base la coercizione emotiva che induce la persona a farsi Dio, regime, di ogni altra persona che deve mettersi in ginocchio davanti a lei. Quel "credere, obbedire, combattere" non ha una base razionale, ma una base emotiva che viene fissata in individui o privi di cultura che si esaltano davanti al crocifisso o in individui che veicolano il loro delirio di onnipotenza e di supremazia davanti ad altri individui costretti in ginocchio. Il fascismo si combatte combattendo la religione che sta alla base del fascismo, il cristianesimo, che inducendo le persone ad essere sottomesse sognano l'onnipotenza di Dio e vedono nell'onnipotenza l'unica uscita per emanciparsi dalla posizione di sottomessi.

Il fascismo è l'ideologia dello schiavo che si fa padrone dimostrando di essere più bravo a dominare i suoi sottoposti ridotti a servi. Da qui la violenza sul più debole che ha caratterizzato la storia del fascismo e la sua attività di genocidio di massa degli slavi.

 

Lo Stato fascista padrone e violentatore dell'uomo

Riprendendo il discorso che fa Giovanni Gentile nell'affermare che la concezione fascista è una concezione finalizzata per lo Stato ed è una concezione antiindividualistica. L'individuo, nel fascismo, non conta, conta lo Stato. Questa concezione non è "nuova", come Giovanni Gentile vorrebbe far apparire, ma è la concezione che Giovanni Gentile ha appreso durante le ore di catechismo della chiesa cattolica. Infatti, la chiesa cattolica è antiindivudualista perché non tollera che gli individui abbiano una loro concezione della dottrina o di Dio. Gli individui devono essere antiindividualisti in quanto soggetti che si annullano nel gregge per la gloria di Dio. Le persone sono "oggetti di possesso" in quanto gregge obbediente, non sono "soggetti di diritto" perché essere un soggetto di diritto equivale a rivendicare i propri diritti sia nei confronti dello Stato che nei confronti di Dio.

Nella fede fascista è importante l'annullamento dell'uomo in funzione dello Stato fascista allo stesso modo in cui è importante l'annullamento dell'uomo nella religione cattolica.

Scrive Giovanni Gentile:

7. Antiindividualistica, la concezione fascista è per lo Stato; ed è per l'individuo in quanto esso coincide con lo Stato, coscienza e volontà universale dell'uomo nella sua esistenza storica. è contro il liberalismo classico, che sorse dal bisogno di reagire all'assolutismo e ha esaurito la sua funzione storica da quando lo Stato si è trasformato nella stessa coscienza e volontà popolare. Il liberalismo negava lo Stato nell'interesse dell'individuo particolare; il fascismo riafferma lo Stato come la realtà vera dell'individuo. E se la libertà dev'essere l'attributo dell'uomo reale, e non di quell'astratto fantoccio a cui pensava il liberalismo individualistico, il fascismo è per la libertà. E' per la sola libertà che possa essere una cosa seria, la libertà dello Stato e dell'individuo nello Stato. Giacché, per il fascista, tutto è nello Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato. In tal senso il fascismo è totalitario, e lo Stato fascista, sintesi e unità di ogni valore, interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo.

8. Né individui fuori dello Stato, né gruppi (partiti politici, associazioni, sindacati, classi). Perciò il fascismo è contro il socialismo che irrigidisce il movimento storico nella lotta di classe e ignora l'unità statale che le classi fonde in una sola realtà economica e morale; e analogamente, è contro il sindacalismo classista. Ma nell'orbita dello Stato ordinatore, le reali esigenze da cui trasse origine il movimento socialista e sindacalista, il fascismo le vuole riconosciute e le fa valere nel sistema corporativo degli interessi conciliati nell'unità dello Stato.

9. Gli individui sono classi secondo le categorie degli interessi; sono sindacati secondo le differenziate attività economiche cointeressate; ma sono prima di tutto e soprattutto Stato. Il quale non è numero, come somma d'individui formanti la maggioranza di un popolo. E perciò il fascismo è contro la democrazia che ragguaglia il popolo al maggior numero abbassandolo al livello dei più; ma è la forma più schietta di democrazia se il popolo è concepito, come dev'essere, qualitativamente e non quantitativamente, come l'idea più potente perché più morale, più coerente, più vera, che nel popolo si attua quale coscienza e volontà di pochi, anzi di Uno, e quale ideale tende ad attuarsi nella coscienza e volontà di tutti. Di tutti coloro che dalla natura e dalla storia, etnicamente, traggono ragione di formare una nazione, avviati sopra la stessa linea di sviluppo e formazione spirituale, come una coscienza e una volontà sola. Non razza, né regione geograficamente individuata, ma schiatta storicamente perpetuantesi, moltitudine unificata da un'idea, che è volontà di esistenza e di potenza: coscienza di sé, personalità.

Tratto da: Giovanni Gentile, La dottrina del fascismo, settimo, ottavo e nono paragrafo, 1932, Enciclopedia Italiana.

Questa concezione, che annulla l'individualità dell'uomo nell'ideologia fascista, è ripresa dal cattolicesimo e dai suoi processi di restaurazione dopo che il suo dominio assoluto venne messo in discussione. Il liberalismo, concezione schiavista della società, si è ribellato al monopolio dello schiavismo gestito dalla chiesa cattolica e, più in generale, dai cristiani. Il liberalismo ha rimosso Dio dalla sua posizione di gestore del gregge e ha chiesto che vi fossero altri gestori e beneficiari nel traffico di schiavi del gregge. La libertà nel liberalismo è la libertà di praticare la schiavitù, la libertà di trasformare l'uomo in una merce da comperare e vendere. Il liberalismo vuole la libertà di rubare all'uomo i suoi diritti civili. In un primo tempo sembrò che l'idea liberale fosse trionfante, ma poi i liberali si accorsero che loro sì potevano gestire uomini ridotti alla condizione di gregge, ma erano i cattolici e, più in generale, i cristiani che manipolavano la struttura emotiva dell'infanzia costringendo le persone a pensare sé stesse come pecore del gregge che i liberali volevano gestire.

L'accordo fra i liberali e le chiese cristiane fu inevitabile. Anziché continuare il conflitto, cristiani e liberali divennero un unico potere che aveva lo scopo di formare e gestire un gregge di uomini obbedienti. I liberali pensavano di essere furbi, ma non sapevano con chi avevano a che fare. La reazione degli schiavi ripristinò il vecchio ordine del gregge che si fece Stato in nome di Dio. Si verificò uno strano fenomeno per cui non era più Dio che ordinava al gregge, ma il gregge che ordinava a sé stesso in nome e per conto di Dio. La chiesa cattolica e i cristiani non erano più tenuti ad esporsi nell'ordinare perché, tanto, il gregge ordinava a sé stesso.

In questa condizione prese forma lo Stato fascista che con la fede gestiva il gregge la cui fede era imposta dalla chiesa cattolica dalla quale traevano vantaggio i liberali (imprenditori) che trafficavano del bestiame del gregge e lo Stato che aveva un gregge obbediente che, attraverso la fede, aveva chi "credeva, obbediva e combatteva" per lui.

Per il fascismo lo Stato, come dice Giovanni Gentile, "si è trasformato nella stessa coscienza e volontà popolare". Il gregge si fa coscienza di dominio di sé stesso. Il gregge produce i suoi stessi aguzzini. Lo dice Giovanni Gentile quando afferma che "E se la libertà dev'essere l'attributo dell'uomo reale, e non di quell'astratto fantoccio a cui pensava il liberalismo individualistico, il fascismo è per la libertà. E' per la sola libertà che possa essere una cosa seria, la libertà dello Stato e dell'individuo nello Stato." Nel fascismo, dunque, non esiste la libertà dell'individuo in quanto soggetto. Non esiste, come nel liberalismo, il diritto soggettivo di trafficare in schiavi, ma non esiste nemmeno un concetto di "libertà dell'uomo" in quanto, come dice Giovanni Gentile, il fascismo è per la libertà di sé stesso e non per la libertà dell'uomo. Il fascismo è per la libertà dello Stato e l'uomo è libero solo se fa la volontà dello Stato. In sostanza il fascismo riprende il modello ideologico del cristianesimo, in particolare del cattolicesimo, dove la libertà è intesa come la libertà di Dio di disporre, per i propri capricci, degli uomini e gli uomini sono liberi solo se fanno la volontà di Dio o operano secondo il volere di Dio. Giovanni Gentile traduce il concetto di Dio (un concetto proprio della monarchia assoluta) nel concetto di Stato come soggetto libero di macellare uomini perché il macellare uomini è la volontà o il desiderio dello Stato. Con Giovanni Gentile che prosegue affermando che "Giacché, per il fascista, tutto è nello Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato. In tal senso il fascismo è totalitario, e lo Stato fascista, sintesi e unità di ogni valore, interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo." Il fascismo è monarchia assoluta e come monarchia assoluta è aleatorio e ingannevole è l'affermazione secondo cui la funzione dello Stato fascista sia funzionale a "sviluppare e potenziare tutta la vita del popolo" dal momento che "il popolo" è solo un oggetto d'uso che può essere rafforzato quando serve allo Stato o messo nel campo di sterminio quando serve allo Stato.

Il fascismo, dice Giovanni Gentile, non ammette individui che la pensino diversamente da come pensa lo Stato che pensa come pensa il fascismo. Fascismo e Stato sono uno e non sono ammessi nella società individui che non la pensano come lo Stato né associazioni, sindacati, che si occupano delle condizioni di vita delle persone che devono dipendere unicamente dalla benevolenza dello Stato.

Da questa posizione il fascismo è contro il socialismo che lotta per ottenere l'uguaglianza degli uomini davanti alla legge spingendo le "classi sociali" a superare il concetto di "divisione in classi", come imposto da Platone e dai cristiani, e che costruisce un'unità Statale fatta di cittadini quali soggetto di diritto. Il fascismo, stando a Giovanni Gentile, annulla le pretese dei cittadini costringendoli in una realtà economica e morale di sottomissione e deferenza allo Stato a prescindere dalle azioni intraprese dallo Stato. Per far questo il fascismo non annulla le discriminazioni fra sottoposti divisi in classi sociali, ma elimina le rivendicazioni delle classi per superare il classismo sociale.

Il fascismo vuole l'ordine nel proprio gregge e per far questo diventa uno "Stato ordinatore". Uno Stato che impone l'ordine ai propri sudditi e per questo sposta le rivendicazioni nelle corporazioni che fissano il classismo sociale permettendo allo Stato di gestirlo secondo le sue necessità.

Le classi sociali sono determinate dalla legge. Una classe sociale è tale perché ci sono delle leggi che definiscono doveri e privilegi di quel gruppo di persone separandolo dai doveri e dai privilegi del resto della società.

L'affermazione di Giovanni Gentile in cui dice "Gli individui sono classi secondo le categorie degli interessi" è al limite del demenziale. Avete mi visto un barbone o un sottoproletario che abbia interesse ad essere un barbone o un sottoproletario? Diciamo che ad un barbone o ad un sottoproletario non dispiacerebbe essere della stessa classe di Agnelli o Briatore e, molto probabilmente, avrebbe più buon gusto di Agnelli o di Briatore. Gli individui si organizzano in un sindacato per migliorare le loro condizioni di vita.

Per Giovanni Gentile gli individui sono sindacato (probabilmente non hanno nulla di meglio da fare) "secondo le differenziate attività economiche cointeressate" ma sono, prima di tutto obbedienti e sottomessi allo Stato fascista. Non sono i cittadini che si fanno Stato, sono gregge che obbedisce allo Stato che non è "numero" formato dalla maggioranza di un "popolo" ma è una dittatura che si impone arbitrariamente sul popolo.

Il fascismo è contro la Democrazia che, secondo Giovanni Gentile, "ragguaglia il popolo al maggior numero abbassandolo al livello dei più". Questo concetto di Democrazia è il modo con cui Platone pensava la Democrazia. Indubbiamente oggi come oggi la maggior parte dei regimi che consideriamo "democratici" hanno sistemi elettorali per portare al governo i partiti maggiormente votati. Ma non è questo che caratterizza la Democrazia. La Democrazia è caratterizzata dalla relazione Stato e cittadini. Mentre nel fascismo i cittadini obbediscono allo Stato che, in quanto Stato come il Dio cristiano, è padrone dei cittadini, nella Democrazia lo Stato e le sue Istituzioni devono obbedire a quanto i cittadini hanno stabilito affinché la gerarchi di governo possa chiamarsi Stato e non "associazione per delinquere". Che poi questo Stato Democratico venga formato mediante votazioni a suffragio universale o venga ottenuto per cooptazione è assolutamente irrilevante perché riguarda i mezzi con cui formare lo Stato, non la qualità giuridica dello Stato che distingue fascismo da Democrazia.

Questa idea di dittatura fascista è ben definita nella sostanza da Giovanni Gentile quando dice "come l'idea più potente perché più morale, più coerente, più vera, che nel popolo si attua quale coscienza e volontà di pochi, anzi di Uno, e quale ideale tende ad attuarsi nella coscienza e volontà di tutti." Nel popolo ridotto a gregge che segue il buon pastore si attua la volontà del pastore e le pecore lo seguono "perché riconoscono la sua voce". E' l'ideale del padrone del gregge che tende, secondo Giovanni Gentile, ad attuarsi nella coscienza e nella volontà di tutti. E se non si adatta? Manganello e olio di automobile!

Ma di tutti, di tutti? No, "Di tutti coloro che dalla natura e dalla storia, etnicamente, traggono ragione di formare una nazione, avviati sopra la stessa linea di sviluppo e formazione spirituale, come una coscienza e una volontà sola.". Di una razza nella razza che etnicamente, all'interno di altre persone considerate con disprezzo "popolo", traggono ragione di formare una nazione legati dallo stesso sviluppo e dalla stessa formazione spirituale che formano una coscienza e una volontà sola.

Una sorta di superuomini dominatori "Non razza, né regione geograficamente individuata, ma schiatta storicamente perpetuantesi, moltitudine unificata da un'idea, che è volontà di esistenza e di potenza: coscienza di sé, personalità." All'interno di quello che il fascismo chiama popolo bue o popolo gregge condotto al macello della vita da "una schiatta storicamente perpetuantesi, che è volontà di potenza", cioè volontà di dominio e di violenza sull'uomo.

 

Lo Stato fascista è Dio!

La personalità superiore è Dio. La personalità superiore è lo Stato in quanto Stato fascista. Non esiste nell'ideologia fascista una condizione inferiore del "partito" che non sia quella di dominare lo Stato facendosi Stato dominatore dei cittadini.

Il fascismo, al termine Dio sostituisce il termine Stato e lascia inalterati tutti i meccanismi di dominio degli uomini costruiti dai cristiani a maggior gloria di Dio. Gli uomini non sono uomini che godono di diritti, ma oggetti d'uso da parte dello Stato che ne dispone a piacere riservandosi il diritto di macellarli allo stesso modo del Dio dei cristiani.

10. Questa personalità superiore è bensì nazione in quanto è Stato. Non è la nazione a generare lo Stato, secondo il vieto concetto naturalistico che servì di base alla pubblicistica degli Stati nazionali nel secolo XIX. Anzi la nazione è creata dallo Stato, che dà al popolo, consapevole della propria unità morale, una volontà, e quindi un'effettiva esistenza. Il diritto di una nazione all'indipendenza deriva non da una letteraria e ideale coscienza del proprio essere, e tanto meno da una situazione di fatto più o meno inconsapevole e inerte, ma da una coscienza attiva, da una volontà politica in atto e disposta a dimostrare il proprio diritto: cioè, da una sorta di Stato già in fieri. Lo Stato infatti, come volontà etica universale, è creatore del diritto.

Tratto da: Giovanni Gentile, La dottrina del fascismo, decimo paragrafo, 1932, Enciclopedia Italiana

Non è l'uomo ad essere un popolo o una nazione, ma è lo Stato che genera la nazione. E' Dio che genera la nazione e, dunque, il fascismo è Stato mantenendo la stessa funzione e gli stessi diritti di Dio di dominare e disporre degli uomini.

Giovanni Gentile dice che non è come dice la pubblicistica secondo cui le persone costruiscono il loro Stato per amministrare il loro vivere, ma è uno Stato, Dio, il re, il superuomo che si fa Stato e costituisce la nazione. Ed è costui che al "popolo bue" dà un'unità morale e una volontà facendolo esistere. Pertanto, dice Giovanni Gentile, la liberazione di un popolo dall'oppressione avviene solo perché qualcuno si fa Stato dimostrando una coscienza e una volontà in atto disposta a dimostrare il proprio diritto. In sostanza, il diritto di dominare i cittadini sottraendoli ad un altro Stato che si riteneva in diritto di dominare i cittadini. I cittadini rimangono sempre il "popolo bue" conteso da volontà la cui funzione è quella di possedere gli uomini come fossero bestiame.

Secondo Giovanni Gentile lo Stato è creatore del diritto di possedere i cittadini allo stesso modo in cui Gesù possiede le persone trasformate in pecore del suo gregge.

11. La nazione come Stato è una realtà etica che esiste e vive in quanto si sviluppa. Il suo arresto è la sua morte. Perciò lo Stato non solo è autorità che governa e dà forma di legge e valore di vita spirituale alle volontà individuali, ma è anche potenza che fa valere la sua volontà all'esterno, facendola riconoscere e rispettare, ossia dimostrandone col fatto l'universalità in tutte le determinazioni necessarie del suo svolgimento. E perciò organizzazione ed espansione, almeno virtuale. Così può adeguarsi alla natura dell'umana volontà, che nel suo sviluppo non conosce barriere, e che si realizza provando la propria infinità.

Tratto da: Giovanni Gentile, La dottrina del fascismo, undicesimo paragrafo, 1932, Enciclopedia Italiana

Lo Stato domina la nazione e la nazione deve svilupparsi per sviluppare il dominio dello Stato. Lo Stato è uno Stato in perenne guerra con altri Stati i cui "cittadini" vanno sottomessi, conquistati o massacrati perché lo Stato fascista deve far valere la sua volontà verso l'esterno. Lo Stato deve, secondo Giovanni Gentile, dimostrare con i fatti l'universalità in tutte le determinazioni necessarie al suo svolgimento. In questo modo lo Stato si adegua all'umana volontà possedendo e sottomettendo gli individui. Perché lo Stato non conosce barriere né, secondo Giovanni Gentile, deve rispettare doveri o regole. Esattamente come Dio che non è tenuto a rispettare nulla e nessuno, ma può decidere di macellare le persone per il suo personale tornaconto. A quest'idea di Giovanni Gentile segue lo sterminio di massa degli slavi e le conquiste coloniali per assicurarsi schiavi in nome della "volontà" dello Stato fascista.

Questa volontà di possesso che sta alla base dell'ideologia fascista dello Stato è l'idea che si diffonde nella società dove il più forte ha il diritto di violentare il più debole perché su di lui esercita la sua imposizione morale mediante la sua volontà. E' la veicolazione della stessa idea secondo cui Gesù ordina di ammazzare tutti coloro che non hanno voluto che lui li dominasse esercitando la sua morale mediante la sua volontà.

12. Lo Stato fascista, forma più alta e potente della personalità, è forza, ma spirituale. La quale riassume tutte le forme della vita morale e intellettuale dell'uomo. Non si può quindi limitare a semplici funzioni di ordine e tutela, come voleva il liberalismo. Non è un semplice meccanismo che limiti la sfera delle presunte libertà individuali. è forma e norma interiore, e disciplina di tutta la persona; penetra la volontà come l'intelligenza. Il suo principio, ispirazione centrale dell'umana personalità vivente nella comunità civile, scende nel profondo e si annida nel cuore dell'uomo d'azione come del pensatore, dell'artista come dello scienziato: anima dell'anima.

Tratto da: Giovanni Gentile, La dottrina del fascismo, dodicesimo paragrafo, 1932, Enciclopedia Italiana

Lo Stato fascista non si limita a dominare la società, ma fa proprio il principio cristiano secondo cui l'uomo deve sottomettersi al fascismo "con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima". Non solo limita la sfera delle libertà individuali per imporre il proprio assolutismo, ma vuole essere "forma e norma interiore" con cui controllare tutta la persona controllando la sua volontà e la sua intelligenza. Il fascismo, secondo Giovanni Gentile, deve scendere nel profondo e annidarsi nel cuore dell'uomo come fosse un'anima nell'anima. Un controllo totale che, come tale, è fatto di violenza finalizzata ad ottenere una sottomissione totale. Nel fascismo l'uomo trova la libertà di obbedire, la libertà di essere violentato, la libertà di essere un oggetto d'uso da parte di uno Stato che lo usa indifferentemente come bestiame da lavoro o carne da macello. L'uomo fascista non pensa perché può solo pensare ciò che lo Stato gli dice di pensare; l'uomo fascista non ha una morale perché la sua deve essere la morale dello Stato. L'uomo fascista ha il diritto di usare violenza contro chiunque perché il fascista deve sottomettere chiunque alla volontà dello Stato.

13. Il fascismo insomma non è soltanto datore di leggi e fondatore d'istituti, ma educatore e promotore di vita spirituale. Vuol rifare non le forme della vita umana, ma il contenuto, l'uomo, il carattere, la fede. E a questo fine vuole disciplina, e autorità che scenda addentro negli spiriti, e vi domini incontrastata. La sua insegna perciò è il fascio littorio, simbolo dell'unità, della forza e della giustizia.

Tratto da: Giovanni Gentile, La dottrina del fascismo, tredicesimo paragrafo, 1932, Enciclopedia Italiana.

Secondo Giovanni Gentile il fascismo ha il diritto di possedere l'uomo, di stuprarlo in quanto "educatore e promotore di vita spirituale". L'uomo non ha nessuna possibilità di sottrarsi al fascismo perché il fascismo "Vuol rifare non le forme della vita umana", ma il contenuto. Appunto: stuprare l'uomo per imporre il suo carattere (la sua morale) e la fede nel fascismo. Per farlo il fascismo usa la violenza del più forte sul più debole affinché "l'autorità che scenda addentro negli spiriti e vi domini incontrastata".

Nel fascismo tutto è violenza. La violenza del più forte sul più debole in nome dello Stato. Lo Stato non è al servizio dei cittadini, ma è legittimato a stuprare i cittadini a maggior gloria dello Stato esattamente come i preti cattolici sono legittimati a violentare bambini a maggior gloria di Dio.

Marghera, 25 luglio 2020

 

Nota: Le affermazioni di Giovanni Gentile sono state prese il 16 giugno 2020 dal sito

https://www.polyarchy.org/basta/documenti/fascismo.1932.html

 

 

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Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.