Non desiderare la roba d'altri

Decimo comandamento dell'Esodo

I dieci comandamenti della bibbia nel loro
significato sociale, giuridico e religioso

di Claudio Simeoni

Cod. ISBN 9788891173003

Indice dieci comandamenti

I dieci comandamenti dell'Esodo e del Deuteronomio. Analisi generale.

Non desiderare la roba d'altri.
Non desiderare la casa del tuo prossimo né il suo schiavo,
né la sua schiava, né il suo bue o il suo asino,
né cosa alcuna che sia del tuo prossimo.

Esodo 20, 17

Si tratta del decimo comandamento dell'Esodo, dal quale la chiesa cattolica ha separato la donna, come dimensione femminile, dal suo ruolo sociale. Comunque anche se la chiesa cattolica si adatta alle spinte di libertà sociale, il Dio dei cristiani equipara la donna a proprietà allo stesso modo della casa, dell'asino e dello schiavo legittimando sia la schiavitù che la donna come oggetto di proprietà.

Nella prima parte del commento al decimo comandamento dell'Esodo, si è sottolineato il ruolo della donna come oggetto d'uso. Un oggetto che si desidera in quanto oggetto e non in quanto soggetto di relazioni interpersonali. In questa seconda parte prendiamo in considerazione "il desiderio".

Il desiderio come oggetto che spinge il soggetto a cambiare il presente in cui vive.

Ciò che gli ebrei censurano nel decimo comandamento è "il desiderio", quella forza intima che spinge il soggetto a modificare il proprio presente spingendolo in un futuro desiderato in cui le difficoltà del presente vengono annullate.

Da dove nasce l'esigenza di questo "ordine" alle persone?

Dobbiamo sempre partire dalla deportazione a Babilonia di alcune migliaia di ebrei e il rifiuto dei "capi" ebraici di consentire ai deportati di integrarsi nella popolazione di Babilonia insieme a tutti quei gruppi culturali ed etnici che erano stati portati a Babilonia: loro sono il popolo eletto. Fermare il desiderio, significa fermare il desiderio di diventare parte della comunità Babilonese. Mantenere la separazione sostituendo al desiderio di vita il desiderio di morte.

Che cos'è il desiderio di morte?

E' il desiderio di appartenenza ad un gruppo in separazione al contesto sociale in cui si vive.

In questo comandamento l'ebreo non deve desiderare di vivere come la società in cui vive gli consente, ma deve vivere in opposizione alla società secondo le regole di separazione dalla società che il suo gruppo gli impone.

Ciò che l'ebreo non deve desiderare, casa, servi, animali, campi, ecc., sono i mezzi con cui le persone vivono nel contesto babilonese. L'ebreo non deve desiderare ciò che la società Babilonese offre, ma deve limitarsi ad accettare i limiti imposti dai "capi" ebrei. In questo contesto l'ebreo rinuncia alla propria "privacy" di individuo per manifestare il gruppo di appartenenza: essere ebreo prima che persona.

In questo contesto il desiderio di separazione salvaguarda il gruppo di appartenenza ma, a seconda della collocazione del gruppo nel sistema sociale (sia come status Istituzionale o come gruppo economico), questo, il sistema sociale, diventa oggetto di possesso o soggetto predatore dell'insieme sociale. In ogni caso, innesta situazioni di conflittualità all'interno del sistema sociale in quanto il suo "desiderio" è la promozione del gruppo a discapito, e solo a discapito, dell'intero sistema sociale.

Il meccanismo funziona come una banda di tipo mafioso in cui la "famiglia" di appartenenza è l'oggetto desiderato, mentre la società è vista come "il nemico" che deve alimentare la famiglia. Desiderare di uscire dalla famiglia è considerato disdicevole, sospetto e atto di tradimento da punire con la massima violenza: chi DEVE desiderare l'appartenenza, e non la desidera, è un traditore.

Desiderare di appartenere è il desiderare di appartenere al Dio padrone.

Desiderare di appartenere alla famiglia, alla banda, al gruppo, è desiderare la separazione dalla società: è non desiderare la roba d'altri. Il contesto sociale in cui altri vivono. Un contesto sociale che quando la banda, il gruppo o la famiglia, riescono a controllare, devono immiserire per arricchire il benessere del gruppo, della banda, della famiglia, a discapito degli "altri" che devono essere ridotti in condizioni di vita NON DESIDERABILI.

Per gli ebrei, desiderare il Dio padrone equivale a disprezzare la roba d'altri, salvo farla propria per alimentare la gloria del proprio Dio padrone. Desiderio d'altri sono gli Dèi d'altri che, lungi dall'imporre doveri, aiutano l'uomo nel loro divenire.

Proviamo a leggere il Deuteronomio 12, 29-31

"Quando il signore, il Dio tuo padrone, avrà sterminato davanti a te le genti del paese di cui stai per entrare in possesso, allorché tu lo occuperai e vi abiterai, guardati bene dal cadere nel laccio: non farti loro seguace dopo che quelle saranno state annientate davanti a te; non cercare i loro Dèi, dicendo: In che modo queste genti servivano i loro Dèi? Anch'io posso fare lo stesso! Non agire così verso il tuo signore, il tuo Dio padrone, perché quelle genti hanno fatto verso i loro Dèi tutto ciò che è abominevole agli occhi del signore e che egli detesta: sono giunti perfino a bruciare nel fuoco i loro figli e le loro figlie alle loro divinità [anziché seppellire i loro morti e i bambini nati morti, li hanno bruciati supplicando i loro Dèi di accompagnarli nel viaggio verso l'infinito: ciò che il Dio degli ebrei detesta. Nota mia!]" Deuteronomio 12, 29-31

Il non desiderare è il non desiderare una vita migliore, diversa.

Una casa migliore, un asino più efficiente, aver a disposizione servi migliori. In altre parole, migliori condizioni di vita che, trasportate al giorno d'oggi diremmo: una casa migliore, servizi sociali migliori, possibilità di spendere denaro per acquistare beni e servizi, un migliore "status sociale".

Non desiderare ciò che migliora il presente, anzi, aggiunge Gesù nel nuovo testamento in vista della fine del mondo e del giudizio universale, danneggiare la società civile distruggendo la ricchezza sociale in funzione della promessa della vita eterna (Matteo 19, 16-26).

Il non desiderare altri Dèi che possano condurre gli esseri Umani al benessere sociale del vecchio testamento, viene trasformato nei dieci comandamenti nel non desiderare il benessere sociale. Il cristianesimo tenterà di far passare questo desiderare come "invidia" per chi, al contrario della massa di diseredati costruita dai cristiani, ha avuto, dal suo Dio, il potere, il dominio sugli uomini e la ricchezza sociale.

La repressione del desiderio ha lo scopo di allontanare i deportati a Babilonia dalla tentazione di integrarsi con la popolazione babilonese. Per farlo, il non desiderare viene proibito là dove più profondamente spinge: non desiderare gli Dèi che portano alla libertà, ma accontentati del tuo Dio geloso che ti impone la sua schiavitù.

La feroce guerra che gli ebrei mettono in atto contro Baal ha il solo scopo di imporre la schiavitù agli ebrei. I cristiani subentrano con l'ideologia messianico-apocalittica: sta arrivando la fine del mondo e il giorno del giudizio universale. Che te ne fai dunque delle ricchezze? Distruggi il benessere sociale, desidera la vita eterna, consuma la tua vita nell'attesa del messia che arriverà con grande potenza sulle nubi.

Il desiderare imposto è il desiderio della "vita eterna" imposto mediante la paura della morte fisica. Il desiderio di vita sostituito dal desiderio di morte. Il desiderio per il benessere sociale non viene più combattuto combattendo altri Dèi che portano al benessere, ma viene combattuto in funzione di un'inutilità del benessere sociale in vista dell'imminente fine del mondo. Poi, visto che la fine del mondo non arriva, allora i cristiani riprendono le regole degli ebrei e danno guerra ad ogni culto che, portando il benessere fra gli uomini, alimenta il desiderio di vita.

Il non desiderare è il non modificare il presente.

Questa ideologia è l'ideologia dello schiavismo cristiano che nelle lettere di Paolo di Tarso e nelle lettere di Pietro diventa:

"Schiavi, obbedite in ogni cosa ai vostri padroni secondo la carne, non solo quando vi vedono, come per piacere agli uomini, ma con sincerità di cuore, per timore del signore. tutto quello che fate, fatelo di cuore, come per il signore e non per gli uomini, sapendo che riceverete in ricompensa l'eredità dalle mani stesse di Dio. E' a cristo signore che voi servite. Chiunque, invece, commette ingiustizia, commetterà secondo l'ingiustizia commessa: non vi sarà accettazione di persone." Paolo di Tarso, lettera ai Colossesi 3, 22-25

"Servi siate sottomessi con ogni rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli che sono buoni o ragionevoli, ma anche a quelli di carattere intrattabile. Poiché piace a Dio che si sopportino afflizioni per riguardo verso di lui, quando si soffre ingiustamente. infatti che gloria vi è nel sopportare di essere battuti, quando si ha mancato? Ma se voi, pur avendo agito rettamente, sopportate sofferenze, questo è gradito davanti a Dio. Anzi è appunto a questo che voi siete stati chiamati, perché Cristo pure ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio affinché ne seguiate le orme." I Pietro 2, 18-21

Desiderare la libertà e il benessere è per il cristiano un peccato grave perché alimenta quel moto di spirito che spinge le persone ad organizzarsi per ottenere il benessere. Desiderare di essere graditi a Dio, al padrone, piuttosto che rivendicare la realizzazione di un desiderio soggettivo.

La contraddizione apparente dell'ideologia del desiderio cristiana insita nel nuovo testamento, produrrà quella tensione psico-emotiva che nel XIX e XX secolo andrà sotto il nome di "comunismo".

Il comunismo, lungi dall'essere espressione di teorie materialiste storico-dialettiche, si svilupperà fra i popoli come reazione alla dominazione cristiana come descritta nelle lettere di Paolo e Pietro a cui verrà opposto "l'odio per i ricchi" di Gesù in Matteo 19.

Il movimento comunista non fu uno scontro fra intellettuali. Gli intellettuali, specialmente i materialisti, funsero piuttosto da contorno, ma non riuscirono mai a produrre quel salto qualitativo ideologico che liberasse le pulsioni emotive di massa dalle categorie cristiane al di là di come i frequentatori del catechismo lo immaginavano. Il comunismo fu il risultato dello scontro fra chi usava Paolo di Tarso e Pietro per dire agli schiavi di stare sottomessi e chi, interpretando la "condanna per il ricco" di Gesù, riteneva che la istruzione del presente consentisse di costruire condizioni nuove e diverse nelle quali vivere.

All'interno di questo scontro, ideologicamente ebreo e cristiano, si svilupparono i campi di sterminio e i gulag in ossequio all'ordine di Gesù di scannare chi non si metteva in ginocchio (Luca 19, 27), all'emulazione della frusta con cui Gesù picchiò chi non usava il tempio come lui voleva o dell'ordine del Dio degli ebrei, attuato, fra le altre aberrazioni da Elia:

"Allora Elia ordinò loro: "Prendete i profeti di Baal: non se ne scampi nemmeno uno!" Ed essi li presero. Poi egli li fece scendere presso il torrente Cison, dove li sgozzò." I Re 18, 40

Non desiderare la roba d'altri, significa solo: NON DESIDERARE LA LIBERTA'!

Quando nacque il concetto di "non desiderare la roba d'altri" come concetto di "non desiderare la libertà", la confusione fra oggetto desiderato e pulsione desiderante era estremamente forte.

La confusione può essere compresa considerando gli effetti schizofrenici di cui gli ebrei, nei loro deliri (i così detti profeti), erano portatori:

L'idea di Dio delle religioni monoteiste imposta ai ragazzi, è il prodotto del cortocircuito delle capacità empatiche delle persone di legarsi al mondo e soggettivare le tensioni emotive del mondo in cui vivono. L'incapacità di dispiegare le proprie capacità empatiche nel mondo, (capacità sviluppate e perfezionate dal feto nella pancia della madre), porta l'individuo a costruire l'immagine del padrone (dio) dal quale far dipendere il desiderio che si genera dall'incompletezza relazionale fra sé e il mondo. Pensare il mondo come estraneo da sé, porta l'individuo ad immaginare sé stesso estraneo al mondo: il Dio padrone e creatore che guarda il mondo dall'alto. Se il suo vivere il mondo è determinato dalla consapevolezza razionale di essere estraneo al mondo, il suo desiderio di autopromozione lo porta a rendere reale l'idea di Dio. Dio, il Dio creatore, per il singolo individuo che fa dipendere il proprio desiderio da quell'idea, è un oggetto reale al di là di ogni prova (o smentita) oggettiva. Questo meccanismo, che fa dipendere la vita dell'individuo dalla dipendenza dall'idea di Dio, è spiegato da alcune scuole che trattano la schizofrenia:

"... gli schizofrenici che, irriducibili alla triangolazione edipica, non sono stati presi in considerazione da Freud. Prendendo infatti <> e <> per <>, gli schizofrenici non contengono il desiderio nei limiti della rappresentazione come vorrebbe la psicoanalisi di Freud e perciò, come massima smentita del sistema freudiano, consentono di elaborare una <> dove il desiderio non è considerato come semplice produttore di immagini, ma come produttore di cose reali. Scrivono Deleuze e Guattari: " Se il desiderio produce, produce il reale. Se il desiderio è produttore, non può esserlo se non in realtà e di realtà. [...] Il reale, ne deriva, è il risultato delle sintesi passive del desiderio come autoproduzione dell'inconscio. Il desiderio non manca di nulla, non manca del suo oggetto. E' piuttosto il soggetto che manca al desiderio, o il desiderio che manca di soggetto, perché non c'è soggetto che per la repressione" (1972, p. 29). Dal dizionario di Psicologia di Galimberti ed Garzanti al vocabolo "desiderio"

Il desiderio di Dio è un'autopromozione soggettiva attraverso l'immaginazione che, per il soggetto, diventa immagine reale. Un'immagine tanto reale da condizionare la vita e le scelte del soggetto. Questa immagine, pur non portando il soggetto ad uno stadio di debilitazione tale da richiedere il ricovero sanitario, ne condiziona tutte le scelte di vita.

Dal momento che l'uomo che desidera il rapporto con l'oggetto, soggettivamente reale, che è Dio, deve necessariamente vivere e affrontare i problemi della sua vita, si adatta costruendo la sua immagine di Dio anche se in antitesi a tutte le immagini di Dio che hanno imposto alla sua psiche la dipendenza dall'idea stessa. Per questo molti cristiani considerano la chiesa cattolica in modo "anticlericale". Non perché siano contro il clero, ma perché l'immagine di Dio che la chiesa cattolica impone, pur costruendo la patologia desiderante, la dipendenza dall'idea e il delirio di onnipotenza che ne sta a fondamento, si scontra col bisogno del soggetto di descrivere un Dio rispondente alle proprie necessità psichiche.

Questa è la difficoltà di discutere del Dio dei monoteisti. Non è un oggetto reale, come per la religione Pagana è Zeus, che è l'Atmosfera, al di là di come il soggetto la percepisce (e pertanto discutiamo della sua percezione dell'oggetto, ma non della realtà dell'oggetto), ma è una produzione dell'inconscio ed è reale SOLO per quello specifico individuo.

Quando mettiamo in discussione il Dio del cristiano, mettiamo in discussione il singolo cristiano che ha la sua personale idea di Dio, non un Dio oggettivo che può essere discusso. Mentre sui testi della bibbia, vecchi e nuovo testamento, possiamo discutere, non possiamo discutere sulle interpretazioni che il cristiano da a ciò che "vuole" leggere e "vuole" intendere.

Non desiderare viene imposto al fine di fermare ogni desiderio liberatorio dal desiderio di Dio. Non desiderare di liberarti dalla dipendenza dall'idea di Dio per portarti verso il mondo desiderando di essere parte del mondo.

La chiesa cattolica, consapevole che il decimo comandamento conchiude il primo comandamento, "Io sono il tuo padrone, non avrai altro padrone che me!" tenta di deviare l'attenzione delle persone sull'invidia per chi possiede.

Come il desiderio di Dio è un desiderio patologico, così il desiderio di liberazione dell'uomo dall'oppressione di Dio avviene perché l'uomo si trasforma in un soggetto della società. L'uomo accumula ricchezza perché la società sia ricca. La chiesa cattolica accumula ricchezza per ricattare la società. Cosa desidera l'uomo sociale? Poter usare la ricchezza per la società in cui vive; cosa desidera la chiesa cattolica? Usare la ricchezza a maggior gloria del potere di dominio del suo Dio padrone di cui lei è la delegata a gestire gli Esseri Umani ridotti a pecore del gregge.

Che cosa vuole la pecora del gregge?

Uscire dal gregge e cercare la propria via: una via che percepisce come possibile, ma che l'educazione cristiana gli nega, negandogli gli strumenti psichici con cui individuarla e affrontarla.

La chiesa cattolica, col decimo comandamento, vuole negare la libertà e la nega affermando che l'uomo che cerca la libertà, in fondo, è invidioso del potere assoluto del suo Dio padrone di cui lei è la rappresentante.

Dice il Catechismo della chiesa cattolica in proposito:

"2538 - Il decimo comandamento esige che si bandisca dal cuore umano l'invidia. Allorché il profeta Natan volle suscitare il pentimento in re Davide, gli narrò la storia del povero che possedeva solytanto una pecora, la quale era per lui come una figlia, e del ricco che, malgrado avesse bestiame in gran numero, invidiava quel povero e finì per portargli via la sua pecora. L'invidia può condurre ai peggiori misfatti. E' per l'invidia del diavolo che la morte è entrata nel mondo. Noi ci facciamo guerra vicendevolmente, ed è l'invidia ad armarci gli uni contro gli altri... Se tutti si accaniscono così a far vacillare il corpo di cristo, dove si arriverà? Siamo quasi in procinto di snervarlo... Ci diciamo membra di un medesimo organismo e ci divoriamo come farebbero delle belve.(quest'ultima del Catechismo è una citazione di Giovanni Crisostomo)."

Questo principio psico-sociale si è trasferito nel cristianesimo dove il non desiderare una società diversa da quella imposta dai cristiani è il primo principio che usa il Dio dei cristiani (e per esso le gerarchie) per "non desiderare" gli Dèi di altri. Questo "non desiderare" spiega la feroce guerra che gli ebrei mettono in atto contro gli Dèi dei popoli e quella che loro chiamano idolatria. Una guerra che verrà fermata, almeno sulla carta, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo dell'ONU.

Marghera, 11 giugno 2010

 

 

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Claudio Simeoni

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Ultima formattazione 05 settembre 2022

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