Gli Dèi emergono generando sé stessi. Tutta la vita, tutte le coscienze germinano generando sé stesse partendo dalle condizioni oggettive, gli Dèi che ne condizionano gli Dèi che formano la loro soggettività dalla quale manifestano la loro Coscienza di Sé.

Inno Orfico alle Ninfe
 
Inno orfico n. 51

Claudio Simeoni

Indice agli Inni orfici

  Inno Orfico alle Ninfe

Ninfe, figlie di Oceano dal grande cuore,
che avete le case sotto i recessi della terra posati sull'acqua,
correte nascoste, nutrici di Bacco, ctonie, date grande gioia,
nutrite frutti, siete nei prati, correte sinuosamente, sante,
vi rallegrate degli antri, gioite delle grotte, vaganti nell'aria,
siete nelle sorgenti, veloci, vestite di rugiada, dall'orma leggera,
visibili, invisibili, ricche di fiori, siete nelle valli,
con Pan saltate sui monti, gridate evoé,
scorrete dalle rocce, melodiose, ronzanti, errate sulle montagne,
fanciulle agresti, delle sorgenti e che vivete nei boschi,
vergini odorose, vestite di bianco, profumate alle brezze,
proteggete i capri e i pastori, care alle selve, dagli splendidi frutti,
che vi rallegrate delle sorgenti, delicate, che molto nutrite e favorite la crescita,
fanciulle Amadriadi, amanti del gioco, dagli umidi sentieri,
di Nisa, invasate, guaritrici, vi allietate della primavera,
con Bacco e Deo portate grazia ai mortali:
venite con animo lieto ai santi sacrifici
versando corrente salubre nelle stagioni che accrescono il nutrimento.

da Inni Orfici, ed Lorenzo Valla, trad. Gabriella Ricciardelli

L'Inno si riferisce alle Ninfe figlie di Oceano, le Oceanine od Oceanidi erano le figlie di Oceano e di Teti e venivano identificate nelle fonti, le sorgenti e i ruscelli che scendono dai monti.

Per gli Antichi tutto il mondo era un crogiolo di Dèi. Tutto era vivo. Tutto aveva una propria coscienza. Tutto era pieno di desideri, progetti e scopi manifestati da un infinito numero di Esseri che abitavano il mondo.

Questo Inno è l'Inno alla vita! La vita intesa come il crogiolo d'insieme degli Esseri della Natura.

Dove sono le Ninfe?

Sono attorno a noi. In ogni recesso. "Ma come, io non le vedo!" diventa l'affermazione di chi pone sé stesso al centro del mondo nel tentativo di proiettare sul mondo il proprio modello d'esistenza.

Nelle Ninfe non si cerca la forma degli Dèi, ma si osservano le azioni e i loro effetti. E' proprio del Pagano superare la forma dei fenomeni e osservare una diversa forma che emerge dall'azione e dalle conseguenze delle azioni a cui assiste, a cui partecipa, di cui è attore.

La ricerca ossessiva della forma quale fonte delle azioni che trasformano il mondo, oggi come oggi, è conchiusa nell'ideologia cristiana, nel modo con cui il cristiano interpreta il mondo. Le azioni sono oggetti in sé al di là del fatto che se ne possa rintracciare la fonte in una forma o che non si sia in grado di individuare razionalmente una fonte, ma che ci si debba adattare all'azione in quanto tale. Gli Esseri della Natura non adattano sé stessi al Sole in quanto soggetto-oggetto in sé, ma si adattano ai fenomeni che, osservando, direttamente o indirettamente, attribuiscono al Sole.

La cecità prodotta dall'ideologia cristiana porta l'individuo ad identificare la forma del proprio "Dio" con la propria forma fisica e identifica il proprio "essere al centro del mondo" con un'immagine di sé stesso così potente da essere padrone del mondo in quanto creatore del mondo. Questa cecità impedisce all'uomo di osservare e abitare il mondo in cui vive alzando una barriera psicologica fra sé e il mondo negando al mondo il diritto all'esistenza se non in funzione di sé stesso.

Per un cristiano gli oggetti del mondo che lo circondano sono solo materia. Un albero è solo legna da ardere, un animale è solo carne da mangiare, una fonte è solo un luogo da inquinare e distruggere trasformandolo in oggetto di possesso. Sono solo oggetti a sua disposizione. Messi a disposizione dal suo Dio creatore. Il monoteista ringrazia il suo Dio per quello che gli ha donato. Donato a lui, lui che è stato creato ad immagine e somiglianza del Dio padrone dimentico che fu lui a creare il suo Dio padrone per giustificare sé stesso e il suo desiderio di dominare il mondo.

Un Pagano Politeista scorge le Coscienze di Sé del mondo!

L'albero lo posso bruciare, ma è un Dio che ha costruito sé stesso. Un Dio che si compiace della vita, che ride, che gode, che pensa, che comunica, che costruisce le sue amicizie, le sue alleanze e combatte le sue battaglie.

Gli Esseri Animali, ognuno secondo le proprie determinazioni, ognuno secondo le proprie strategie, ognuno con i suoi mezzi che, generazione dopo generazione, la specie cui appartiene gli ha fornito, sono altrettanti "me stesso" che percorrono sentieri per trasformarsi in Dèi.

Le fonti sono piene di Coscienze di Sé e Coscienze di Sé esse stesse. Così il mare è pieno di Coscienze di Sé e Cosciente di Sé è ogni suo anfratto. Così i monti sono pieni di Coscienze di Sé e ogni loro anfratto è Cosciente di Sé. Ognuno di loro combatte la propria battaglia della vita, ognuno di loro celebra Bacco, Pan, Zeus e ogni altro DIO di cui sono parte. Ognuno di loro canta la propria canzone dell'esistenza espandendo sé stesso nel mondo in cui è venuto in essere.

Ogni Ninfa (che tu sia un Dio o una Dea) è vergine nel senso reale del termine: non appartiene a nessuno!

Ogni Ninfa costruisce le proprie strategie d'esistenza e, nel farlo, costruisce "amicizia" e "contesa furente" con le quali costruisce e trasforma sé stessa con tutte le Ninfe del mondo (che siano Dèi o Dèe).

Il pagano vede un mondo ribollire di Dèi, di intelligenze che progettano sé stesse in insiemi di Dèi e di Dèe che si fondono e si separano continuamente e a cui egli partecipa progettando, a sua volta, la propria esistenza.

Un mondo di Coscienze e di Consapevolezze che ai suoi occhi appaiono con le fattezze della bellezza della vita. La sua leggerezza, il suo prorompere impetuoso come la Furia. Il Pagano Politeista scorge gli Dèi là dove il monoteista vede solo oggetti da possedere.

Il Pagano Politeista vede le Ninfe in ogni luogo perché ogni luogo è una Ninfa e in ogni "luogo" si muovono le Ninfe. Un crogiolo vorticoso di vita là dove il monoteista vede solo materia da possedere: compresi i suoi figli.

La gioia della vita è propria del Pagano Politeista che scorge la vita là dove il monoteista porta solo morte ed orrore manifestando la volontà del suo Dio padrone con cui si identifica.

La visione del mondo del Pagano e la visione del mondo del cristiano sono opposte. Non possono essere mediate. Il mondo non può essere asservito ad una volontà; troppe sono le volontà nel mondo che agiscono per costruire loro stesse.

Chi scorge le Ninfe può scorgere soltanto il piacere e la determinazione della vita. Chi veicola le proprie emozioni nei confronti di un cadavere appeso ad una croce proietta sul mondo il deserto di distruzione. Non può scorgere il crogiolo che fin dai tempi più antichi, prima ancora che il ventre Latona generasse Artemide e Apollo, nell'antico brodo primordiale, le Ninfe manifestavano sé stesse, con la loro volontà, col loro Potere di Essere e, trasformando il loro presente, hanno permesso, generazione dopo generazione, il sorgere del mondo come oggi noi lo conosciamo.

Noi possiamo continuare l'opera di trasformazione del presente riconoscendo nel mondo le Ninfe che vivono ed agiscono, oppure possiamo distruggere noi stessi quali proprietà di un Dio padrone che ci conduce al macello sulla croce per mettere fine alla nostra esistenza.

In questo caso perdiamo la nostra verginità: perdiamo la proprietà di noi stessi!

La nostra possibilità di trasformarci in Dèi!

Ci vendiamo schiavi ad un dio padrone chiudendo i nostri occhi all'immenso consapevole che ci circonda ed attendiamo la nostra distruzione. Mentre attendiamo la nostra distruzione, mettiamo una mano sugli occhi dei nostri figli affinché non vedano quanto noi ci siamo rifiutati di vedere e non scorgano la vita e l'immenso là dove il terrore ha annichilito il nostro coraggio.

Da ogni luogo le Ninfe chiamano gli Esseri Umani e sono pronte a raccogliere quanto Zeus porta loro affinché cresca e si trasformi in un Dio. Sia esso Dioniso o sia esso Numa.

Il crogiolo della vita accoglie e alimenta la vita affinché il futuro sia sempre migliore di ogni presente.

Allora, ricantiamolo questo Inno, non una, ma mille volte. Cantiamo fino a stordire la nostra ragione gridando EVOE' nell'infinito finché la nostra ragione non tremi e per un attimo, almeno per un attimo, ci faccia cogliere l'Infinito delle Consapevolezze dalle quali siamo circondati. Cantiamolo ancora e ricordiamo che noi stessi abitiamo nelle Ninfe e sia parte di Ninfe che percorrono un sentiero di eternità.

Chi ignora la realtà del mondo in cui vive è condannato a soccombere in essa, prigioniero di illusioni e di preconcetti che uccidono il suo divenire impedendogli di percorrere l'eternità dei mutamenti.

Marghera, 11 febbraio 2024

 

 

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

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e-mail: claudiosimeoni@libero.it

 

 

 

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