Gli Dèi emergono generando sé stessi. Tutta la vita, tutte le coscienze germinano generando sé stesse partendo dalle condizioni oggettive, gli Dèi che ne condizionano gli Dèi che formano la loro soggettività dalla quale manifestano la loro Coscienza di Sé.

Inno Orfico a Dioniso Lisio Leneo
 
Inno orfico n. 50

Claudio Simeoni

Indice agli Inni orfici

  Inno Orfico a Dioniso Lisio Leneo

Ascolta, beato figlio di Zeus, Bacco epilenio, che hai due madri,
seme degno di molto ricordo, dai molti nomi, demone Lisio,
sacro germoglio dei beati nato nascosto, Bacco Evio,
florido, ricco di frutti, che accresci il frutto che dà molta gioia,
che rompi la terra, Leneo, dalla grande forza, dalle forme cangianti,
ti sei rivelato ai mortali rimedio che mette fine alle pene, fiore sacro,
per gli uomini gioia che detesta gli affanni, Epafio, dalla bella chioma,
Lisio, che impazzi col tirso, Bromio, Evio, a tutti propizio,
che risplendi per quelli che vuoi dei mortali e degli immortali,
ora ti invoco di venire agli iniziati dolce, portatore di frutti.

da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla, Trad. Gabriella Ricciardelli

In questa forma è invocato Dioniso, liberatore degli affanni, celebrando il vino come bevanda liberatoria. La liberazione dagli affanni è l'oggetto centrale dell'Inno mentre, il vino e il tirso, sono mezzi con cui liberarsi dagli affanni.

Questo significa che ci sono altri mezzi con cui liberarsi dagli affanni, non necessariamente mezzi materiali, come il "diventare iniziati" in un percorso di trasformazione.

Dioniso è il Dio che scioglie da un certo tipo di legamenti e di costrizioni.

La vendemmia è sempre il simbolo di Dioniso per eccellenza, ma sciogliere e liberare gli uomini dalle costrizioni significa far diventare gli uomini e le donne degli Dèi che percorrono l'eternità dei mutamenti e delle trasformazioni.

Il periodo della vendemmia era chiuso con delle feste dionisiache. Non era la vendemmia in sé che si celebrava, ma la trasformazione dell'uva in vino. L'uva che, come il corpo di Dioniso, veniva fatta a pezzi, macinata, e rinasceva come vino liberatore degli affanni.

In quell'azione si esprimeva il divino Dioniso che veniva invocato affinché gli iniziati esprimessero Dioniso nelle loro trasformazioni.

L'iniziato è Dioniso; Dioniso è l'iniziato come Dioniso è l'uva che si trasforma in vino.

Uno dei concetti "misterici" dionisiaci è questo: si tratta sempre di una trasformazione che modifica la verità in essere con cui il soggetto si presenta alla realtà e porta, il medesimo soggetto, a presentare un aspetto diverso di sé stesso alla realtà che riconosce in continua trasformazione.

Non c'è il concetto di "verità" nel dionisismo se non come necessità di riconoscere i mezzi e le situazioni che permettono la trasformazione.

I neoplatonici non compresero mai questo aspetto. Per loro l'Uno è sempre stato, eterno e immutabile. Al contrario, l'antico sentimento religioso è trasformazione e continua modificazione. Un sentimento capace di cogliere la trasformazione e vivere la trasformazione come oggetto in sé.

Ai neoplatonici piacevano gli Inni Orfici, ma gli Inni Orfici erano estranei al neoplatonismo.

Marghera, 3 febbraio 2024

 

 

 

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Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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