Gli Dèi emergono generando sé stessi. Tutta la vita, tutte le coscienze germinano generando sé stesse partendo dalle condizioni oggettive, gli Dèi che ne condizionano gli Dèi che formano la loro soggettività dalla quale manifestano la loro Coscienza di Sé.

Inno orfico a Ipta
 
Inno orfico n. 49

Claudio Simeoni

Indice agli Inni orfici

  Inno orfico a Ipta

Ipta invoco, nutrice di Bacco, fanciulla che grida evoé,
celebratrice di misteri, che si compiace delle cerimonie del santo Sabo
e dei cori notturni di Iacco risonante nel fuoco.
Ascolta me che ti prego, madre ctonia, regina,
sia che tu in Frigia abiti il santo monte dell'Ida
sia che il Tmolo ti allieti, bel luogo di feste per i Lidi:
vieni alle celebrazioni rallegrandoti del volto sacro.

da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla, Trad. Gabriella Ricciardelli

Quando ho scritto la prima riflessione su questo Inno, quasi venticinque anni fa, usai il concetto di cura inteso come "aver attenzione per il presente in funzione di un futuro possibile". Ciò che allora mi sfuggì era che lo stesso concetto suonava in maniera diversa nella mia testa e nella testa di Heidegger(e simili).

La strage degli ebrei, messa in atto dai campi di concentramento nazisti, era la cura per il futuro messa in atto da Heidegger. Il concetto di cura, per qualcuno, è il concetto di strage e di genocidio.

Quando qualcuno presenta le stragi, le presenta come necessarie. Chi mette in atto stragi di uomini, donne e bambini, parla di "attenzione", ma il suo uso dell'attenzione è finalizzato a garantire il dominio dell'uomo sull'uomo e non a garantire all'uomo, come insieme dell'umanità, un futuro migliore del presente vissuto.

Ovviamente, i nazisti, uccidendo gli ebrei, tendevano a garantirsi un futuro migliore del presente al pari degli ebrei che, sterminando i palestinesi, tendono a garantirsi un futuro migliore del loro presente.

La cura che Ipta ebbe nel mettere attenzione alla crescita di Dioniso, anche se è un concetto diverso dal concetto di cura di Heidegger, viene definito con lo stesso vocabolo pur avendo contenuti ideali diversi ed opposti.

La "cura" di Ipta per Dioniso è partecipativa. Ipta non si limita a fare da nutrice a Dioniso, ma partecipa ai riti e alle cerimonie accendendo i fuochi notturni della rappresentazione religiosa.

Ipta non è esterna alla vita di Dioniso, il suo divino è il medesimo divino di Dioniso col quale cresce e si trasforma.

I neoplatonici cercarono di riempire il vuoto religioso del platonismo inserendo nella loro "scuola" gli Inni Orfici e gli Oracoli Caldaici. Ma sia gli Inni Orfici che gli Oracoli Caldaici erano testi della trasformazione, del divenuto. La trasformazione è posta a fondamento del futuro condannano ogni verità all'oblio a cui la trasformazione le relegava. C'erano sempre nuove verità che soppiantavano quelle precedenti in quanto ogni affermazione di verità altro non è che un'affermazione soggettiva fatta da un soggetto che interpreta la realtà in cui vive.

Ipta viene celebrata nell'Inno per la partecipazione ai misteri dionisiaci.

Solo nella prima affermazione si sottolinea come Ipta sia la "nutrice di Bacco". Vive la situazione di guardiana che protegge la crescita del Dio, come protegge ogni crescita di ogni divino nel mondo.

Guardiana del futuro che protegge, alimentandolo nel presente: questo è Ipta e, ogni persona che nutre il presente in funzione del futuro, si fa Ipta.

Non c'erano in Grecia templi dedicati ad Ipta, ma il suo ruolo e la sua funzione divina era ben viva nei riti Dionisiaci.

Guardiamo intorno e impariamo ad osservare quante Ipta ci sono che spesso ignoriamo perché ogni Ipta occulta sé stessa per proteggere il futuro che nutre.

Marghera, 01 febbraio 2024

 

 

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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