Gli Dèi emergono generando sé stessi. Tutta la vita, tutte le coscienze germinano generando sé stesse partendo dalle condizioni oggettive, gli Dèi che ne condizionano gli Dèi che formano la loro soggettività dalla quale manifestano la loro Coscienza di Sé.

Inno Orfico agli Astri
 
Inno Orfico n. 7

Claudio Simeoni

Indice agli Inni Orfici

L'Inno vive la contraddizione fra realtà degli Astri nella notte e la necessità soggettiva di credere in un destino, in una predestinazione, che si vuole attribuire a qualcuno o a qualche cosa.

In questa condizione psicologica le stelle fisse e le stelle mobili (i pianeti) nel loro esistere diventano altrettante manifestazioni divine interpretate dal punto di vista umano-centrico. Tutto esiste in funzione dell'uomo e l'universo parla all'uomo che diventa centro ed interprete delle finalità dell'universo.

Gli Astri sono dei soggetti viventi, coscienti, consapevoli, che attraversano il corso della propria esistenza manipolando la propria energia vitale e costruendo il loro corpo luminoso che partoriranno alla morte del loro corpo fisico.Quando gli uomini guardano il cielo stellato, in nottate limpide, sono assaliti da ondate di emozioni. Gli Esseri Umani spostano la loro attenzione sulle stelle e le Stelle spostano la loro attenzione su quegli Esseri Umani.

Che dicono gli Astri all'uomo che li sta ammirando mentre un sentimento sorge in lui come un'onda?

Nulla che l'uomo possa tradurre con le parole. Nulla che abbia attinenza con la vita quotidiana dell'uomo. Eppure, le emozioni di quegli uomini diventano più vive, più attive, più coinvolgenti nella vita quotidiana.

"le voci conformi al rito" sono le voci delle emozioni, il loro fluire fuori dal corpo degli Esseri Umani per incontrare altre emozioni nel mondo e, con queste, costruire dei legami emotivi che riguardano le trasformazioni dei soggetti, ma che sono prive di parole e prive di scopo.

Inno Orfico agli Astri

Degli Astri celesti invocherò il sacro splendore
con voci conformi al rito chiamando i démoni santi.
Astri celesti, cari figli della Notte Nera,
che vi muovete in giro con vortici circolari correndo intorno.
Scintillanti, di fuoco, genitori di tutto sempre,
determinate il destino essendo guide di ogni destino,
regolate il sentiero divino degli uomini mortali,
sorvegliate le zone dalle sette luci, vagate nell'aria,
celesti e terrestri, dalla corsa di fuoco, eternamente indistruttibili,
illuminate sempre il manto oscuro della notte,
risplendenti di scintillii, benevoli e notturni;
venite ai sapienti cimenti del sacro rito
compiendo la corsa valorosa per imprese gloriose.

Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

Per parlare di questo Inno dovremmo parlare dello Sciamano. Dovremmo parlare delle grandi distese, oppure dei mari dove l'occhio dell'Essere Umano scruta il cielo stellato e ascolta la voce dei figli di Urano Stellato! Le sue guide, i suoi "destini"!

Per parlare di questo Inno dovremmo entrare nel silenzio dell'Infinito e comprendere il senso di DAIMON, l'essenza divina degli oggetti che ci stanno davanti! Oggetti che sappiamo (ma perché lo sappiamo?) erano prima che noi esistessimo e saranno dopo che noi non ci saremo più. Gli Esseri Stelle o gli Esseri Pianeti, la loro coscienza che gli antichi Greci percepivano e che chiamavano Daimon, la coscienza divina, il farsi Dio dell'oggetto che sembra muto alla nostra ragione.

Gli Astri erano una rappresentazione di Urano Stellato. Non avevano tempo (almeno relativo agli Esseri della Natura), ma chi pratica una via alla Stregoneria ne percepisce la voce e il respiro che sorregge l'Apprendista Stregone nel silenzio dell'Infinito accarezzando le sue emozioni e alimentando la sua intuizione.

Lo stesso Esiodo sa che le voci delle Stelle non sono lontane dalla vita degli Esseri Umani e degli DEI. Perché Zeus inghiotte Meti? Perché Zeus fagocita l'intelligenza progettuale, l'intelligenza del costruttore? Ci dice Esiodo: "Allora ingannando il suo cuore con parole astute, la inghiottì nel suo ventre dietro i consigli di Gaia e di Urano Stellato! Così ambedue l'avevano consigliato perché il regale potere nessun altro avesse, al posto di Zeus, fra gli Dèi sempre esistenti..." Urano Stellato veglia sugli Esseri della Natura e ogni Astro ha la sua voce, sono gli Esseri Umani che hanno chiuso le loro orecchie all'infinito.

Per gli Inni Orfici gli Astri sono figli delle Notte Nera solo perché Nera Notte è il luogo in cui vennero in essere e, nel momento in cui vennero in Essere Nera Notte contiene tutte le possibilità degli infiniti futuri. E' Nera Notte che costruisce le intelligenze. E' l'utero, l'uovo o il seme che costruisce l'intelligenza. E' come per le voci: noi sappiamo ascoltarle solo nel silenzio. Dove c'è frastuono la voce si confonde, tutto è rumore di fondo e la nostra attenzione vaga senza cercare legami o relazioni. Nella Notte Nera possiamo ascoltare la voce degli ASTRI, dove c'è luce c'è frastuono e gli Apprendisti Stregoni cercano il SILENZIO per ascoltare le voci che nel frastuono sarebbero mute. Poi succede che Nera Notte diventa consapevole. Lei "Genius Loci" dell'Universo di intelligenze che si trasformano, memoria delle trasformazioni e degli Intenti, diventa l'utero che genera Stregoni e che alimenta ogni possibile trasformazione di ogni presente, di ogni soggetto, nell'universo.

Ognuno di quegli Astri è la più grande Coscienza di Sé nel suo settore di spazio siderale, esattamente come l'Essere Sole è la più grande Coscienza di Sé in questo settore dello spazio che comprendere l'Essere Terra.

Lasciamo pure la cultura che fu, e afferriamo la cultura che è!

Che gli Astri si muovessero in un cielo infinito noi lo sappiamo, ma quello che intendevano gli antichi non è quello che intendiamo noi! Però il "destino", quello sì!

Gli Astri determinano il destino!

Non quello dei "taroccari" o degli "astrologi", ma il futuro della vita. Il futuro della vita ha un "destino segnato" dalle condizioni che gli Astri hanno costruito. La Natura non è quella che oggi è se non ci fosse stato l'Astro Sole, l'Astro Terra, o l'Astro Luna? Costoro e tutti gli altri del Sistema Solare, della Via Lattea, delle infinite Galassie hanno determinato il destino che oggi noi viviamo. Questo è il destino degli Astri.

La voce degli Astri può essere ASCOLTATA o IGNORATA, ma parlano ad ognuno di noi. Parlano alle nostre emozioni. Perché non pratichiamo l'IMPECCABILITA' per poterla ascoltare, anziché riempire i nostri occhi di abbagli e le nostre orecchie di frastuoni? Potrebbero camminarci a fianco e aiutarci a scalare la montagna della vita, come aiutarono Zeus. Potrebbero aiutare a costruire il Daimon dentro di noi e riempirlo di saggezza affinché si attrezzi per bussare alle porte dell'Olimpo.

Possiamo soltanto evocarli, come facevano gli antichi, mentre brandiamo la consapevolezza della nostra esistenza affermando, come gli Antichi: "venite ai sapienti cimenti del sacro rito compiendo la corsa valorosa per imprese gloriose."

Ma noi, noi sapremo essere sapienti e chiamare le voci infinite di Urano Stellato affinché sussurrino alle nostre orecchie?

Ma noi, noi sapremo essere sufficientemente impeccabili da aprirci all'infinito, costruire il silenzio e ascoltare quelle voci?

In ogni Astro c'è un Essere Umano che si costruisce; in ogni Essere Umano c'è un Astro che nasce!

Platone affermava che gli Astri sono la manifestazione dell'esistenza degli Dèi, ma Platone era un nemico della Democrazia e con la sua filosofia voleva legittimare il suo desiderio di essere il padrone degli uomini. Gli Astri erano lontani, mentre lui era qui a negare gli Dèi attorno a noi. Noi guardiamo le Stelle, ma solo gli Esseri Umani a caccia di Conoscenza e di Consapevolezza (donne e uomini) li possono intendere! Noi non alziamo templi agli Astri, ma quando udiamo le loro voci, il nostro cammino, nel dare l'assalto al cielo della conoscenza e della consapevolezza, diventa meno faticoso!

Marghera, 09 febbraio 2023

 

Riflessioni sulle idee di Tafuri espresse nell'Inno Orfico agli Astri

Tafuri e i Dèmoni

Nell'Inno Orfico agli Astri, quando l'Inno dice:

" Invocherò il sacro splendore degli astri celesti chiamando i démoni santi con suoni conformi al rito ."

Inno orfico agli Astri: traduzione Tafuri p. 183

Il Tafuri, nella sua interpretazione, si preoccupa di dire:

"2. Invocando i dèmoni con suoni conformi al rito: cioè con alte preghiere e suppliche pregando gli Dèi santi, a differenza di questi cattivi dèmoni impuri. Santo: chi è puro perché le cose pure conducono a sé e questa è la loro natura. "

Tratto da: Matteo Tafuri, Commento agli Inni Orfici (vergato nel 1537 a Napoli), Edizione Bompiani, 2021, pag.175

Si tratta di un problema di ordine religioso. All'epoca di Tafuri ancora non si era compresa la differenza fra il termine "demone" che definiva l'aspetto divino, emotivo, di ogni materia, dal concetto di "demone" inteso come "aspetto altro" della materia che si impossessa della materia come imposto da Platone e fatto proprio dai cristiani.

Riferendosi agli Astri, il "demone" degli Astri è la loro parte emotiva, la loro intelligenza, il loro aspetto divino.

L'inno è chiaro, i "demoni santi" sono gli Astri dei quali si invoca lo splendore.

Dividere, come fa il Tafuri, fra "Dèi santi" e "dèmoni impuri" non è solo arbitrario, privo di riscontro nell'Inno, ma manifesta una volontà di far aderire l'Inno ad una visione dualistica nel modello voluto e imposto dal cristianesimo.

Negli Inni Orfici non esiste il concetto di "male", come inteso da ebrei e cristiani. Non esiste nemmeno la sua contrapposizione. Esiste il concetto di bene inteso come la vita che si sviluppa e si dilata in ogni nascita e in ogni contesto in cui ciò avviene e i conflitti sono espressione della vita e non qualche cosa che, dall'esterno, agisce sulla vita e contro di essa.

Tafuri e l'astrologia

Una condizione interessante dell'interpretazione di alcuni passi dell'Inno Orfico agli Astri del Tafuri ci permette di farci un'idea sul perché il Tafuri fosse legato a visioni astrologiche della realtà.

Le visioni astrologiche della realtà erano comuni nel 1500 e, purtroppo, lo sono ancor oggi fra persone che credono nell'esistenza di un destino o di una predeterminazione dell'esistenza ad opera di una qualche forza superiore.

Oggi appare abbastanza "ridicolo" legare parte del "destino esistenziale", delle "sensazioni" o parte delle predisposizioni soggettive alle figure del cielo o al moto dei pianeti, ma la volontà di ricerca di un perché dei problemi esistenziali porta le persone a non cercare attorno o all'interno della propria vita, ma a cercare "cause" esterne a sé stesse e alla propria vita.

Loro si pensano create perfette da un Dio perfetto e, pensano, che solo cause esterne possono creare il "male" nella perfezione della creazione di Dio. In questa condizione psicologica cercano cause esterne anziché modificare le condizioni della propria esistenza e, dal momento che ritengono che le cause esterne sia immodificabili in quanto opera di Dio o di strumenti di Dio, come gli astri, loro sono giustificati ad abbandonarsi a questo "destino" avverso contro il quale, ritengono, di non aver né armi né strumenti. In questo modo, non agendo opportunamente nel mondo, non modificano le proprie condizioni di vita e persistono in conflitti che non vogliono risolvere.

Scrive il Tafuri commentando l'Inno Orfico agli Astri:

4. Con vortici circolari: cioè con movimenti e orbite circolari. Compiendo giri intorno al trono: cioè girando in cerchio intorno ai propri troni e alle proprie sedi. [...], come credo, è un diminutivo; per paragone, dunque, il trono è, innanzitutto, del dio più grande, del quale è trono l'intero cielo; poi anche degli altri sette astri; le luci di ciascuno di quelli che brillano nel firmamento sono piccoli troni, cioè casette e ricoveri privati. Tratto da: Matteo Tafuri, Commento agli Inni Orfici (vergato nel 1537 a Napoli), Edizione Bompiani, 2021, pag.175

Il passo commentato dal Tafuri è:

"che compiete giri con vortici circolari intorno al trono"

L'Inno non precisa né intorno a che cosa vengono compiuti i giri e nemmeno a che cosa si riferisca il termine "trono".

Se noi possiamo tranquillamente sospendere il giudizio rispetto a qualche cosa che non capiamo perché, probabilmente ciò appartiene ad un modo di pensare di cui abbiamo scarse conoscenze e, nello stesso tempo, non siamo in grado di inserirlo in un altro contesto di pensiero significandolo nuovamente, questo non se lo può permettere il creazionista Tafuri che deve ricondurre il tutto in una visione creazionista cristiana capace di legittimargli moralmente l'uso e l'interpretazione degli Inni Orfici.

Ed ecco apparire il "trono di Dio", il "Dio più grande", le "processioni attorno ai troni" e "il cielo come trono di Dio". Il tutto in un'esaltazione della gerarchia superiore di Dio (alla quale gli uomini si devono sottomettere).

Continua il Tafuri:

5. Scintillanti, proiettanti fuoco: cioè luci che brillano dall'alto di fronte a noi. Sempre genitori di tutte le cose: poiché da quando è stato generato il mondo, i corpi celesti sono causa delle cose che sono generate in esso; sempre secondo Platone o anche secondo i nostri teologi ciò che è eterno in mezzo al tempo è (causa) del compimento e del principio di tutte le cose.

Tratto da: Matteo Tafuri, Commento agli Inni Orfici (vergato nel 1537 a Napoli), Edizione Bompiani, 2021, pag.175

Dopo l'immaginifico "Scintillanti, proiettanti fuoco: cioè luci che brillano dall'alto di fronte a noi", arriva la mazziata ideologica "poiché da quando è stato generato il mondo, i corpi celesti sono causa delle cose che sono generate in esso".

Non esiste, negli Inni Orfici, l'idea del mondo generato da un soggetto, ma esiste l'idea di soggetti che si generano, da cause e condizioni, nel mondo. La stessa Nera Notte è una presenza che si genera ed è mondo a sua volta, spazio, in cui altri vengono in essere. Inoltre, negli Inni Orfici, non esiste un qualche cosa di "eterno" che è sempre stato e sempre sarà uguale a sé stesso. Ci vuole una grande necessità soggettiva per introdurre questo concetto negli Inni Orfici.

Riflessione sul destino in Tafuri

Ora entriamo nell'idea di "destino".

Cosa si intende per "destino"?

L'uomo, alla nascita, ha un destino, sia che lo si voglia intendere come "assegnato", sia che lo si voglia intendere come interno alle cose: l'uomo morirà. Questo è l'unico destino dell'uomo.

Il destino dell'uomo è quello di morire. In questo "destino", che in realtà non è altro che la medesima condizione della nascita e della trasformazione, c'è il "destino" alla vita. Gli Esseri della Natura hanno un "tempo di trasformazione" che i pavidi chiamano "destino" per poterlo definire e attribuire le dinamiche della vita ad un ente diverso da loro stessi e dalle condizioni che abitano.

Scrive Tafuri:

6. Che segnate il destino: cioè, da quelli da cui come da esseri perfetti, discende tutto il destino dei corpi inferiori, come egli stesso ha spiegato dicendo. Voi che assegnate ogni destino: cioè dai quali astri del cielo deriva la designazione propria di ogni destino. Questa cosa non si oppone alla dottrina di Aristotele, che dice che le cause superiori compiono il loro giro intorno a quelle che ad esse tendono e ad esse si contrappongono, perché a loro è possibile esser congiunte in tal modo, evidentemente quello che è indicativo di quello che c'è dentro, di chi assegna in quanto rende chiaro, non perché (gli astri) ci costringono, ma semplicemente preannunciano. Noi per libera volontà e per libera scelta dominiamo le cose o perché gli stessi astri, prendendo l'essere dal cielo superiore, il quale è amministrato innanzitutto dal dio, sono quelli che, in quanto menti, hanno previsto quel che è proprio di ciascuna cosa.

Tratto da: Matteo Tafuri, Commento agli Inni Orfici (vergato nel 1537 a Napoli), Edizione Bompiani, 2021, pag.175

La contraddizione fra idea di "libero arbitrio", propria di un cristianesimo che si è sottratto al concetto di fato neoplatonico ma che di fatto ha legato ogni azione dell'uomo e ogni possibilità di scelta alla volontà del suo Dio (non si muove voglia che Dio non voglia), alimenta la contraddizione, anche, in Tafuri che cerca una distinzione fra "lettura del destino attraverso l'astrologia" e il "libero arbitrio" di Dio che impone il suo destino agli uomini.

L'Inno dice che gli Astri:

"determinate il destino, essendo guide di ogni destino"

Determinate il destino di chi? Degli Astri.

Gli Astri sono guide di ogni scelta e, pertanto, della formazione che ogni coscienza fa del proprio "destino" che, in questo caso, va interpretato come il cammino verso la propria morte fisica.

Nell'Inno Orfico non c'è l'idea di "Voi che assegnate ogni destino ..." come afferma il Tafuri. Ma c'è l'idea di "guide", di supporto, per ogni trasformazione a cui i soggetti sono "destinati" per la qualità del loro venir in essere e per la qualità del mondo in cui sono venuti in essere. Negli Inni Orfici, nemmeno le Moire assegnano un destino agli uomini, ma osservano la vita degli uomini: che attraverso le loro scelte costruiscono il loro "destino".

Tafuri si preoccupa che la sua interpretazione non si opponga alla dottrina di Aristotele.

Scrive il Tafuri:

"Questa cosa non si oppone alla dottrina di Aristotele, che dice che le cause superiori compiono il loro giro intorno a quelle che ad esse tendono e ad esse si contrappongono, perché a loro è possibile esser congiunte in tal modo, evidentemente quello che è indicativo di quello che c'è dentro, di chi assegna in quanto rende chiaro, non perché (gli astri) ci costringono, ma semplicemente preannunciano."

Tratto da: Matteo Tafuri, Commento agli Inni Orfici (vergato nel 1537 a Napoli), Edizione Bompiani, 2021, pag.175

Questa voglia della presenza di cause superiori indimostrate e indimostrabili da contrapporre all'oggettività fattuale degli astri è, quanto meno fastidiosa, per la sua arbitrarietà soggettiva in una visione ontologica che vorrebbe far diventare reali oggetti dell'immaginazione.

Gli Astri esistono mentre le "cause superiori compiono il loro giro intorno a quelle che ad esse tendono e ad esse si contrappongono", sono un'invenzione il cui scopo è negare l'intelligenza divina agli Astri stessi cercando spiegazioni assolutiste per cause che non si conoscono.

Marghera, 03 aprile 2024

 

 

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