Gli Dèi emergono generando sé stessi. Tutta la vita, tutte le coscienze germinano generando sé stesse partendo dalle condizioni oggettive, gli Dèi che ne condizionano gli Dèi che formano la loro soggettività dalla quale manifestano la loro Coscienza di Sé.

Inno Orfico a Cielo - Urano Stellato
 
Inno Orfico n. 4

Claudio Simeoni

Indice agli Inni Orfici

Urano stellato è l'immenso cielo che sovrasta l'atmosfera. Urano Stellato è l'immenso cielo dell'emozione che sovrasta l'azione e la ragione. Come l'emozione genera la vita, così Padre Urano Stellato è il principio della vita e l'oggettività in cui la vita sfocia. La vita nasce come coscienza da un fremito emotivo che ha la sua origine in Urano Stellato. E i fremiti emotivi, che i nati dalle emozioni Urano Stellato alimentano, costruiscono, attraverso fremito emotivo dopo fremito emotivo, la crescita dei soggetti della e nella Natura. Urano Stellato ha nel suo petto "l'intollerabile necessità della Natura". Quella necessità di crescere e di espandersi che caratterizza la vita.

  Inno Orfico a Cielo - Urano Stellato

Cielo genitore di tutto,
parte per sempre indistruttibile del cosmo,
antico, principio di tutto e di tutto fine.
Cosmo padre,
che ti avvolgi come sfera attorno alla terra,
dimora degli Dèi beati,
che cammini con vortici di rombo,
custode celeste e terrestre che tutto circondi,
che hai nel petto l'intollerabile necessità della Natura,
scuro, indomito, svariato, dalle forme cangianti,
che tutto vedi,
che hai Crono per figlio, beato demone supremo,
ascolta e porta vita santa al nuovo iniziato.

Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

Una volta reso omaggio a Nera Notte e alle nascite come atto magico con cui ha inizio il percorso degli Dèi e degli Esseri della Natura, il quarto Inno Orfico si rivolge ad Urano Stellato.

Urano Stellato è il padre di Cronos e dei Titani. E’ l’insieme delle stelle e della galassie che iniziano a nascere come Esseri della Natura e come Dèi, ma, Urano Stellato, è l’emozione che pervade tutto l’universo. Chiamatela materia, chiamatela energia, quando queste si emozionano diventano consapevoli di sé stesse e, alla Necessità che le ha portate in essere, sommano la propria volontà d’esistenza: diventano coscienze che modificano la loro oggettività.

Urano Stellato è l’emozione che viene espressa da Stelle e Galassie attraverso la loro coscienza e ogni volta che si assiste ad una nascita, è un frammento di materia e di energia in cui l’emozione, Urano Stellato, ha generato quella che noi chiamiamo “vita”.

Il cielo, cui l'Inno Orfico si rivolge, è Urano Stellato di cui Cronos, il tempo sia come mondo che come trasformazione, è il figlio, come tutti gli altri Titani, da cui discende e dipende anche la nostra esistenza.

Questo è il quarto Inno Orfico e, in fondo, Urano Stellato fu la prima coscienza che emerse dall'inconsapevole Gaia. Noi guardiamo il cielo, al di sopra dell'atmosfera, e siamo colti da un fremito emotivo: là è la sede delle emozioni che costruirono la vita. In ogni Stella, in ogni Pianeta, nel Sole e nelle Galassie come nel centro della Terra, ha sede Urano Stellato, "dimora degli Dèi beati", che genera ogni esistenza con "vortici di rombo".

Urano Stellato, il Cielo, è la fonte dell'intollerabile Necessità dell'Essere Natura. Hera impone a Zeus le condizioni per la germinazione della vita con le quali Zeus media ponendo le sue condizioni divini. Queste condizioni non prescindono da Urano Stellato, lo veicolano. Ilizia ed Ebe, figlie di Hera e Zeus hanno in Afrodite, nata dai genitali di Urano Stellato, la loro origine e il loro scopo. Urano Stellato ci avvolge, ma non è Urano Stellato a subire le condizioni di Hera, ma Zeus. Urano Stellato subisce le condizioni di Gaia, la materia, dalla cui relazione nascono i figli dai quali germineranno, a loro volta, i figli di Hera di cui noi siamo parte.

Per conoscere l'antica devozione dobbiamo ritornare alle origine degli Dèi, non solo per quanto riguarda la nostra percezione soggettiva, ma anche per come noi decidiamo di descrivere gli Dèi. Altrimenti, non riusciremo ad abbattere l'immagine che degli Dèi antichi vuole dare il cristianesimo per esaltare la gloria di possesso del suo Dio. A differenza del cristianesimo, gli Dèi non sono i padroni della vita, ma sono la vita stessa. Separarci dagli Dèi significa diventare schiavi di un padrone rinunciando alla nostra vita.

Gaia è la materia e l’energia dell’universo, Urano Stellato è l’emozione. Se Gaia non si emoziona è priva di coscienza. Se quella materia non si emoziona non distingue sé stessa dal mondo in cui vive e non è in grado di esprimere la propria volontà. Non è viva.

Che cosa significa “esprimere la propria volontà”?

Significa che nella vita, nell’esistenza ogni coscienza mette in atto scelte di adattamento soggettivo alle variabili che incontra nell’oggettività. Significa che ogni coscienza di sé che esprime i propri bisogni diventa una variabile nell’oggettività in cui vive costringendo altre coscienze a mettere in atto le proprie scelte di adattamento soggettivo.

L’azione di Urano Stellato consiste nell’emozionare la materia e l’energia in modo che nasca la coscienza permettendo a quella materia o energia di manifestare la propria volontà d’esistenza.

Febbraio 2023

 

Tafuri, Cielo, Urano Stellato, Inni Orfici e cristianesimo

L'idea con cui Tafuri affronta gli Inni Orfici è profondamente cristiana. E' evidente la sua volontà di far coincidere gli Inni Orfici con il cristianesimo.

L'azione di Tafuri appare evidente nel preambolo al suo commento all'Inno Orfico al Cielo dove scrive:

L'incenso è anch'esso una goccia proveniente dall'Arabia produttrice d'incenso, è chiamato così dal monte Libano, dove nasce abbondantissimo ed ottimo, poiché ha avuto in sorte una condizione naturale calda e un profumo dolcissimo; quel monte, poi, è altissimo, perciò offre al cielo il proprio aroma; da questo monte derivano le sorgenti del Giordano, fiume divino e insieme purissimo nel quale fu battezzato il nostro sommo sacerdote Cristo, di cui il cielo è trono e la terra è sgabello. Il presente poeta dice che il cielo è figlio di Fanete perché, come è chiaro nell'esposizione dell'inno, apparve come primo prodotto della creazione. è detto cielo, perché è il confine in alto.

Tratto da: Matteo Tafuri, Commento agli Inni Orfici, editore Bombiani, 2021, p. 149

Il cielo, secondo Tafuri, viene evocato in un Inno perché "Il cielo è trono del suo Cristo e la terra il suo sgabello".

Ovviamente il Tafuri non riesce a vedere il cielo come "oggetto-soggetto in sé" ma lo legge in funzione di un'idea di creazione di cui il cielo "appare come primo prodotto della creazione". Tafuri riconduce gli Inni Orfici all'idea creazionista della bibbia quando, negli Inni Orfici non esiste nessuna idea creazionista.

E' una condizione che dobbiamo aver sempre presente nell'interpretazione della relazione fra gli Inni Orfici e il cristianesimo. Dal momento che questi Inni Orfici appaiono abbastanza tardi rispetto alla tradizione Orfica e Dionisiaca, mi sto sempre più convincendo che siano stati scritti per riaffermare la visione religiosa orfica e dionisiaca in un contesto ideologico in cui cristiani e neoplatonici stavano marciando verso un assolutismo religioso che gli orfici ritenevano pericoloso.

Per Tafuri il Cielo non è un Essere cosciente di sé, è uno spazio.

La prima cosa che andiamo ad osservare sta nelle prime parole; (e non conoscendo la lingua greca l'ipotesi è in sé aleatoria) la traduzione corretta è quella che dà il Tafuri nel 1500 "Creatore di tutto, parte del mondo sempre indistruttibile" o è quella che ne da Ricciardelli "Cielo genitore di tutto, parte per sempre indistruttibile del cosmo".

Potrebbe essere che anticamente il medesimo vocabolo potesse contenere entrambe le possibilità di traduzione, ma i significati ideologici da attribuire alle parole con cui il termine greco, creatore o generatore, viene tradotto, siano emersi in seguito.

Qui nasce un problema di ordine filosofico. Se consideri il cielo come creatore attribuisci al cielo una propria coscienza e una propria volontà mentre, se consideri il cielo generatore, è indifferente se ha o non ha una volontà perché è la sua esistenza in essere che lo rende partecipe al generare. In effetti, la traduzione dell'Inno da parte del Tafuri diverge nel senso dalla traduzione che ne dà Ricciardelli.

Traduce il Tafuri:

O cielo creatore di tutto, parte del mondo sempre indistruttibile,
primogenito, principio di tutte le cose, fine di tutte le cose,
padre cosmo, che ti aggiri con movimento di sfera attorno alla terra,
dimora degli Dèi beati, che avanzi con moti di rombo,
celeste e terrestre e custode di tutte le cose racchiudendole,
che hai nel petto l'intollerabile Necessità della Natura,
di colore nero, indomabile, assai vario, dalle forme cangianti.
che tutto vedi, Padre di Crono, beato, demone supremo,
ascolta tu che concedi vita santa al uovo iniziato ai misteri.
Tratto da: Matteo Tafuri, Commento agli Inni Orfici, editore Bombiani, 2021, p. 157

A questa traduzione va associata la traduzione di Gabriella Ricciardelli che scrive:

Cielo genitore di tutto, parte per sempre indistruttibile del cosmo,
antico, principio di tutto e di tutto fine,
[...]

Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

Le due traduzioni non sono molto diverse, diversi sono i concetti che ne scaturiscono.

Ad esemio:

Tafuri: "parte del mondo sempre indistruttibile,".

Ricciardelli: "parte per sempre indistruttibile del cosmo,".

Ci si chiede: è il mondo indistruttibile o è il cielo che è parte indistruttibile del mondo?

Se il mondo si trasforma, Urano Stellato (il cielo), rimane costante al mondo che viene distrutto per diventare un diverso mondo.

Se il mondo è creato da Dio, è il mondo indistruttibile (se non per volontà di Dio) e non il cielo (Urano Stellato).

Sia chiaro che io non cerco la verità della "giusta traduzione", a me interessa trasmettere il "giusto concetto" secondo una precisa percezione della realtà.

Il concetto di Cielo, nell'Inno Orfico dedicato a Cielo, il quarto degli Inni Orfici, è presentato con alcune caratteristiche che permettono di identificarne la figura all'interno del Mito.

Ciò che gli Inni Orfici definiscono Cielo, nel Mito è Urano Stellato. Io uso il termine Urano Stellato per qualificare la divinità e il divino che manifesta, ma il termine non è riferibile allo spazio, anche se lo spazio è in grado di dare una rappresentazione di forma della sua esistenza, va riferito all'azione e agli effetti prodotti da Urano Stellato.

Urano Stellato è l'immenso mare emotivo in cui navigano le forme. Un immenso mare (o nebbia se preferite come rappresentazione) in cui tutto è indistinto e nel quale il veggente scorge "forme senza luce" distinguendole dalle "forme luminose" formate da forme consapevoli di sé stesse: appunto, stelle di un cielo luminoso privo di forma e privo di rappresentazione oggettiva perché la sua rappresentazione sta solo in particolari stati di percezione soggettiva.

Comprendere Urano Stellato significa comprendere un aspetto essenziale della Religione Pagana dove tutto è emozione e dove l'emozione, manifestata dalla volontà dei soggetti che diventano consapevoli, è la rappresentazione oggettiva delle coscienze di sé al di là dei corpi e dell'oggettività in cui i corpi, che manifestano quell'unità consapevole, vivono, agiscono e abitano.

La difficoltà di definire Urano Stellato sta tutta nella difficoltà di percepire e definire l'entità nel mito. Se in Esiodo ci sono forme antropomorfe che generano a cascata le forme divine che definiscono la realtà nella quale viviamo, negli Inni Orfici l'esigenza è quella di conciliare le tre forme in cui si compone il sentimento religioso: la forma razionale della rappresentazione, cielo; la forma devozionale, emozione; la forma mitica, cosmo padre, che ti avvolgi come sfera attorno alla terra.

Quando il Tafuri scrive, commentando l'Inno a Cielo:

4. Dimora degli dèi: perché si ritiene che attraverso di esso una moltitudine infinita di angeli si muova, questo secondo i teologi e secondo i platonici, i quali pensano che abitino lì servi di Dio, perciò intendi che l'inno tenda verso il cielo fisico degli dèi, cioè insieme la mente e il corpo celeste.

Quel "dimora degli Dèi" è riferito alla Terra e gli Dèi, a cui gli Inni Orfici si riferiscono, può essere sia gli Dèi, intesi come abitatori dell'Olimpo o del Tartaro, oppure tutti gli Esseri della Natura che abitano la Terra.

La frase dice, per come è tradotta:

"Cielo genitore di tutto, parte per sempre indistruttibile del cosmo, antico, principio di tutto e di tutto fine,cosmo padre, che ti avvolgi come sfera attorno alla terra, dimora degli Dèi beati, che cammini con vortici di rombo, custode celeste e terrestre che tutto circondi ..."

Non dice che "il Cielo" è la dimora degli Dèi, anche se quest'idea piace tanto ai cristiani, ma dice che "il cielo", "Urano Stellato", avvolge la terra che è la dimora degli Dèi. Anche il proseguo della frase conferma questo quando dice "custode celeste e terrestre che tutto circondi ..."

Il cielo, nell'Inno Orfico, è un oggetto in sé. Un soggetto che agisce e non uno strumento di un soggetto altro. Non è, come Tafuri vorrebbe, uno spazio, ma è un'Entità che agisce, protegge e cammina.

Non si può ridurre il mito alla visione materialistica-meccanicistica propria dell'ideologia cristiana. Il Mito ha dei significati propri e ha una propria struttura di pensiero che non può essere ridotta nella dimensione del meccanicismo con cui i cristiani intendono le parole.

Marghera, 09 febbraio 2024

 

 

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