Lo stato della filosofia in Italia
e la vigliaccheria morale dei filosofi italiani

Eugenio Garin e la Storia della filosofia italiana

Claudio Simeoni

Cod. ISBN 9788891185808 per il cartaceo della filosofia aperta

Indice Teoria della Filosofia Aperta

Lo stato della filosofia in Italia e la vigliaccheria morale dei filosofi italiani.

Garin Eugenio – Conclusione della storia della filosofia italiana

La storia della filosofia italiana è un coacervo di putridume il cui unico fine è la riaffermazione del dio padrone sopra all'uomo. Una continua riaffermazione di concetti dei vangeli e della bibbia che ogni pensatore che si identifica col dio padrone pensa come se fossero nuovi, o pensati per la prima volta.

Ogni soggettività filosofica italiana si identifica col dio padrone. Non riesce a costruire una dimensione esistenziale diversa dalla dipendenza dal proprio padrone. In altre parole, i filosofi italiani non sono in grado di uscire dalla loro infanzia in una relazione di dipendenza assoluta col padre del quale non sono in grado di farne a meno.

L'osservazione di Garin sullo stato della filosofia italiana è assolutamente pertinente e attuale. La chiesa cattolica controlla militarmente ogni anfratto culturale selezionando e perseguendo ogni filosofo e pensatore che in qualche modo dissente. Non è solo Severino o Vallauri allontanati dall'università cattolica, ma è tutta la cultura italiana sotto il terrore del dio padrone cristiano rappresentato dalla potenza economica del Vaticano che ricatta tutta la cultura italiana.

I filosofi e i pensatori italiani nell'espressione del loro pensiero oscillano fra la codardia e l'asservimento assoluto al padrone del quale leccano le briciole dalla mano. In segreto affermano dei principi contro il padrone, ma in pubblico, a gran voce, proclamano il suo diritto a dominare sull'uomo. In modo educato, in modo da non suscitare l'avversione dei cittadini che potrebbero sentirsi insultati.

La filosofia italiana è fatta da individui codardi che si contendono uno spazio giornalistico, uno spazio televisivo, il compenso per una conferenza sputando merda e odio sui cittadini e contro la democrazia in nome di un assolutismo che proclamano padrone della democrazia stessa. Il macellaio di Sodoma e Gomorra e i suoi crimini contro l'umanità, i violentatori di bambini in nome della fede cristiana, vengono taciuti. Si finge di non vedere da dove nascano i principi filosofici e si tollera la violenza sui cittadini per imporre principi inumani e criminali.

Scrive, concludendo la storia della filosofia italiana Garin:

La seconda guerra mondiale esplose su una scena filosofica italiana piena di sottintesi, di coperte allusioni, di illusioni spente. Croce in apparenza isolato come un simbolo, e come un maestro di moralità non ascoltato in realtà era profondamente presente in un'area larghissima di ricerche specifiche, ed offriva strumenti sempre validi all'estetica, alla storia, alla critica letteraria. Tutta la cultura italiana di qualche rilievo gli era debitrice, quando non era addirittura impregnata dei suoi modi di pensare. Gentile, veramente solo, nonostante l'apparente solidarietà politica col fascismo, polemizzava con gli scolari passati a forme di spiritualismo cattolico; polemizzava con i «realisti» di formazione arcaica e con gli epigoni del positivismo; polemizzava ormai anche con gli allievi più fedeli, quali Ugo Spirito, che dissipavano gli ultimi miti dell'idealismo. Altri, attraverso opere in apparenza storiche, reinserivano nel discorso pensatori inquietanti come Feuerbach. Antonio Banfi col suo gruppo, giovanile ma molto attivo, immetteva nel circolo della cultura italiana voci particolarmente sollecitanti. Si parlava spesso dietro uno schermo - c'era il fascismo e c'era la guerra; si dicevano per bocca d'altri cose che non si potevano dire in prima persona; si diceva un nome e se ne intendeva un altro. Anche in filosofia si diffondeva un discorso cifrato, ermetico, che non sempre, oggi, è facile interpretare giustamente.

Questa situazione della filosofia descritta da Garin è la situazione della filosofia ancor oggi. Anche se la guerra è finita nel 1945 e la Costituzione è in vigore dal 1948, il terrore rispetto al mondo della cultura non è mai cessato, ma soprattutto non è cessato il terrore che chi vive il mondo culturale subisce come aggressione psicologica. Non si tratta solo delle bande di picchiatori di Scelba, o del manganellamento di operai che rivendicano condizioni di lavoro dignitose. Si tratta di manganellare persone che non vogliono farsi ammazzare dall'amianto, dalla diossina, che non vogliono farsi buttare dalle impalcature, che non vogliono far stuprare i loro figli dalla chiesa cattolica. Manganellare e terrorizzare chiunque nella società civile pretende di far rispettare norme Costituzionali. Dove il magistrato inquisisce chi dà del "criminale o del maiale" al giornalista che è complice diretto o indiretto nella messa in atto della violenza contro l'infanzia ed è complice di tale violenza (perché bisogna guardare con attenzione se sia vero o meno….) stuprando l'infanzia in nome del crocifisso con cui minaccia di morte i cittadini.

Chi pensa e manifesta il proprio pensiero viene minacciato, ricattato, si giustificano aggressioni con il "linguaggio non pertinente" e si accettano azioni criminali come quelle di perseguitare i barboni, costruire lager per gli extracomunitari e non mettere videosorveglianza dove i poliziotti bastonano i cittadini. Si costruiscono complicità di fatto fra l'organizzazione criminale Ordine dei Giornalisti, Ordine degli avvocati e Magistrati per aggredire la società civile, proteggere delinquenti e favorire la violenza sui cittadini che osano pensare privandoli spesso di stipendio e sputtanandoli attraverso mezzi di informazione usati all'occorrenza.

E' una società del terrore che nega l'esistenza del terrore e che vede la violenza criminale e terroristica occultata dietro ad ovvietà che offendono ed ingiuriano i cittadini lasciandoli impotenti davanti alla violenza subita perché vengono derisi e manganellati uno ad uno e, quando si lamentano vengono derisi affermando: "Succede solo a te…"

Sembra quasi di trovarsi con Garin che dice:

Quello che è certo è che stava crollando il castello incantato dell'idealismo, dopo avere imprigionato per decenni i filosofi italiani, costringendoli, tutti senza eccezione, a discorrere delle ombre delle cose, in un mondo fittizio, con problemi immaginari, e spesso assurdi. Non più le ombre o le idee, ma le cose si facevano avanti con crudeltà. Dopo tanto parlare di storia e di storicismo, ci si accorgeva che gli «storicismi» erano tanti, e contraddittori e che di fatto ci si era chiusi fuori della realtà e dell'esperienza, fra «storie» di idee e di puri atti di pensiero. Le cose, l'esperienza, la storia signora degli uomini anche se fatta dagli uomini, irrompevano crudelmente. I libri più sinceri di quegli anni, non le esercitazioni accademiche, sono pieni di senso tragico, del bisogno di cose «vere», di realtà, e di un'infinita stanchezza di parole e di problemi fittizi. Supposizioni irrazionalistiche che ancora si diffondono, espressione di un crudele scatenarsi di violenza, si ha l'impressione che neoidealismo e vecchio positivismo, insieme uniti, si dissolvano come nebbia che le ricerche cacciate e beffate ritrovino le loro proporzioni: le scienze della natura, la logica, la sociologia, la psicologia; e i problemi di una storia ancorata alle cose, ai bisogni e alle forze reali, e non più tutta presa fra le idee.

Possiamo dire che sta crollando il castello incantato dell'operaismo e del liberalismo antimaterialista. Sta crollando il castello incantato del cattolicesimo e del protestantesimo che tentano di rivivere in una situazione antislamica alimentando quell'odio religioso da crociata che ha caratterizzato gli scontri militari più violenti degli ultimi 20 anni.

Finita l'avventura sociale della visione comunistica della vita con la caduta del muro di Berlino; acquisita l'uguaglianza, voluta dalla propaganda cristiana, di Hitler uguale Stalin; nascosto il ricordo che furono le pulsioni sovietiche e l'ideale sociale sovietico a sconfiggere il nazismo e non il liberalismo occidentale che era attraversato da tentazioni di alleanza ideologica col nazismo; i popoli, occidentali si trovano orfani di quell'ideale dell'essere cittadini che ha portato alla nascita delle Costituzioni Europee fino alla formulazione del trattato di Nizza e Lisbona che stanno progressivamente per essere dimenticati nelle dinamiche assolutiste che si stanno affermando attraverso la crisi economica che dal 2008 al 2015 sta attraversando l'Europa.

C'è una grande stanchezza di un presente fallimentare in una democrazia ingiuriata e violentata dall'assolutismo cattolico che controlla con metodi mafiosi le Istituzioni e ogni anfratto della cultura negando ai cittadini le più elementari libertà che garantivano la sicurezza esistenziale. Siamo al ridicolo: tu hai la libertà di pensare, però devi garantirmi la libertà di poterti bastonare. Dobbiamo essere entrambi liberi!

L'insicurezza e la paura sono quanto la Polizia di Stato, la Magistratura, l'Ordine dei Giornalisti, l'Ordine degli Avvocati stanno diffondendo nel paese per assicurare a sé ad altri, il macellaio di Sodoma e Gomorra, un ingiusto profitto. Non è solo la negazione delle istanze sociali, la ridicolizzatine delle persone; è la repressione psicologica che emerge dal profondo dell'individuo in una società che mai come oggi ha tanti cittadini costretti a tendere una mano per riceve un obolo di sopravvivenza.

Ciò che Garin vede fra Croce e Gentile, oggi è evidente fra assolutismo Vaticano e cittadini violentati:

Finalmente gli spettri sembravano in fuga, mentre gli uomini espiavano crudelmente le illusioni accolte e predicate. Per rifarsi presente nella ricostruzione storica il passato deve essere abbastanza distaccato da consentire un'adeguata collocazione prospettica: da consentire la determinazione di nessi e giunture profonde, nel silenzio della polemica e delle reazioni immediate. Come si diceva un tempo, non si fa storia degli eventi troppo vicini. Il discorso sugli ultimi decenni dopo la guerra potrebbe cominciare con l'annuncio che gli spettri sono tornati: che troppi «filosofi» sono rientrati, e non disinteressatamente nel castello incantato a combattere fra le ombre, e a discutere delle ombre delle cose; che, nella migliore delle ipotesi, stanno scambiando l'informazione con la elaborazione del pensiero. Ma un discorso di questo genere, che può farsi in altra sede, rischierebbe di sostituire la polemica alla storia. In questa sede il bilancio filosofico del primi decenni del secolo deve limitarsi a registrare l'ondata di torbido irrazionalismo, che invase anche l'Italia all'inizio del Novecento; e il teso dialogo fra Croce e Gentile, destinato a coinvolgere tutta la cultura italiana, anche quella che, per ragioni da specificare caso per caso respinse entrambi. A quel dialogo si collega anche la meditazione di Antonio Gramsci, che si maturò in quei decenni, ma che entrò in circolazione dopo la guerra. Proprio perché impegnata a rendersi conto dell'egemonia culturale del Croce nell'esigenza di sostituirla; proprio perché, di fatto, costituisce il maggior contributo reale a una critica costruttiva della cultura nazionale nel quadro di una ricostruzione di tutta la storia italiana, l'opera di Gramsci ci si svela come la più ricca di precise indicazioni e di suggerimenti metodici, e la più feconda dopo la crisi dell'idealismo. Partendo di là, sarà possibile tracciare quella storia della filosofia nazionale che l'Italia ancora non possiede, e che andrà impiantata ormai su basi del tutto nuove, e condotta per vie molto diverse da quelle battute fin qui.

E' tardi per Gramsci.

Avrebbe potuto essere, ma non è stato.

La violenza del Vaticano, attraverso i picchiatori De Gasperi, Scelba, Moro, Andreotti, Rumor, De Mita, Craxi, Berlusconi, Bossi, Fini, Salvini, Renzi, Napolitano e complici, è stata tale da impedire un dibattito culturale in nome della conservazione del diritto del Vaticano di stuprare i bambini italiani in nome e per conto del suo dio padrone e assassino.

Oggi i filosofi italiani sono rintanati come topi di fogna che scappano dalla cultura per difendere il loro miserabile vissuto. Se assistiamo in televisione o nelle piazze agli insulti di Cacciari alla Costituzione della Repubblica, abbiamo osservato la fuga dalla realtà di Vattino, Severino, di Tronti, di Galimberti e di banditi che sussurrano sottovoce, come tanti topi di fogna, il terrore prodotto dal cristianesimo, ma pronti ad alzare la voce per difendere il diritto della fede di stuprare e violentare bambini in nome e per conto del dio padrone che rappresenta tutti i principi della monarchia assoluta, del nazismo e di quanto più crudele e micidiale, vigliacco ed infame, abbia subito la società civile.

Non è solo la crisi dell'idealismo vista da Garin, ma è la crisi di ogni struttura filosofica, compreso quel materialismo storico e dialettico che ha finito per cozzare contro le esigenze della monarchia assoluta e del bisogno di stupro dell'infanzia per non essere stato capace di andare oltre l'orizzonte del contingente vissuto da persone che anelavano a sostituirsi al re.

Il fallimento e la dimostrazione di pensatori criminali come Popper o Russell, Arendt e Heidegger, che hanno fondato la loro fortuna sulla dimensione di un materialismo storico immaginato e desiderato, lasciano società e persone vuote, vittime di terrorismo di questo o quel Scelba di turno, di questo o di quel conduttore televisivo, di questo o di quel giornalista che esalta il terrore provocato dai problemi e non indica la via d'uscita dai problemi se non attraverso la violenza, la sottomissione e l'odio contro i principi Costituzionali che, quando va bene, è troppo difficile applicare: meglio torturare le persone che garantire loro il diritto di manifestar e le loro ragione replicare con ragioni alle loro ragioni.

E' una società che vive di terrorismo. Una società che fa del terrorismo il metodo di controllo dei cittadini in nome del Macellaio di Sodoma e Gomorra e di quel criminale in croce a cui la Polizia di Stato vuole garantire e garantirsi il diritto di stuprare e violentare i bambini.

Viviamo in una società italiana in cui i "filosofi" sono scappati dal loro essere individui della società civile per rifugiarsi nella logica del potere e del dominio contro i cittadini. Si nascondono dietro una finta educazione e un finto rispetto che gronda di sangue e di odio nei confronti dei cittadini che tentano di sopravvivere e vivono con fastidio e disprezzo le loro farneticazioni al limite del delirio patologico. Una società che per la prima volta nella storia vive la separazione fra massa desiderante e pensatori stupratori che si dilettano a far violenza alla società civile.

Una società che non ha pensatori o analizzatori del reale attraverso i quali far convergere le sue pulsioni e le sue esigenze è una società composta dalle pecore allevate dall'educazione cattolica e disperse, lasciate ad una disperazione nel presente, che distrugge ogni possibilità di costruire un futuro possibile. E quel futuro è negato perché la contingenza della sopravvivenza nel momento presente assorbe ogni energia e annulla ogni dignità sociale alle persone.

E' finita un'epoca della filosofia, ma non ci sono orizzonti che delineino una nuova e diversa epoca. Nel frattempo i filosofi contribuiranno a riempire di cadaveri un presente vissuto che fa del cadavere l'unico motivo del a propria sopravvivenza culturale.

Marghera, 02 febbraio 2015

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Claudio Simeoni

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La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.