Max Stirner l'Unico la proprietà e il cristianesimo

Johann Kaspar Schmidt detto Max Stirner (1806 - 1856)

Max Stirner e l'idea religiosa anarchica

di Claudio Simeoni

Cod. ISBN 9788891185808 per chi vuole ordinare il libro

Indice Teoria della Filosofia Aperta

 

La filosofia della Religione Pagana.

Le osservazioni che facciamo come Religione Pagana su alcune pagine di Stirner, "l'Unico e la sua proprietà", ci permettono di mettere in luce tutta una serie di debolezze e di fragilità del pensiero stirneriano (o dell'uomo anarchico). L'uomo rivendica il suo diritto all'egoismo del Potere di Essere in un mondo di schiavi che, attraverso il Potere di Avere, esercitano il diritto al possesso delle persone. Gli schiavi trasformano l'uomo in loro proprietà e Stirner si fa paladino di quella rivendicazione rinunciando a rivendicare sé stesso, il proprio ego, davanti al padrone. Non rivendica il Potere di Essere davanti al padrone, ma si limita a definire i limiti della proprietà nei suoi confronti.

Ci interessano le rivendicazioni e le osservazioni di Stirner nei confronti del cristianesimo e in particolare nei confronti di Gesù per capire come questo padrone si colloca nel complesso del pensiero anarchico-sociale e come la chiesa cattolica ha operato per fermare l'aspetto più socialmente dirompente delle osservazioni stirneriane.

Scrive Max Stirner:

Il calvinismo esclude d'un tratto un gran numero di cose, perché sensibili e mondane e purifica così la Chiesa; il luteranesimo invece cerca di spiritualizzare quante più cose gli è possibile e cerca così dì far riconoscere lo spirito quale essenza d'ogni cosa in modo da render sacro tutto ciò che è mondano. E per questo motivo che al luterano Hegel (in un passo d'una delle sue opere egli dichiara di «voler restar luterano») riesce di realizzare il concetto in ogni cosa sensibile. In tutto v'è la ragione; o, in altri termini, "il reale è ragionevole". Il reale è, in verità, il tutto, perché in ogni cosa, persino nella menzogna, può venir scoperto il vero; non esiste una menzogna assoluta, come non esiste il male assoluto, e così via. Grandi opere dello spirito non furono create che dai protestanti, perché essi erano i veri discepoli e i veri zelatori dello spirito.

Nell'analizzare il proprio mondo religioso, Stirner rilava le due posizioni diverse fra calvinismo e luteranesimo. Tali posizioni, tutte interne al cristianesimo, da un lato i calvinisti condannano ogni cosa mondana e dall'altro lato i luterani trovano la mano del dio padrone in ogni cosa. Si tratta di due modi diversi di controllare le persone. Due modi diversi dai quali discendono due pensieri diversi di controllare gli uomini trasformati in schiavi attraverso una interpretazione dei vangeli e della bibbia.

O le cose sono estranee a dio e allora le cose sono separate da dio, oppure le cose contengono la mano di dio e allora in esse, nel reale che si presenta, c'è la presenza del dio padrone. Calvinisti e luterani, come i cattolici, non negano il dio padrone, il suo uso e consumo, ma lo interpretano alfine di costruire una "superiorità" interpretativa della volontà del dio padrone da gestire contro altre interpretazioni della volontà del dio padrone. Calvinisti, luterani e cattolici si contendono la primogenitura nella gestione del dio padrone al fine di dire alle proprie pecore del gregge qual è la volontà del dio padrone.

Scrive Max Stirner:

Quanto angusto è l'impero dell'uomo! Egli deve permettere che il sole segua il suo corso, che il mare sollevi le sue onde, che i monti s'ergano verso il cielo. E così egli si arresta impotente dinanzi all'invincibile. Può egli schermirsi dall'impressione della propria impotenza di fronte a questo mondo colossale? Il mondo è la legge immutabile alla quale egli è costretto ad assoggettarsi; essa determina il suo destino. A che cosa mirava l'umanità precristiana? A rendersi libera dall'imperversar dei destini, a non lasciarsene alterare. Gli stoici raggiunsero questo fine con l'apatia rimanendo indifferenti agli assalti della natura, senza mostrarsene turbati. Orazio pronuncia il celebre Nil admirari con cui egli manifesta anche l'indifferenza dell'altro, del mondo; esso non deve aver influenza su noi, non deve eccitare la nostra meraviglia. E il suo impavidum ferient ruinae esprime la stessa incrollabilità, di cui parla il salmo 46,3: «Noi non temiamo, quand'anca crollasse il mondo». Tutto ciò apre la via alla tesi cristiana che il mondo è vano, sgombra cioè il cammino al disprezzo del mondo proprio dei cristiani.

Stirner rileva come l'immensità del mondo sia completamente ignorata dai cristiani. I cristiani, calvinisti, luterani e cattolici, si contendono la verità di dio nel mondo, ma ignorano il mondo e davanti alle condizioni del mondo che li ha portati in essere si sentono paurosi, sgomenti ed oppressi. Loro non sono i padroni del mondo per volontà del loro dio padrone, ma sono coloro che subiscono le condizioni del mondo. I suoi ritmi, le sue trasformazioni che l'uomo cristiano vive con angoscia in quanto è convinto che il mondo lo abbia creato il suo dio padrone e che il suo dio padrone lo abbia dato a lui affinché lo governi in suo nome. Ma che governa l'uomo per conto del suo dio padrone se i venti soffiano obbedendo a dettami loro; se le maree muovono i mari seguendo dettami propri; se il sole si muove seguendo dettami propri; se le tempeste si scatenano seguendo dettami propri?

E' il mondo che determina le scelte dell'uomo, non il dio padrone!

Stirner immagina che cosa mirava l'umanità precristiana: che cosa mirava nostro nonno mentre si muoveva nel suo ipotetico brodo primordiale?

Le stesse cose a cui mirava nostro nonno mentre si muoveva nell'ipotetico brodo primordiale sono le cose a cui miravano uomini e donne prima dell'avvento del cristianesimo e prima di lui la filosofia che elevava gli status sociali a modelli voluti dal dio padrone.

Gli stoici svilupparono l'apatia alle trasformazioni del mondo: avrebbero potuto partecipare alle trasformazioni del mondo come soggetti attivi in un mondo in trasformazione, ma il loro delirio di onnipotenza li ha portati fuori dal mondo. Ha reso il mondo sconosciuto alla loro "ragione" e la paura che questa estraneazione ha prodotto in loro li ha rinchiusi in un'apatia che consisteva nella rinuncia al mondo. Lo stesso vale per i buddhisti e lo stesso vale per gli ebrei e i cristiani. Se non sono padroni del mondo, se non esercitano il Potere di Avere, si rinchiudono in un mutismo assordante, riconoscibile nella malattia della schizofrenia, che è volontà di impedire al mondo di chiamarli all'azione o alla partecipazione.

Il mondo non deve esercitare su di noi nessuna meraviglia. Il mondo non ci deve chiamare alla partecipazione. Il mondo non deve coinvolgerci. Con gli stoici ed Orazio, l'uomo fugge dal mondo dimostrando tutta la sua vigliaccheria e il terrore di essere costretto ad assumersi delle responsabilità nella vita e nel mondo. Siamo estranei al mondo, dicono stoici e cristiani, perché rientriamo nelle grazie del logos, del dio padrone. Così i cristiani praticano il disprezzo per il mondo. Impongono il disprezzo per il mondo alle pecore del loro gregge salvo accaparrarsi tutte le ricchezze possibili al fine di costringere le persone alla miseria per meglio indurle a disprezzare il mondo miserevole in cui i cristiani le costringono a vivere.

Anche se il mondo crolla, i cristiani sono convinti che il loro dio padrone o il loro padrone Gesù dia loro una sorte di "salvezza". Per questo i cristiani, per ottenere la benevolenza del loro Gesù o del dio padrone permettono ai preti cattolici di violentare i bambini: anche se il mondo psichico-emotivo del futuro uomo crolla, c'è sempre la salvezza promessa dal dio padrone.

Scrive Max Stirner:

Lo spirito 'incrollabile' del 'savio' con cui il mondo antico si apprestava alla propria conclusione, ricevette un tale urto interiore dal quale non seppe proteggerlo nessuna atarassia e nemmeno il coraggio stoico. Lo spirito, resosi sicuro contro ogni influenza del mondo, insensibile ai suoi colpi, e superiore ai suoi assalti, deliberato a non ammirare cosa alcuna, non poteva esser tratto dalla sua indifferenza nemmeno dal crollare del mondo; egli traboccava sempre poiché nel suo interno si sviluppavano dei gas (spiriti) e, cessati gli effetti dell'urto meccanico prodotto dal di fuori, le tensioni chimiche eccitate nel suo seno diedero principio alla loro attività meravigliosa. Infatti la storia antica finisce il giorno in cui l'uomo acquista nel mondo la sua proprietà. «Tutte le cose mi furono consegnate da mio padre» (Matteo, II, 27).

Il mondo antico non veniva percepito come un "apprestarsi alla conclusione". Nel mondo antico veniva percepito il conflitto religioso che i cristiani imponevano. Questo errore di prospettiva di Stirner è importante. I cristiani nacquero da complotti messianici e da aspettative apocalittiche, ma gli antichi non cristiani vivevano solo il conflitto con questi individui che pensavano a sé stessi come i padroni del mondo alimentando una gerarchia della quale occupavano tutti gli apparati di controllo della società.

Non esiste l'uomo indifferente alle sollecitazioni del mondo: quando la terra starnuta, l'uomo mette in atto i suoi processi di adattamento soggettivo. L'indifferenza, l'apatia, l'atarassia sono forme di suicidio quando l'imperturbabilità non è limitata all'equilibrio psichico che riflette sul mondo, ma viene esteso alle relazioni che la vita impone al singolo individuo. Posso diventare imperturbabile alle sollecitazioni del padrone che vuole trasformarmi in uno schiavo, ma non posso essere imperturbabile davanti al fiume in piena o alle necessità provocate dal terremoto.

Posso essere imperturbabile quando sono debole davanti a forze sociali preponderanti, ma non posso essere imperturbabile quando ho la possibilità di modificare la realtà oggettiva nella quale vivo e costruire condizioni più favorevoli alla mia esistenza. Quando rinuncio ad agire, avendo la possibilità di agire, nego me stesso anche perché l'imperturbabilità, l'atarassia e l'apatia sono forme di azioni dell'individuo nel mondo che modificano la realtà del mondo permettendo a volontà soggettive, esterne all'individuo, di agire su di esso e di imporre la loro volontà. Mai i greci non furono imperturbabili all'avanzata dell'impero Persiano; per contro i cristiani imposero la non reazione all'avanzata di Alarico che distruggendo l'Italia costruiva la miseria che permetteva ai cristiani di imporre la loro fede.

Il mondo cambia, cambia continuamente. Sta all'uomo, esponendosi o sottraendosi, decidere le modalità con cui partecipare alle modificazioni del mondo.

L'apatia, l'atarassia, quando estesi alle condizioni delle possibilità di agire, arriva il PADRONE che, proprio sfruttando l'atarassia di chi potrebbe agire, impone il suo dominio davanti al quale pretende l'atarassia nella capacità d'agire dell'individuo per meglio trafficare in schiavi.

Scrive Max Stirner:

Il mondo ha cessato di essere per me soverchiante, inconcepibile, sacro, divino, eccetera.; esso è sdivinizzato e io lo tratto a mio piacimento, di modo che, s'io potessi far miracoli, io vorrei esercitare su di esso tutta la mia forza (cioè la forza dello spirito) per spostare i monti, ordinare ai gelsi di spostar le proprie radici dalla terra e di metter radice nel mare (vedi Luca, 17, 6); concretizzare, insomma, tutto ciò che può esser pensato. «Tutte le cose sono possibili per colui che crede.». lo sono il padrone del mondo: la sovranità m'appartiene. Il mondo s'è fatto prosaico, giacché ciò che era divino è scomparso; esso è mia proprietà, della quale mi valgo a mio piacere. Poiché l'Io era assurto al dominio del mondo, l'egoismo aveva celebrato la sua prima e compiuta vittoria; egli aveva superato il mondo, era divenuto senza mondo, aveva chiuso sotto chiave le conquiste d'una lunga era. La prima proprietà, la prima signoria era stata conquistata! Ma il signore del mondo non è perciò ancora il signore dei propri pensieri, dei suoi sentimenti, della sua volontà: egli non s'è reso ancora padrone e dominatore dello spirito, perché lo spirito è ancor santo, è lo 'spirito santo' e il cristiano senza mondo non saprebbe essere il cristiano senza Dio.

Il padrone si appropria del mondo. Lo rende oggetto del suo possesso negandogli la volontà di autodeterminazione nella sua oggettività. Il mondo non vive più per sé stesso, ma deve la propria vita al padrone, al dio padrone, al Gesù padrone, che pretende di determinarne il corso, le trasformazioni e gli eventi. Da insieme di soggetti che agiscono nell'oggettività, il mondo viene percepito come muto, come oggetti d'uso di un padrone che si è separato dal mondo e pretende la proprietà del mondo. Il mito viene svilito, ridotto a forma e privato degli intenti e delle determinazioni divine. Diventa oggetto. Gli Dèi che si muovono nel mondo non lo fanno in funzione del loro futuro possibile, ma diventano le marionette che scimmiottano il delirio di onnipotenza del dio padrone cristiano. Di un Gesù padrone che pensa al mondo come oggetto muto e impotente davanti al suo delirare sul possesso e la sapienza del dio padrone.

«Tutte le cose mi furono consegnate da mio padre» (Matteo, II, 27).

Il delirio di Gesù offende gli uomini. Il delirio di Gesù offende la vita e la sua volontà di determinazione con cui alimenta la sua esistenza. Il delirio di Gesù offende le società civili. Egli si erge a padrone e giudice e non risponde per i delitti commessi. Per le atrocità che Gesù commette nel bestemmiare la vita. Si! è vero, tuona la chiesa cattolica, noi siamo padroni del mondo perché il dio padrone ci ha dato il mondo e noi rappresentiamo il dio padrone: il padrone Gesù. Si! Tuonano gli ebrei, noi abbiamo il diritto di sterminare i palestinesi perché quella è la terra che il dio padrone ci ha dato e, dal momento che il padrone ce l'ha data, noi siamo i suoi padroni e i palestinesi solo bestiame da macellare.

Il mondo, per gli ebrei e i cristiani ha cessato di essere divino. I soggetti del mondo non sono Dèi che costruiscono sé stessi, ma oggetti di proprietà del dio padrone o del padrone Gesù. La proprietà privata che sottrae i i beni all'uomo nasce col dio padrone dei cristiani. Prima del dio padrone esisteva la proprietà d'uso del mondo da parte degli uomini, con l'avvento del dio padrone e del Gesù padrone si fissa la proprietà privata che distingue quanto posseduto dal dio padrone e quanto non posseduto dal dio padrone che diventa oggetto di conquista, strage e legittimazione del genocidio.

Il delirio del dio padrone è tale da immaginarsi di ordinare alle montagne di buttarsi in mare e vedere le montagne che si gettano in mare. Il padrone non ha limiti nei suoi deliri. Solo l'esperienza dell'uomo può fermare i deliri, ma il padrone violenta i bambini affinché non possano aver esperienze al di fuori dei deliri imposti dal dio padrone e dal Gesù padrone.

Con Gesù nasce la proprietà privata in nome del dio padrone ed eleva il possesso a volontà divina: proprietà del dio padrone di ebrei e cristiani. Dio certifica la proprietà privata della gerarchia che lo usa. Gli anarchici non condannarono mai la proprietà privata perché non condannarono il criminale Gesù che pretese la proprietà privata degli uomini. Non condannarono Gesù che pretese di ergersi a giudice degli uomini. Non facendo questo continuarono ad essere schiavi di una gerarchia che faceva di Gesù e del dio padrone di ebrei e cristiani il mandante della formazione della proprietà privata attraverso la quale trasformare l'uomo in proprietà privata. Trasforma l'uomo in un oggetto di possesso. Trasforma il corpo dell'uomo in un oggetto di possesso dopo aver imposto l'idea della separazione dell'anima dal corpo.

Per questo gli anarchici combatterono la forma apparente della proprietà privata evitando di affrontare e condannare l'artefice della proprietà privata: il dio padrone di ebrei e cristiani. Non condannarono il dio padrone dei cristiani per i suoi delitti contro l'umanità. Non condannarono il criminale Gesù e le sue pretese di essere il padrone degli uomini attraverso la violenza che esercitava sui bambini. Gli anarchici erano schiavi che sfogavano la loro rabbia su delle forme apparenti di dominio sull'uomo. Gli anarchici non avevano nessuna determinazione per superare la forma del dominio e aggredire i criminali che dietro la forma si nascondevano. Il re è padrone per volontà del dio padrone; si combatte l'assolutismo del re in funzione di una democrazia, ma si deve combattere il mandante dell'assolutismo per aver la garanzia che la democrazia non sia costretta a soccombere davanti ad altri inviati del dio padrone che intendono impossessarsi degli individui e delle loro società.

Scrive Max Stirner:

Se la lotta antica era diretta contro il mondo, quella del Medio Evo cristiano era combattuta dall'uomo contro se stesso (lo spirito). La prima era una lotta contro il mondo esteriore, questa fu un combattimento contro il mondo interiore. L'uomo del Medio Evo è l'uomo 'raccolto in se stesso', pensante, pensoso. Tutta la pazienza degli antichi è sapienza mondana, cosmologia; quella dei moderni è sapienza divina, teologia. Del mondo i pagani (tra gli altri anche i giudei) seppero aver ragione: ma ormai si trattava di venire a capo di se stessi, di finirla con lo spirito, di diventare, in una parola, senza spirito e senza Dio. Da quasi duemila anni noi ci affatichiamo a soggiogare lo spirito santo, e con l'andar del tempo abbiamo di- strutta e calpestata buona parte di ciò che era santo; ma il poderoso avversario si risolleva dinanzi a noi perennemente diverso, sotto forme mutate, sotto nomi sempre differenti. Lo spirito non cessò ancora d'essere divino, non fu ancora sconsacrato, fatto profano. Vero è ch'egli non aleggia più sulle nostre teste in forma di colomba, non predilige più soltanto i suoi santi, ma si lascia dar la caccia anche dai laici. Ma con il nome di spirito dell'umanità, di spirito umano, cioè di spirito dell'uomo, egli per me e per te continua a essere uno spirito straniero, ben lontano ancora dal diventare ancora nostro esclusivo possesso, del quale noi possiamo disporre a nostro piacere.

Impossessarsi dell'uomo fu l'ordine criminale di Gesù contro l'umanità. La lotta dei cristiani fu innanzi tutto concentrata a distruggere l'oggettività sociale e gli uomini, stabilendo leggi rette dal terrore e dall'omicidio per il gusto dell'omicidio, come quelle di Teodosio e poi imposero le lotte contro l'uomo e il su "spirito" trasformando lo "spirito" dell'uomo nel vero schiavo del dio padrone e del padrone Gesù con cui controllare i corpi degli uomini.

La scienza degli antichi fu condannata, come su condannata la medicina che impediva, secondo i cristiani, il libero arbitrio del dio padrone di dispensare malattie e benessere agli uomini a seconda del suo capriccio. Il cosmo, la visione del divenuto cosmologico della realtà in essere fu annientato in funzione di una visione teologica il cui fine era l'annientamento delle mutazioni e delle trasformazioni della realtà oggettiva. Tutto doveva essere fermato in funzione della riaffermazione della realtà, della verità, di dio e di Gesù. Mentre la Cosmologia di Zeus apriva l'uomo ad un futuro possibile nelle relazioni fra l'uomo e il mondo, la teologia giustificava l'assolutezza del dio padrone annientando in essa il divenire dell'uomo che in quel modo diventava schiavo del dio padrone e di Gesù.

La divisione operata da Platone fra corpo e anima è stata assunta dai cristiani come modello di controllo dell'uomo. Violentando la psiche degli individui il Gesù dei cristiani impone la schiavitù ai corpi accusandoli di peccato e, mediante il controllo della psiche dell'individuo e delle sue emozioni conchiuse nei sensi di colpa nei confronti del dio padrone e del criminale Gesù, condannandoli alla sofferenza nell'incapacità di affrontare la loro oggettività.

Questo modo di controllare gli uomini, inventato dagli adoratori di Gesù, fu fatto proprio dai "laici" e anche da chi non era manifestatamente un credente cristiano. Divenne metodo di controllo dell'uomo. Un modo per trasformare l'uomo in schiavo. Un modo utile per ogni padrone, per ogni re, per ogni imperatore che mediante l'uso del dio padrone imputava il terrore che lui seminava ad un oggetto esterno, ad un padrone più grande di lui, impedendo agli uomini di mettere in atto azioni contro la sua responsabilità.

Stirner dice che noi abbiamo perso il controllo del nostro spirito, della nostra anima, del nostro essere soggetti nel mondo in quanto le catene che il cristianesimo ha forgiato sono catene emotive che inchiodano il corpo dell'uomo in un presente angosciante ed ossessivo.

Scrive Max Stirner:

Tuttavia una cosa è avvenuta certamente, la quale ebbe azione efficace sulla storia dei tempi che successero ai cristiani: la tendenza cioè a umanizzare lo spirito, ad avvicinarlo agli uomini, a trasformarlo in umano. Da ciò seguì ch'esso poté venir considerato come spirito dell'umanità e rendersi così più simpatico e confidenziale con i nomi di 'umanità', 'umanesimo', 'amor degli uomini', eccetera. Dovremmo credere dunque che ora ognuno può possedere lo spirito santo, accogliere in se stesso l'idea dell'umanità, incarnare la natura umana? No, lo spirito non è spogliato della sua santità e della sua inaccessibilità, non è per noi irraggiungibile, non nostro possesso; perché lo spirito dell'umanità non è ancora il mio spirito. Può essere un mio ideale e come tal io posso vagheggiarlo nel pensiero: è in mio possesso, io lo dimostro a sufficienza con il rappresentarlo come meglio mi piace, oggi così, domani diversamente, in me di sempre differenti. Ma, in pari tempo, esso è un fede commesso che non mi è lecito alienare e da cui non posso liberarmi.

Stirner non condanna il crimine cristiano. Stirner ne prende atto. Non condannando il crimine cristiano con cui il dio padrone pretende il possesso degli uomini, non inizia un diverso cammino ma, partendo dal crimine cristiano come oggettività, inizia un percorso di liberazione interno al crimine cristiano. Il crimine cristiano viene accettato come naturale. Come oggettivo. Si inizia a discutere partendo dagli effetti del crimine cristiano, non dalla condanna del crimine cristiano.

Stirner non è offeso per le azioni fatte dai cristiani. Per lui lo "spirito dell'umanità" è ancora in suo possesso. Non sa che quello che chiama "spirito dell'umanità", passato attraverso il cristianesimo, è solo disperazione desiderata e immaginata da uno schiavo che ha perso il controllo di sé stesso, delle sue emozioni, della sua empatia col mondo fin da quando era nella pancia della madre. Quello "spirito" è solo un'ombra vacua che ci circonda dopo che siamo stati costretti aa alienarci dal mondo in cui viviamo perché costretti in ginocchio davanti al dio padrone dei cristiani e al padrone Gesù.

Scrive Max Stirner:

Per effetto di lente mutazioni lo spirito santo d'un tempo si trasforma nell'idea assoluta, la quale, a sua volta, opera di molteplici atti, si scinde nelle idee di 'amore del prossimo', di 'ragionevolezza', di 'virtù civile', eccetera Ma posso io chiamar mia l'idea, se essa è I'idea dell'umanità? Posso io ritenere d'aver superato lo spirito, se io sono obbligato a servirlo, a 'sacrificarmi' a lui? Gli antichi presero possesso del mondo solo quando ebbero infrante la potenza e la 'divinità' e ne ebbero conosciute l'impotenza e la vanità. Così è dello spirito. Quando io sono giunto a considerarlo come un fantasma e a vedere nel dominio ch'egli ha su di me un segno di follia da parte mia, allora esso cessa di esser sacro e divino, allora io mi servo di lui, come senza scrupoli e a mio talento mi servo della natura. La 'natura della cosa', il 'concetto del rapporto' devono servirmi di norma quand'io tratto quella cosa, quando formo quel rapporto. Come se un concetto della cosa esistesse in sé e non invece dalla cosa derivasse il concetto!

Quando un soggetto muta l'atteggiamento nel mondo passando dal pensarsi un soggetto che vive nel mondo a pensarsi un soggetto padrone del mondo trasformando tale pensiero in idea assoluta sacralizzando, mediante una sua alienazione dal mondo, tale soggetto ha cessato di vivere e attende la propria fine.

Qual è l'idea dell'umanità se non l'umanità stessa come un insieme di soggetti che operano per sé stessi e in sé stessi in un mondo di sé stessi?

Nell'idea di umanità non esiste il termine "sacrificio". Esiste il termine "necessità". Una necessità che vista dallo spettatore può essere interpretata come "sacrificio" solo se lo spettatore si erge a dio padrone dell'umanità e indica quel comportamento non come esigenza contingente, ma come modello assoluto da imporre ad altri uomini per sancire il proprio potere e il proprio dominio. L'umanità non ha chiesto il sacrificio a Pietro Micca. Pietro Micca ha ritenuto che il dolore che avrebbe provato nel non far esplodere la polvere nera fosse stato maggiore del dolore che avrebbe provato nel far esplodere la polvere nera: Pietro Micca ha scelto fra due dolori. Il suo non è un "sacrificio", ma un atto di necessità soggettiva in cui aveva inglobato le necessità della sua società per come lui le interpretava.

Gli antichi abitavano il mondo proprio perché il mondo era abitato dalla volontà degli Dèi che agivano fuori e dentro di essi e a queste volontà gli antichi sommarono la loro volontà per costruire un futuro possibile.

I cristiani distrussero la volontà dell'uomo nell'abitare il mondo. Lo resero schiavo e pauroso delle modificazioni ambientali e gli imposero la speranza dell'intervento del loro dio padrone. I cristiani uccisero gli uomini e li trasformarono in schiavi per i loro progetti di dominio.

Scrive Max Stirner:

Come se un rapporto che s'inizia, non fosse unico per il fatto che unico sono io che lo penso! Come se dipendesse dal modo con cui altre persone lo definiranno! Ma nello stesso modo in cui si separa l"essenza dell'uomo' dall'uomo stesso, e questo si giudica alla stregua di quella, così si distinguono dall'uomo le sue azioni e le si apprezzano a seconda del loro 'valore umano'. I concetti devono decidere in ogni questione, regolar l'esistenza, dominare. Questo è il mondo religioso al quale Hegel dette un'espressione sistematica introducendo il metodo in una cosa priva di senso e codificando i concetti in modo da ottenerne una dogmatica serrata solidamente costrutta. Tutto in quel sistema viene misurato alla stregua dei concetti, e l'uomo reale, vale a dire 'l'io', è costretto a vivere secondo quei concetti. Può verificarsi una più tirannica dominazione di leggi? Il cristianesimo non aveva forse ammesso fin dal principio ch'esso intendeva rafforzare le leggi ebraiche? ("Non una parola della legge deve andar perduta!") Il liberalismo non fece che incider le tavole con altri concetti, umani invece che divini, e non fece che sostituire il concetto dello Stato a quello della Chiesa; ai concetti religiosi sostituì quelli scientifici o, per dir meglio, ai 'rozzi sistemi e alle grossolane istituzioni, i concetti reali e le leggi eterne'. Ormai solo lo spirito impera nel mondo e un numero infinito di concetti affolla i cervelli; ebbene che cosa fanno quelli che tendono a progredire? Essi negano quei concetti per metterne altri in lor luogo! Essi dicono: «Voi vi siete formati un falso concetto del diritto, dello Stato, dell'uomo, della libertà, dell'onore; il vero concetto del diritto, dello Stato, dell'uomo, della libertà, dell'onore è quello che noi vi proponiamo». E di questo passo la confusione dei pensieri s'accresce.

Qual è l'essenza dell'uomo? E' l'essenza del singolo che pensa il mondo in cui viviamo. Il cristianesimo, manipolando il modo con cui le persone pensano il mondo, ha manipolato l'essenza dell'uomo. L'uomo non pensa il mondo partendo da sé stesso, ma pensa il mondo partendo dalla manipolazione che ha subito ad opera del cristianesimo. In questa prigione lo spirito dell'uomo si agita, ma non è in grado di uscire da queste sbarre costruite dal cristianesimo. Sbarre che Stirner vuole ignorare pensando il cristianesimo come un elemento dell'oggettività e non come l'agente manipolatore della struttura di percezione dell'oggettività dell'uomo.

Non esiste un'essenza dell'uomo in quanto l'uomo non è creato da un dio padrone; esiste un divenuto dell'uomo in cui si esprimono i suoi più reconditi bisogni e desideri frutto della sua necessità di espansione nel mondo. Non esiste un'essenza dell'uomo a prescindere del suo divenuto e il divenuto dell'uomo è stato manipolato dal cristianesimo. Il cristianesimo stesso, impostosi nella psiche dell'uomo, determina l'idea di Stirner dell'essenza dell'uomo costringendo Stirner ad elaborare un concetto di essenza dell'uomo che Stirner individua in un "egoismo" estraniato all'oggettività nella quale l'uomo vive.

Ciò che ha costruito Hegel nei confronti dell'uomo o ciò che altri filosofi hanno determinato come essenza dell'uomo, altro non era che definizioni soggettive della capacità del cristianesimo di manipolare la psiche dell'uomo e di rinchiuderla entro sbarre morali ed emotive nelle quali l'uomo avrebbe dovuto costruire la propria vita e veicolare i suoi bisogni e le sue emozioni.

I concetti affollano i cervelli e Stirner non riesce ad uscire dal groviglio concettuale per affrontare la fonte dei concetti che affollano i cervelli perché, per poterlo fare, è costretto a venir meno alle sue affermazioni filosofiche ed affrontare la questione dell'infanzia: chi è che compra un libro di filosofia che parla della necessità di variare le condizioni oggettive nelle quali l'infanzia, anche in età fetale, sviluppa e manifesta le proprie emozioni per costruire una veicolazione funzionale all'individuo e non alle necessità di controllo della società?

Esistono falsi concetti del diritto, dello Stato o dell'uomo. Questi concetti sono falsi non tanto per l'enunciazione, ma per gli effetti che si vuole ottenere sulle modificazioni dell'uomo. Se lo Stato è retto da una monarchia assoluta sotto l'egida del dio padrone, questo Stato potrà costruire un futuro che non è certo quello di uno Stato retto da una Democrazia che relega il dio padrone nell'immondizia della storia. L'uomo che si costruisce nello Stato retto da una Monarchia Assoluta è un uomo che modifica sé stesso adattandosi al modello del dio padrone; l'uomo che si costruisce in una democrazia è l'uomo che si fornisce dei mezzi e degli strumenti per vivere perché solo con quegli strumenti può adattarsi al modello di uomo proprio di una democrazia.

Non esiste una confutazione di pensieri; esistono condizioni oggettive nelle quali mettere in atto i propri processi di adattamento soggettivo.

Scrive Max Stirner:

La storia universale ci ha trattati crudelmente e lo spirito ha raggiunto una forza onnipotente. Tu sei tenuto a rispettare le mie miserabili scarpe, che potrebbero proteggere i tuoi piedi nudi; il mio sale, che potrebbe servire a condir le tue patate; e la mia carrozza di gala, il cui possesso ti trarrebbe dall'indigenza; a tutto ciò tu non devi tender la mano. Tutte queste e altre cose senza numero l'uomo è obbligato a riconoscerle indipendenti, inaccessibili e intangibili, sottratte al suo potere. Egli deve rispettarle; e se egli tende la mano bramosa verso di esse, noi diremo subito di lui ch'egli ha 'le mani lunghe'. Quanto miserabilmente scarso è il numero delle cose di cui ci è rimasto il possesso! Poco più di nulla! Ogni cosa è stata messa fuor della nostra portata; nessuna cosa possiamo ardir di toccare, se non ci fu data; noi non viviamo che della carità del donatore. Tu non puoi raccoglier da terra nemmeno un ago, se non hai ottenuto licenza di poterlo fare. E da chi deve venirti codesta licenza? Dal rispetto! Soltanto quand'esso te la cede in tua proprietà; solo quando tu puoi rispettarla quale cosa tua propria, tu hai licenza di prendertela. D'altro canto, tu non puoi concepire alcun pensiero, né pronunciare sillaba, né commettere un'azione che non ti sian suggeriti dalla moralità, dalla ragione o dall'umanità. Beata ingenuità dell'uomo concupiscente! Senza misericordia hanno tentato d'immolarti sull'altare del 'pregiudizio'. Ma intorno all'altare sorge una chiesa e le sue mura si allargano sempre più. Ciò che esse racchiudono è sacro. A te ne è vietato l'accesso: tu non puoi più toccare le cose che vi si racchiudono. Gittando grida di dolore a cui ti induce la fame, tu t'aggiri attorno a quelle mura a raccogliere le poche briciole del profano e sempre più s'allarga la cerchia. In breve quella chiesa abbraccerà tutta la terra, e tu ne sarai respinto al margine estremo; un passo ancora e il mondo 'sacro' avrà trionfato; tu precipiterai nell'abisso. Rincuorati finché sei in tempo; non vagare più inutilmente sul terreno già falciato del profano, spicca un salto e con un balzo entra nel santuario. Quando avrai consumato ciò che è santo, tu l'avrai posto in tuo dominio! Digerisci l'ostia; ne sarai liberato.

Adattati alla situazione!

Ogni potere e ogni dominio chiedono ad ogni soggetto di adattarsi alla situazione oggettiva di cui detengono il controllo. Gli esempi indicati da Stirner sono decisamente efficaci. Il padrone dice allo schiavo: "Io ti mantengo, ti do il lavoro…" Lo schiavo sa che è lui che mantiene il padrone, qualunque padrone, dal dio padrone alla gerarchia che fa del dio padrone soggetto ed artefice del controllo della sua vita.

Da quando ebrei e cristiani hanno imposto il dominio sulla psiche e sulla struttura emotiva dell'individuo, hanno privato l'individuo di attenzione nei confronti del mondo. Lo hanno privato della capacità di elaborare le soluzioni ai problemi percepiti. Problemi che consistono nella contraddizione fra la veicolazione delle proprie emozioni nel mondo e il controllo mediante la cultura e la manipolazione della struttura psichica messa in essere dalla struttura di controllo del Potere di Avere.

L'ordine di Gesù di distruggere la ricchezza sociale è funzionale ad impedire di costruire il benessere sociale. L'aggressione messa in atto da Gesù contro "il ricco" è l'aggressione di Gesù contro la società che crea benessere per le persone che la compongono e, creando benessere, evita alle persone di dipendere da un padrone che, detenendo le ricchezze, elargisce le briciole per assicurarsi complicità e solidarietà nella sua azione di dominio e sottomissione.

Per questo motivo per la chiesa cattolica è necessario costruire l'insicurezza psicologica nelle persone mediante lo stupro dei bambini nella prima infanzia. Lo stupro della struttura psichica, creando insicurezza, crea la dipendenza emotiva dell'individuo dall'idea di un dio padrone che dovrebbe provvedere a lui a condizione che lui sia obbediente e ossequioso al suo padrone. Così lo schiavo alimenta la ricchezza del suo padrone, ma non è in grado di distaccarsi dal padrone perché non saprebbe in che modo usare o gestire tale ricchezza.

La moralità imposta nell'infanzia mediante la violenza dell'imposizione di sensi di colpa e di una morale criminale, impedisce alla psicologia dell'individuo di uscire dalle strette mura in cui è circoscritto. Il padrone cresciuto a modello del dio padrone cristiano dalla chiesa cristiana riceve alimento alla sua morale che, una volta imposta all'infanzia, alimenta a sua volta l'idea morale perché, altrimenti, quell'infanzia, diventata adulta, non saprebbe come sopravvivere.

Il Potere di Avere tende ad occupare ogni spazio fisico ed economico. Attraverso lo spazio fisico ed economico tende a controllare l'individuo. Si appropria dell'individuo. Ma l'individuo nasce e muore. Stirner ha dimenticato questo. Il Potere di Avere è composto da individui che nascono e muoiono esercitando un potere che si manifesta mediante il possesso e la disperazione psicologica che tale gestione comporta.

Esiste la possibilità di saltare il muro del dominio della chiesa cattolica, ma occorre mettere all'ordine del giorno la questione dell'infanzia. Sottrarre l'infanzia alla violenza della chiesa cattolica, del cristianesimo, della coercizione religiosa. Quest'azione non la può fare nessun individuo. Nessuna ideologia politica, nessuna società. Questa azione la può fare solo la vita stessa moltiplicando le necessità degli individui e le richieste di una società sempre più complessa e capace di chiedere agli individui una sempre maggiore preparazione culturale.

Le mura dell'odio con cui i cristiani tentano di ingabbiare la società sono cementate con la violenza che operano sull'infanzia e l'unico modo per impedire loro di continuare con la loro violenza sono le esigenze della società. L'esigenza di uomini consapevoli porta a limitare l'azione violenta dei cristiani che, comunque, continuerà nei confronti delle classi sociali più deboli uccidendo la psiche dei bambini più fragili ed indifesi. In questo modo i cristiani continueranno a garantirsi sottomissione e deferenza al loro dio padrone e schiavi devoti alla loro fede. Schiavi pronti a scagliarsi contro altri disgraziati pur di dichiarare "dio lo vuole".

Nota: Le citazioni, quando non precisate, sono tratte da Max Stirner, l'Unico e la sua proprietà (l'uomo anarchico) Edizioni Demetra 1996 da pag. 108 a pag. 113

Lusiana, 11 agosto 2013

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Claudio Simeoni

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Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.