Inno a Ermes

Il significato religioso dell'Inno Orfico

Claudio Simeoni

Indice commenti religiosi degli Inni Orfici.

Offrire profumo di incenso a Ermes

 

Dice l'Inno Orfico a Ermes:

Ascoltami Ermes, messaggero di Zeus, figlio di Maia,
che hai il cuore che tutto domina, protettore dei giochi,
sovrano dei mortali,
benevolo, dai disegni molteplici, messo Argifonte,
dai calzari alati, amico degli uomini, profeta della parola per i mortali,
dai calzari alati, amico degli uomini, profeta della parola per i mortali,
che ti diletti delle palestre e degli astuti inganni, (omissis termine greco)
interprete di tutto, ai mercati procuri guadagni,
sciogli le preoccupazioni, che tieni con le mani l'arma irreprensibile della pace,
Coricio, beato, veloce, dai discorsi molteplici,
protettore delle opere, amico ai mortali nelle necessità,
arma terribile della lingua, venerazione per gli uomini.
Ascolta me che prego, concedendo un buon compimento di vita
nelle opere, nelle grazie della parola e nei ricordi.

Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

E' interessante la visione di Ermes che ne danno gli Inni Orfici. Di Ermes sono i messaggi, le voci che corrono. Ricordo come a Roma Antica i Lari, generati da Lara e Mercurio, sono le voci dei crocicchi. Oggi potrebbero essere anche le voci degli snodi di Internet. Le informazioni che corrono. Proprio perché corrono, manifestando sé stesse, sono informazioni degli DEI. DEI che trasmettono la loro esistenza, le loro sensazioni, il loro sentire, i loro progetti, il loro intuire, il loro ragionare sulle cose della vita.

L'Essere Umano usa il suo pensiero circoscrivendolo alla ragione. Una buona vecchiaia che, anche se non è auspicabile, almeno sia piena della descrizione delle imprese della propria vita. Una vecchiaia che sia piena delle imprese, delle opere e dei ricordi con cui il singolo Essere Umano ha affrontato la sua esistenza. In fondo, non si può chiedere altro ad Ermes.

Nelle sue mani sta il Caduceo, simbolo della conoscenza. Ma nelle sue mani il Caduceo assume non solo il significato della salute, ma attraverso i serpenti che si oppongono rappresenta le contraddizioni dell'esistenza attraverso la cui soluzione l'Essere Umano si costruisce e si trasforma.

Nell'altra mano c'è la borsa dei denari! La ricchezza materiale portata dal trafficare. Denaro quale prodotto dei commerci, delle relazioni con gli Esseri Umani e anche dalla truffa, dall'inganno, dal raggiro che le parole possono imporre a chi non è in grado di difendersi. Ciò che fa Ermes in Grecia ad Apollo, è ciò che fa Caco a Roma: far proprio ciò che gli "altri" affermano che appartiene a loro! Normalmente, in Stregoneria, si dice che le voci di Ermes, o di Mercurio, portano in una mano il Caduceo, come simbolo della conoscenza e del Potere di Essere attraverso il quale si affrontano le contraddizioni della vita e, nell'altra mano, la borsa dei denari, come simbolo della ricchezza materiale che il raggiro, l'inganno, l'uso improprio della parola e dell'informazione portano. Ogni Apprendista Stregone deve imparare a scegliere nella propria esistenza fra Potere di Essere e Potere di Avere.

Maia, colei che è considerata la madre di Ermes, non ha nessun mito, né potrebbe averlo, almeno dal punto di vista della Stregoneria. Infatti Ermes si collega a Zeus, ma anche ad Atlante, proprio attraverso Maia, sua "figlia".

Perché è importante il collegamento di Ermes con Atlante?

Perché Atlante è il reggitore del mondo! Un DIO così potente da essere l'unico in grado di andare nel giardino delle Esperidi e prendere i pomi della Conoscenza e della Consapevolezza. Li prende e, praticamente, li dona ad Ercole. Atlante finge di farsi ingannare da Ercole e glieli consegna senza aver nulla in cambio! Atlante continua a reggere il mondo!

Questo legame di Ermes con Atlante è importante, forse ancora di più che con Zeus. Il legame con Zeus qualifica la Coscienza di Sé Ermes come colei che attraverso i messaggi descrive il proprio essere un dio, ma attraverso il legame con Atlante manifesta il fine e l'Intento di quei messaggi: consentire agli Esseri, figli di Era, di trasformarsi in DEI! Il reggitore del mondo, Atlante, attraverso il "nipote" Ermes, conduce gli Esseri Umani fuori dal mondo in cui vivono per accedere ai mondi successivi. Atlante regge il mondo, tenendo la porta aperta per andare oltre, ed Ermes conduce gli Esseri Umani (nel nostro caso) affinché trovino la via per passare al mondo successivo!

I sussurri degli DEI che arrivano alle nostre orecchie sono portati da Ermes. Qualche volta Ermes si arrabbia: ma è possibile che gli Esseri a cui quei sussurri sono rivolti siano così sordi? Ermes ci prova ancora, e ancora e ancora! Egli è la divinità delle voci, dei messaggi, che corrono lungo le strade della vita e che consentono agli Esseri Umani di imparare, crescere e trasformarsi!

Per questo anche noi, mentre invochiamo Ermes riconoscendogli il suo Potere, possiamo affermare:

"che tieni con le mani l'arma irreprensibile della pace,
Coricio, beato, veloce, dai discorsi molteplici,
protettore delle opere, amico ai mortali nelle necessità,
arma terribile della lingua, venerazione per gli uomini.
Ascolta me che prego, concedendo un buon compimento di vita
nelle opere, nelle grazie della parola e nei ricordi."

Invochiamolo Ermes perché, come diceva Castaneda, ci consenta di afferrare il "nostro centimetro cubo di opportunità". Ci ceda un po' della sua energia affinché la nostra Attenzione sia armata e, nel momento stesso in cui i messaggi che ci sono utili si presentano, noi abbiamo sufficiente Potere di Essere per afferrarli!

A noi interessa giungere là dove Atlante regge il mondo sopportando le fatiche della ragione e consentendo agli Esseri di giungere nei mondi della volontà!

Marghera, 02 aprile 2002

Gli Inni Orfici

 

 

 

 

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Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
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Gli Inni Orfici del Neoplatonismo

Gli Inni Orfici Erano ricordi Orfici fatti propri dai Neoplatonici. Erano molto amati da Damascio, l'ultimo reggente dell'Accademia di Atene. Damascio, perseguitato dai cristiani fuggì in Persia nel tentativo di rifondare l'Accademia neoplatonica. Fu un fallimento. Ritornò ritirandosi dall'attività e accordandosi con i cristiani per non essere ucciso. I Neoplatonici si Erano dimenticati del significato del nome degli Dèi che noi, al contrario di loro, incontriamo nella quotidianità.