Friedrich Engels (1820 - 1895)

Karl Marx (1818 - 1883)

Come concepiscono la religione nel loro modo
di pensare le trasformazioni del mondo.

I marxisti e la religione nella società

di Claudio Simeoni

Il quinto volume della Teoria della filosofia aperta è in preparazione

Indice Teoria della Filosofia Aperta

La filosofia della Religione Pagana.

I marxisti e la religione nella società

Servono alcune riflessioni sul modo in cui Marx ed Engels concepivano la religione nel loro tempo e nella loro cultura. A seconda del modo con cui Marx ed Engels pensavano la religione (o consideravano la religione), così sviluppavano una strategia sociale che comprendeva la religione nell'insieme dello sviluppo della società. La concezione marxista della religione è sopravvissuta senza modificazioni nonostante le scoperte della scienza e le modificazioni sociali che hanno rivelato, a chi abita il mondo, la funzione dell'ideologia religiosa nella società.

Scrive Engels in Ludwig Feuerbach:

Fermiamoci però ancora un istante sulla religione, perché questa sembra essere la più lontana dalla vita materiale, la più estranea ad essa. La religione è sorta, in un'epoca molto lontana e primitiva, dalle rappresentazioni sbagliate e primitive degli uomini circa la loro natura e la natura esteriore che li circonda. Ma ogni ideologia, appena sorta, si sviluppa in armonia con il contenuto rappresentativo che le è proprio, lo elabora ulteriormente.

Per Engels, vita e religione sono due cose distinte. La religione non rappresenta quell'insieme di legami emotivi che costituiscono le empatie dell'uomo col mondo in cui è divenuto, ma solo una struttura di potere e di controllo composta da "rappresentazioni sbagliate" sorte in un'epoca primitiva.

Affinché le cose stiano in questo modo è necessario che l'uomo sia quello che la religione cristiana determina con la creazione dell'uomo, nella veste definitiva, fatta dal dio padrone. L'uomo, creato come uomo dal dio padrone, costruisce un cammino di idee sul mondo che lo circonda e procede formandosi delle rappresentazioni mentali sulla realtà del mondo. Alcune di queste rappresentazioni, dice Engels, sono sbagliate. Ideologie sbagliate perché appena nata la religione ha sviluppato nella mente dell'uomo il proprio contenuto rappresentativo.

Ma l'uomo non è creato ad opera di un dio padrone e le rappresentazioni con cui l'uomo descrive la realtà nella quale vive non nascono da un "primitivismo", ma nascono dalla selezione che il singolo individuo opera nella crescita dato un insieme pulsionale, maturato nel corso di miliardi di anni, adattato alle sollecitazioni del mondo (il mondo sociale e nelle sollecitazioni emotive riassunto nel mondo religioso presente nella società) in funzione della propria sopravvivenza personale. Tali adattamenti emotivi non obbediscono a modelli razionali e descrittivi del mondo, ma alle sollecitazioni con cui il mondo manipola la struttura emotiva dell'individuo costringendolo a rispondere con processi di adattamento e selezione della propria percezione del mondo e delle proprie idee razionali sul mondo.

La razionalità si forma su un bagaglio di percezioni emotive dell'uomo che sono comuni a tutti gli esseri della Natura e le religioni, quella cristiana in particolare, interviene su questo bagaglio stuprando la possibilità dell'uomo di avere altre e diverse rappresentazioni che non siano quelle che la violazione delle sue emozioni, all'interno dei principi cristiani imposti, può produrre.

La religione, a differenza di quanto pensato da Engels, è l'unica scienza che interviene sulla struttura emotiva dell'individuo condizionando le sue idee sul mondo e sulla vita prima ancora che l'uomo formuli tali idee.

Da questo errore di Engels, prima di lui dei positivisti, nascono tutte le aberrazioni pseudo scientifiche che, di fatto, continuano imperterrite a consegnare l'uomo nella primissima infanzia alla religione cattolica affinché stupri l'uomo e ne condizioni la costruzione delle idee sociali, politiche, filosofiche, sociologiche ecc.

Scrive Engels in Ludwig Feuerbach:

Se cosi non fosse, non sarebbe un'ideologia, cioè un'attività che si occupa dei pensieri considerandoli come entità indipendenti, che si sviluppano in modo autonomo e sono soggetti soltanto alle loro proprie leggi. Il fatto che le condizioni materiali dell'esistenza degli uomini nei 'cui cervelli si compie questo processo di pensiero ne determinano il corso in ultima analisi, questo fatto non può giungere alla coscienza degli uomini, altrimenti tutta l'ideologia sarebbe finita. Queste rappresentazioni religiose primitive dunque, che per lo più sono comuni ad ogni gruppo di popoli affini, dopo il frazionamento del gruppo si sviluppano in ogni popolo in un modo speciale a seconda delle condizioni di esistenza che gli sono toccate. Questo processo riceve una dimostrazione concreta, per parecchi gruppi di popoli e specialmente per gli arii (i cosiddetti indoeuropei), dalla mitologia comparata. Gli dèi creati in questo modo da ogni popolo furono degli dèi nazionali, il cui impero non si estendeva al di là del territorio nazionale che essi dovevano difendere. Oltre queste frontiere dominavano altri 'dèi. Questi dèi potevano vivere nella immaginazione solo fino a che sussisteva la nazione; perivano con la scomparsa di essa.

Non conoscendo il reale ruolo che ha la religione nella costruzione della vita dell'uomo, Engels non può pensare che al futuro partendo da un presente fondato proprio dalla religione cristiana. Per Engels non esiste un passato religioso che si discosti dalla descrizione che della religione ne dà il cristianesimo: per Engels tutto il passato religioso dell'uomo è pensato come un "cristianesimo sempre più primitivo" partendo dal presupposto che il cristianesimo sia l'evoluzione, in una perfezione gerarchica, delle medesime "idee" o "modelli" definiti dal cristianesimo.

Le condizioni materiali dell'esistenza degli uomini sono le condizioni materiali d'esistenza degli uomini prese nel loro insieme e non come parte selezionata dell'insieme in cui l'uomo vive. Quando parliamo del feto nella pancia della madre, stiamo parlando di condizioni materiali dell'uomo. Quando parliamo di mutua inferenza fra la struttura emotiva della madre sulla struttura emotiva del feto per meglio dirigerne la capacità di percepire e selezionare l'aspetto emotivo dei fenomeni nel mondo, stiamo parlando di un aspetto materiale della vita. Quando parliamo della prima infanzia e delle necessità del bambino di rispondere alle sollecitazioni ambientali che ne determinano la struttura emotiva e l'adattamento all'aspetto razionale dei fenomeni percepiti, siamo parlando di condizioni materiali di vita. Se noi dimentichiamo la capacità dell'ambiente di selezionare e adattare le potenzialità del singolo nato, date le condizioni che l'ambiente sociale presenta e le necessità, espresse mediante la volontà, del singolo nato nell'ambiente, stiamo dimenticando le relazioni dialettiche della vita.

Il cervello non è creato dal dio padrone cristiano. Il cervello e la capacità di percepire i fenomeni, nella qualità della realtà soggettiva, è dovuta alla modificazione del cervello che l'individuo ha messo in atto fin dalla primissima infanzia. Cioè, dipendono dalle condizioni materiali d'esistenza dell'individuo. Solo che Engels non prende in esame l'insieme delle condizioni materiali, ma solo gli aspetti sociali senza tener presente che l'individuo sociale adulto ha già vissuto decine di anni adattando la propria struttura materiale e ideologica alle condizioni materiali che ha incontrato dal momento in cui è venuto in essere nella pancia di sua madre.

Non si possono prendere in esame una parte delle condizioni materiali e ignorarne altre. Infatti, non si tratta di rappresentazioni religiose primitive, ma si tratta di inferenza del condizionamento educazionale religioso nella struttura emotiva dell'individuo di oggi al fine di piegarne la psiche alle esigenze del comando sociale rendendo l'individuo dipendente da forme patologiche che diventano modelli e guardiani dei modi con cui l'individuo affronta i problemi nella propria esistenza.

Nella struttura d'esistenza dell'uomo pre-filosofica, il MITO era il modello scientifico di interpretazione della realtà capace di fornire modelli comportamentali agli individui affinché potessero affrontare il loro futuro. Engels, che fa proprie le categorie di pensiero cristiano, pensa che gli antichi Dèi dei popoli siano un modello "primitivo" del dio dei cristiani mentre, in realtà, il dio dei cristiani è una forma degenerata della percezione delle coscienze che popolano il mondo e abitano dentro e fuori di noi che i cristiani, che rifiutavano gli Dèi come coscienze del mondo e della vita per legarsi al verbo, il logos, la parola e la forma che descrivono, non potevano nemmeno concepire. E prima di loro non potevano concepirle gli ebrei.

Il discorso di Engels è solo un tentativo di giustificare la religione cristiana, al pari dei positivisti e di Durkheim, che fanno della religione cristiana un'attualizzazione per evoluzione dei culti antiche che descrivono come attualmente la religione cristiana vuole descrivere i culti antichi per legittimare sé stessa.

Scrive Engels in Ludwig Feuerbach:

Questa sparizione delle vecchie nazionalità fu opera dell'impero mondiale romano, del cui sorgere non abbiamo da esaminare qui le condizioni economiche. Gli antichi dèi nazionali decaddero. Decaddero anche quelli romani, che essi pure erano adatti soltanto al cerchio ristretto della città di Roma. Il bisogno di completare l'impero mondiale con una religione mondiale appare chiaramente nei tentativi di accordare credito e altari a Roma, accanto agli dèi indigeni, a tutti gli dèi stranieri più o meno rispettabili. Ma una nuova religione non si crea a questo modo, con decreti imperiali. La nuova religione mondiale, il cristianesimo, era già sorta silenziosamente da una miscèla 'di teologia orientale, specialmente giudaica, generalizzata, e di filosofia greca, specialmente stoica, volgarizzata. Per sapere quale era il suo aspetto primitivo dobbiamo ancora fare delle indagini lunghe e pazienti, perché la forma ufficiale in cui è stata trasmessa è solo quella in cui essa divenne religione di Stato e venne adattata a questo scopo dal Concilio di Nicea. Basta il fatto che 250 anni dopo la sua origine il cristianesimo divenne religione di Stato, per provare ch'esso era la religione corrispondente alle condizioni dell'epoca. Nel Medioevo, nella misura in cui il feudalesimo si sviluppa- va, il cristianesimo si trasformava nella religione corrispondente al feudalesimo con una corrispondente gerarchia feudale.

Non decaddero gli antichi Dèi, decadde la capacità d'uso da parte dell'uomo degli antichi Dèi.

Gli Dèi delle Antiche Religioni pre-filosofiche non hanno nulla a che vedere col dio padrone cristiano e con la versione filosofica data da Platone e dagli stoici.

E nemmeno l'Impero Romano fu costruito attraverso i modelli di Dèi delle Antiche Religioni. L'impero Romano non imponeva una religione piuttosto che un'altra, per quanto lo stoicismo e il neoplatonismo concorsero a perfezionare il cristianesimo e la sua capacità di controllo sugli uomini, non imponevano con la violenza il proprio credo sugli altri Dèi. Fu l'ebraismo a concepire il credo religioso come giustificazione ella strage e del genocidio per imporre quella religione e questa tecnica fu dapprima tollerata da Costantino e poi usata per violentare attraverso le leggi di Teodosio l'intera società civile. Engels non si pone il problema delle stragi di Teodosio e degli imperatori cristiani. Non si pone il problema dei genocidi messi in atto da Carlo Magno o dalle varie guerre di religione. Non si pone il problema del massacro della popolazione di Cirene e della popolazione di Salamina ad opera dei cristiani nel II° secolo d.c.

L'Impero Romano prima del cristianesimo fu molte cose, ma non un impero religioso che imponeva la religione ad altri popoli. Quell'impero impiegò 20 anni per capire che la rivolta di Gerusalemme aveva il solo scopo di imporre la propria visione religiosa e non uno scopo economico o di rivendicazione nazionale.

Augusto si inventò di essere il mandato degli Dèi: dei suoi Dèi. Dèi che rimanevano i suoi Dèi la cui funzione era onorare lo Stato e non quella di imporre tali Dèi alla popolazione. I giardini erano sempre protetti da Priapo e i confini erano sempre protetti da Terminius, non dagli Dèi dell'Imperatore.

Le necessità di costruire il razzismo ad opera degli ebrei, la necessità di distruggere la democrazia ad opera di Platone, la necessità di imporre la visione del mondo degli stoici, il delirio di onnipotenza di Aristotele, il desiderio di legittimare il proprio dominio ad opera di Cesare Augusto, costruiscono un sistema di potere che viene chiamato "religione", ma che non ha nulla a che vedere con la riforma religiosa di Numa, Tagete, i Sumeri, gli Ittiti, i Greci prima della filosofia o dei Micenei, Sardi ed Egiziani.

La loro è una diversa religione. E' la religione dell'abitare il mondo e non la brutta copia del cristianesimo che non è altro che una strategia per imporre una malattia psichiatrica di dipendenza per controllare l'uomo e mantenerlo in schiavitù, con tutto il cuore e tutta l'anima.

Non è vero ciò che afferma Engels, e la menzogna, che è dovuta alla precarietà della conoscenza storica di quei tempi, danneggia le possibilità di scelte del marxismo nei confronti della religione. Erano tempi in cui Engels e Marx credevano che centomila schiavi per quaranta anni avessero costruito le piramidi d'Egitto, non sapevano che erano lavoratori privilegiati, ben pagati e con un'assistenza medica infinitamente superiore a quella conosciuta ai tempi di Marx ed Engels. Se Marx ed Engels avessero avuto la conoscenza di oggi, anche la storia economica sarebbe stata diversa.

Non è vero che il cristianesimo

"La nuova religione mondiale, il cristianesimo, era già sorta silenziosamente da una miscèla 'di teologia orientale, specialmente giudaica, generalizzata, e di filosofia greca, specialmente stoica, volgarizzata."

Era nata quella religione. La stessa che Engels e Marx devono affrontare in tutti gli effetti devastanti nel loro presente.

Se quella religione, come ritiene Engels, fosse un'evoluzione naturale di religioni precedenti all'interno di un miglioramento della concezione dell'uomo, non è possibile, secondo l'evoluzionismo positivista, tornare indietro. Sarebbe un'involuzione sulla scala dell'evoluzione: un non-sense.

Se invece, come gli studi recenti hanno dimostrato, l'ebraismo, il cristianesimo, lo stoicismo, il platonismo sono una rottura con le religioni del Mito pre-filosofico rappresentando il passaggio dalle relazioni col mondo attraverso la struttura emotiva dell'uomo alla relazione col mondo attraverso la forma descritta mediante la parola, il logos, il verbo, allora non si tratta più di un'evoluzione, ma del cambio della direzione in cui la specie umana ha organizzato la propria comunicazione col mondo.

E l'evoluzione precedente? Un escamotage dei cristiani per giustificare la loro religione in continuazione con le antiche religioni. Un escamotage per nascondere che l'ebraismo, il cristianesimo, l'islamismo e il buddhismo sono malattie della psiche e non legami dell'uomo col mondo e con la Natura dalla quale è divenuto.

Dunque, un'altra religione è possibile riportando l'uomo nelle relazioni con la Natura. Come il caso del buddhismo descritto nell'Asvaghosa. Cristianesimo e buddhismo erano funzionali al dominio dell'uomo sull'uomo. Il dominio dell'uomo sull'uomo non si combatte all'interno dell'ideologia del dominio dell'uomo sull'uomo. Non si può costruire libertà dell'uomo all'interno di una religione che fa del possesso degli uomini il suo fondamento ideologico. Non ci possono essere "cristiani buoni" e "cristiani cattivi", ci sono solo criminali che violentano i bambini e, qualche volta, lo fanno anche fisicamente. All'interno delle categorie morali, etiche e ideologiche del cristianesimo o del buddhismo non esiste libertà dell'uomo, ma solo modi diversi per costringerlo alla sottomissione. E' necessario costruire una diversa religione, con principi religiosi diversi che costruiscono diversi legami col mondo, diverse relazioni fra gli uomini nella società, diverse relazioni e aspettative fra l'uomo e il proprio possibile futuro.

La concezione su che cos'è una religione, voluta ed imposta dai cristiani e fatta propria dai marxisti, è il fondamento del fallimento dei progetti di liberazione dell'uomo che la storia marxista ha vissuto.

Proprio per aver pensato la religione in questo modo, la religione cristiana ha finito per dire che cosa i marxisti dovevano pensare. Ogni marxista altro non era che un individuo educato nel cristianesimo e non avrebbe potuto pensare al marxismo se non come una copia del Gesù che lui desiderava. Il marxismo diventava il Gesù povero che combatteva contro il Gesù ricco della gerarchia cattolica e della finanza bancaria cattolica. Anziché costruire un mondo diverso il marxismo, specialmente con Gramsci e con Togliatti, si è trasformato in aspettativa messianica dei cristiani poveri. In questa visione messianica dei cristiani poveri con Stalin, questo cristianesimo travestito da marxismo, ha costruito i gulag. Il cristianesimo non concepisce nessun futuro come modificazione del presente in quanto, essendo il presente creato dal suo dio padrone, concepisce il futuro solo come un prodotto della volontà del suo dio. Per questo il cristianesimo vive di stragi e di genocidio: pratica di gestione del potere che Stalin ha imparato sulla bibbia dai preti ortodossi.

NOTA: le citazioni di Engels sono tratte da:

"Ludwig Feuerbach" di Friedrich Engels

Da pag. 72 a pag. 74 Editori Riuniti 1972

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Marghera, 12 luglio 2013

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

La Teoria della Filosofia Aperta

Le idee si presentano alla ragione come dei lampi intuitivi. Illuminano per un attimo la ragione e poi tendono a sparire annullate da una ragione che tende a riprendere il controllo sull'individuo. Le idee sono un'emozione che insorge con violenza dentro di noi e modifica la nostra descrizione del mondo, una descrizione che la ragione tende a ripristinare ma che l'emozione ha definitivamente compromesso. Una nuova descrizione, una nuova filosofia emerge dentro di noi e noi, qualunque sia il nostro grado di cultura, dobbiamo comunque confrontarla con la cultura del mondo in cui viviamo.