Il significato del Vangelo di
Giuda Tommaso Didimo
Paragrafo Quarto
dove e cosa è il Regno

di Claudio Simeoni

 

Questo è quanto scrive Giuda Tommaso Didimo nel quarto paragrafo.

Scrive Giuda Tommaso Didimo:

"Se coloro che vi guidano vi dicono: Ecco il Regno (di Dio) è in cielo! Allora gli uccelli del cielo vi precederanno. Se vi dicono: è nel mare! Allora i pesci del mare vi precederanno. Il regno è invece dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete, allora sarete conosciuti e saprete che voi sarete i figli del Padre che vive, ma se non vi conoscerete, allora dimorerete nella povertà, e sarete la povertà".

Quel "di dio" apostrofato è un'aggiunta soggettiva del traduttore. Dice infatti Luigi Moraldi la cui traduzione è usata in questa analisi questo lavoro:

"Le versioni sono sempre difficili perché ogni lingua ha particolarità che l'esperto non sempre è sicuro di rendere adeguatamente, difficoltà e perplessità sono numerose quando si tratta del copto di questi testi, che mostra molte caratteristiche per noi inconsuete prima della scoperta dei manoscritti di Nag Hammadi. A volte l'ambiguità del testo rasenta l'incomprensibilità, e tuttavia è necessaria un'opzione."

I testi sono letti con il condizionamento educazionale cattolico che impone adorazione ad un dio padrone. Fuori da questo condizionamento tutto è ambiguo, tutto è oscuro, tutto sembra vacuo. Il traduttore si ritrova smarrito! Il "padre che vive" per il traduttore è certamente il dio padrone, ma il dio padrone è fermo nella sua staticità: il dio padrone non vive. Il dio padrone non si trasforma. Egli è assoluto e perfetto. Vivere significa trasformarsi, divenire, mutare. Dunque, il padre che vive non può essere il dio padrone e stupratore di Esseri Umani indifesi. Deve essere qualcos'altro.

In Stregoneria il padre sono le forze che generano la vita e le tensioni attraverso le quali la vita si espande. In Stregoneria il padre sono le forze che, interagendo, costruiscono le condizioni affinché la vita germini. Sempre nuova vita. I padri sono le tensioni che ci attraversano e che riversiamo nel mondo e attraverso le quali la coscienza e la consapevolezza tende ad espandersi.

In Stregoneria il padre che vive è Necessità e Intento. Il regno è lo spazio nel quale gli Esseri costruiscono le relazioni attraverso la manipolazione soggettiva di Necessità e Intento!

Il regno è lo spazio dove le relazioni fra gli Esseri avvengono attraverso il loro Potere di Essere!

Dunque, non un ovile nel quale rinchiudere le pecore umane obbedienti; non un campo di sterminio delimitato da filo spinato di cui il dio padrone si erge a protettore, ma i grandi spazi della vita in cui gli Esseri attraverso l'esercizio della propria volontà e delle proprie determinazioni costruiscono se stessi proiettandosi nell'infinito dei mutamenti. I grandi spazi dove ogni Essere della Natura e gli Esseri Umani, nel nostro caso, si fanno dio esercitando la propria volontà e le loro determinazioni incubando, attraverso questo, il dio luminoso che partoriranno alla morte del corpo fisico!

Chiunque parte per la ricerca tende a legarsi a qualcuno che gli spieghi almeno i primi rudimenti. La conoscenza, il sapere fra gli Esseri Umani, sono trasmessi di generazione in generazione; da individuo a individuo. C'è chi fa una ricerca profonda e chi fa una ricerca fermandosi alle apparenze. Per Tomaso è necessario distinguere apparenze da sostanza; realtà da illusione. Forse non ci riesce del tutto, ma è in grado di mettere gli Esseri Umani su una strada precisa:

"Se coloro che vi guidano vi dicono: Ecco il Regno è in cielo; Allora gli uccelli del cielo vi precederanno! Se vi dicono il Regno è nel mare; allora i pesci vi precederanno!"

Varrebbe la pena di aggiungere:

"Se il regno è oltre la morte; allora i cadaveri vi precederanno!"

Questo però non viene detto. Né Tomaso osa dirlo, ma vale la pena di aggiungerlo oggi dopo una lettura complessiva del vangelo di Tomaso.

Che cos'è il Regno?

E' l'oggetto della ricerca. La conoscenza cui tendere. Una conoscenza che non è né nel cielo né nel mare in quanto è trasformazione soggettiva: è dentro ognuno di noi ed è fuori di noi. E' l'Essere divino che abbiamo dentro ed è il divino che ci circonda che può essere raggiunto soltanto dallo sviluppo del divino che abbiamo dentro.

E' la consapevolezza che ogni Essere Umano ed ogni Essere della Natura è un Essere divino; un Essere che tende all'infinito dei mutamenti.

Il Regno è il divino che abbiamo dentro; il Regno è il divino che ci circonda. Sviluppare il divino che abbiamo dentro significa conoscersi. Conoscere sé stessi significa rendersi consapevoli che dentro di noi la coscienza del nostro essere un dio, che chiamiamo divina, cresce. Significa renderci consapevoli della necessità di sviluppare il Sapere e la Conoscenza per permettere al nostro diventare un dio, che abbiamo dentro, di affiorare alla nostra coscienza. E per sviluppare il dio che abbiamo dentro, e di cui siamo espressione e costruttori mediante la nostra attività, dobbiamo farci dio usando la nostra volontà e le nostre determinazioni in ogni momento del nostro quotidiano.

Solo in quel momento saremmo riconosciuti dai soggetti divini che ci circondano come parte di un comune cammino di trasformazione. Il dio che cresce dentro di noi riconosce gli Dèi nel mondo solo attraverso le sue trasformazioni di crescita della sua consapevolezza, solo nel momento in cui il dio che costruiamo dentro di noi diventa coscienza di sé imparando la consapevolezza e la necessità del proprio divenire. Gli Dèi che ci circondano sollecitano ogni Essere della Natura a diventare cosciente che dentro di lui il dio che diventerà preme per crescere. Solo nel momento in cui l'Essere della Natura diventa consapevole di ciò diventa un dio, una divinità, e si relazionerà con gli Dèi che ci circondano.

Gli Dèi che ci circondano e che formano le coscienze del mondo sono permeati dal padre che vive: Necessità e Intento! La consapevolezza di tutti gli Dèi che operano seguendo la propria sequenza dei mutamenti per diventare eterni. Essere riconosciuti dagli Dèi che ci circondano ci consente di alimentarci da quelle emozioni; ci consente di trarre forza da quegli Dèi partecipando ai progetti degli Dèi. Se non avremmo la forza di riconoscere gli Dèi che dentro di noi spingono il dio che possiamo diventare a crescere e a rivendicare il proprio diritto ad essere e svilupparsi, allora si dimorerà nella povertà.

La povertà di un'esistenza il cui fine è la morte del corpo fisico e con essa la morte del corpo luminoso. La povertà del proprio sapere e della propria Consapevolezza; la povertà della propria esistenza nell'attesa della morte del corpo fisico e la fine della possibilità di eternità. Non è dunque un caso che sia nei vangeli di Marco che di Matteo una delle attività maggiori del loro Gesù è la cacciata dei demoni dagli Esseri Umani.

Daimon, in greco, è il soggetto come dio. Il Daimon negli Esseri Umani altro non è che la coscienza del dio che cresce dentro di loro. E’ il daimon che Socrate combatte per costruire la propria miseria esistenziale. E’ la Coscienza divina del soggetto che gli permette di percepire gli Dèi nel mondo circostante. Distinguere le loro voci. Partecipare alle loro passioni e chiamarli attraverso le proprie passioni. Marco e Matteo esprimono la necessità di distruggere il dio che cresce dentro all’Essere umano. Esprimono la necessità di rendere l'Essere Umano povero. Povero inteso come povertà di spirito e di percezione, e per farlo devono privarlo dei mezzi esistenziali sia economici che giuridici.

L’uomo privato di sapere e consapevolezza: sottomesso alla verità imposta da chi millanta di possederla in nome e per conto del dio padrone.

Nel quarto paragrafo incontriamo uno scontro fra gli evangelisti. Tomaso che vuole sviluppare il dio dentro ogni Essere mentre Marco e Matteo vogliono privare l'Essere Umano del dio che cresce dentro per rendere l'Essere Umano povero e sottomesso alla loro descrizione del loro dio padrone.

Leggiamo in Matteo:

"In verità vi dico: vi sono alcuni fra i qui presenti che non gusteranno la morte prima di aver veduto il figlio dell'uomo venire nel suo regno".

Dal vangelo di Matteo 16, 28

Il concetto di regno di Matteo non ha nulla a che vedere col concetto di Regno espresso da Tomaso.

Il Regno di Tomaso è la condizione di diventare un dio alla quale l'Essere umano giunge determinando sé stesso, usando la propria volontà, trasformando la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso. In Matteo la morte è quasi desiderio che allevia la disperazione, quasi un fine a cui giungere prima che giunga il figlio dell'uomo, il padrone, venire nel suo regno. Ma il padrone, il dio padrone di Matteo, non vive in un regno di Dèi, ma gestisce il bestiame umano del quale rivendica la proprietà.

In Matteo è il padrone che venendo con grande potenza sulle nubi si appropria del mondo dell’uomo. Non è l’uomo che trasformandosi in un dio tratta alla pari il dio padrone dei cristiani.

Non è uno sviluppo del dio che diventiamo, ma è un impossessarsi del mondo, il regno, da parte del padrone. Il Gesù di Matteo non insegna, non indica, non diviene, ma terrorizza per appropriarsi. Il suo regno è la terra ed egli giunge per appropriarsene. Gli uomini sono pecore sottomesse, non soggetti che costruiscono il dio dentro di loro.

Il Regno di Tomaso è il regno degli Dèi cui ogni Essere giunge sviluppando il dio che può diventare.

Vediamo come questo discorso viene usato in Luca:

"Avendogli domandato i Farisei, quando verrà il regno di Dio, Gesù rispose loro: "Il regno di Dio non viene con sfarzo. Non si potrà dire: "Ecco è qui", oppure: "E' là": infatti il regno di Dio è dentro di voi". Disse poi ai discepoli: "Verrà un tempo in cui voi desidererete vedere uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo e non lo vedrete. E vi diranno: "Ecco, è là; ecco è qui!". Voi non vi movete, né andatene in cerca. Perché come il lampo, balenando sfolgoreggia da un punto all'altro del cielo, così sarà del Figlio dell'uomo nel suo giorno, ma prima è necessario che patisca molto e sia ripudiato da questa generazione."

Dal vangelo di Luca 17, 20-25

Luca fa dire al suo Gesù che il regno è dentro gli Esseri Umani quando si rivolge ai Farisei mentre ai suoi apostoli parla della sua venuta sfolgoreggiando sulle nubi.

Luca aggiunge che prima però quella generazione dovrà rinnegarlo! Il regno per Luca non è la forza dell'Essere Umano che cresce dentro di lui e incontra la forza del mondo circostante. Per Luca il regno altro non è che il territorio di proprietà del suo dio dentro all'Essere Umano. In altre parole l'Essere Umano deve coltivare la sua sottomissione nell'attesa che il Gesù di Luca arrivi sfolgoreggiando sulle nubi.

Luca priva di determinazione l'Essere Umano sottomettendolo alla proprietà del dio padrone che arriva sfolgoreggiando; Tomaso invita l'Essere Umano a sviluppare quanto ha dentro per incontrare quanto c'è fuori. Il divino soggettivo che incontra il divino nell'oggettività. Per i vangeli ufficiali la linea è quella della sottomissione e dell'assoggettamento; per il vangelo di Tomaso è quello della ricerca della libertà del soggetto.

D'altro canto in Matteo le frasi seguenti al discorso che Luca fa fare dal suo Gesù ai Farisei appaiono legate in maniera diversa. Anche a Matteo interessa sottomettere. Del regno dentro all'Essere Umano non interessa nulla. Il discorso lui lo fa all'interno del discorso sulla Distruzione del Tempio di Gerusalemme, un pezzo dal sapore apocalittico dove l'arrivo del regno del suo Gesù non ha nulla a che vedere con lo sviluppo del dio dentro all'Essere Umano.

Qui è necessario meditare: davanti al dio padrone cristiano, come si pongono gli uomini? Sono bestiame del gregge costringendo i loro figli ad essere bestiame del gregge, oppure agiscono per sviluppare il dio dentro di loro e al dio padrone oppongono il loro dio che abita e si trasforma nel mondo? A loro la scelta.

Marghera, 16 maggio 2015

Vai alla versione originale del significato del vangelo di Giuda Tommaso Didimo scritto nel 1998.

Nota: le citazioni del vangelo di Tommaso Didimo sono tratte da “I Vangeli Gnostici” curato da Luigi Moraldi editore Adelphi edizione 1984.

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Giuda Tommaso Didimo: l'ultimo Stregone Pagano

Le religioni misteriche, nell'ultimo periodo dell'era antica, quando il cristianesimo si impose con tutta la sua violenza criminale, agirono per costruire i percorsi di Stregoneria. Quei percorsi di conoscenza che avrebbero dovuto sia portare l'uomo ad affrontare coraggiosamente la morte del corpo fisic per partorire il loro corpo luminoso, sia per costruire sistemi sociali che favorissero le condizioni di libertà dell'uomo. Quella di Tommaso Didimo è una di queste storie.