Il libero arbitrio appartiene anche all'anima?

Dal VI° libro dell'Enneadi – 8^ parte

Volontà e libertà dell'Uno

di Claudio Simeoni

Quinta parte

Torna all'indice

 

Il problema in questo paragrafo è rappresentato dalla separazione dell'anima dall'intelligenza intesa come azione dell'Uno cui si attribuisce il libero arbitrio. Il grande problema è che il concetto di anima, sviluppato nella filosofia plotiniana e nelle altre del suo tempo, è una proiezione dell'immaginazione di "quanto ci anima" inteso come atto di libero arbitrio dell'Uno.

L'anima viene intesa come oggetto dell'Uno che è soggetto all'intelligenza dell'Uno quale proiezione dell'intelligenza dell'individuo che, essendo animato, ha l'anima che sicuramente gli ha dato l'Uno di cui egli si ritiene manifestazione.

Tutto questo esercizio serve semplicemente a separare l'azione di quanto ci anima dalla concezione dell'intelligenza dell'animato.

Le due cose non sono separabili. Innanzi tutto è indimostrato e assolutamente immaginario l'Uno da cui quest'oggetto, chiamato anima, proviene. In secondo luogo non esiste una separazione di quanto ci anima dall'intelligenza del corpo e diventa assolutamente atto di egocentrismo e di arbitrio affermare che solo l'Essere Umano unisce anima ed intelligenza: ciò avviene in ogni Essere della Natura, al di là che l'Essere Umano lo riconosca o meno.

Pertanto, non possiamo separare, per quanto ci riguarda, la nostra azione dalle necessità che ci spingono all'azione proprio perché le necessità che ci spingono all'azione sono risposte soggettive a relazioni che vengono a costruirsi fra il soggetto (le sue esigenze e le sue tensioni) e il mondo nel quale germina.

La stessa qualità di intelligenza altro non è che il frutto dell'azione e dunque, di quanto lo anima. La separazione dell'animato dall'intelligenza è la separazione fra l'Essere Umano e l'insieme dell'Essere Natura.

Nello stesso tempo è non riconoscere che quanto ci anima è trasformazione dell'esistente e non azione volontaria di un oggetto apriori. L'atto dei genitori non produce ciò che io sono, ma costruisce le condizioni affinché io sia ciò che sono. Le condizioni determinano ciò che sono, ma io plasmo una parte dell'Energia Vitale attraverso l'uso della mia Consapevolezza quale risposta alle sollecitazioni che subisco e che trasformo pur plasmato dalle condizioni costruite dai miei genitori quale prodotto del divenuto della mia specie. Ciò che mi anima è parte di me, esattamente come un braccio o una gamba. Esattamente come ogni altra parte del corpo, solo che assolve ad una funzione vitale specifica. Ciò che mi anima è riconosciuto perché io sono animato; se io non fossi animato non riconoscerei ciò che non è animato separandolo da me.

Partendo dal presupposto che non esiste una Coscienza Universale che determina il mio "animarsi", ma esistono una serie di concause che portano alla mia germinazione, a me resta una sola possibilità: l'ESERCIZIO DEL LIBERO ARBITRIO! Quale attività di adattamento soggettivo alle variabili oggettive. Proprio perché io esercito questo, con tutto me stesso, devo affermare che ogni parte del mio corpo esercita questo partecipando allo stesso fine: rispondere, per ottenere i migliori risultati, alle sollecitazioni soggettive! Quel rispondere diventa atto di intelligenza che viene compiuto con ogni parte di me stesso e dunque, ogni parte di me stesso esercita intelligenza e libertà.

Non potendo separare un oggetto da me stesso (senza variare l'intero me stesso), diventa altresì consequenziale, che quanto mi anima eserciti la propria libertà come arte di adattamento soggettivo alle variabili oggettive. Se ciò non fosse, io non riconoscerei quanto mi anima parte di me stesso, ma la considererei come una parte separata indipendente da me, proprietà di un diverso soggetto e con finalità diverse da quelle cui io le attribuisco. Dal momento che quanto mi anima intende continuare ad animarmi, al di là della struttura fisica che io assumo e dell'oggettività nella quale esercito la mia libertà, diventa assolutamente necessario che io metta in essere tutta una serie di strategie di vita affinché quanto mi anima si plasmi e costruisca il mio corpo luminoso per trasformare la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso, esattamente come le strategie di vita nella pancia della madre trasformarono la morte dell'Essere Feto in nascita dell'Essere Umano bambino.

L'esercizio del libero arbitrio di ogni soggetto all'interno dell'Essere Natura diventa atto assolutamente necessario per la costruzione del corpo luminoso.

La risposta al quesito a cui Plotino intende rispondere è: si! L'azione coraggiosa non è legata al fatto che ci sia o meno la guerra, ma è legata alla rappresentazione dell'individuo davanti alla vita.

La vita stessa è una trasformazione soggettiva che porta l'individuo a vivere strategicamente al fine di plasmare quanto lo anima. Non serve meno coraggio nell'affrontare il padre, la madre o le relazioni sociali o andare in guerra contro un nemico armato. Non serve meno coraggio ad attraversare una foresta africana dal guidare un'automobile nella città.

Serve coraggio, attenzione, scopo, intento e progetto, serve nous che può esistere soltanto nella manifestazione del coraggio dell'individuo. Anche nella costruzione di un'arte ci vuole coraggio e determinazione. Il coraggio può essere definito come la predisposizione dell'individuo ad affrontare le contraddizioni della sua esistenza al di là della qualità con cui quelle contraddizioni gli si presentano: non necessariamente guerra!

Quanto Plotino chiama virtù in realtà è il coraggio e le strategie dell'esistenza degli uomini che non si limitano a portare benessere a sé stessi, ma portano benessere a sé stessi costruendo il benessere con tutti gli uomini con cui vivono. Portano benessere all'Essere Natura nel quale sono immersi: per far questo, oggi come oggi, è necessario un'enorme coraggio! Per far questo, oggi come allora, è necessario l'esercizio della nostra libertà che altro non è che il nostro Libero Arbitrio in tutte le sue parti e specialmente nella manifestazione delle nostre tensioni che, secondo Plotino, sono le manifestazioni della nostra anima!

 

N.B. Le citazioni di Plotino sono prese dalla traduzione di Giuseppe Faggian ed. Bompiani!

 

Scritto in Marghera il 23 luglio 2001

 

Pagina tradotta in lingua Portoghese

Tradução para o português O livre-arbítrio pertence também à alma?

 

Torna all'indice delle Enneadi di Plotino

 

 

 

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

 

Il neoplatonismo plotiniano

L'ideologia neoplatonica è la mamma ideologica del cristianesimo. Il papà ideologico è l'ebraismo. Il cristianesimo non è nato dalla "predicazione di Gesù", ma da un'elaborazione ideologica fatta dai neoplatonici per fermare la deriva messianica e apocalittica che stava mettendo in pericolo la società romana. Come spesso accade, il rimedio può risultare più distruttivo del male.