La volontà di potenza in Nietzsche
Friedrich Nietzsche 1844 - 1900

di Claudio Simeoni

 

Indice generale della Teoria della Filosofia Aperta

La "Volontà di potenza" e la "Volontà d'esistenza"

Possiamo riflettere su alcuni concetti con i quali Nietzsche sostanzia il concetto di "volontà di potenza" per capire in che cosa consiste, secondo Nietzsche, sia la volontà che la potenza attribuita alla volontà.

Ovviamente, oggi come oggi, c'è un concetto di volontà slegato dal possesso o alla pretesa di possedere. Si chiama "volontà esistenziale" ed è la volontà che gli Esseri Umani, con tutti gli Esseri della Natura, mettono in atto all'atto della propria nascita per espandere sé stessi nel mondo in cui sono nati.

Poi c'è il concetto di volontà di Schopenhauer che viene preso dal buddismo. E' la volontà che l'individuo usa per annientare sé stesso. Una volontà di autodistruzione che porta l'individuo a negare il desiderio (la forza che lo ha fatto nascere e ha alimentato la sua vita) e a separarsi dal mondo per raggiungere quel nulla della beatitudine esistenziale che viene chiamato Nirvana.

Diverso ancora è il concetto di volontà in Nietzsche.

Scrive Nietzsche:

"La soddisfazione della volontà non è causa del piacere: voglio combattere questa teoria molto superficiale in modo particolare. L'assurda falsificazione psicologica delle cose più vicine… ma che la volontà voglia andare avanti e sempre di nuovo dominare su quello che le viene incontro: il sentimento di piacere sta proprio nell'insoddisfazione della volontà, in questo, che senza limiti e resistenze non è ancora paga abbastanza… "Il felice": ideale di gregge."

Nietzsche, La volontà di potenza, Editore Newton Compton, 1984, p. 49-50 (passo 75)

In Nietzsche la volontà non è definita come oggetto in sé, ma per i suoi effetti. Secondo Nietzsche la volontà è "la volontà voglia andare avanti e sempre di nuovo dominare su quello che le viene incontro...". In Nietzsche la volontà è la volontà di dominio; cioè la volontà di possedere, di appropriarsi del mondo in cui la volontà si esprime. Il mondo appare l'oggetto-soggetto debole rispetto alla volontà espressa da un soggetto il cui intendimento è quello di dominare il mondo. Il piacere, dice Nietzsche, consiste nel dominare e la volontà è insoddisfatta dalla presenza di cose, oggetti o situazioni che non può dominare.

La volontà di dominio, secondo Nietzsche, è insoddisfatta per i limiti e per le resistenze. Il dominare non gli basta mai perché per la volontà di Nietzsche, dominare gli altri è l'ideale proprio del suo concetto di "volontà di potenza". Nietzsche guarda con disprezzo l'uomo che raggiunge la felicità. La felicità esistenziale, l'ideale epicureo, per Nietzsche, è "roba da gregge". Infatti, in Nietzsche non esiste l'ideale del vivere, ma esiste l'ideale dello schiavista che con la sua volontà domina altri costringendoli all'infelicità in quanto sottomessi al suo dominio.

Scrive ancora Nietzsche:

"In rapporto alle resistenze che una forza trova per dominarle, deve crescere la misura del fallimento e della fatalità in tal modo sfidati; e nella misura in cui ogni forza può scaricarsi soltanto contro qualcosa che oppone resistenza, in ogni azione vi è necessariamente un ingrediente di dispiacere. Solo questo dispiacere funziona da stimolo della vita e fortifica la volontà di potenza!"

Nietzsche, La volontà di potenza, Editore Newton Compton, 1984, p. 50 (passo 77)

E' curioso come Nietzsche non veda l'opposizione a quella che lui chiama "volontà di potenza" in altre e diverse "volontà di potenza" che si oppongono al dominio di chi le vuole dominare come se l'aggressione avesse una dimensione di soggetto mentre, gli aggrediti, perdessero la qualifica di soggetti per essere qualificati semplicemente come prede "che resistono" alla "volontà di potenza" di un soggetto che intende dominarle.

Fu lo stesso "errore" che fecero Hitler e Mussolini quando invasero l'Europa dell'Est per sterminare gli slavi. Hitler e Mussolini erano convinti di avere la "volontà di potenza" mentre, secondo loro, gli slavi non avevano nessuna volontà, erano solo oggetti, prede prive di "volontà d'esistenza" che avrebbero dovuto piegarsi alla "loro" volontà di potenza. Gli slavi non volevano dominare l'occidente e, per la mentalità di Hitler e Mussolini, erano privi di "volontà di potenza". L'altro, solo perché non ti aggredisce e non vuole dominare su di te, lo pensi inetto, privo di volontà o privo di desiderio. Dal momento che l'altro intende vivere nel piacere di vivere, lo ritieni "ideale del gregge" e incapace di volontà, degno solo di essere dominato da te.

La volontà di chi vuole imporre il proprio dominio sull'altro è indubbiamente più evidente della volontà dell'altro che si oppone al dominatore, ma non per questo la "volontà d'esistenza" è inferiore alla volontà di dominio che, a differenza della volontà di potenza che è conchiusa nel singolo individuo, è una volontà collettiva che chiama gli uomini alla collaborazione in vista del raggiungimento della felicità che un pretendente al dominio ha compromesso.

La "volontà di potenza" è dispiaciuta di non possedere gli uomini e si rattrista quando gli uomini si oppongono al dominio del padrone. Come il Dio della bibbia che diventa triste quando gli uomini non obbediscono al punto di esercitare la sua "volontà di potenza" su tutto il genere umano macellandolo col diluvio universale.

Il modello della "volontà di potenza" di Nietzsche altro non è che il Dio della bibbia. Il Dio degli ebrei e dei cristiani. L'assassino per eccellenza. Quello che esercita la propria volontà di potenza su uomini passivi e indifesi. Quello che macella bambini indifesi. Quel Dio che per odio razzista macella i primogeniti egiziani. Quel Dio che vive del dispiacere procurato da uomini che non si sottomettono e non obbediscono. Un Dio criminale che uccide esercitando la sua "volontà di potenza" quando si sente forte ed impunito e che vuole apparire "dispiaciuto" quando gli uomini lo accusano dei crimini che ha commesso contro l'umanità: non è forse questo Dio della bibbia come Hitler e Mussolini?

E come Nietzsche descrive il "superuomo" che esercita la sua "volontà di potenza" nei confronti dei più deboli?

Scrive Nietzsche:

"I mezzi con i quali Giulio Cesare si difendeva dalla salute cagionevole e dal mal di testa: marce logoranti, modi di vita semplice, continua permanenza all'aperto e costanti fatiche, queste sono, grosso modo, le conservazioni del genio in genere."

Nietzsche, La volontà di potenza, Editore Newton Compton, 1984, p. 50 (passo 79)

La descrizione di Nietzsche dell'uomo che esercita la "volontà di potenza" è quanto meno patetica. Giulio Cesare non faceva "marce logoranti", le faceva fare ai soldati su cui dominava. Che poi qualche volta marciasse anche lui per dimostrare "cameratismo", lo faceva solo per riaffermare il suo dominio su chi dominava. Non si trattava di un comportamento in sé o per sé, ma in funzione di altri. Fa ridere quando si parla di "vita semplice" di un padrone di uomini. Dovrebbe come minimo rinunciare ad essere "padrone di uomini" perché la sua vita iniziasse ad essere semplice. Poi, le costanti fatiche le faceva fare al suo esercito, al massimo lui dava gli ordini e non mi risulta che dare ordini sia una fatica. E ancora, definire "genio" Giulio Cesare appare quanto meno ridicolo, diciamo piuttosto che Giulio Cesare fu un grande rapinatore. Un rapinatore e un assassino che non fu nemmeno in grado di fissare il proprio dominio sugli altri uomini perché, una volta rapinata la Gallia, come tentò di diventare re di Roma i senatori provvidero a riaffermare la loro "volontà di potenza" su Cesare.

La differenza che esiste fra la "volontà di sterminio" che Nietzsche chiama "volontà di potenza" e la "volontà d'esistenza" che Nietzsche ignora, sta nel fatto che la "volontà di potenza" è esercitata dal singolo individuo ad imitazione del Dio della bibbia mentre, la "volontà d'esistenza" è espressa da molti individui che cercano la felicità usando la loro volontà per risolvere i problemi collettivi.

Mentre chi esercita la "volontà di potenza" non è sottoposto a nessuna morale e non deve rispondere di nessuna regola etica, chi esercita la "volontà d'esistenza", essendo presente un collettivo di Esseri Umani che la esercitano, esistono regole morali che terminano le relazioni fra quegli Esseri Umani e regole etiche che permettono loro di agire all'unisono. La risposta al "Perché agiamo insieme?" è una risposta etica.

La "volontà di potenza" di Nietzsche, in realtà, è "delirio di onnipotenza". Un delirio che Nietzsche fa proprio perché in quel delirio Nietzsche veicola le sue emozioni.

Scrive Nietzsche:

"Attenzione alla morale; ci svaluta di fronte a noi stessi – Attenzione alla compassione: ci sovraccarica dell'indigenza altrui – Attenzione alla "spiritualità": ci corrompe il carattere, rendendo estremamente solitari, cioè non vincolati, disancorati..."

Nietzsche, La volontà di potenza, Editore Newton Compton, 1984, p. 50 - 51 (passo 80)

Nietzsche dice che non deve essere applicata una morale a noi stessi. Chi pratica la "volontà di potenza" è un soggetto privo di morale, privo di scrupoli morali. Come il Dio della bibbia che macella l'umanità o che ordina di sbattere le teste degli infanti contro la roccia o che ordina al conquistatore ebreo di macellare uomini, donne e bambini. Nessuna morale deve applicare a sé stesso chi pratica la "volontà di potenza" volta a dominare gli uomini. Come il Dio della bibbia, così Hitler con gli ebrei, gli omosessuali e gli oppositori politici o come Mussolini con la volontà di sterminio dei popoli slavi. Se ci imponiamo delle regole morali, dice Nietzsche, ci imponiamo dei limiti e limitiamo la nostra "volontà di potenza" con cui vogliamo dominare gli altri che devono sottomettersi alla nostra volontà.

E' la "volontà di potenza" che dominando gli uomini crea l'indigenza fra gli uomini. Prima della "volontà di potenza" ebrea e cristiana, l'indigenza non esisteva. Poi, al tempo di Nietzsche l'indigenza era la normalità degli Esseri Umani dominati dalla "volontà di potenza" manifestata da assolutisti che si identificavano con Dio. Dalle dittature ai regimi a monarchia assoluta; dal dominio coloniale al dominio dei cristiani sugli uomini. Essere solidali con la "volontà d'esistenza" con cui gli indigenti tentavano di uscire dalla condizioni di indigenza costringe chi esercita la propria "volontà di potenza" a rinunciare ad una parte del proprio dominio assolutista facendosi carico dell'indigenza. Però io non credo che mai gli "indigenti" hanno chiesto a chi esercita la "volontà di potenza" nei loro confronti di farsi carico della loro indigenza, semmai di eliminare le cause che li costringono all'indigenza.

Per la "volontà di potenza" la spiritualità è un oggetto da vendere agli indigenti affinché essere consolati nella loro indigenza. Chi esercita la "volontà di potenza" non è spirituale. Il Dio della bibbia è materiale, non spirituale. Il Dio della bibbia vuole il controllo sui corpi e sulla vita delle persone. Che cosa le persone desiderano, al Dio della bibbia non interessa nulla come non interessa al delirio di onnipotenza di Gesù. Infatti, se il Dio della bibbia fosse un "essere" spirituale sarebbe come l'Uno dei neoplatonici. Ma il Dio della bibbia è il soggetto che esercita la sua "volontà di potenza" dominando l'uomo e, per estensione, le chiese cristiane, per conto e in nome di quel Dio, esercitano la loro "volontà di potenza" nei confronti dell'uomo anche, e soprattutto, stuprando i bambini affinché siano sottomessi alla fede in Dio che è la sottomissione alla "volontà di potenza" di Dio.

Non c'è nessun futuro nell'esercitare la "volontà di potenza". La "volontà di potenza" è conchiusa all'interno del singolo individuo che si fa Dio, Gesù, dominatore degli uomini. Un dominatore che domina anche chi lo aiuta a dominare altri uomini. La "volontà di potenza" è un delirio che si esprime in un uomo che si identifica con Dio e che muore con quello stesso uomo perché la "volontà di potenza" non ostruisce nulla, ma si appropria del presente costruito dagli uomini.

Scrive Nietzsche:

- solo il divenire viene sentito, non il morire (?) -

Nietzsche, La volontà di potenza, Editore Newton Compton, 1984, p. 51 (passo 81)

Non esiste un divenire per la "volontà di potenza", come non è esistito un divenire per Hitler e Mussolini. Il loro delirio di essere i padroni del mondo è morto con loro. Altri deliranti, altri farneticanti di "volontà di potenza" sono nati e si sono presentati nel mondo, ma sono altre storie. Storie individuali che si sono sempre conchiuse con il singolo individuo. Il futuro, il divenire, appartiene solo alla "volontà d'esistenza" che manifestando un intento, sia individuale che collettivo, si rigenera oltre il singolo individuo, oltre la morte del singolo costruendo un futuro che non è mai compiuto, ma sempre in trasformazione.

Per concludere, la "volontà di potenza", come espressa da Nietzsche, altro non è che espressione di un uomo malato che farnetica di onnipotenza e che desidera possedere gli uomini trasformati in schiavi obbedienti. La "volontà di potenza" di Nietzsche altro non è che la riproduzione del modello ideologico del Dio di ebrei e cristiani che al di fuori di ogni regola e di ogni legge ammazza tutti per la sua gloria.

Come la formulazione del Dio degli ebrei e dei cristiani è, molto probabilmente, un effetto da intossicazione da oppiacei, così il delirio di Nietzsche sulla "volontà di potenza" è un effetto delle droghe e della sifilide che, rendendo Nietzsche impotente nella propria quotidianità, delirava in una "volontà di potenza" che tanto desiderava.

Marghera, 04 luglio 2021

 

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