Inno ai Venti: Borea, Zefiro e Noto

Il significato religioso dell'Inno Orfico

Claudio Simeoni

Indice commenti religiosi degli Inni Orfici.

Offrire incenso a Borea, Zefiro e Noto

 

Dicono gli Inni Orfici a Borea, Zefiro e Noto:

BOREA

Scuotendo con soffi invernali la caligine spessa del cosmo,
Borea glaciale, vieni dalla Tracia nevosa
e sciogli l'immobilità tutta nuvole della caligine dalle umide vie
alimentando con molli fluidità l'acqua generata dalla pioggia,
facendo tutto sereno, rendendo d'aspetto fiorente l'etere
come raggi di sole splendono sulla terra.

ZEFIRO

Aure di Zefiro nate dal mare, vaganti per l'aria,
dal soffio soave, sussurranti, che possedete il riposo dalla fatica,
primaverili, state nei prati, bramate dai porti,
che alle navi trovate un comodo cammino, aria leggere:
venite propizie, soffiando irreprensibili, aeree, invisibili, dalle ali leggere, eriformi.

NOTO

Palpito rapido che vai umido attraverso l'aria,
scosso quà e là da ali veloci,
vieni con le nubi australi, patriarca della pioggia;
perché questo, dato da Zeus, è tuo privilegio vagante per l'aria:
mandare dall'aria sulla terra nubi generatrici di pioggia.
Ecco perché ti supplichiamo, beato, di mandare, contento delle offerte,
piogge nutrici di frutti sulla madre terra.

Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

 

Perché tre Inni Orfici assieme?

Perché io i tre venti non sono in grado di distinguerli.

Sono i venti della vita che soffiano sull'Essere figlio di Hera e che lo conducono nelle sue trasformazioni. Io non sono un Orfico, sono un Pagano Politeista moderno che riconosce sì le forze della vita come manifestazione degli Dèi, ma non conosce come la cultura degli Orfici divideva quelle manifestazione degli Dèi.

Ancora una volta siamo alle forze che favoriscono la nascita dell'Essere Feto, la nascita dell'Essere Fisico e la nascita dell'Essere Luminoso.

Il vento che scuote è messaggero manifestazione dell'evento. Così gli Stregoni cercano il vento; così gli Stregoni si nascondono dal vento! Ogni nascita è una folata di energia che si dispiega nel presente attraverso la sua volontà. Di questo erano consapevoli gli estensori degli antichi miti prima che gli Inni fossero composti. Il vento non è solo aria che si muove, è la manifestazione di Zeus e della sua energia! Esporsi al vento permette di manipolare la propria energia, tenderla, permettere all'Energia di Zeus di penetrare la nostra rivitalizzandola. Esporsi al vento significa esporsi alle emozioni del mondo, alle tensioni della vita, che si presentano come folate di vento che modificano la nostra esistenza.

Chi scrisse gli Inni Orfici si sta rendendo conto di essere arrivato alla fine del proprio cammino.

E' solo in questo momento che si riconosce il Vento. Il vento della necessità che giorno dopo giorno è soffiato nella nostra esistenza stimolando la nostra percezione. Il Vento della vita.

Il Vento che ci spinse ad esistere. Il Vento che ci gettò nelle sfide dell'esistenza attraverso ventate di tensioni e ventate di trasformazione emozionale.

E' il Vento della vita che affronta gli Stregoni nel loro volo negli infiniti mondi della percezione. Il Vento della vita è colui che soffierà affinché il loro corpo luminoso si stacchi alla morte del corpo fisico.

Il Vento non è solo un muoversi di una massa d'aria! Il Vento è energia, è vita, è Consapevolezza che si manifesta! Il vento è Rabbia, Determinazione, Passione, Piaceri nei quali gli Stregoni si immergono per alimentare le loro Rabbie, le loro Determinazioni, le loro Passioni, i loro Piaceri e riprodurre quelle tensioni nel Sistema Sociale in cui vivono.

Il "fermati vento!" non è solo l'arte dell'imbonitore da piazza o dello "scattolettista" di Venezia, ma è l'ordine alla vita di fermarsi. Il padrone che impone alla vita la rinuncia alle proprie passioni e alle proprie determinazioni nei confronti delle quali manifesta la sua paura e il suo terrore.

Ora che la vita fisica dello Stregone volge al termine egli si accorge che non ci fu Libertà nelle sue scelte. La scelta era fra annientare la sua esistenza accettando la sottomissione o vivere l'opportunità che aveva avuto con determinazione e passione. Lo Stregone ha scelto la passione: ha scelto l'Intento. Nel scegliere la passione il vento della vita lo ha trasformato. A volte le folate alimentavano il suo piacere, a volte altre folate alimentavano la sua determinazione e la sua rabbia. Lo Stregone viveva tutto perché sapeva che tutto arrivava perché Lui lo aveva evocato attraverso il suo vivere per sfida.

Per questo motivo, quando uno Stregone è stanco chiama il Vento. Quando è felice, chiama il Vento. Quando la sua rabbia corre come un fiume di sangue nelle vene: chiama il Vento.

Così, possiamo recitare con Friedrich Holderlin (anche se per quest'uomo il sentimento nei confronti degli Dèi si è spento in un fallimento esistenziale che lo ha sottomesso al cristianesimo), Sallustio, rievocando la sua nostalgia di un passato desiderato:

Quand'ero fanciullo,
Spesso un dio mi scampava
Dagli sgridi degli uomini.
Giuocavo sicuro e buono
Con i fiori del bosco
E le aure del cielo
Giuocavano con me.
E come tu il cuore
Delle piante consoli,
Quando esse d'incontro
Le tenere braccia ti tendono.
Così hai il mio cuore consolato,
Padre Elio! e come Endimione,
Io ero il tuo vago,
Sacra Luna.
O tutti voi fidi,
Amorevoli Dèi!
Se poteste sapere
Quanto vi ha la mia anima amato!
Certo allora io non vi invocavo ancora
con nomi, e nianche voi
Mi chiamavate mai a nome, come uomini si chiamano
Quasi si conoscessero.
Pure conosciuto vi ho meglio
Che mai abbia conosciuto gli uomini:
Compresi il silenzio dell'etere,
Le parole degli uomini non le ho comprese mai.
M'educò il concento
Del bosco pieno di murmuri,
e amare appresi
in mezzo ai fiori.
In braccio agli DEI sono cresciuto

Ora lo Stregone sta giungendo alla fine del suo percorso esistenziale, rivisita. Rivisita il senso e le sfide della sua vita. Ora lo Stregone scorge la folla di Dèi che gli sono camminati a fianco. Ora lo Stregone rivede il mito e la sua realtà. Lo Stregone sta per concludere il suo cammino e sta per tornare fra le braccia degli Dèi. Non più il piccolo figlio di Hera che guarda il mondo in cui è germinato, ma il DIO che si è forgiato nelle sfide della sua esistenza: e i venti Borea, Zefiro e Noto, per lui, ora soffiano più forte.

NOTA La poesia Sallustio è presa dal libro La Magia di Gabriele La Porta ed. RAI.

Marghera, 02 aprile 2002

Gli Inni Orfici

 

 

 

 

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Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
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Gli Inni Orfici del Neoplatonismo

Gli Inni Orfici Erano ricordi Orfici fatti propri dai Neoplatonici. Erano molto amati da Damascio, l'ultimo reggente dell'Accademia di Atene. Damascio, perseguitato dai cristiani fuggì in Persia nel tentativo di rifondare l'Accademia neoplatonica. Fu un fallimento. Ritornò ritirandosi dall'attività e accordandosi con i cristiani per non essere ucciso. I Neoplatonici si Erano dimenticati del significato del nome degli Dèi che noi, al contrario di loro, incontriamo nella quotidianità.