Inno alla Madre degli DEI: Estia-Rea

Il significato religioso dell'Inno Orfico

Claudio Simeoni

Indice commenti religiosi degli Inni Orfici.

Offrire profumi vari a Estia-Rea come madre degli Dèi

 

Dice l'Inno Orfico a Estia-Rea come madre degli Dèi:

Madre degli déi immortali onorata dagli déi, nutrice di tutti,
vieni qui, dea regolatrice, signora, alle preghiere a te rivolte,
avendo aggiogato i leoni uccisori di tori al carro veloce nella corsa,
tu che tieni lo scettro del cielo glorioso, santa, dai molti nomi,
tu che hai il trono al centro del cosmo, per cui tu stessa
possiedi la terra fornendo ai mortali dolci alimenti.
Da te è stata generata la stirpe degli immortali e dei mortali,
da te sono dominati i fiumi e sempre tutto il mare,
sei detta Estia; te chiamano datrice di felicità,
poiché ai mortali elargisci in dono beni d'ogni specie,
vieni al rito, o signora, tu che ti rallegri dei timpani,
che tutto domi, Frigia, salvatrice, sposa di Crono,
figlia di Cielo, antica nutrice di vita, amante della follia:
vieni gioiosa, rallegrandoti delle azioni pie.

Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

L'estensore di quest'Inno Orfico interpreta Estia e la madre Rea come un'unica divinità.

A colui che scrive gli Inni Orfici non interessano le genealogie, ma interessano le immagini divine che descrive pescando da genealogie di Dèi molto più antiche. Ciò che noi distinguiamo come trasformazione di un presente, l’estensore degli Inni Orfici lo vive come un presente emotivo su cui proietta la propria interpretazione. Madre e figlia, padre e figlio, nella mitologia rappresentano tempi diversi di espressione del divino in condizioni diverse. Rappresentano la modificazione di un presente in cui il nuovo emerge e afferma, in quanto divino, sé stesso e la sua volontà.

Questa distinzione mitica sembra essere ignota all’estensore degli Inni Orfici. Non è illegittimo nella religione Pagana ignorare questa distinzione. Solo che, ignorando questa distinzione, ci si preclude ad un principio fondamentale della Religione Pagana: un nuovo divino che emerge da un presente i cui divini sono in continua trasformazione. Non avviene la distinzione fra il presente che agisce e il passato che lo ha prodotto e, non essendoci distinzione, si ignora la consapevolezza che le trasformazioni nel presente generano il futuro attraverso l’emergere di nuove divinità.

Rea e sua figlia Estia vengono sovrapposte e confuse, come per mettere in rilievo aspetti divini che accomunano il medesimo intento nelle due divinità. Un po' come a Roma Antica, Vesta ed Estia vennero sovrapposte. Un po' come noi, che ci guardiamo intorno e peschiamo dal passato, scegliamo l'immagine che maggiormente si adatta ai nostri intenti e ad esprimere la rappresentazione del divino che manifestiamo in questo momento.

C'è una nota della Ricciardelli che dice: "A causa della posizione di Estia al centro della casa, questa DEA è associata alla Terra che si immaginava al centro del mondo... Estia identificata con la Terra in Euripide!"

Non è esattamente così! Estia non è la TERRA, ma si può considerala madre degli DEI!

Estia è la figlia sconosciuta di Cronos e Rea. La figlia immobile. La figlia al centro della casa.

Cronos è il tempo, il mutamento! Da Cronos emergono gli spazi in cui nasce la vita: Posidone, Ade e Zeus (il mare, le profondità dello scuro, in questo caso sotto la terra dove la vita germina e il cielo). Da Cronos nasce Era: la vita della Natura. L'Essere Natura che si espande nei tre spazi! Nasce Demetra, la crescita, la forza di espansione che pervade ogni Essere nell'Universo.

Ed Estia? Cosa centra Estia con Cronos il tempo che scorre, il mutamento, la trasformazione?

Estia è il "dogma di libertà" trasferito dal soggetto nella sua realtà come la sua verità percepita dal soggetto in quel momento e propio perché è "dogma di libertà", è suscettibile di continue modificazioni.

Estia è ciò che noi mettiamo alle nostre spalle affinché il nostro mutamento vada SOLO nella direzione del nostro sviluppo!

Estia è messa al centro della casa: quella è la nostra casa!

Quella che noi abbiamo costruito con il nostro lavoro, il meglio che possiamo e che, nel possiamo, abbiamo voluto! Il nostro meglio che facciamo trova la sua soluzione in Estia. Quando trova la sua soluzione in Estia quale traguardo che abbiamo raggiunto nella formulazione dei nostri progetti e delle nostre strategie, Estia si pone alle nostre spalle e ci dice: "vanti, non esiste ritorno!".

Dice Estia: "Ti piacerebbe ritornare ad un passato che vivi con nostalgia? Mi dispiace per te, ma non esiste ritorno nell'utero. Ora devi affrontare la vita. Con le tue forze, con i tuoi progetti e quando raggiungerai un obiettivo io me ne approprierò e ti dirò ancora: non esiste la strada del ritorno. Esiste solo l’andare avanti."

Estia non dà rifugio: Estia ti butta nella mischia. Devi continuare a sviluppare la Demetra che cresce dentro di te!

Sei nato? E allora vivi! Vivi strategicamente la tua vita con passione e coinvolgimento. Trasformati in un DIO e bussa alle porte dell'Olimpo!

Ogni DIO ha la sua Estia che si pone alle sue spalle e che lo sprona a farsi Demetra!

Per questo motivo Estia è la madre degli DEI e forse sempre per lo stesso motivo i veggenti, che stesero gli Inni Orfici, sovrapposero Rea ad Estia. Noi le onoriamo entrambe perché sia Rea, l'Essere Terra, che Estia, il dogma di libertà, sono dentro di noi.

Per questo noi ricordiamo Estia figlia di Cronos e Rea. La invochiamo con l'Essere terra, Rea, figlia di Urano Stellato affinché:

figlia di Cielo, antica nutrice di vita, amante della follia:
vieni gioiosa, rallegrandoti delle azioni pie.

 

Marghera, 02 aprile 2002

Gli Inni Orfici

 

 

 

 

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Claudio Simeoni

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Gli Inni Orfici del Neoplatonismo

Gli Inni Orfici Erano ricordi Orfici fatti propri dai Neoplatonici. Erano molto amati da Damascio, l'ultimo reggente dell'Accademia di Atene. Damascio, perseguitato dai cristiani fuggì in Persia nel tentativo di rifondare l'Accademia neoplatonica. Fu un fallimento. Ritornò ritirandosi dall'attività e accordandosi con i cristiani per non essere ucciso. I Neoplatonici si Erano dimenticati del significato del nome degli Dèi che noi, al contrario di loro, incontriamo nella quotidianità.