Inno alla Terra

Il significato religioso dell'Inno Orfico

Claudio Simeoni

Indice commenti religiosi degli Inni Orfici.

Offrire profumo di tutti i semi, tranne fave e aromi, alla Terra

 

Dice l'Inno Orfico alla Terra:

Dea Terra, madre dei beati e degli uomini mortali,
che tutto nutri, tutto doni, che porti a maturazione, tutto distruggi,
che favorisci la vegetazione, porti frutti, ricca di belle stagioni,
sostegno del cosmo immortale, fanciulla variopinta,
che con le doglie del parto partorisci il frutto di molte specie,
demone che ti allieti delle erbe profumate ricche di fiori,
che ti rallegri della pioggia; intorno a te il cosmo elaborato degli astri
si volge per natura eterna e terribili correnti.
Ma, dea beata, fa' crescere frutti che danno molta gioia
con cuore benevolo nelle stagioni felici.

Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

Quanto è umano questo Inno, quanto poco ha di divino se non pensiamo a noi stessi come Dèi fra Dèi.

L'Essere Terra, inteso come madre, è legato al pensiero che della terra ne ha la nostra specie. E nemmeno all'idea della specie in sé stessa, ma all'idea culturale che ne ha OGGI la nostra specie. In tutta la mia trasformazione in Apprendista Stregone non sono mai riuscito a cogliere le relazioni parentali umane per proiettarle nelle relazioni fra DEI. E' vero che la presenza di una forza, o di alcune condizioni, determinano il germinare di altre. Questo, però, non è prodotto da una relazione parentale, ma è la manifestazione di un soggetto nelle condizioni date. Dove, la relazione parentale stabilisce o giustifica il sentimento di gratitudine fra chi manifesta sé stesso e chi ha costruito le condizioni in cui potersi manifestare. Una gratitudine che non è portatrice di amicizia, ma è portatrice di dipendenza.

Tutta la storia degli ultimi duemila anni è storia di dipendenza dei figli dai genitori. Una dipendenza che veniva manifestata dal figlio, nei confronti del genitore, nella rinuncia del figlio a costruire sé stesso per mettersi a disposizione del genitore. Dove il genitore era esentato dai doveri nei confronti del figlio, ma era fruitore dei doveri del figlio nei suoi confronti. Lasciamo perdere le contraddizioni sociali che si sono sviluppate negli ultimi vent'anni in seguito all'approvazione del nuovo statuto di famiglia e le sue implicazioni. Questa è storia recente e non ancora soggettivata. Dovrà attraversare numerose crisi sociali di relazioni fra gli Esseri Umani prima che il suo senso venga interiorizzato. Pertanto non vedo il motivo perché un Essere Umano possa pensare all'Essere Terra come madre dalla quale dipendere.

Qualcuno pensa che questo sia un discorso "cinico"? Provate a pensare una relazione in cui la madre è vostra! Vostra madre vi imporrà la sua morale, ma voi richiederete a vostra madre di rientrare negli schemi comportamentali. La relazione di dipendenza madre-figlio, come culturalmente intesa, parte dal presupposto che entrambi i soggetti obbediscano a delle regole e svolgano dei ruoli, non solo l'uno nei confronti dell'altro, ma anche nei confronti dell'esterno a cui la coppia si presenta.

Il figlio ama sua madre! La madre ama il figlio! In realtà non è così! La madre ama il ruolo che la funzione di figlio comporta! Il figlio ama il ruolo che la madre occupa! Il legame di dipendenza comporta il sacrificio della persona al ruolo socialmente imposto. Tanto più uno dei soggetti si allontana dal ruolo sociale e tanto minore è quell'amore di madre-figlio. Pensate a quante madri avrebbero voluto fare all'amore anche in tarda età, ma non lo potevano fare perché altrimenti i figli e il vicinato le avrebbero chiamate "puttane". Pensate a quanti figli avrebbero voluto mandare a quel paese la madre, ma non sono in grado nemmeno di farsi un bucato! L'amore di madre e figlio è un'imposizione emozionale di questo secolo e non prevede che madre e figlio siano due persone (torno a ripetere, non considerate cosa sta avvenendo in questi ultimi anni). Per conservare la relazione madre-figlio, madre-figlia, padre-figlio, padre-figlia, è necessario che quegli Esseri si spoglino del loro essere persone, non devono avere i loro desideri, la loro sessualità, i loro progetti, le loro passioni e le loro emozioni. Tutto deve essere appiattito, tutto ciò che travolge deve essere annullato per aderire alle necessità della relazione dipendente. I due soggetti non possono fare progetti assieme in quanto la relazione di dipendenza deve consentire ad un solo soggetto di progettare.

La madre progetta per il figlio che da lei dipende. Quando la madre è vecchia, il figlio progetta il suo provvedere. I due soggetti non agiscono all'unisono, ma agiscono assolvendo alla situazione di dipendenza che si è creata. La madre non ha costruito le condizioni affinché un soggetto si generi, ma ha generato un figlio al quale chiede di dipendere da lei.

Ciò che viene sacrificato in questo è la MAGIA. Un figlio non si genera e il padre e la madre provvedono ad attrezzarlo per affrontare il futuro, ma il padre e la madre hanno generato un figlio al quale impongono di essere grato, dipendente e riconoscente!

Per questo motivo non sono in grado, come Apprendista Stregone, di vedere l'Essere Terra come madre! Io la preferisco nella forma di REA:

"Venerabile figlia del multiforme Protogono, che metti il carro dalle sacre ruote sugli uccisori di tori, accompagnata dai timpani, che ami il delirio, fanciulla risonante di bronzi, madre di Zeus Egiogo signore dell'Olimpo, da tutti onorata, dalle forme splendenti..."

Preferisco vedere l'Essere Terra come Essere in sé stesso che costruendo le condizioni a Lei/Lui (sia che tu sia un Dio o che tu sia una Dea) hanno permesso la germinazione dell'Essere Natura nel suo insieme. In questa visione non c'è dipendenza. Pertanto non chiedo all'Essere Terra di comportarsi come io voglio che si comporti, né tollero dogmi che indichino come io mi devo comportare! Non c'è gratitudine aprioristica, in queste condizioni si può costruire solo AMICIZIA! Si può camminare assieme. Si può progettare il futuro dove l'esistenza di tutti noi, con tutte le nostre tensioni, passioni ed emozioni, sono il risultato non solo degli sforzi della nostra specie, ma dei progetti dell'Essere Terra per costruire sé stessa. Così l'Essere Terra che precedette la formazione dell'Essere Natura prima e della specie cui appartengo poi, non è madre dalla quale dipendo, ma è il mio amico/amica con cui costruisco le strategie nelle trasformazioni conscio che i tempi e le soggettività sono diverse.

Parlerò ancora in termini di padre, madre, fratelli, per costruire l'immagine delle relazioni descritte dal mito, ma voglio mettere in chiaro che si tratta di un modo di usare le relazioni e non di condizioni di relazione per costringere gli Esseri a condizioni predeterminate.

Solo se riconosco l'Essere Terra come una persona che progetta sé stessa posso riconoscere me come una persona che progetta sé stessa. Soltanto se riconosco di essere una persona che progetta sé stessa posso vedere nell'Essere Terra non la padrona che chiede asservimento, ma l'amico con cui costruire il futuro. Solo in quelle condizioni posso riconoscere gli DEI. Solo in quelle condizioni posso affrontare il futuro delle trasformazioni divine.

Solo da quest'ottica posso ammirare il geminare dell'Essere Terra e la distruzione operata dall'Essere Terra come momento di ricostruzione dei suoi mutamenti e dei suoi progetti.

Proprio per questo motivo, come nell'antichità Romana Giove era invitato a pranzo riservandogli il posto dell'ospite solo per il piacere che egli fosse presente, all'Essere Terra possiamo parlare come ad un amico/amica dicendogli:

"Ma, dea beata, fa' crescere frutti che danno molta gioia
con cuore benevolo nelle stagioni felici."

Marghera, 02 aprile 2002

Gli Inni Orfici

 

 

 

 

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Claudio Simeoni

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Gli Inni Orfici del Neoplatonismo

Gli Inni Orfici erano ricordi Orfici fatti propri dai Neoplatonici. Erano molto amati da Damascio, l'ultimo reggente dell'Accademia di Atene. Damascio, perseguitato dai cristiani fuggì in Persia nel tentativo di rifondare l'Accademia neoplatonica. Fu un fallimento. Ritornò ritirandosi dall'attività e accordandosi con i cristiani per non essere ucciso. I Neoplatonici si erano dimenticati del significato del nome degli Dèi che noi, al contrario di loro, incontriamo nella quotidianità.