Le dicerie e la famiglia cattolica
la gabbia morale come prigione
Il Crogiolo del Male

(testo originale 1999)

di Claudio Simeoni

 

Crogiolo del Male - capitolo quattro

Il cristianesimo per costruire la trappola mentale e ideologica all'interno della quale distruggere il divenire degli Esseri Umani mette a punto una serie di "dicerie" che spaccia come sapere con le quali ingabbiare i comportamenti delle persone.

Dice il pazzo di Nazareth "c'è ben più di Salomone qui".

Le dicerie erano la sapienza del male attraverso il quale distruggere il divenire delle persone, la loro capacità di determinare il loro divenire nell'oggettività in cui vivevano.

Le dicerie, in molti casi, sono presenti nelle società pagane ma rappresentano delle cose secondarie, spesso delle superstizioni senza valore. Il cristianesimo nasce e si sviluppa nei bassi fondi sia morali che culturali delle società pagane. Egli eleva a sapere gli scarti del sistema sociale ed usa la diceria per imporre un comportamento colpevolizzando le persone più deboli.

Leggiamo da La pratica dell'abbandono dei Bambini in Europa di Borswel:

"Inoltre, le credenze popolari circa le cause dei difetti fisici, che potevano anche spingere all'abbandono erano entrate a far parte del sistema etico ufficiale. Le coppie cristiane non potevano avere rapporti sessuali durante le mestruazioni, l'allattamento, la quaresima (ricordiamo come l'astinenza dalla carne significava e significa astinenza dai rapporti sessuali) e nemmeno la domenica, ed era una credenza molto diffusa quella secondo cui, violando queste regole, sarebbero nati figli deformi".

La diceria come sostituzione al chiedersi il perché delle cose. La diceria per colpevolizzare chi non si adegua o non si pensa che si adegui. La diceria come strumento di controllo sociale e comportamentale.

Mormorare, spettegolare, calunniare, denigrare, diffamare, sparlare.

Attraverso questo si costruisce il controllo militare messo in essere dal cristianesimo nei confronti degli Esseri Umani. Il cristianesimo può fare questo perché la giustezza della sua "fede" non è nei sui principi o nei sui dogmi, né in una millantata verità. La giustezza della "fede" un cristiano la trova nel fatto che tutti pensano come lui. Tutti ammettono le stesse cose; tutti si adeguano.

Chi non si adegua è il Satana, il nemico che vuole spargere zizzania non l'Essere Umano che tenta di costruire sé stesso.

La diceria, la calunnia, lo spettegolare e il diffamare è l'arma più potente che il cristiano si è dato fino a quando la velocità di verifica delle affermazioni ha contribuito a disarmarlo.

Dove vai se la "fede" nel cristianesimo non ce l'hai?

Quando l'arma della diceria, della calunnia del denigrare e del diffamare non hanno ragione di essere?

Quando l'individuo trova la certezza delle sue affermazioni dentro di lui.

Quando non ha bisogno di nascondersi dietro la "sapienza" di qualcun altro, ma usa quanto trova lungo il suo cammino per costruire la sua conoscenza.

Quanta fatica deve fare l'individuo che non si adegua alle consuetudini. Quanta fatica doveva fare il maschio che non voleva picchiare la moglie fino ad un centinaio d'anni or sono. Quanta fatica doveva fare una famiglia che voleva dare un'educazione culturale alla figlia femmina fino a qualche decennio fa.

Subito la gente mormorava; il parroco accusava; qualcuno malignava, qualcun altro spettegolava.

Si era indicati a dito. Si era calunniati dagli altari. Si mormorava nelle orecchie dei carabinieri che erano stati educati a considerare il prete un'autorità. La maestra e il maestro ossequiosi nei confronti del prete, portano i bambini in chiesa, li costringono ad allestire il presepe. Chi non si adegua viene calunniato, viene denigrato, viene diffamato. In molti paesi e in molte parrocchie esistevano delle vere e proprie TASK FORCE di bigotti e bigotte pronte a segnare a dito e a perseguitare l'oggetto della calunnia, del pettegolezzo e della diffamazione.

E' un vero e proprio controllo militare sulla famiglia affinché si adegui ai canoni religiosi e morali socialmente imposti: in questo si muove la famiglia nella costruzione della propria sopravvivenza.

Per concludere l'introduzione del concetto famiglia esploreremo quanto ci dice Armanda Guiducci nel suo "LA MELA E IL SERPENTE", ne estrarremo solo alcuni passi:

"Sangue stupri, guerre, invasioni e lotte di religioni, barbarie e cattolicesimo: secoli d'occidente hanno letteralmente plasmato la sua "parte", la sua assegnazione femminile nel mondo: e un buon secolo di borghesia trionfante le ha dato la sua impronta - uterina e ornamentale."

E ancora:

"Un maschio, che bellezza. Femmina la primogenita, femmina l'altra e la terza: femmina ancora! Adesso, è nato l'erede" e guardava teneramente mia madre e mia madre fu redenta".

E ancora:

"Dopo che l'erede fu nato, un che di grandioso si aggiunse alla fisionomia di mia madre. Avendo generato il sesso opposto, il suo viso acquistò in sicurezza e nobiltà. Perfino oggi il viso di mia madre (domani compirà tre quarti di secolo e festeggeremo il suo compleanno all'ombra della morte) non è semplicemente, disfatto fra le rughe, un viso materno: imponente e tenero, sigillato dall'orgoglio di mio padre e della madre di mio padre e dei fratelli paterni e dell'intera ascendenza maschile della nostra stirpe e società, e di lei stessa infine, è il viso della madre di un uomo.

Così, la parola "femmina", col suo suono dall'alto in basso, si impresse sopra di me come un marchio - il marchio sociale della subalternità."

Infine:

"Incominciai a rosicchiarmi le unghie con accanimento selvaggio -fino a farmele sanguinare e, sempre immersa in quello stato d'animo ringhioso, succhiavo, inorridita e deliziata, il sangue che ne gocciolava.

Me le intinsero in una sostanza amara come il fiele che si chiama aloe (se ben ricordo). E io mordevo più a fondo, e il sangue spillava più scuro e più rosso.

Me le intinsero di tintura di iodio (non a caso, nei lunghi anni infantili, l'ho chiamata tintura d'odio) acre e marrone, ma non così disgustosa.

Alfine mio padre giurò che me le avrebbe ficcate nella m... Da allora, non ho più smesso questo vizio - nel quale gli psicanalisti rintracciano una rabbia del bambino per la mammella sottratta, una difficoltà nello svezzamento e, insomma, una richiesta d'amore protratta.

Mentre le delicate pelli intorno all'unghia, più volte lacerate, si enfiavano, trovai al rancore un altro sfogo nella disobbedienza totale e assoluta. Quasi risento i battiti protettivi del cuore, il furibondo senso della rabbia che si placa a stento alla vista dei miei genitori disperati, che si scambiano mutue occhiate di soccorso.

Ed ecco: il corpo di mio padre incomincia a vivere, a quest'epoca, per me. Le sue mani, dalle palme spesse e larghe, le dita grosse come catocci, calano staffilanti sulle mie gote.

Interi giorni ne porto il marchio: cinque strisce rosse e aperte mi scottano di rabbia e rinnovano l'insubordinazione. Non passa giorno che la mano massiccia non si schianti sul mio viso, fra le grida di paternità offesa. Io, tengo il mento alzato, ridacchio persino.

"Ti ucciderò" grida a volte mio padre. "Ti massacrerò di botte."

Mia madre, in un angolo, torce gli occhi gialli di qua e di là. Fiata appena, quando è troppo tardi, il ciclone ha già spezzato tutto dentro di me, ha lasciato mio padre ansante: "La ammazzerà, una volta o l'altra".

Ma poi si butta subito al collo di mio padre e geme: "E' perversa, questa bambina. Io non ho la forza di educarla".

Concludendo:

"E' un maschiaccio" geme mia madre, guardandomi come se non le appartenessi neppure. Una volta mi guardò fissa e soggiunse: "Ti devono aver scambiato nella culla, figlia mia"".

"E' un maschiaccio, ma io la domerò. Con la frusta" esclama mio padre, e le palme massicce delle sue mani pesanti si gonfiano scarlatte e fischiano nell'aria e, calando da un'altezza scottante, occupano il mio intero viso, le palpebre gonfie di pungente rossore, invadono l'intera stanza, il pollice rimbalza sul soffitto con un tuono assordante, il mignolo gigantesco picchia sul pavimento, che vibra, mentre io mi piego sotto la raffica, in giù, trascinando le ginocchia contro lo spigolo del mignolo di mio padre".

Questo il concetto cattolico di famiglia

La gabbia entro il quale il bambino viene circoscritto è la famiglia. La famiglia costituisce la gabbia attraverso il ruolo che i genitori si assegnano nei confronti del figlio e la violenza con la quale quel ruolo impongono. La bambina e il bambino si possono anche ribellare a quanto loro impongono ma nel far questo deve lasciare sul terreno sia energia sia possibilità di trasformazione. In altre parole la guerra per la costruzione della propria libertà comporta un tributo che distrugge il proprio divenire.

Il concetto di famiglia è il primo concetto che i cattolici hanno piegato per costringere gli individui a sottomettersi.

L'amore filiale non è mai esistito e nemmeno l'amore della mamma. Esiste il bisogno dell'Essere Natura di alimentare la propria specie ed esiste il piacere nel farlo ma non esiste l'amore. L'amore dei cattolici è il piacere del possesso a cui il posseduto deve sottomettersi.

Soggettivare il piacere del possesso chiamandolo amore è necessario trasferire sull'oggetto posseduto una serie di bisogni naturali insoddisfatti trasformati in fobie ed ossessioni. Le fobie si costruiscono castrando sia la sessualità umana che il bisogno di rispondere a Libertà obbedendo agli stimoli di Necessità propri della specie.

L'azione su questi due elementi impedisce all'individuo di costruire il proprio divenire.

Marghera 30 agosto 1999

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Il Crogiolo del Male

L'incapacità degli uomini di affrontare la loro vita viene costruita meticolosamente dal cristianesimo mediante la violenza sull'infanzia. Costruire la distruzione dell'uomo è un'invenzione ebrea e cristiana. Succede che negli USA molte persone, partite per le guerre che gli USA fanno nel mondo, ritornino psicologicamente ed emotivamente devastate. Educate ad essere sottomesse ad un dio padrone e convinte di essere in grado di uccidere chiunque, il loro delirio di onnipotenza si scontra con la realtà mandandoli fuori di testa.