L'attenzione nel
Crogiolo del Male

(testo originale 1999)

di Claudio Simeoni

 

Crogiolo del Male - capitolo diciannove

L'attenzione è il fare attraverso il quale l'individuo concentra tutto sé stesso per raggiungere un fine che, comunque, è stimolato da Intento. L'attenzione è la capacità dell'Essere Umano, nel nostro caso, di organizzare tutto sé stesso per far propri i fenomeni che dal mondo circostante giungono e farli funzionare a proprio vantaggio.

L'attenzione è un fare che agendo attraverso i sensi modifica l'individuo nel senso che l'individuo sceglie.

Il Crogiolo del Male deve agire sull'Attenzione affinché questa non sia al servizio del soggetto cui appartiene ma serva soggetti diversi da questi. Il Crogiolo del Male deve privare l'individuo della capacità di servirsi della propria attenzione per i propri fini.

Dal momento che il Crogiolo del Male non è in grado di distruggere l'attenzione dell'individuo se non distruggendo l'individuo stesso agisce per deviare l'uso dell'attenzione, il fine dell'attenzione e l'oggetto cui serve l'attenzione.

Avete mai sentito dire da un insegnante: "prestatemi la vostra attenzione?" o "fate attenzione" o ancora "prestatemi orecchio?" queste battute entrate nell'uso comune appartengono ad un fare preciso: costringere il soggetto ad inchiodare l'attenzione sull'oggetto che un qualche comando sociale indica!

Io non intendo discutere come sia importante questo fare e i suoi lati positivi. A me interessa mettere in rilievo come questo fare altro non sia che il risultato di tutto un processo di annientamento dell'attenzione dove chiunque, all'interno di una struttura di comando sociale si riteneva in diritto di bloccare l'attenzione del "subalterno".

Il bambino è quello più sottoposto a questo tipo di costrizione in quanto la sua attenzione è legata all'adulto dal quale è stato generato o dal quale, comunque, dipende per la sua sopravvivenza. E' quest'adulto che può manipolargli l'attenzione attraverso il ricatto nella soddisfazione dei suoi bisogni.

L'imperativo è: "Tu devi dare a me la tua attenzione!" "Devi essere attento e fare quello che io ti dico!". Non esiste alternativa, non esiste discussione, non esistono spiegazioni. Le spiegazioni implicano un venerare il bambino; considerarlo uguale a sé stessi anche se in una fase di crescita (una fase diversa da sé). Le alternative permettono al bambino una scelta, l'uso di proprie determinazioni; la magia nera questo non lo tollera. La discussione implica coinvolgimento che presuppone la non certezza dell'assolutezza dell'indicazione e si permette al bambino di proporre altre soluzioni.

Non facciamoci ingannare. Se un bambino è sempre stato costretto a rispettare i rapporti di forza dell'ordine altrimenti veniva ricattato e punito, non pensiamo che quel bambino sia pronto a discutere o a scegliere delle alternative. La magia nera ha inciso nel suo fare tanto che quando qualcuno anziché imporsi gli proporrà di discutere, scegliere o gli darà delle spiegazioni egli lo riterrà debole, pronto per essere ingannato da lui che identificandosi con la violenza della costrizione deve prepararsi a dominare l'interlocutore.

Non pensiamo agli Esseri Umani come creati ad immagine e somiglianza di un dio padrone (buono o cattivo che sia). Pensiamo che gli Esseri Umani si sono trasformati all'interno dell'oggettività che ha costruito le variabili all'interno delle quali hanno potuto scegliere diventando a loro volta variabili all'interno delle quali altri bambini dovranno scegliere.

Bloccare l'attenzione è uno dei fare principali degli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra. Un fare che hanno esteso all'intero tessuto sociale facendo dimenticare la forma dalla quale è nato e spacciandolo come un comportamento naturale all'interno della specie. In altre parole un comportamento perverso si è trasformato in un comportamento naturale. Socialmente accettato al punto tale che la sua non esistenza susciterebbe stupore e spesso indignazione.

Il blocco dell'attenzione avviene sia in termini temporali che in termini spaziali. In termini temporali quando il fare del bambino viene indicato come un modo di essere. Ad esempio si dice: "Tu sei o non sei bravo nel fare..." oppure "Guarda quel bambino quanto è bravo..." all'adulto non passa per la testa il fatto che il bambino non è tenuto ad essere o non essere bravo nell'eseguire questa o quella mansione, ma è tenuto a provare. Il problema sta nell'adulto. Costui nel dire al bambino: "Tu non sei capace..." nega al bambino la formazione del concetto che provando un giorno sarò capace. Tentando imparo. Ciò che non so fare lo farò! Dove il concetto di essere e non essere come elemento di staticità è imposto al bambino da un adulto che non è più in grado di crescere e proprio per questo deve inchiodare l'attenzione del bambino nel tempo presente perché solo quel presente è quello che egli considera. L'adulto tende a non considerare che il bambino è un Essere Umano in crescita e in trasformazione. L'adulto, in quel caso, gareggia col bambino in abilità. L'adulto supera il bambino ma non trasmette al bambino il concetto di crescita e di trasformazione anche se egli ne è cosciente. Infatti solo in quel momento gareggia o si misura col bambino; dopo il bambino diventa un adulto e l'adulto un vecchio che sta morendo. Il fatto di non trasmettere il concetto di crescita come elemento su cui poggiare l'attenzione del bambino implica l'aver distrutto in sé stessi il concetto di crescita: l'Essere Umano adulto non sta crescendo in quanto creato ad immagine e somiglianza del suo dio padrone.

In termini spaziali l'attenzione viene inchiodata all'interno del proprio clan. Il bambino è in una famiglia, è in uno stato, è in una razza è in un territorio. Tutto il resto è diverso. Tutto il resto deve essere dominato o, se non si può dominare, ingannato. Con tutto il resto ci si relaziona appropriandosene. Pertanto nulla può giungere di buono al bambino da fuori la famiglia, da fuori il suo stato, da fuori la sua razza. Tanto meno dagli Esseri della Natura e tanto meno dalla magia del circostante.

L'attenzione del bambino viene allontanata dalla soggettività per essere fissata su un'oggettività di cui il bambino non ha controllo ma alla quale il bambino deve sottomettersi.

Ciò che egli perde è l'attenzione sui suoi sensi; la capacità di migliorare il suo sentire concentrando l'attenzione per quello che a lui serve e per quello che a lui piace. Questo non significa che non si debbano passare al bambino i concetti e i segnali della famiglia, lo stato e l'ambiente in cui vive ma significa che il passaggio di quei dati deve essere un momento di dilatazione dell'individuo e devono precedere la continua dilatazione soggettiva. I fenomeni provenienti dalla famiglia, dallo stato e dall'ambiente sociale devono alimentare il bisogno di crescita e di interazione del bambino non devono distruggere nel bambino la capacità di dilatarsi concentrando la propria attenzione sui suoi sensi.

Prendiamo un esempio da Piaget in "LA NASCITA DELL'INTELLIGENZA NEL BAMBINO" ed. la Nuova Italia esattamente l'osservazione 107 a proposito delle trasformazioni dell'individuo:

"Luciana cerca di afferrare dei rocchetti sospesi sopra la sua testa per mezzo di elastici. Abitualmente se ne serve per succhiarli, cosa a cui precisamente tende in questo momento, ma le accade pure di farli dondolare agitandosi in loro presenza (si vedano le osservazioni 94 e 94 bis). Ora, la bimba riesce a toccarli ma non ancora ad afferrarli. Avendoli mossi per caso, sospende questa sua attività per scuotersi un momento guardandosi (scosse delle gambe e del dorso), poi riprende i suoi tentativi di prensione.

Perché mai la bimba si è interrotta per scuotersi durante alcuni secondi? Non per muovere i rocchetti, perché non ha perseverato e, nel momento in cui ha eseguito questo gesto, era occupata in altro; e nemmeno per favorire i tentativi di prensione (prendere). S tratta di un automatismo provocato dalla visione dell'oscillazione fortuita dei rocchetti? Potrebbe sembrare così, ma il seguito dell'osservazione rivela che questo comportamento si è ripetuto troppo spesso per essere automatico, per cui esso ha certamente un senso. Non si tratta nemmeno di una sorta di rituale analogo a quelli che studieremo a proposito della nascita del gioco, perché la bambina, ben lontana dal sembrare di divertirsi, conservava una grande serietà. Tutto si svolge come se il soggetto, dotato per un istante di riflessione e di linguaggio interno, si dicesse press'a poco così: "Sì, vedo bene che questo oggetto potrebbe essere dondolato, ma non è questo che cerco". Soltanto, in mancanza del linguaggio, Luciana avrebbe pensato tutto questo esercitando lo schema, prima di riprendere i suoi tentativi di prensione. In questa ipotesi, il breve intermezzo del dondolamento equivarrebbe ad una specie di ricognizione motoria". pag. 210 ed La Nuova Italia

Questa l'osservazione di Piaget. Innanzi tutto Piaget dice ai suoi contemporanei: l'intelligenza con tutto l'individuo si costruisce. Ciò che sfugge a Piaget è che la bambina sta costruendo la sua ragione e da come costruisce la sua ragione articola la sua attenzione.

L'atteggiamento dell'adulto in questa situazione è estremamente preciso e delicato.

Dividiamo l'esperienza in due momenti. Il primo è il tentativo della bambina di afferrare l'oggetto per il suo Intento. Il secondo è la vibrazione o lo scuotimento che la attraversa. Nel primo momento sta esercitando la sua volontà in funzione del suo intento. In quel momento la magia nera interviene togliendo l'oggetto e dandoglielo. L'esercizio della volontà in funzione dell'Intento modifica l'individuo forzandolo nell'esercitare la propria volontà in funzione di ogni Intento che gli si presenterà. La magia nera blocca lo sforzo della bambina prende l'oggetto e glielo dà. Ogni volta che la bambina tende la mano o viene impedita o viene accontentata. Questi due atteggiamenti sono i costruttori della dipendenza. Questo non significa che il neonato deve fare tutto da solo per esercitare la propria volontà, significa che l'adulto deve essere presente, deve intervenire ma non come elemento centrale della relazione. L'elemento centrale della relazione è il bambino che cresce. Io intervengo per aiutare il bambino ma nello stesso tempo allevo la sua volontà e i suoi sforzi per giungere al suo obiettivo. Il bambino deve diventare consapevole che sta crescendo e che si sta costruendo pertanto sa che l'adulto è sempre presente per le sue necessità ma nello stesso tempo non è al suo servizio, non è un servo dei suoi bisogni.

Per l'attenzione è importante il secondo momento quello della scossa, della vibrazione. In quel momento quella vibrazione è l'atto dell'esercizio dell'attenzione della bambina per giungere al suo intento. Essa non ha giudizio pensato, lei il giudizio lo sospende in quanto non ha giudizio formato e nello stesso tempo non ha dialogo interno da sospendere. Lei è volontà e con la volontà tenta di risolvere un problema sul quale concentra la sua attenzione. L'adulto può lasciare che si risolva il problema (il problema posto non è così importante da richiedere l'intervento dell'adulto) oppure può intervenire per interrompere lo sforzo di volontà: distogliendo l'attenzione del bambino su quanto sta facendo e concentrandola su di lui e su moine sceme.

La vibrazione indica che la bambina si sta costruendo: le moine sceme bloccano quella costruzione. E' come se queste scoraggiassero un tentativo eroico di espandere sé stessi. Tanto non serve, dice l'adulto, ci sono qua io!

Ci dice ancora Piaget nella "Nascita dell'Intelligenza del Bambino" a proposito dell'osservazione N. 161

"Giacomina cerca di raggiungere un gatto di felpa situato sul suo passeggino, fuori dal campo di prensione. Dopo una serie di tentativi infruttuosi e senza pensare al bastone, la bambina rinuncia. Allora io metto un dito a 20 centimetri sopra il bastone; la bambina lo scorge, lo afferra immediatamente, servendosene per far cadere il gatto, questa volta posato sul pavimento. Lo tocca servendosi del bastone, ma senza cercare di farlo scivolare fino a lei, come se per attirarlo bastasse toccarlo.... Infine scopre la possibilità di far scivolare gli oggetti sul pavimento mediante il bastone e quindi di avvicinarli: per afferrare una bambola che si trova per terra fuori della sua portata comincia col batterla col suo bastone e poi, constatandone i lievi spostamenti, la spinge fino a poterla raggiungere con la destra."

In questa osservazione Piaget ci fornisce un esempio preciso dell'azione dell'Attenzione nella modificazione dell'individuo. L'intento della bambina chiede di essere soddisfatto. Si è trasformato in bisogno. La bambina concentra tutta sé stessa per obbedire alla forza di Intento. L'intento è quello di raggiungere il gatto. Il tentativo di raggiungere il gatto è quello sforzo che trasforma la bambina. La sua conoscenza, la sua concezione del mondo e la sua abilità nell'amalgamare i fenomeni.

L'Intento spinge la bambina ad eseguire un'azione ma l'azione che viene svolta dalla bambina trasforma la bambina.

Questo meccanismo lo dobbiamo tenere ben presente in quanto alimentare quel meccanismo è l'arte della Stregoneria; bloccare quel meccanismo è arte della magia nera cristiana.

Per rispondere ad Intento l'attenzione della bambina si fissa sull'oggetto che è in grado di soddisfare il suo bisogno. Lei non riesce a prendere quanto desidera e il bisogno rimane insoddisfatto. E' importante l'intervento dell'osservatore. L'osservatore non blocca la trasformazione della bambina. Egli potrebbe prendere l'oggetto e darlo alla bambina, in quel caso ne soddisferebbe il bisogno e bloccherebbe la spinta di Intento. Non ci sarebbe nessuna trasformazione soggettiva della bambina. L'osservatore agisce suggerendo una soluzione attraverso l'aggiunta di un fenomeno. Pone il dito a 20 centimetri dal bastone che potrebbe risolvere il problema della bambina. Non risolve il problema ma introduce nel sistema di pensiero della bambina un fattore nuovo. Sul nuovo fattore la bambina concentra la sua attenzione. Il nuovo fenomeno alimentato da Intento trasforma la bambina che afferra il bastone servendosene per raggiungere il gatto di stoffa.

L'Attenzione della bambina ha trasformato la bambina aggiungendo un nuovo elemento al suo pensato. Dopo di che la bambina trova il modo di soddisfare il bisogno indotto da Intento e raggiungere l'oggetto.

L'attenzione l'ha trasformata. Ha compreso che la sua mano può essere allungata dall'uso di un bastone. La sua ragione si è dilatata. Lo stimolo ha prodotto lo sforzo per raggiungere il suo obiettivo e questo sforzo l'ha trasformata.

Questo meccanismo ci chiarisce come interviene il Crogiolo del Male per bloccare lo sviluppo dell'individuo. Da un lato blocca l'accesso di stimolazioni, cioè blocca la percezione di Intento, dall'altro tende ad impedire la trasformazione soggettiva nel tentativo di soddisfare Intento.

Questo meccanismo distrugge la capacità dell'individuo di concentrare la propria Attenzione sui suoi sensori, sia occhi, che orecchie naso, tatto; tanto c'è qualcuno che provvede!

Quel qualcuno che provvede a cose che non dovrebbe provvedere e magari non provvede a cose che dovrebbe provvedere ha una funzione precisa: la distruzione dell'Attenzione nella persona. Una distruzione che viene operata fin dai primi anni di vita e perpetuata nell'intera adolescenza allo scopo di distruggere nel bambino il meccanismo attraverso il quale costruire indefinitivamente sé stesso.

Ricordiamo che per il Crogiolo del Male l'individuo deve crescere quel tanto che basta per diventare carne da lavoro ma deve cessare quella crescita per non diventare pericoloso per il Crogiolo del Male stesso. Il meccanismo attraverso il quale si concentra l'Attenzione viene sempre distrutto in quanto quel meccanismo è arte attraverso la quale l'individuo impone sé stesso al mondo. La sua distruzione, anche se prevede dei cammini comuni per tutti gli individui, ha effetti e rappresentazioni diverse da individuo a individuo.

Riprendere da adulti un percorso di Stregoneria significa riprendere quel meccanismo che era stato interrotto dal Crogiolo del Male. Solo che anche se si riattiva quel meccanismo le cose non saranno più come quando quel meccanismo è stato interrotto ma può comunque riprendere il cammino attraverso il quale l'individuo ricostruisce la sua Attenzione attraverso la quale costruisce sé stesso.

Il blocco dell'Attenzione si ha per effetto della proiezione dell'individuo adulto sul bambino. L'individuo adulto si ritiene creato ad immagine e somiglianza di un dio pazzo. Ritiene dunque che egli non abbia nulla da apprendere e che sia in possesso di ogni meccanismo attraverso il quale soddisfare ogni esigenza. Impone sé stesso al bambino. Costringe il bambino ad una semplice imitazione di quanto lui è bravo!

Ci sono centinaia di maestre nelle scuole materne e le religiose sono le più feroci e vili da questo punto di vista che distruggono nel bambino i suoi sforzi di costruzione deridendone alcuni e impedendone altri con motivazioni soggettive e senza senso. Trasportano sul bambino la loro incapacità di cresce e di dilatarsi. Non sono in grado di cogliere le variabili dello sviluppo infantile. Sono dei falliti nella vita che impongono al bambino il proprio fallimento. Uccidono la sua attenzione nella ripetizione ossessiva di giochi o di mansioni di cui il bambino ne farebbe volentieri a meno. In compenso questi bambini non disturbano, non rompono i coglioni, sono addestrati a muoversi come animali ammaestrati e sono preparati per trasmettere quel vuoto ai loro figli.

Il Crogiolo del Male sta preparando la distruzione del Sistema Sociale attraverso la distruzione dell'Attenzione negli individui.

Quell'ordine di "Stai attento a quanto ti dico!" è l'espressione fondamentale della magia nera. E' l'ordine alla sottomissione! E' l'ordine alla rinuncia della propria attenzione! E' distruzione del divenire soggettivo diventato normalità nel Sistema Sociale in cui viviamo.

Piaget nell'osservare il comportamento di Giacomina ha aggiunto un fenomeno al suo pensato e ha liberato la bambina consentendogli l'elaborazione di quel fenomeno. Il cattolico avrebbe o ignorato il tentativo o gli avrebbe dato il giocattolo. In entrambi i casi avrebbe detto a Giacomina che "Lui era bravo! Lui sa fare le cose, non lei!". La magia nera del Crogiolo del Male distrugge l'individuo. I suoi effetti non sono immediati. Non si riproducono pari pari nel fare quotidiano ma si riproducono nelle trasformazioni dell'individuo. La Magia nera, come l'arte di liberazione della Stregoneria, agisce sui mutamenti, sulle trasformazioni e solo chi pratica magia è in gradi di collegare i mutamenti prodotti da azioni e condizioni di vent'anni fa' a fenomeni che si riproducono ora. Tutti gli altri Esseri Umani non sono in grado di fare quei collegamenti. Così quando alla presenza di fenomeni socialmente distruttivi un imbecille afferma più o meno: "Non è quello che entra nell'uomo che lo danneggia ma è quello che esce dall'uomo che lo danneggia!" invece che sputargli in muso per la porcheria che ha enunciato si mettono a pensare che forse potrebbe avere ragione. Risultato: il Crogiolo del Male distrugge l'Attenzione degli Esseri Umani all'interno di quel Sistema Sociale e si costringono gli Esseri Umani la cui Attenzione non è del tutto distrutta a sforzi enormi per risollevare le sorti della Società Umana.

 

Marghera 30 agosto 1999

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Il Crogiolo del Male

L'incapacità degli uomini di affrontare la loro vita viene costruita meticolosamente dal cristianesimo mediante la violenza sull'infanzia. Costruire la distruzione dell'uomo è un'invenzione ebrea e cristiana. Succede che negli USA molte persone, partite per le guerre che gli USA fanno nel mondo, ritornino psicologicamente ed emotivamente devastate. Educate ad essere sottomesse ad un dio padrone e convinte di essere in grado di uccidere chiunque, il loro delirio di onnipotenza si scontra con la realtà mandandoli fuori di testa.