E' finita la terza guerra mondiale

Dallo stato a democrazia mafiosa
alla democrazia Costituzionale?

di Claudio Simeoni

E’ finita la III^ guerra mondiale.

Come in ogni guerra mondiale siamo circondati dalle macerie. Si tratta di una guerra mondiale che non si è svolta mediante le bombe, salvo per alcuni paesi, ma attraverso la distruzione dell’accumulo della ricchezza accumulata nelle riserve finanziarie. La distruzione della struttura economica di un paese equivale a quello che nella seconda guerra mondiale era la distruzione delle città mediante bombardamenti. Come nella seconda guerra mondiale i gerarchi sono sopravvissuti ai bombardamenti e ai cambi di regime, così oggi i gerarchi dello Stato mafia sopravvivono alla distruzione del tessuto sociale.

Quando è iniziata questa guerra?

E’ iniziata lentamente con la caduta del muro di Berlino e l’avvento dello Stato Mafia che in Italia è stato incarnato dalla Lega di Umberto Bossi e da Silvio Berlusconi. Bettino Craxi, assieme a Giulio Andreotti, fu l’artefice della distruzione dei diritti costituzionali dei cittadini Italiani e della demolizione dello Stato. Quello Stato, inteso come insieme di Istituzioni, che pur con tutto il suo terrore non era riuscito a trasformare l’Italia in un regime simile alla Grecia dei colonnelli nonostante il grande impegno in quella direzione profuso da Berlinguer, Sandro Pertini, Giorgio Napolitano, Wojtyla, Ratzinger, la P2, e tutta la destra italiana. Dopo il 1992 si susseguirono una serie di attentati, simili a quello di Piazza Fontana, che indussero i politici di turno a collaborare per disarticolare la Costituzione della Repubblica mediante una vera e propria guerra civile che portò al trionfo non solo di alcune frange della mafia che si insediarono nelle Istituzioni, ma del più generale sistema mafioso o di lobbismo che divenne mediante favori, tangenti e corruzione scaricata sui cittadini, la vera struttura Istituzionale Italiana.

Come il fascista De Gasperi, che cambiò forma nel cattolicesimo integralista, fu delegato a condurre l’Italia fuori dal fascismo, così il berlusconiano Mario Monti, cattolico, fu delegato a porre rimedio ai disastri di Silvio Berlusconi in un’Europa giunta alla disperazione economica. I bombardamenti della III^ guerra mondiale avevano già fatto numerose vittime. L’Islanda, l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna e la stessa Italia era sull’orlo del disastro che già stava travolgendo la Grecia.

Centinaia di migliaia di licenziamenti dovuti alla strategia berlusconiana di distruggere da un lato la forza di contrattazione sindacale e dall’altro di favorire l’uscita dall’Italia di tutte le aziende con operai mediante una delocalizzazione selvaggia e senza nessuna giustificazione economica.

Dall’operazione Alitalia, che comportò esborsi di miliardi ai cittadini Italiani, alla distruzione messa in atto da Tremonti e Berlusconi dei sistemi di contrasto all’evasione fiscale, alla propaganda di una crisi dei titoli spazzatura che per Berlusconi era solo una crisi psicologica e non reale, l’intera Europa era sull’orlo del baratro. Nel frattempo, paesi come la Cina, l’India, il Brasile, la Russia, il Sudafrica aumentavano il loro potere economico rinchiudendo l’Europa e gli USA sull’orlo del fallimento.

Le tre “B” rappresentano i tre elementi finali del disastro sociale messo in atto dallo Stato mafia. L’invasione dell’Iraq ha alimentato il delirio di onnipotenza e di impunità delle mafie che hanno spinto la grande finanza alla truffa per la truffa. Milioni di investitori hanno perso i loro risparmi dando il via ad un disastro economico su scala euro-americana. Questa crisi avrebbe dovuto, stando ai dati presentatisi, risolversi negli anni ’90 e i primi anni del 2000. L’avvento dell’informatica diffusa a livello di massa ne ha, di fatto, posticipato i tempi, facendone coincidere l’inizio con l’11 settembre 2001 quando ci fu l’attacco alle torri gemelle di New York.

Mentre le tre “B”, Bush, Blair e Berlusconi, insanguinavano il mondo in una distruzione sistematica delle società laiche, la Cina, l’India, il Brasile, portarono a termine la più grande operazione di conquista economica che il mondo ha mai visto.

Ora che la guerra è finita e la miseria impera, contiamo gli effetti dei bombardamenti economici:

Frena il Pil dell'Italia, cala spesa delle famiglie

Rapporto tra debito pubblico e Pil sale a quota 120,1%.
Si tratta del livello più alto dal 1996

02 marzo 2012

Il 2011 si chiude con una crescita del Pil dello 0,4%. Lo rileva l'Istat, aggiungendo che nel 2010 l'aumento era stato dell'1,8% (dato rivisto al rialzo). Si è così registrata una netta frenata della crescita. L'ultima previsione del governo stimava un Pil nel 2011 a +0,6%. Nel 2011 il rapporto tra debito pubblico e Pil in Italia sale a quota 120,1%. Si tratta del livello più alto dal 1996. Lo comunica l'Istat, aggiungendo che nel 2010 il rapporto era stato pari al 118,7%. Il rapporto deficit-Pil si è attestato nel 2011 al 3,9%. L'Istat ricorda che nel 2010 il rapporto è stato del 4,6%. Si è, quindi, rilevato un miglioramento. Le ultime stime del governo prevedevano un rapporto nel 2011 pari al 3,8%. Il Pil italiano, in termini di volume, rimane inferiore ai livelli pre-crisi. "Nonostante la crescita degli ultimi due anni - afferma l'Istat - nel 2011 il Pil in volume si è attestato su livelli ancora inferiori a quelli registrati negli anni precedenti la crisi economica del 2008-2009". Il Pil segna una crescita dello 0,4% in 2011, in rallentamento netto sul 2010, quando l'aumento era stato più consistente e pari all'1,8%, in deciso recupero rispetto alla flessione del 5,5% manifestatasi nel 2009.

SPESA FAMIGLIE FRENA,GIU'ALIMENTARI(-1,3%) - Nel 2011 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti sale in volume dello 0,2%, in frenata rispetto al 2010 (+1,2%). A trainare i consumi - per l'Istat - é la spesa per i servizi (+1,6%), mentre il consumo di beni cala (-0,9%); particolarmente marcata nella media dell'anno è stata la flessione della spesa per i generi alimentari (-1,3%).

PESO FISCO 2011 AL 42,5% - Cala lievemente la pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) risultando pari a 42,5%, in riduzione di 0,1 punti percentuali sul 2010. Lo comunica l'Istat. Le entrate totali, pari al 46,6% del Pil, sono aumentate nel 2011 dell'1,7% rispetto all'anno precedente (+1,1% nel 2010). Lo comunica l'Istat, precisando che le entrate correnti hanno registrato un incremento dell'1,3%, attestandosi al 45,9% del Pil. In particolare, le imposte indirette sono cresciute del 2,0%, trainate prevalentemente dall'aumento del gettito dell'Iva e delle imposte sugli oli minerali e gas metano. Le imposte dirette sono risultate in riduzione dello 0,1%, essenzialmente per effetto della contrazione dell'Irpef. La dinamica delle entrate complessive, più sostenuta rispetto a quella delle entrate correnti, è da ascrivere principalmente all'aumento di quelle in conto capitale (+47,2%), spiega l'Istat. Queste ultime risentono della forte crescita delle imposte in conto capitale (+99,1%), dovuta prevalentemente ai versamenti una tantum dell'imposta sostitutiva sul riallineamento dei valori contabili ai principi internazionali Ias.

SALDO PRIMARIO 2011 +1% DEL PIL - Nel 2011 il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è risultato é pari a 15.658 milioni di euro correnti, valore questo pari all'1,0% del Pil. Lo comunica l'Istat. Nel 2010 era risultato nullo.

REDDITI DIPENDENTI +1,8%, MA GIU' PUBBLICI - I redditi da lavoro dipendente sono aumentati dell'1,8% nel 2011, quanto le retribuzioni lorde. Lo comunica l'Istat. Tuttavia guardando alle uscite delle Amministrazioni pubbliche i redditi da lavoro dipendente si sono ridotti dell'1,2%, in presenza di una riduzione delle unità di lavoro delle Amministrazioni pubbliche.

Tratto da:

http://www.ansa.it/economia/2012/03/02/

Si tratta del quinto anno di bombardamenti economici e richiedono una ristrutturazione completa dell’economia partendo da modelli di sviluppo che fino ad oggi si è voluto ignorare perché etichettati con coloriture politiche, anche se nessuno dei colori politici del secolo scorso ha mai programmato quei modelli di sviluppo.

La situazione di oggi è un lungo elenco di macerie. Le case bombardate non sono quelle di Berlusconi, Monti, Andreotti, Bersani, Casini, Ratzinger, Scola, Marchionne o Mercegaglia. Sono le case dei cittadini. le case di coloro che hanno la loro ricchezza nei diritti e nelle istituzioni funzionanti in questo paese. Quelli che hanno visto contrarsi le spese alimentari e annullarsi le possibilità di accedere alla cultura.

Come dopo la seconda guerra mondiale il tasso di disoccupazione era altissimo, così il tasso di disoccupazione in Italia è molto alto e la quota di emigrazione degli italiani acculturati è sempre più elevata impoverendo, di fatto, la qualità della cultura in Italia.

In Italia un giovane su tre è disoccupato

In generale il tasso a gennaio e' al 9,2%

02 marzo 2012

ROMA - Il 2012 parte male sul fronte lavoro, con la disoccupazione che tocca nuovi record: il tasso dei senza posto raggiunge quota 9,2%, il valore massimo dall'inizio del 2004, ovvero da quando sono cominciate le serie storiche mensili. Lo stesso vale per il numero dei disoccupati, un esercito di oltre 2,3 milioni di persone, che, guardando ancora più indietro, risulta essere il livello maggiore dal terzo trimestre del 2000. A pagare il prezzo più alto sono ancora una volta i giovani, per loro il tasso di disoccupazione è pari al 31,1%. Tuttavia a gennaio, insieme alla cifra di chi è alla ricerca di un impiego, sale anche il numero degli occupati. Un recupero dietro a cui, con tutta probabilità, si nasconde la mancata uscita degli over 55, che, sopratutto a causa del cosiddetto effetto finestra, sono costretti a restare più a lungo sul posto di lavoro. Insomma, a fronte di un sensibile aumento della disoccupati (in crescita del 2,8%, ovvero di 64 mila unità, su dicembre e del 14,1%, ovvero di ben 286 mila persone, su base annua) c'é stato un modesto rialzo dell'occupazione (in aumento dello 0,1%, circa 18 mila lavoratori, e di 40 mila rispetto a gennaio 2011).

Quindi, il quadro è sicuramente peggiorato; l'unica nota positiva potrebbe essere rappresentata dal calo dell'inattività, cioè di coloro che né hanno né cercano un impiego (-63 mila in un mese). Mentre il tasto più dolente riguarda le nuove generazioni, il tasso di disoccupazione tra gli under 25 ormai si colloca sopra quota 30% da 5 mesi, ovvero da settembre. E a gennaio ha di poco sfiorato il record raggiunto a novembre 2011 (31,2%). Oltre che per i giovani gennaio risulta un mese 'nero' anche per la componente maschile, con il tasso degli uomini senza lavoro che tocca una quota record (8,7%). Nonostante i continui rialzi il tasso di disoccupazione in Italia si mantiene sotto la media del Vecchio continente, pari al 10,7% nella zona euro, dove tocca la percentuale più alta dall'ottobre del 1997, e al 10,1% nell'Intera Ue. Il presidente della Commissione Ue José Barroso ha parlato, infatti, di livelli "drammatici", sottolineando come ora la priorità "sia creare occupazione". Il quadro, però, cambia se si restringe il campo ai soli giovani: la quota dei senza lavoro under 25 nella Penisola è ampiamente al di sopra del dato medio registrato sia per l'area euro (21,6%) che per l'Ue a 27 (22,4%).

Tra i sindacati e le associazioni del mondo imprenditoriale i nuovi dati dell'Istat non fanno che riaccendere i timori per l'emergenza lavoro. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, definisce "molto preoccupanti" le cifre sula disoccupazione, sottolineando che "se non ricominciamo a crescere i problemi saranno molto forti". Per la Cgil i numeri sui senza posto mostrano "che il problema dovrebbe essere fermare i licenziamenti e non facilitare la flessibilità in uscita". Allarme viene espresso dalla Cisl, che evidenzia come sia necessaria "una chiusura positiva della trattativa" sulla riforma del mercato del lavoro, a riguardo il leader Raffaele Bonanni invita a "reagire".

Tratto da:

http://www.ansa.it/economia/2012/03/01/

Questa è la situazione del terzo dopoguerra.

Questa è la situazione dalla quale si riparte.

Si tratta di dati ufficiali che minimizzano la disperazione reale che si è diffusa nel paese. Delle bombe vedi gli effetti sulle case, ma la bomba che ti ha portato alla disoccupazione mentre hai figli e un mutuo da pagare con l’incombente sequestro della casa, è una bomba che non si vede e che ti lascia solo senza la possibilità di socializzare la tua disperazione.

La terza guerra mondiale è finita, ma come Scelba istituì i celerini contro la Costituzione con cui sostituire le squadracce fasciste, e per gli stessi scopi, Mario Monti non è da meno. Non è in grado di rispettare né la Costituzione, né i cittadini se non si mettono in ginocchio. Questo è un retaggio del vecchio che si ripropone continuamente anche se la terza guerra mondiale è finita.

Le banche fanno i loro affari in combutta con la chiesa cattolica e Mario Monti si guarda bene dall’aggredire i potentati del paese preferendo rapinare i pensionati, i pensionabili e la massa diseredata del paese. Tuttavia, alcune condizioni nuove si sono presentate, ma non sono tali da costituire una base per la futura ripresa economica della società civile. L’unico dato certo è la fine della Terza Guerra Mondiale. Questa guerra non si è vinta, ma si è persa e l’Italia è nelle stesse condizioni del dopoguerra del 1945. Cosa succederà dopo? Noi non lo sappiamo. Sappiamo che le mafie stanno tentando di riorganizzarsi e i cittadini tentano di sopravvivere mentre le Istituzioni deridono chi chiede giustizia.

 

Indice del fuoco

Marghera, 02 marzo 2012

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Il fuoco e il rito Pagano

I riti religiosi che ci trasformano sono le nostre azioni. Le azioni che noi facciamo in risposta ai problemi che incontriamo nel mondo in cui viviamo. Il nostro dovere è capire i riti che alimentano il fuoco della vita nella società in cui viviamo.