Gesù e i Giudei (più in generale gli uomini) nel
vangelo di Giovanni

Essere figli di Abramo assumendolo a modello di obbedienza e sottomissione.

Esoterismo segreto

di Claudio Simeoni

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La missione divina di Gesù e il sofismo

Le analogie con l'Apologia a Socrate e il concetto di verità

 

Il gioco della progenie e della discendenza. Il gioco di accusare qualcuno di essere il figlio del demonio, nemico da perseguire e torturare in nome della verità. Il gioco del razzismo mediante la discriminazione di razza e la criminalizzazione delle persone mediante l'attribuzione loro di "peccati", è il metodo criminale sofista adottato dall'estensore del vangelo di Giovanni per determinare la superiorità di Gesù e legittimare la sua pretesa di essere il padrone delle persone.

1) Gli opposero: "Noi siamo progenie di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno: come puoi dire che saremo liberi?". Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: chiunque fa peccato è schiavo del peccato. Or, lo schiavo non sta sempre in casa; il Figlio invece vi sta sempre. Se dunque il Figlio vi libera, sarete veramente liberi. Lo so che siete progenie di Abramo; ma intanto cercate di farmi morire, perché la mia parola non penetra in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre mio, e voi pure fate quello che avete imparato dal padre vostro". Gli replicarono: "Il padre nostro è Abramo". Rispose loro Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo. Ma intanto cercate di far morire me, uomo che v'ho detto la verità, quale l'ho udita presso Dio; Abramo non fece così. Voi fate le opere del Padre vostro". Gli risposero: "Non siamo mica dei bastardi; abbiamo Dio per unico padre". "Se Dio fosse vostro Padre, disse allora Gesù, certamente mi amereste, perché io procedo e vengo da Dio; e non sono venuto da me stesso, ma egli mi ha mandato. Perché non capite il mio linguaggio? Perché non potete ascoltare la mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete soddisfare i desideri del padre vostro; egli fu omicida fin dal principio e non perseverò nella verità, perché in lui non c'era verità; quando mentisce parla di quel che gli è proprio, perché è bugiardo e padre della menzogna. A me, invece, perché vi dico la verità, non credete. Chi di voi mi può convincere di peccato? Se vi dico la verità perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio". Gli replicarono i Giudei: "Non diciamo con ragione che tu sei un Samaritano e un indemoniato?". Gesù rispose: "Io non sono indemoniato, ma onoro il Padre mio e voi mi disprezzate. Io non cerco la mia gloria: c'è chi la cerca e giudica. In verità, in verità vi dico: chi custodisce la mia parola, non vedrà la morte in eterno".

2) Gli dissero i Giudei: "Or vediamo bene che sei indemoniato. Abramo è morto e così i profeti, e tu dici: "Chi custodisce la mia parola non gusterà la morte in eterno"! Sei forse più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti son morti. Chi ti credi?". Gesù rispose: "Se io glorifico me stesso, la mia gloria è nulla: chi mi glorifica è mio Padre, di cui voi dite: "E' nostro Dio"; ma non lo conoscete. Io si, lo conosco; e se dicessi di non conoscerlo sarei, come voi, un bugiardo. Ma lo conosco ed osservo le sue parole. Abramo, padre vostro, esultò di gioia al pensiero di vedere il mio giorno: lo vide e ne tripudiò". Gli risposero i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai veduto Abramo?". Gesù rispose loro: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse io sono". Dettero allora piglio alle pietre per tirargliele; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

In questo capitolo l'elemento centrale del primo paragrafo è: "Se siete figli di Abramo fate le opere di Abramo!". La centralità di questa frase è fondamentale. Non a caso è usata da Giovanni, non dagli evangelisti precedenti. Quali sono le opere di Abramo? Questa è la domanda che nessuno, che ha letto questo passo, si è chiesto!

Eppure le opere di Abramo sono la sua sottomissione al dio padrone. Una sottomissione che è stata il modello di obbedienza dello schiavo al dio padrone in tutta la schiavitù durante il cristianesimo e che ancora oggi, in molti ambiti sociali e di lavoro, determina i rapporti fra i subordinati e la gerarchia. Una gerarchia che non è tale per il lavoro che svolge, ma per il suo dominio sulla struttura emotiva delle persone che sottomette.

Una sottomissione talmente grande che quando il dio padrone gli chiede di sacrificargli suo figlio egli non esita. Se il dio padrone vuole suo figlio, egli gli sacrificherà suo figlio. La sottomissione di Abramo al dio padrone è totale. Al punto che nel portare suo figlio al luogo del sacrificio, Abramo ha sacrificato sé stesso. Ha sacrificato la sua volontà in funzione di un futuro possibile per bruciarla in nome del suo dio padrone.

Per parlare delle opere di Abramo, partendo dalla nostra impostazione culturale, troveremmo molte cose che possiamo rimproverare come eticamente malvagie. Abramo è un malvagio che sacrifica l'uomo costringendolo schiavo al dio padrone.

La figura di Abramo viene inventata dagli ebrei esiliati a Babilonia per costruire il modello che giustificasse la rinuncia egli ebrei di integrarsi nel popolo babilonese e mantenesse una separazione emotiva da esso sacrificando i loro figli al loro dio padrone. Il sacrificio dei bambini imposto dal modello Abramo è non solo un atto di esaltazione razzista, ma è la rinuncia a vivere in funzione di un futuro possibile.

L'essenza delle opere di Abramo è la sua sottomissione. Una sottomissione assoluta. Una sottomissione che non chiede giustizia quando il patto fatto da Abramo col suo dio padrone viene violato dal dio padrone stesso. Tutto è ammesso al dio padrone e Abramo deve solo subire, accettare, sottomettersi.

Per gli Ebrei essere sottomessi al dio padrone non è una condizione di schiavitù. Essere costretti ad una costante culturale al variare dell'oggettività in cui vivono non è una schiavitù. Non poter adeguarsi alle variazioni del tempo, non è una schiavitù. Il loro padrone li ha tratti dall'immaginaria schiavitù d'Egitto e loro si ritengono liberi di essere schiavi al loro dio padrone al quale sacrificano i loro figli stuprandone il futuro (come fanno i cristiani).

Per questo motivo Gesù può affermare, nel racconto del vangelo di Giovanni, che dal momento che siete schiavi mentre obbedite al dio padrone, dovete essere anche i miei schiavi perché io, dice Gesù, sono glorificato da mio padre che voi chiamate vostro dio.

Fate le opere di Abramo. Abramo si sente libero mentre è sottomesso al volere e alle decisioni del dio padrone e, dunque, anche voi dovete sentirvi liberi mentre obbedite a me, sottomettendovi.

Affermate di non essere schiavi di nessuno, però obbedite al dio padrone. Obbedite anche a me e sarete liberi! Davanti a questa logica ai Giudei non resta altro che chiedersi in quale modo si può essere liberi sottomettendosi a quel Gesù che sta parlando e che Giovanni descrive. Sarete liberi dal peccato. Che cos'è il peccato? E' fare quanto vi piace. Ogni volta che voi fate quanto vi piace siete in peccato. Il Gesù di Nazareth libera gli astanti dal peccato per aver seguito i propri impulsi, la propria morale e la propria etica. Quale orrore se non fosse logica sofista per imporre i sensi di colpa e dominare le persone.

Perché Gesù afferma di liberarli dal peccato? Perché gli altri non lo mandano a quel paese dal momento che pretende di sottometterli? Perché anche in questo paragrafo il soggetto di cui Giovanni vuole appropriarsi è il lettore diverso dal Giudeo. Il Giudeo, maledetto, ha il peccato, ma tu credi e dunque tu non hai il peccato. Il maledetto sì.

Giovanni non scrive per i Giudei e i Giudei non analizzano o criticano il vangelo di Giovanni. Giovanni parla ad un pubblico che non è Giudeo e che può identificarsi con Gesù accusando a sua volta i Giudei.

Quale peccato stanno commettendo i Giudei secondo Giovanni? Il peccato di rifiutare di sottomettersi lui e, dunque, fanno peccato attraverso quel rifiuto. I Giudei non si chiedono quale peccato faccia Gesù nel chiedere questo a loro. Però, seguendo la traccia dell'Apologia di Socrate, nel vangelo si scrive che Gesù è un indemoniato: come Socrate.

Secondo Gesù i Giudei non sono i figli del dio padrone e infatti dice che se avessero dio come padre loro lo amerebbero in quanto lui, come figlio del dio padrone, procede da lui e pertanto non possono rivendicare di essere padroni essi stessi. Solo lui è figlio del dio padrone e non è uno schiavo del dio padrone. In quanto figlio del dio padrone e non schiavo del dio padrone può liberare dalla schiavitù chi, sottomettendosi a Gesù, diventa suo schiavo, docile e obbediente mentre egli, conducendo il gregge, lo porta al macello.

Siete sottomessi ad Abramo e, invece di sottomettervi anche a me, volete farmi morire. Giovanni sta indicando questa attività infamante al lettore. Il lettore, che non è un Giudeo, inizia a pensare al motivo per cui non si sottomettono a Gesù riconoscendolo come il figlio del dio padrone, il loro dio. Dicevano che erano sottomessi al dio padrone, ma intanto disconoscono e mandano a morte suo figlio: quanto sono malvagi!

Ancora Gesù che invoca la sottomissione. Egli senza schiavi sottomessi non può trattare con l'umanità. Gesù disprezza l'umanità, inveisce, la condanna a morte. Cosa che farà fisicamente la chiesa cattolica che, incapace di far accettare il volere di un folle, ricorrerà ai ferri roventi, alle torture e alle stragi per imporre il proprio figlio del dio padrone, padrone egli stesso, e la chiesa cattolica come padrona degli Esseri Umani ridotti in schiavitù.

Giovanni ha un altro problema che deve risolvere: negare che il dio dei Giudei sia lo stesso dio padrone di cui parla il suo profeta. "Se dio fosse vostro padre, disse Gesù, certamente mi amereste perché io procedo e vengo da dio!". Con questa frase Giovanni nega che il dio padrone cui egli si riferisce sia lo stesso dio padrone dei Giudei. Quei maledetti, dice Giovanni, adorano un dio diverso, se fosse lo stesso dio amerebbero il figlio del dio padrone riconoscendolo quale dio egli stesso.

Dopo l'affermazione, ecco la rabbia dettata dall'impotenza; quanti dolori quando quell'impotenza sarà armata dall'odio e dalla distruzione della chiesa cattolica. "Perché non potete ascoltare la mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete soddisfare i desideri del padre vostro; egli fu omicida fin dal principio e non perseverò nella verità, perché in lui non c'era verità."

L'accusa di Gesù ai Giudei di essere i figli del demonio è una delle accuse con cui sarà giustificato il genocidio di ebrei da parte dei cattolici. Il fatto che gli ebrei accusino Gesù di essere un indemoniato, fa il pari con il demone che si era impossessato di Socrate: il possesso da parte del demone in Socrate sta ad indicare un'attività di Socrate, non il male in sé. Per questo motivo il lettore erudito del II-III sec. d.c. conosce perfettamente la differenza fra il demone dentro e l'accisa di Gesù ai Giudei di discendere dal demonio.

Si tratta di quella stessa maledizione che porterà i cristiani a costruire i campi di sterminio. Prima ancora, hanno costellato la storia di campi di sterminio ebraici per millecinquecento anni da Galla Placidia a Hitler.

Ancora l'accusa all'altro: "lui è bugiardo e padre della menzogna". Però il Gesù di Giovanni si guarda bene dal dire in che cosa consista la menzogna. Egli accusa, ma la sua accusa è vuota e priva di consistenza, è priva di contenuto e di articolazione. E' priva di argomenti: è semplice diffamazione. Diffama, diffama, vedrai che alla fine qualche cosa resterà: dice Giovanni lanciando il proprio insegnamento alla chiesa cattolica che dopo di lui si appresta a gestire gli Esseri Umani trasformati in bestiame dalla sottomissione attraverso la diffamazione.

"Lui è bugiardo e padre della menzogna." In cosa consista la menzogna Gesù non lo dice: ha paura di essere scoperto per ciò che è e per il fine che si propone: la distruzione degli Esseri Umani attraverso la loro distruzione. Quando chiede: "Chi di voi mi può convincere del peccato?" è come se dicesse: "Chi di voi mi può convincere che io non sono il figlio del dio padrone e padrone io stesso?". Questa è la sfida che lancia Giovanni a chi lo sta ascoltando. Convincetemi che io non sto parlando del figlio del dio padrone e padrone egli stesso. Convincetemi! Come è possibile convincere chi sta distruggendo il divenire degli Esseri Umani che la strada della distruzione è una strada senza uscita quando ha già distrutto sé stesso, il proprio intuire, il proprio sentire, la capacità di costruirsi nell'eternità dei mutamenti e sta dicendo: "Muoia Sansone con tutti i Filistei!"? Che significa in pratica: "Io ho distrutto la mia vita sottomettendomi al dio padrone, ma voi non gioite perché io distruggerò anche la vostra costringendovi alla sottomissione!" Come si può convincere che quello è il sentiero sbagliato chi lo ha imboccato ed ora sta precipitando da un dirupo di mille metri? Ora è tardi! Ora si può agire affinché chi non si è ancora lanciato da quel dirupo possa riflettere se vale la pena di continuare.

"Lui mente perché è padre della menzogna. Se io vi dico la verità perché non mi credete?" Perché tu esprimi il desiderio di distruggere gli Esseri Umani mettendoli in ginocchio davanti al dio padrone tuo padre e a te stesso in quanto figlio del dio padrone. Come si può credere ad una promessa di eternità quando la promessa è fatta a chi si richiede di distruggere sé stesso? Perché pensi che io possa accettare di distruggermi e distruggere i miei figli mettendoli in ginocchio davanti a te solo perché tu millanti di essere il figlio del dio padrone e padrone tu stesso?

Solo il lettore a cui Giovanni ha dato il suo scritto che ha distrutto sé stesso e si è messo in ginocchio, pronto ad aiutare il figlio del dio padrone a mettere in ginocchio altri Esseri Umani per poterli distruggere, può stupirsi del fatto che i Giudei, descritti da Giovanni, non si mettano in ginocchio davanti a tante farneticazioni.

Il lettore è proprietà del dio padrone. Egli sì è stato furbo a mettersi in ginocchio, lui ha riconosciuto il figlio del dio padrone, padrone egli stesso, grazie a Giovanni. Quel lettore non è idiota come i Giudei. Che crepino i Giudei nei campi di sterminio per non aver riconosciuto che colui che si faceva chiamare figlio del dio padrone e padrone egli stesso era davvero ciò che affermava.

Ora, a questo punto, troviamo una di quelle cose che va sotto il nome di "insegnamento esoterico di Giovanni", l'insegnamento specchiato.

Quell'insegnamento che Giovanni dà alle chiese cristiane e che dice: per distruggere i vostri nemici dovete agire come i nemici di Gesù hanno agito per confutare e fermare Gesù.

Leggiamo da Kramer e Sprenger Il Martello delle Streghe cosa dichiara la chiesa cattolica:

"Noi, giudici e assessori, avvertiti delle colpe nonché in considerazione dei meriti nel processo da noi fatto contro di te, tale dei tali, di tale luogo, di tale diocesi, dopo aver esaminato diligentemente ogni cosa, troviamo che tu sei piuttosto varia nelle tue confessioni, come per esempio quando dici di aver proferito delle minacce ma non con l'intenzione di nuocere. Eppure ci sono diversi indizi, sufficienti per esporti agli interrogatori e ai tormenti. Quindi, per avere la verità dalla tua stessa bocca e anche perché tu non offenda le orecchie dei giudici, con sentenza interlocutoria dichiariamo e giudichiamo che nel tale giorno alla tale ora tu debba essere sottoposta ad interrogatorio e tormenti. Sentenza emessa ecc."

Questo è il messaggio di Giovanni alla chiesa cattolica che lo recepisce perfettamente nel trasformare in un incubo la vita di milioni di persone sottoponendole a tortura o minaccia della stessa. Dice, con questo passo del Mantello delle Streghe voluto da quei criminali che vanno sotto il nome di papi cattolici e di vescovi: "Non diciamo con ragione che tu sei un samaritano e un indemoniato?" Anche quelle donne dicevano di non commettere quei delitti che la perversione degli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra e del pazzo, che andava farneticando di essere suo figlio, attribuivano loro. Non se la cavavano con "In verità, in verità.." ma con i roghi con i quali i cattolici hanno illuminato l'oscurantismo della coscienza e del divenire degli Esseri Umani per secoli con la responsabilità personale di Giovanni e di ogni cristiano al di là dello spazio e del tempo: i delitti contro l'umanità non cadono mai in prescrizione! Tutti questi poveracci arsi sui roghi hanno visto la morte, oh se l'hanno vista! Mentre bruciavano, a quei fuochi, i papi cristiani e i loro schiavi, scaldavano le loro ossa malate di morte! Gli hanno uccisi, ma non ne hanno distrutto la loro eternità mentre i cristiani, gli assassini, non sono, né mai vivranno in eterno perché nella distruzione dell'umanità hanno consumato sé stessi: alla faccia di chi mente!

Nel secondo paragrafo continua l'arte di Giovanni nell'afferrare l'attenzione del lettore concentrandola su quanto sono malvagi i Giudei per poterla distrarre dal suo vero obiettivo: costruire sottomissione! Se egli riesce a far credere che quello è il figlio del dio padrone, riesce a convincere gli Esseri Umani a rinunciare a costruire sé stessi e ad abbandonarsi alla promessa del suo pazzo profeta. Se riesce a far sì che gli Esseri Umani si abbandonino, egli è in grado di trasformarli in pecore che vanno docili al macello.

Il suo tentativo di far apparire i Giudei stupidi e incapaci di svolgere un pensiero astratto è a dir poco puerile. Mentre è puerile, ma grandemente infame, il tentativo di Giovanni di affermare che i Giudei non riconoscono il figlio del dio padrone, padrone egli stesso, che perfino Abramo, che si è sottomesso completamente al dio padrone al punto tale da sacrificare suo figlio per la sua gloria, era stato felice quando aveva visto che un giorno lui sarebbe arrivato. Vuoi che io, figlio del dio padrone e padrone anch'io, sia nato solo poche decine di anni fa? Io so qualunque cosa è esistita perché io sono il figlio del dio padrone e sono anch'io padrone. Tutto questo condito con "In verità, in verità..." una formula con la quale Giovanni costruisce il suo inganno e la sua menzogna al fine di sottomettere gli Esseri Umani.

Per Giovanni è importante che il lettore non si accorga del messaggio di sottomissione che trasmette e sviluppi sentimenti ostili nei confronti dei Giudei che, incapaci di controbattere a quanto Gesù ha detto, prendono le pietre per tirargliele. Segno della loro sconfitta, vuole dire Giovanni! Ma indicazione anche alla chiesa cattolica. Non vale la pena di discutere con chi è in grado di dimostrare l'idiozia della dottrina che noi chiamiamo divina: tanto vale tirargli le pietre. La chiesa cattolica lo userà alla lettera e metterà al rogo chi non è in grado di ridurre alla sottomissione anche nella sua gerarchia, salvo poi elevarlo alla santità: vedi Savonarola.

NOTA: La bibbia usata è una bibbia popolare delle Edizioni Paoline Roma che ha l'imprimatur del 1° marzo 1968 e il permesso di stampa del Canonico Michele Balocco, Pro-Vic. Gen.

 

Marghera 30 agosto 1999

(Revisione 04 dicembre 2014)

 

 

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Claudio Simeoni

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