Inno alle Muse

Il significato religioso dell'Inno Orfico

Claudio Simeoni

Indice commenti religiosi degli Inni Orfici.

Offrire incenso alle Muse

 

Dice l'Inno Orfico alle Muse:

Figlie di Memoria e di Zeus dal suono rimbombante,
Muse della Pieria, di gran nome, di splendida fama,
desideratissime dai mortali che assistete, multiformi,
che generate irreprensibili virtù di ogni disciplina,
nutrici dell'anima, donatrici di retto sentire
e sovrane che guidate l'intelligenza potente,
che avete fatto conoscere ai mortali le celebrazioni dei misteri,
e Clio e Euterpe e Talia e Melpomene
e Tersicore e Erato e Polinnia e Urania con Calliope madre e potente santa dea.
Ma venite, dee, agli iniziati, molto varie, sante,
portando gloria e amabile emulazione celebrata da molti inni.

Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

Le Muse sono, i canali della percezione: le nutrici delle emozioni degli Esseri Umani.

Per comprendere le Muse è necessario conoscere il progetto di Zeus per la formazione del proprio divenire. Quando gli Esseri della Natura, figli di Hera, iniziano il loro cammino trasformandosi dall'Essere Feto, all'Essere Uovo e in Esseri sessualmente formati, cominciano a costruire il loro corpo luminoso. Iniziano cioè a preparare sé stessi dai progetti dell’ambiente, che li ha favoriti, ai propri progetti esistenziali per affrontare la propria morte del corpo fisico.

Affinché questo avvenga è necessario che il corpo luminoso, una volta che inizia ad essere compatto, trovi un proprio terreno di espressione attraverso il quale continuare poter continuare ad esprimersi senza compromettere le certezze della ragione. Quando il corpo luminoso inizia ad agire, in qualunque attività l'Essere Umano è impegnato, questa attività diventa un'arte capace di coinvolgere la struttura emotiva dell’individuo e, con essa, le attività con cui il corpo luminoso forgia sé stesso.

Anticamente le arti nelle quali i corpi luminosi potevano esprimere la propria attenzione e la propria intuizione erano quelli che ogni Sistema Sociale codificava per il proprio diletto e per la propria passione. Queste arti venivano separate dall'attività del quotidiano in quanto, nell'esercizio di queste arti, tutto era permesso al fine di raggiungere forme espressive eccelse: gareggiare in abilità con gli Dèi! Altre forme di esercizio dell'arte nel Sistema Sociale avrebbero potuto essere pericolose per lo stesso Sistema Sociale. Le Muse sono espresse dagli Esseri Umani e nell'esprimerle gli Esseri Umani iniziano a costruire un terreno nel quale il corpo luminoso agisce. Raggiungere il massimo di espressione nella commedia, nella musica, nella danza, era, per chi la praticava, andare oltre le possibilità date dal mondo della ragione. Significa raggiungere i mondi dell'intuizione attraverso un esercizio costante ed una costante autodisciplina.

Non si era dei Guerrieri delle armi, ma si era dei Guerrieri della danza, dei Guerrieri del suono, dei Guerrieri dell'eloquenza. In tutte le specie le Muse si esprimono. Non ci credete? Guardate le danze di corteggiamento di primavere dell'Essere Sula o la costruzione del nido dell'Essere Uccello Pendolino! Manifestano le Muse dentro sé stessi e nel manifestarle fanno emergere dentro di loro l'intuizione dal Tartaro che circonda la loro ragione.

Ci sono campi di espressione del corpo luminoso che appartengono alla vita di tutti i giorni, come la professione lavorativa, i rapporti sessuali, i progetti di vita e i progetti di interazione sociale, ma le arti delle MUSE separano l'Essere Umano dal contesto sociale e permettono al corpo luminoso che cresce e di manifestare dentro l’individuo quel Potere Morale quale abbattimento della moralità educazionalmente imposta senza essere perseguitati dalla morale sociale.

Quando si praticano le Muse si ferma il flusso delle parole dentro di noi, si concentra l'attenzione su quello che dobbiamo esprimere col mezzo con cui lo esprimiamo e il gesto viene ripetuto e ripetuto e ripetuto, fintanto che non si modifica il nostro reticolato sinapsico. Fintanto che tendini e volontà sono protesi nel manifestare quanto noi vogliamo attraverso i mezzi che abbiamo scelto. Così, le emozioni escono da chi pratica le Muse come una voce di tuono potente che coinvolge le emozioni di chi assiste, le coinvolge, vi rigenera l'energia, costruisce sentimenti di piacere, dolore, gioia ed esultanza. Chi pratica le Muse, pescando dal mondo circostante, esprime un potere emozionale che travolge i legamenti educazionali imposti. Nel farlo induce in chi assiste alla sua arte a rimuovere i propri legamenti e le proprie costrizioni emotive. O induce a manifestare le Muse dentro ogni spettatore così che: il corpo luminoso di ogni spettatore poteva manifestarsi.

Per riuscire a comprendere quanto il cristianesimo odiava le Muse e come impose con la violenza agli uomini di rinnegarle (ricordo come i commedianti girovaghi nel medioevo erano spesso bruciati o accusati di satanismo!) vi riporto un sunto dei santi venerati dai cristiani tratto da Storia Criminale del Cristianesimo di Karlheinz Deschner ed. Ariele III° volume:

"Già alla fine del IV° secolo, solo nelle zone desertiche dell'Egitto, vivevano, a quanto pare, 24.000 asceti. Vivevano? Somigliavano piuttosto ad animali in sembianze umane. Rintanati in luoghi sotterranei "come salme nella fossa", bivaccavano in capanne di frasche e tane che non avevano altre aperture se non cunicolo per infilarvisi, ed erano "spesso così angusti che non si poteva stendere nemmeno le gambe" (Palladio). Stavano accovacciati come trogloditi su grossi macigni, in grotte, in celle minute, gabbie, tronchi svuotati, oppure appoggiati su colonne. Insomma, vivevano come animali allo stato brado, dato che già il santo Antonio - primo monaco cristiano che si conosca - aveva imposto come norma "di comportarsi come le bestie": un comandamento che anche il decantatissimo Benedetto da Norcia accoglie nella sua regola. E, in conformità delle antiche massime ascetiche, "Vero digiuno è fame costante", "Quanto più sazio è il corpo, tanto più gracile è l'anima e viceversa", si piluccava di quando in quando un grano di avena dalle feci dei cammelli, ma si restava in astinenza anche per giorni o una settimana.

Il santo Sisinno, sul quale ci ragguaglia il vescovo Teodoreto, alloggiò tre anni in un fosso "senza sedersi, senza sdraiarsi e senza poter fare un solo passo". Il santo Marone vegetò undici anni in un tronco d'albero vuoto, trapunto all'interno con enormi spine; il che doveva impedirgli ogni movimento, come una complicata ghirlanda di pietre sulla fronte. Le sante donne Marana e Cira andavano ricoperte da tante e tali catene che potevano muoversi solo in posizione ricurva. In questa postura, ribadisce Teodoreto, "le due hanno trascorso 42 anni della loro vita". Il santo Azepsimo, famoso in tutto l'Oriente, viveva ricoperto da tanto ferro che, dovendo lasciare la sua tana per bere, strisciava a gattoni. Il santo Eusebio trascorse tre anni in uno stagno prosciugato trascinando di regola "dieci chili di catene ferree, aggiungendovi i venti chili portati dal divino Agapito e i quaranta indossati dal grande Marciano...""

La distruzione della vita degli Esseri Umani come negazione delle Muse.

Questi erano gli esempi da seguire indicati dai cristiani che proprio perché indicavano questi esempi da seguire si permettevano di imporre le peggiori aberrazioni di vita agli Esseri Umani affinché non potessero esprimere le Muse dentro loro stessi e alimentare il dio che cresce dentro di loro. La miseria della vita, la miseria culturale, la miseria umana, la miseria delle condizioni esistenziali, fu manifestazione totale e sistematica dei cristiani al fine di distruggere il farsi DIO degli Esseri Umani!

Noi guardiamo con disprezzo la scelta della miseria e del dolore esistenziale fatta dai cristiani, i cristiani la pongono sugli altari al fine di costringere bambini indifesi in ginocchio che facciano proprio un ideale di miseria e di dolore esistenziale.

Noi, come Pagani Politeisti, amiamo le Muse che si manifestano negli Esseri Umani. Amiamo la ricchezza data dall'arare il campo tre volte; amiamo la danza e le arti. Le amiamo in quanto tali e non per il fine d'uso per il quale i cristiani ne hanno consentito la rinascita.

Per questo motivo evochiamo le Muse. Le invochiamo affinché fra gli Esseri Umani sia bandita la miseria culturale, morale ed economica voluta, costruita ed imposta dagli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra, dal pazzo di Nazareth e per imitazione, dai loro seguaci.

Per questo motivo, anche noi ci uniamo al coro degli Orfici per intonare l'Inno!

Marghera, 02 aprile 2002

Gli Inni Orfici

 

 

 

 

Home Page

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Foto Altare Pagano

Gli Inni Orfici del Neoplatonismo

Gli Inni Orfici Erano ricordi Orfici fatti propri dai Neoplatonici. Erano molto amati da Damascio, l'ultimo reggente dell'Accademia di Atene. Damascio, perseguitato dai cristiani fuggì in Persia nel tentativo di rifondare l'Accademia neoplatonica. Fu un fallimento. Ritornò ritirandosi dall'attività e accordandosi con i cristiani per non essere ucciso. I Neoplatonici si Erano dimenticati del significato del nome degli Dèi che noi, al contrario di loro, incontriamo nella quotidianità.