Inno a Crono

Il significato religioso dell'Inno Orfico

Claudio Simeoni

Indice commenti religiosi degli Inni Orfici.

Offrire incenso a Crono

 

Dice l'Inno Orfico a Cronos:

Sempre fiorente, padre degli dei beati e degli uomini,
dai vari espedienti, incorrotto, di grande forza, prode Titano,
che tutto esaurisci e al contrario tu stesso accresci,
che hai legami infrangibili nel cosmo infinito,
Crono generatore assoluto dell'eternità, Crono dal vario parlare,
germoglio di Terra e Cielo Stellato,
nascita, crescita, diminuzione, sposo di Rea, augusto Prometeo,
che abiti in tutte le parti del cosmo, capostipite,
dai disegni tortuosi, ottimo: ascoltando la voce supplice
manda un felice termine di vita sempre irreprensibile.

Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

Ti saluto padre Cronos che hai fondato il mondo del tempo in cui si rifugiarono gli Stregoni per sfuggire all'orrore.

Cronos costruisce il mondo del tempo, del mutamento. Un mondo strano in cui gli oggetti hanno forma e sostanza determinata dal loro agire: dalla volontà con la quale agiscono. Un mondo senza forma dove la trasformazione è oggetto in sé e la volontà manifesta la sostanza di ogni presenza. E' un mondo che la ragione subisce, ma che la ragione non ha parole per descrivere.

Quando noi pensiamo ad oggi, diverso dall'ieri che ricordiamo, in realtà pensiamo a due presenti: un presente che è e un presente che è stato. La realtà che viviamo come trasformazione fra l'uno e l'altro presente, sfugge alla nostra ragione. Sappiamo raccontare che ieri ero bambino e oggi sono un adulto, ma alla mia ragione appaiono come due presenti: non appare il processo di trasformazione da allora ad oggi.

Si può misurare il tempo da a..., ma non si può descrivere il vissuto da a... .

Quel vissuto sfugge al regno di Zeus, ma si può percepire la manifestazione di volontà in quella trasformazione nel regno di Cronos quando la ragione viene annullata e la forma e la quantità escono dalla nostra percezione per entrare nel tempo, nell'azione determinata dalla volontà, per costruire le relazioni.

Padre Cronos è il costruttore di quel mondo. Rivendicò quel diritto nei confronti di Urano Stellato e fornì a nuovi figli la possibilità di diventare Dèi.

L'Inno continua esaltando la collocazione di Crono nel cosmo a cui è legato con "legami infrangibili" e dove la sua azione porta all'esaurimento di ogni fase di costruzione degli Esseri che iniziano a crescere nella fase successiva della loro esistenza: così l'Essere Feto decresce per uscire dalla vagina della propria madre, mentre inizia a crescere il nuovo Essere della Natura.

Crono è tutto questo: è colui che brandita la falce di Gaia trancia i genitali ad Urano Stellato per imporre all'Universo il proprio diritto a costruire le situazioni per le quali nuove Coscienze di Sé germinino. Così gli Esseri della Natura nascono e si trasformano manifestando il potere del TEMPO; di CRONO!

Nell'Inno Orfico dedicato a Cronos lo si indica come un Prometeo. In realtà è vero. Come Prometeo nasconde la scintilla del fuoco della conoscenza e la nasconde nella ferula che consegna agli Esseri Umani così Cronos conserva la realtà del mondo e della sua trasformazione in una dimensione che le parole e la descrizione non sono in grado di individuare.

In quel mondo si esaurisce ogni realtà, perché ogni realtà arriva alla sua fine mutamento dopo mutamento. Il mondo del mutamento accresce perché l'unica forza che spinge alla nostra esistenza è la necessità di crescere e di trasformarci andando verso un'eternità la cui fine è inimmaginabile.

Nell'Inno Cronos viene definito figlio di Terra e del cielo stellato. Gaia viene tradotto con Terra, ma Cronos è colui che spinge l'emozione, figlia di Urano Stellato, dentro al tempo, al mutamento, affinché l'emozione stessa sia fonte di vita. Rea è la Terra e Cronos padre di tutti i figli di Rea, dal Cielo fecondo (Zeus) al mare fecondo (Posidone) all'utero fecondo (Ade) alla Natura (Hera) alla verità (Estia) alla libertà (Demetra).

Da questi figli di Cronos nasce la vita di cui noi siamo i figli e correttamente l'Inno si conclude con un auspicio:

"manda un felice termine di vita sempre irreprensibile"

 

Marghera, 02 aprile 2002

Gli Inni Orfici

 

 

 

 

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Claudio Simeoni

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Gli Inni Orfici del Neoplatonismo

Gli Inni Orfici Erano ricordi Orfici fatti propri dai Neoplatonici. Erano molto amati da Damascio, l'ultimo reggente dell'Accademia di Atene. Damascio, perseguitato dai cristiani fuggì in Persia nel tentativo di rifondare l'Accademia neoplatonica. Fu un fallimento. Ritornò ritirandosi dall'attività e accordandosi con i cristiani per non essere ucciso. I Neoplatonici si Erano dimenticati del significato del nome degli Dèi che noi, al contrario di loro, incontriamo nella quotidianità.