Inno alle Nereadi.

Il significato religioso dell'Inno Orfico

Claudio Simeoni

Indice commenti religiosi degli Inni Orfici.

Offrire profumo di aromi alle Nereadi

 

Dice l'Inno Orfico alle Nereadi:

Ninfe del marino Nereo, dal volto di corolla, pure,
"che appongono il loro sigillo iniziando ai misteri?" in fondo al mare,
che danzate insieme, dagli umidi sentieri,
cinquanta fanciulle folleggianti tra le onde,
cavalcando il dorso dei Tritoni esultate insieme
della forma in figura di mostri, i cui corpi il mare nutre,
e di altri che abitano l'abisso, flutto Tritonio,
dimoranti nell'acqua, danzanti, volteggianti nell'onda,
defini vaganti nel mare, risonanti nei flutti, splendenti d'azzurro.
Vi prego di mandare agli iniziati molta felicità;
perché voi per prime insegnaste il verbale rito
del sacro Bacco e della santa Persefone,
con la madre Calliope e Apollo signore.

Tratto da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

Questo Inno va letto all'interno dell'ambito degli Inni Orfici come erano trattati dalla scuola Neoplatonica per le iniziazioni.

Le pratiche di iniziazione dei Neoplatonici erano costruite sulla teologia costruita, da un lato sugli Oracoli Caldaici e dall'altro sugli Inni Orfici e le invocazioni agli DEI. Il tutto filtrato dall'interpretazione derivata da Socrate e Platone. Una di queste pratiche era l'acquisizione delle virtù Teurgiche che troviamo descritte in Proclo:

1) Assiduità nella pratica della teurgia caldaica per arrivare all'unione mistica con l'Uno;

2) familiarità con gli Dei;

3) compartecipazione al divino! Per sviluppare le Virtù Teurgiche erano necessarie molte pratiche fra le quali l'immersione in acqua marina e la relazione con le divinità del mare.

Scarsi sono gli accostamenti nella mitologia delle NEREADI con BACCO e PERSEFONE. Ancor più raro l'accostamento delle Nereadi con la Musa Calliope e con Apollo che, però generano Orfeo, indicato come l'autore, sia pur ipotetico, di questi Inni.

Detto questo ed impossibilitato a conoscere la cultura perduta dell'iniziazione antica del tardo Neoplatonismo (che con Giamblico prima e Proclo e Damascio sta concludendo l'era dell'Accademia per l'avvento del terrore e dell'orrore cristiano) possiamo solo rilevare come le NEREADI fossero Ninfe marine che, figlie del Vecchio, avevano fatto da culla a DEI ed Esseri figli di ERA nel diventare DEI. Per i Neoplatonici erano in possesso dei sigilli dell'iniziazione come le Ninfe dei Monti e della Terra sono in possesso dei sigilli dell'iniziazione di chi intraprende un cammino per diventare un DIO.

Le NINFE sono il farsi divino del luogo in cui gli Esseri figli di ERA raggiungono la consapevolezza della necessità di intraprendere un percorso di conoscenza e trasformarsi in DEI. Il Luogo chiama gli Esseri figli di ERA e gli Esseri Umani nel nostro caso. Il luogo si alimenta della consapevolezza degli Esseri che lo frequentano; il luogo alimenta e chiama ogni Essere a procedere lungo la propria strada.

In quest'ottica, a parte il riferimento ad Orfeo attraverso Calliope, diventa più logico il riferimento a BACCO (DIONISO) e PERSEFONE! Dove BACCO, DIONISO, in questo caso, è uno stato di percezione diversa attraverso la quale leggere i fenomeni in percezione alterata che dal luogo giungono a noi e PERSEFONE è la crescita nell'oscuro della ragione. La Ragione è oscurità nei confronti del mondo dell'azione, della volontà. La ragione imprigiona la percezione dell'Essere Umano entro confini stretti (pur permettendogli di avere un campo definito nel quale costruire le sue sfide; un campo della descrizione, limitato e controllabile), entro confini bui che la separano dall'immenso. PERSEFONE è la crescita dell'Essere all'interno del Tartaro, dove il Tartaro, rispetto all'immenso nel quale il DIO sbocca, è la ragione dell'Essere Umano. Esattamente come il Tartaro era la pancia della madre da cui l'Essere Feto è uscito.

In tutto questo c'è un aspetto della Stregoneria! "Quando arriverà l'orrore, il terrore cristiano, questi farà prigioniera la ragione degli Esseri Umani, ma il Luogo, le NINFE, continueranno a chiamarlo aspettando che un Essere Umano ne colga le voci e inizi un percorso di iniziazione per trasformarsi in un DIO!"

Le Nereadi, come tutte le Ninfe, sono coscienze che nascono dalla relazione e l'iniziazione dell'individuo si ha mediante la pratica delle relazioni in cui si fa attraversare dalla specifica Ninfa che diventa parte del suo rapportarsi nel mondo.

Per capire questo concetto, penso sia sufficiente riprodurre in italiano i nomi delle Nereadi e appare chiaro come, nel vivere il mare, ci sia la chiave di un tipo di iniziazione ad un camino che trasforma uomini e donne in Dèi.

Riporto il tutto da la "Stirpe die Titani", l'analisi alla Teogonia di Esiodo.

Scrive Esiodo nella Teogonia tradotto da Romagnoli:

E nacquer da Nerèo, nel ponto ove mai non si miete,

altre piacevoli Dee, cui madre fu Dòride, prole

d'Ocèano eccelso fiume, famosa per bella cesarie:

Prima, Reginadeiventi, Salvezza, Bonaccia, Anfitrite,

Tètide, Donibella, Velocesuiflutti, Azzurrina,

Grotta la snella, Fiorente l'amabile, Metadisguardi,

Bellavittoria dal braccio di rose, Dilettodeicuori,

Tuttadimiele vezzosa, Rifugiodeiporti, Miranda,

Regala, Solcalonda, Munifica, Regnasuicapi,

Isolabella, Spiaggia, Potenza, la braccia di rose

Mentemaretta, e Corrisuivortici tutta dolcezza,

Dòride, Girapupilla, la dolce a veder Galatea,

e Frenalonde che i flutti del mare cosperso di nebbia

agevolmente, e i soffi del vento gagliardo raffrena,

con Anfitrite dai vaghi malleoli, con Placamarosi,

Maretta, e Rivabellacorona , e Signoradelmare,

e Glaucanorma amica del riso, e Travalicaponto,

e Pianastesa, e Belladistesa, e Signoradigenti,

e Multimperia, e Scioglidaitriboli, e Liberidea,

Giuradinò, bellezza immune da pecca, ed Arena

di graziose membra, Menippe divina, Isolina,

e Buonarotta, Prudenza, Giustizia ed Immunedainganno,

che uguale è per finezza di mente, al suo padre immortale.

Queste le figlie sono di Nèreo immune da pecche:

sono cinquanta, esperte fanciulle nell'opere egregie.

Esiodo, Teogonia 240 – 264

Se per noi è complessa l'interpretazione dell'Inno, per i Neoplatonici, che tutto riportavano ad una divinità creatirice, era quasi impossibile o, al limite, fastidioso e irrilevante. Però non ho esitazione nell'esprimere l'invocazione:

Vi prego di mandare agli iniziati molta felicità;
perché voi per prime insegnaste il verbale rito
del sacro Bacco e della santa Persefone,
con la madre Calliope e Apollo signore.

Dove il santo lo intendiamo come sacro e signore nel senso di "padrone di sé stesso” cioè capace di prendersi nelle proprie mani la responsabilità della propria vita!"

 

NOTA: La traduzione in "che appongono i loro sigilli iniziando ai misteri" è la migliore interpretazione data a quella parola e rilevata dalle note della traduttrice. Nella traduzione della Ricciardelli quella parola è lasciata in greco perché la sua traduzione non era certa.

Marghera, 02 aprile 2002

Gli Inni Orfici

 

 

 

 

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Gli Inni Orfici del Neoplatonismo

Gli Inni Orfici erano ricordi Orfici fatti propri dai Neoplatonici. Erano molto amati da Damascio, l'ultimo reggente dell'Accademia di Atene. Damascio, perseguitato dai cristiani fuggì in Persia nel tentativo di rifondare l'Accademia neoplatonica. Fu un fallimento. Ritornò ritirandsi dall'attività e accordandosi con i cristiani per non essere ucciso. I Neoplatonici si erano dimenticati del significato del nome degli Dèi che noi, al contrario di loro, incontriamo nella quotidianità.